Negli ampi locali ricavati sotto la Basilica don Bosco collocò ambienti ad uso dell'Oratorio, tra cui il forno nel quale ogni giorno si coceva il pane.
Con i lavori di ampliamento del 1935-1938 vi furono ricavate due cappelle: quella delle reliquie e quella di san Pietro, quest'ultima sotto la sacrestia. Nei vani restanti, dal 1978, ha sede il Centro Salesiano di Documentazione Storica e Popolare Mariana con Museo e biblioteca.
Cappella delle reliquie
Vi si accede direttamente dalla Basilica, scendendo la scaletta che si trova a destra presso il portale di ingresso.
Fu inaugurata nel 1934 per accogliere la notevole collezione di reliquie donata dal commendatore Michele Bert di Torino.
Si presenta con una navata unica a croce latina, con volte a vela e a botte che ricordano, anche per i motivi ornamentali, le catacombe cristiane.
Appena discesa la scala ci si trova di fronte all'altare dell'Apparizione che ricorda la visione avuta da don Bosco nel 1845 durante la quale la Vergine gli indicò il luogo del martirio dei tre soldati romani Solutore, Avventore e Ottavio. Una croce di metallo sul pavimento, a sinistra, e un quadro di Dalle Ceste segnano il luogo preciso indicato dalla Vergine.
Don Bosco così ci racconta:
“Mi sembrò di trovarmi in una gran pianura piena di una quantità sterminata di giovani (...). Erano giovani abbandonati dai parenti e corrotti. Io stava per allontanarmi di là, quando mi vidi accanto una Signora che mi disse:
(...)
- In questo luogo dove i gloriosi Martiri di Torino Avventore ed Ottavio soffrirono il loro martirio, su queste zolle che furono bagnate e santificate dal loro sangue, io voglio che Dio sia onorato in modo specialissimo. - Così dicendo, avanzava un piede posandolo sul luogo ove avvenne il martirio e me lo indicò con precisione. Io voleva porre qualche segno per rintracciarlo quando altra volta fossi ritornato in quel campo, ma nulla trovai intorno a me; non un palo, non un sasso: tuttavia lo tenni a memoria con precisione” (MB 2, 298-299).
Sulla sinistra del quadro si vede il monumento sepolcrale del beato Michele Rua, primo successore di don Bosco (1837-1910).
Proseguendo, si incontrano successivamente l'altare delle sante vedove, con a fronte quello delle sante verigini e martiri; l'altare dei santi vescovi e confessori (presso il quale è sepolto il venerabile don Filippo Rinaldi, terzo successore di don Bosco) e di fronte l'altare dei santi martiri; segue l'altare dei fondatori di ordini e congregazioni religiose che ha davanti quello dei santi dottori della Chiesa; si incontra infine l'altar maggiore, con reliquia del legno della croce.
Le decorazioni degli altari sono del prof. Mario Barberis.
Lungo le pareti, in teche e reliquiari, e sotto gli altari sono esposte centinaia di reliquie.
Sotto l'ampia sacrestia è collocata la cappella di san Pietro, a cui si accede attraverso la scala che si trova sul retro della chiesa. Qui è stato situato l’altare di san Pietro, offerto dai benefattori romani, che si trovava in basilica, ove ora è l’altare con l’urna di don Bosco. Il santo di Valdocco lo aveva voluto come segno della sua devozione al successore di Pietro.
In questa cappella trova dignitosa collocazione il pregevole quadro commissionato da don Bosco a Filippo Carcano con Cristo che consegna le chiavi a Pietro.
Centro Salesiano di Documentazione Storica e Popolare Mariana
Appena varcato il cancello d'ingresso ai cortili interni, sul lato destro della Basilica, per una porta si scende al Museo del Centro Salesiano di Documentazione Storica e Popolare Mariana.
All'origine del Centro c'è il progetto del missionario salesiano don Maggiorino Borgatello, tornato dalle missioni della Terra del Fuoco nel 1913. Egli volle organizzare un “Museo del culto di Maria Ausiliatrice nel mondo". Intendeva visualizzare la realizzazione della promessa fatta dalla Madonna a don Bosco: “Hic domus mea, inde gloria mea”. Questo modesto Museo fu inaugurato nel 1918, in occasione dei cinquant'anni della consacrazione del santuario di Valdocco e durò fino al 1935. Con i lavori di sottofondazione e ampliamento della Basilica, il materiale raccolto andò disperso.
Nel 1978 il salesiano don Pietro Ceresa trasportò dall'Istituto Salesiano di Bologna la sua ingente raccolta di documentazione sulla devozione popolare mariana, che venne sistemata nei locali sottostanti il santuario.
Attualmente, il Centro raccoglie, classifica e mette in mostra tutto ciò che interessa la devozione alla Vergine Maria.
3.3. Altri edifici costruiti da Don Bosco
Nel complesso edilizio di Valdocco, tra le costruzioni risalenti a don Bosco, oltre a quelle presentate finora, restano intatte a tutt'oggi soltanto le due che fiancheggiano la facciata della Basilica: l'edificio della portineria (a destra) e quello della tipografia (a sinistra), progettati dall'ing. Spezia come coronamento della chiesa.
3.3.1. Casa della portineria (1874 - 1875)
Quando don Bosco poté usufruire di tutta casa Pinardi, si preoccupò subito di restaurare o costruire, dove non vi fosse, il muro di cinta dell'Oratorio. E lo fornì di un robusto portone di legno su via della Giardiniera. Quando le funzioni religiose e i catechismi erano iniziati, il portone veniva chiuso per evitare intrusioni e disturbi.
Nell'ottobre 1853 don Bosco aprì in casa Pinardi i primi laboratori e affidò al maestro calzolaio Domenico Goffi anche il compito di portinaio. Tre anni dopo, quando con le nuove costruzioni l'Ospizio per interni prendeva forma e si regolamentava, il Santo scelse un portinaio apposito e gli riservò un locale ricavato presso il portone d'ingresso nell'edificio delle scuole elementari diurne (1856; cf più oltre, n. 3.1.3 ).
“La scelta di un buon portinaio è un tesoro per una casa di educazione”: don Bosco ne era convinto e lo scrisse anche nel trattatello sul Sistema Preventivo (cf cap. II, par. 5 in RSS 6 [1985] 248). A lui affidava anche compiti di responsabilità educativa, come si può vedere già nel primo Piano di Regolamento per la Casa annessa all'Oratorio di S. Francesco di Sales, nel quale dedica 12 articoli al portinaio. Ne citiamo alcuni:
“1. È strettissimo dovere del portinaio il trovarsi sempre in porteria, ricevere urbanamente chiunque si presenta. Quando deve recarsi altrove per compiere i suoi doveri religiosi, all'ora di prender cibo, od in caso di doversi assentare per qualche ragionevole motivo egli si farà supplire da persona fissata dal Rettore.
2. Non introdurrà mai persone in Casa senza saputa dei superiori, indirizzando al Prefetto quelli che hanno affari di economia o che hanno bisogno di trattare cose riguardanti i giovani della Casa; al Rettore quelli che cercano direttamente di lui.
3. Non permetterà ad alcun giovane della Casa d'uscire senza che sia munito dell'opportuno biglietto di permesso, salve le eccezioni che terrà dal Superiore in nota da conservarsi segreta, notando l'ora di uscita e di ritorno.
(...)
9. Procuri la quiete e studi di impedire ogni disordine nel cortile e nella Casa; proibisca gli schiamazzi nel tempo delle sacre funzioni, di scuola, di studio e di lavoro.
(...)
12. Egli procurerà di tenersi continuamente occupato o con lavori propri o con altri che gli saranno affidati e noterà sopra di un memoriale tutte le commissioni; ma sia nel riceverle, sia nel farle, usi sempre maniere dolci ed affabili, pensando che la mansuetudine e l'affabilità sono le virtù caratteristiche d'un buon portinaio” (MB 4, 743-744).
Tra 1859 e 1860, con l'aiuto di don Cafasso, don Bosco costruì una portineria più ampia accanto allo stanzino precedente, con stanza per il portinaio, parlatorio per i parenti degli allievi e copertura sul passo carrabile. Due anni dopo spostò la portineria più a destra (sempre su via della Giardiniera) ad angolo tra la nuova costruzione per la tipografia e il muro di confine con la proprietà Filippi. Qui la portineria rimase fino al 1874.
Terminato il santuario dell'Ausiliatrice, nel 1873 il Santo ricomprò il terreno a destra della Basilica dal falegname Giovanni B. Coriasco, cui lo aveva venduto nel 1851; fece abbattere la casa e il laboratorio che questi vi aveva costruito, e tra 1874 e 1875 innalzò il primo dei due edifici progettati dallo Spezia.
In questo bell'edificio a tre piani vennero collocati la portineria, alcuni uffici e delle camere per ospiti. In quello più modesto che gli sta accanto (terminato successivamente) trovarono posto la libreria, il magazzino delle somministranze e, al primo piano, la legatoria di libri.
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