Yoga vasista



Yüklə 0,96 Mb.
səhifə6/25
tarix02.11.2017
ölçüsü0,96 Mb.
#28164
1   2   3   4   5   6   7   8   9   ...   25

La storia di Ahalya

 

 


 

Nel paese di Magadha viveva un re chiamato Indradyumna. Ahalya era sua moglie. In quel luogo viveva anche un giovane uomo molto bello, di dubbia moralità, conosciuto come Indra. Un giorno, la regina ascoltò la storia della seduzione della famosa Ahalya da parte di Indra, il re del cielo. Come risultato, ella cominciò a nutrire un grande amore per il giovane Indra. Ahalya era presa dalla passio­ne per Indra e, con l'aiuto di una delle sue ancelle, riuscì a far sì che il giovane fosse portato al suo cospetto. Da allora inpoi Indra e Ahalya furono soliti incontrarsi in una casa segreta. Ahalya era così attratta da Indra che lo vedeva ovunque. Il pensiero stesso di lui rendeva il suo volto splendente. Mentre il loro amore cresceva, la loro relazione divenne pubblica e giunse all' orecchio del re. L'irato re si sforzò di ~ompere questa relazione e li punì in numerosi modi: furono immersi in acqua ghiacciata, furono fritti in olio bollente, furono legati alle gambe di un elefante, furono frustati.



Ma Indra disse al re, ridendo: 'O re, l"intero universo per me non è altro che la mia amata; perciò non siamo influenzati da tutto questo. Signore, io sono soltanto mente e la mente soltanto è l"individuo. Tu puoi punire il corpo, friggermi gli arti, ma non puoi punire la mente. né puoi provocarvi il minimo cambiamento. Se la mente è pienamente satura di qualcosa. qualunque cosa accada al corpo, non influenzerà la mente. Questa mente non è toccata nemmeno da benedizioni e maledizioni, proprio come la montagna fermamente stabilita non viene spostata dalle coma di una piccola bestia.

Il corpo non crea la mente, ma la mente crea il corpo. Solo la mente è il seme per il corpo. Quando l" albero muore, il seme non muore; ma quando il seme perisce, l'albero muore con esso. Se il corpo perisce, la mente può creare altri corpi per se stessa'. Il re allora avvicinò il saggio Bharata e lo pregò di punire la coppia recalcitrante e il saggio lanciò una maledizione su di loro.



Comunque. essi dissero al saggio e al re: 'Ahimè, voi siete entrambi di debole comprensione. Maledendoci in questo modo avete solo sprecato il merito acquisito dal tapas. La vostra maledizione sicuramente distruggerà i nostri corpi, ma non perderemo nulla con ciò. Nessuno può distruggere la mente degli altri' .

Così, la maledizione del saggio distrusse i loro corpi e, nell’abbandonarli essi rinacquero insieme, prima come animali, poi come uccelli e quindi come una coppia umana in una santa famiglia. Fino ad ora, a causa del totale amore dell’uno verso l'altra, essi sono sempre nati insieme come marito e moglie. Persino gli alberi della foresta furono ispirati ed influenzati dall' amore e dalla devo­zione reciproca di questa coppia. Persino la maledizione del saggio non poté provocare la mutazione della mente della coppia.



Qualunque cosa appaia nella propria coscienza, quella sembra venire in essere, stabilirsi e persino portare frutto. Tale è il potere della mente". "La coscienza individualizzata (mente) ha in sé molteplici potenzialità, proprio come le spezie hanno in loro il gusto. Quella coscienza stessa appare come il corpo sottile, o etereo, e quando diventa grossolano, quello stesso appare come corpo fisico o materiale. Quella coscienza individualizzata stessa è conosciuta come il Jiva, o anima individuale. Quando tutta questa magia del Jiva cessa, ciò risplende come l'Essere Supremo. Nel paese di Magadha viveva un re chiamato Indradyumna. Ahalya era sua moglie. In quel luogo viveva anche un giovane uomo molto bello, di dubbia moralità, conosciuto come Indra. Un giorno, la regina ascoltò la storia della seduzione della famosa Ahalya da parte di Indra, il re del cielo. Come risultato, ella cominciò a nutrire un grande amore per il giovane Indra. Ahalya era presa dalla passio­ne per Indra e, con l'aiuto di una delle sue ancelle, riuscì a far sì che il giovane fosse portato al suo cospetto. Da allora inpoi Indra e Ahalya furono soliti incontrarsi in una casa segreta. Ahalya era così attratta da Indra che lo vedeva ovunque. Il pensiero stesso di lui rendeva il suo volto splendente. Mentre il loro amore cresceva, la loro relazione divenne pubblica e giunse all' orecchio del re. L'irato re si sforzò di rompere questa relazione e li punì in numerosi modi: furono immersi in acqua ghiacciata, furono fritti in olio bollente, furono legati alle gambe di un elefante, furono frustati. un grande amore per il giovane Indra. Ahalya era presa dalla passio­ne per Indra e, con l'aiuto di una delle sue ancelle, riuscì a far sì che il giovane fosse portato al suo cospetto. Da allora inpoi Indra e Ahalya furono soliti incontrarsi in una casa segreta. Ahalya era così attratta da Indra che lo vedeva ovunque. Il pensiero stesso di lui rendeva il suo volto splendente. Mentre il loro amore cresceva, la loro relazione divenne pubblica e giunse all' orecchio del re. L'irato re si sforzò di rompere questa relazione e li punì in numerosi modi: furono immersi in acqua ghiacciata, furono fritti in olio bollente, furono legati alle gambe di un elefante, furono frustati.

Ma Indra disse al re, ridendo: 'O re, l"intero universo per me non è altro che la mia amata; perciò non siamo influenzati da tutto questo. Signore, io sono soltanto mente e la mente soltanto è l"individuo. Tu puoi punire il corpo, friggermi gli arti, ma non puoi punire la mente. né puoi provocarvi il minimo cambiamento. Se la mente è pienamente satura di qualcosa. qualunque cosa accada al corpo, non influenzerà la mente. Questa mente non è toccata nemmeno da benedizioni e maledizioni, proprio come la montagna fermamente stabilita non viene spostata dalle coma di una piccola bestia. Il corpo non crea la mente, ma la mente crea il corpo. Solo la mente è il seme per il corpo. Quando l" albero muore, il seme non muore; ma quando il seme perisce, l'albero muore con esso. Se il corpo perisce, la mente può creare altri corpi per se stessa'. Il re allora avvicinò il saggio Bharata e lo pregò di punire la coppia recalcitrante e il saggio lanciò una maledizione su di loro. Comunque. essi dissero al saggio e al re: 'Ahimè, voi siete entrambi di debole comprensione. Maledendoci in questo modo avete solo sprecato il merito acquisito dal tapas. La vostra maledizione sicuramente distruggerà i nostri corpi, ma non perderemo nulla con ciò. Nessuno può distruggere la mente degli altri' . Così, la maledizione del saggio distrusse i loro corpi e, neJrabbandonarli essi rinacquero insieme, prima come animali, poi come uccelli e quindi come una coppia umana in una santa famiglia. Fino ad ora, a causa del totale amore dell’uno verso l'altra, essi sono sempre nati insieme come marito e moglie. Persino gli alberi della foresta furono ispirati ed influenzati dall' amore e dalla devo­zione reciproca di questa coppia. Persino la maledizione del saggio non poté provocare la mutazione della mente della coppia. Qualunque cosa appaia nella propria coscienza, quella sembra venire in essere, stabilirsi e persino portare frutto. Tale è il potere della mente". "La coscienza individualizzata (mente) ha in sé molteplici potenzialità, proprio come le spezie hanno in loro il gusto. Quella coscienza stessa appare come il corpo sottile, o etereo, e quando diventa grossolano, quello stesso appare come corpo fisico o materiale. Quella coscienza individualizzata stessa è conosciuta come il Jiva, o anima individuale. Quando tutta questa magia del Jiva cessa, ciò risplende come l'Essere Supremo. La mente è senziente perché è basata sulla Coscienza. Quando viene vista come qualcosa di separato dalla coscienza, è inerte ed illusa. Quando c'è percezione, la mente assume il ruolo dell'oggetto di percezione, ma non in realtà, proprio come quando è percepito il braccialetto, sebbene in verità sia oro. Poiché Brahman soltanto è tutto questo, anche ciò che è inerte è Pura Coscienza. Non ci può essere percezione di due cose completamente diverse. Soltanto quando c'è similitudine tra il soggetto e l'oggetto la percezione è possibile. Nella mente il soggetto è ritenuto senziente e l'oggetto viene detto inerte. Quando questa illusoria divisione non viene vista per ciò che è, sorge il falso ego. Ma quando la mente inquisisce sulla sua stessa natura, questa divisione scompare. C'è la realizzazione della pro­pria Coscienza Infinita e si consegue grande beatitudine". Rama chiese a Vasistha: "Signore, com'è possibile che la maledizione del saggio abbia influenzato il corpo di Indra e non la sua mente? Se il corpo non è diverso dalla mente, allora la maledizione dovrebbe influenzare anche la mente. Ti prego, gentilmente spiegami come la mente non viene così influenzata" .

Vasistha rispose: "Mio caro, nell'universo, da Brahma fino ad una collina, ogni essere incarnato ha un duplice corpo. Di questi, il primo è il corpo mentale, che è irrequieto e agisce rapidamente. Il secondo è il corpo fatto di carne, che, in realtà, non fa nulla. Di questi, l'ultimo viene investito dalle maledizio­ni, dalle benedizioni e anche dagli incantesimi. È muto, impotente, debole e transitorio, come una goccia d'acqua su una foglia di loro, ed è completamente dipendente dal destino e da altri simili fattori. La mente, comunque, è indipendente, sebbene possa sembrare dipendente. Quando questa mente s'impegna con sicurezza nello sforzo personale, allora è al di là della portata del dolore. Ogni qual volta si sforza, sicuramente trova la fruizione del suo sforzo. Il corpo fisico non raggiunge nulla; d'altra parte il corpo mentale ottiene i risultati. Quando la mente dimora costantemente su ciò che è puro è immune dagli effetti delle maledizioni. Il corpo può cadere nel fuoco o nel fango, ma la mente sperimenta soltanto quello che contempla. Questo fu dimostrato da Indra. Fu anche dimostrato dal saggio Dirghatapa, che desiderò eseguire un rito religioso ma cadde in un pozzo mentre raccoglieva il necessario. Egli eseguì il rito mentalmente e ricavò il frutto dell'effettiva esecuzione fisica del rito. E i dieci figli del santo furono anch' essi in grado di raggiungere lo stato di Brahma grazie alloro sforzo mentale. La malattia mentale e fisica, così come le maledizioni ed il malocchio, non toccano la mente devota al Sé; non più di quanto un fior di loto possa spezzare una pietra cadendovi sopra. Perciò, bisognerebbe sforzarsi affinché la mente segua il sentiero puro. Qualunque cosa la mente contempli, quello istantaneamente si materializza. Per mezzo dell’intensa contemplazione può provocare radicali cambiamenti all'interno di se stessa. Può guarire se stessa dalla visione difettosa in cui le illusioni erano percepite come reali. Ciò che la mente fa, quello sperimenta come verità. Fa si che un uomo seduto al chiaro di luna sperimenti un ardente calore e fa sì che un altro esposto al bruciante sole sperimenti una confortevole freschezza Tale è il misterioso potere della mente.

Vasistha continuò: "Poiché l'Assoluto, Brahman, nel suo stato indifferenziato pervade ogni cosa, ogni cosa è in uno stato indifferenziato. Quando questo si condensa, nasce la mente cosmica. In quella mente sorge l'intenzione dell'esistenza dei differenti elementi, nel loro stato estremamente sottile; la totalità di questo è la Persona Cosmica, luminosa, conosciuta come Brahma il Creatore. Perciò que­sto Creatore non è altro che la Mente Cosmica. Questo Brahma, il Creatore, vede quel che intende vedere nella sua stessa mente, poiché Egli è della natura della Coscienza. È Lui, Brahma, che ha voluto resistenza di questa ignoranza, che è il principio diversificatore dell'universo, a causa del quale viene confuso il Sé con il non Sé: è attraverso questo fattore di ignoranza che il Creatore ha causato questo universo. A causa di ciò, sebbene l'intero universo non sia altro che Infinita Coscienza, appaiono diverse creature, nate da particelle atomiche e molecole. In questo universo non creato. la mente di Brahma. il Creatore. percepisce se stessa come ego e così Brahma.la Mente Cosmica, diventa Brahma il Creatore dell'universo". Da Lui, quindi, si manifesta­no i jiva, i diversi esseri, apparentemente composti dai vari elementi e nei cui corpi la Coscienza penetra attraverso l'apertura della forza vitale. Così sembrano nascere gli individui, con differenti potenzialità che danno origine alla legge di causa ed effetto con il conseguente elevarsi e cadere nella scala evolutiva, sorgere e cadere dovuto esclusivamente al desiderio.

Vasistha continuò: "Rama, ti descriverò ora le divisioni degli esseri in migliori, peggiori e medi, come avvenne all'inizio di questo ciclo della creazione.

Le prime, le più illustri tra le creature, sono nate da pratiche nobili. Esse sono naturalmente buone e devote alle buone azioni. Raggiungono la liberazione in poche vite e sono piene delle qualità della purezza e della luce (sattva). Poi ci sono quelle piene di impurità, in cui le abitudini mondane sono forti e variegate. Che forse raggiungeranno la liberazione in mille vite. Tra essi troviamo quelli la cui liberazione in questo mon­do è in dubbio, Sono esseri dalla densa oscurità. l tipi mediani, sono quelli pieni della qualità del dinamismo e del desiderio (rajas). Quando persone del genere sono abbastanza vicine alla liberazione da poteri a raggiungere al momento della loro dipartita da questo mondo, hanno un misto di rajas e sattva.

Quando la tendenza rajasica è così forte da rendere necessario più tempo per sublimarla. queste persone sono puramente rajasiche. Ma quando la tendenza rajasica è estremamente densa,allora assume la qualità dell'oscurità (tamas). Nel caso di coloro la cui liberazione è così remota da essere messa in dubbio, la qualità di rajas assume la qualità della più densa oscurità.

Coloro che persino dopo mille nascite sono ancora addormentati nel)' oscurità, sono noti come esseri tamasici. Possono richiedere molto tempo prima di raggiungere la liberazione; ma quando procedono verso di essa allora il loro tamas è misto al rajas e quando essa sembra a portata di mano, allora il loro tamas è misto al sattva. Quando persino dopo cento nascite, la liberazione è lontana ancora cento nascite, essi sono pieni di tamas e se la liberazione è in dubbio, sono avvolti dalla densa oscurità. Tutti questi esseri sono sorti nel Brahman assoluto quando ci fu solo un leggero disturbo nel Suo equilibro, proprio come le onde che sorgono sulla superficie dell'oceano. Tutti questi esseri non sono altro che l'Essere Infinito in cui non ci sono parti.

L'azione e l'agente dell’azione nacquero spontaneamente nell’Essere Supremo allo stesso tempo, come il fiore e la sua fragranza vengono in essere simultaneamente. Comunque, è soltanto agli occhi dell’ignorante che la creazione dei jiva appare reale, proprio come l'ignorante considera reale il blu nel cielo.

Per l'illuminato le espressioni: 'I jiva sono nati da Brahman' e '1jiva non sono nati da Brahman', sono entrambe senza significato. Soltanto in virtù dell'istruzione viene accettato provvisoriamente il dualismo, altrimenti l'istruzione sarebbe impossibile. Dopo aver affermato che i jiva sono nati da Brahman, viene indicato dall'insegnante che, poiché l'effetto non è diverso dalla causa, i jiva non sono diversi da Brahman," Rama disse: "Signore, vediamo in questo mondo che il seme nasce da un albero e l'albero cresce dal seme, È appropriato allora dire che, senza il seme del karma precedente, diversi esseri nacquero dall’Assoluto.

Brahman, in quello stesso istante le tendenze naturali dei diversi esseri e il loro comporta­mento nacquero e gli esseri incarnati cominciarono ad essere considerati come jiva. Non c'è divisione tra la mente e l'azione. Prima di proiettarsi come azione, essa sorge nella mente. Perciò razione non è null'altro che il movimento dell'energia nella Coscienza e inevitabilmente porta il suo frutto. Quando tale azione giunge a fine, anche la mente giunge a fine e quando la mente cessa di essere non c'è azione. Ma questo è applicabile solo al saggio liberato, non agli altri". La mente è un' intenzione che sorge nella Coscienza Onnipotente ed Infinita; è come se si ergesse tra il reale e l" irreale, ma incline verso la comprensione. Sebbene non sia diversa dalla Coscienza Infini­ta. pensa di esserlo. sebbene non sia r agente, pensa di esserlo. Tale è la mente: queste qualità sono inseparabili da essa. Allo stesso modo, il jiva e la mente sono inseparabili. Qualunque cosa la mente pensi, gli organi di azione si sforzano di materializzare, perciò la mente è azione. Comunque, mente, intelletto, ego, coscienza individualizzata, azione, fantasia, nascita e mor­te, tendenze latenti, conoscenza, sforzo, memoria, sensi, natura, maya o illusione, attività e altre parole simili, non sono altro che parole senza una realtà corrispondente. La sola realtà è la Coscienza Infinita in cui questi concetti sono concepiti esistere. Questi ultimi sono sorti quando l'infinita Co­scienza in un momento di dimenticanza di Se stessa si vide come l'oggetto della percezione. Quando la Coscienza, così velata dalla nescienza, in uno stato agitato vede la diversità e identifica gli oggetti come tali, è conosciuta come mente.

Questa stessa, quando è fermamente stabilita nella convinzione di una certa percezione, è conosciuta come intelletto (o intelligenza). Quando ignorantemente e scioccamente si identifica come un individuo che ha esistenza separata, è conosciuta come ego.Quando intrattiene la nozione ''l' ho già visto" in relazione a qualcosa visto o non visto, è conosciuta come memoria. Quando gli effetti dei piaceri passati continuano a rimanere nel campo della coscienza, sebbene gli effetti stessi non siano visti, è conosciuta come tendenza latente (o potenzialità), vasana. Quando è conscia della verità che la visione della divisione è il prodotto dell'ignoranza è conosciuta come conoscenza. D'altra parte, quando si muove nella direzione errata, verso una più grande dimenticanza di sé e un più profondo coinvolgi mento nelle false fantasie, è conosciuta come impurità. Quando intrattiene colui che dimora all'interno con delle sensazioni, è conosciuta come i sensi. Quando rimane immanifesta nell'Essere Cosmico è conosciuta come Natura. Quando crea confusione tra la realtà e l'apparizione è conosciuta come maya (illusione). Quando si dissolve nell' Infinito c'è liberazione. Quando pensa: "sono vincolata" c'è schiavitù. Quan­do pensa: "sono libera" c'è libertà".



Vasistha continuò: "La luce della Coscienza che viene eclissata da una ferma convinzione nell'esistenza della mente, è invero, la mente. Quando indaghiamo sulla natura della mente, tutti gli oggetti creati o tutte le apparizioni vengono viste come sue creazioni. Solo la Coscienza Infinita rimane come non creata dalla mente.

Quando viene osservata profondamente, la mente viene assorbita nel suo Sub-strato e quando è così assorbita, c'è suprema felicità.

Poiché l'intero universo è all'interno della mente, le nozioni della schiavitù e della liberazione sono anch' esse ali' interno di essa. La mente ora vaga all'inferno ora in cielo ed ora nel mondo degli esseri umani. Anche quando la luce della saggezza s'affaccia nella vita della mente illusa, essa scioccamente la rigetta considerandola un nemico. Quindi piange e si lamenta in preda alla disperazione.

Qualche volta sperimenta un risveglio imperfetto e rinuncia ai piaceri del mondo senza un'adeguata comprensione. Tale rinuncia stessa si rivela una grande sorgente di dolore.

Ma quando tale rinuncia sorge dalla pienezza della comprensione, dalla saggezza nata dall’indagine sulla natura della mente, allora la rinuncia conduce a suprema beatitudine. Una tale mente può persi­no considerare le proprie nozioni di piacere passate con perplessità. Le tendenze latenti della persona che rinuncia al mondo saggiamente, svaniscono dalla mente.

Scorgi il gioco dellignoranza che fa sì che uno si ferisca per sua stessa volontà e che fa sì che corra qua e là in preda al panico senza motivo. Sebbene la Luce della conoscenza del Sé risplenda in ogni cuore, tuttavia le persone vagano in questo mondo spinte dai loro desideri latenti e la mente intensifica questo dolore e si vincola a causa dei suoi stessi capricci, fantasie, pensieri e speranze.

Quando viene visitata dal dolore si dispera e diventa irrequieta. Quando guadagna la saggezza, la preserva a lungo e persiste nella pratica dell'indagine, allora non sperimenta dolore. Ma una mente incontrollata è la sorgente della sofferenza".

Vasistha continuò: "La coscienza individualizzata. la mente, è sorta nell'Essere Supremo. o Rama. È sia differente che non differente dalla Coscienza Infinita, proprio come un' onda è diversa e non diversa dall'oceano. Per l'illuminato la mente è l'Assoluto Brahman e null'altro; per il non illuminato la mente è la causa del samsara. Ma in realtà il Brahman Assoluto è onnipotente e non v'è nulla che sia ali 'esterno di Esso. È il Suo stesso potere, o energia, che pervade ogni cosa. Negli esseri incarnati è Chit-shakti, il Potere della Coscienza o Intelligenza; è il moto nell' aria, la stabi­lità nella terra, il vuoto nello spazio ed è, negli esseri creati, il Potere della coscienza di Sé, "lo sono". È il Potere che porta in essere la creazione e lo stesso Potere che ne provoca la dissoluzione.Vedi l'intero universo ed anche l'io come l'Assoluto Brahman, poiché il Sé, che è Brahman, è onnipresente.

Quando quel Sé pensa, è conosciuto come mente e non è altro che il Potere dell' Assoluto Brahman, che non è diverso da Brahman. Così la creazione, la trasformazione, )' esistenza e la distruzione sono tutte provocate da Brahma.n in Brahman; non sono altro che Brahman. Gli strumenti dell'azione, l'azione e l'agente, la nascita e la morte e l'esistenza, tutto questo è Brahman e null'altro. Quando la schiavitù è non esistente, sicuramente anche la liberazione è falsa".



Rama chiese: "O Signore, si dice che quando si pensa qualcosa lo si materializza. Ora dici che la schia­vitù non esiste. Come si può riconciliare ciò?"

Vasistha rispose: "O Rama, la mente in uno stato di ignoranza immagina la schiavitù. La schiavitù esiste soltanto in quello stato di ignoranza. Proprio come gli oggetti di sogno svaniscono quando il sognato­re si risveglia, tutte queste allucinazioni conosciute come schiavitù e liberazione, non esistono agli occhi dell' illuminato.

Vasistha continuò: "Per illustrare questo punto c'è una storia interessante, ti prego, ascoltai a: "Un ragazzo chiese alla nonna di raccontargli qualcosa ed ella gli raccontò la seguente storia, che il giovane ascoltò con molta attenzione.
La storia dei principi mai nati 

 

'Ci fu un tempo, in una città che non esisteva, in cui vivevano tre principi coraggiosi e felici. Due di essi non erano nati ed il terzo non fu concepito. Sfortunatamente, tutti i loro parenti morirono ed i principi lasciarono la loro città natale per andare altrove. Cammina e cammina, ben presto però caddero svenuti, incapaci di sopportare il calore del sole. I loro piedi venivano bruciati dalla sabbia bollente e rigidi steli d'erba li ferirono.



Poi raggiunsero l'ombra di tre alberi, di cui due non esistevano ed il terzo non era nemmeno stato piantato. Dopo aver riposato là per qualche tempo ed aver mangiato i frutti di quegli alberi, prosegui­rono ancora. Raggiunsero le sponde di tre fiumi, dei quali due erano asciutti e nel terzo non c'era acqua. In essi i principi fecero un bagno ristoratore e calmarono la loro sete. Quindi raggiunsero un' enorme città che stava per essere costruita. Entrandovi trovarono tre palazzi di estrema bellezza, dei quali due non erano stati costruiti affatto ed il terzo non aveva muri.

Entrarono nei palazzi e trovarono tre piatti d'oro, due di questi erano stati spezzati a metà ed il terzo era in frantumi. Presero quello che era ridotto in frantumi, poi presero novantanove grammi di riso meno cento e lo cucinarono, quindi invitarono tre santi ad essere loro ospiti. Di questi. due non avevano corpo e il terzo non aveva bocca.

Dopo che questi santi ebbero mangiato il cibo, i tre principi consumarono il resto di ciò che avevano cucinato e ne furono molto compiaciuti, così vissero in quella città per lunghissimo tempo in pace e gioia. Figlio mio questa è una leggenda molto bella. Ti prego, ricordala sempre e diventerai un uomo sapiente.

O Rama, ciò che è conosciuto come creazione del mondo non è più reale della storia raccontata al giovane.

Questo mondo non è altro che pura allucinazione, non è altro che un'idea. Nell’Infinita Coscienza sorse l'idea della creazione e questo è ciò che è.

L ego non è altro che un' idea basata su una falsa associazione del Sé con gli elementi empirici. Quando esiste soltanto l'Uno, come è sorto ciò che è chiamato ego? In effetti. questo ego non esiste.

non più di quanto esista un miraggio nel deserto. Perché o Rama, ti dichiari vincolato e poi ti angosci? Perché, come e da chi è stato vincolato il Sé infinito? Non c'è divisione nel Sé, poiché l'Assoluto, Brahman, è tutto questo. Che cosa allora è chiamato schiavitù?

È solo in uno stato di ignoranza che pensi di sperimentare il dolore, sebbene tu ne sia intoccato; queste cose non esistono nel Sé.

Il Sé non è distrutto quando il corpo cade. Persino la mente non cessa di esistere fino a che non viene bruciata nel fuoco della conoscenza del Sé: tanto meno il Sé.

È questa ignorante tendenza della mente all' auto-limitazione che fa vedere l'Infinito come finito. Comunque, proprio come il sole disperde la nebbia, l'indagine nella natura del Sé disperde questa tendenza ignorante auto-limitante. In effetti, il desiderio stesso di intraprendere questa indagine è in grado di provocare un cambiamento.

Quando la mente viene purificata dal suo passato con il sorgere della saggezza, essa abbandona le sue tendenze precedenti. La mente cerca il Sé soltanto al fine di dissolversi nel Sé. Questa invero è la natura della mente. Questa è la Meta Suprema, o Rama. Sforzati di conseguirla".

A questo punto, un altro giorno giunse a termine. La mattina dopo,



Yüklə 0,96 Mb.

Dostları ilə paylaş:
1   2   3   4   5   6   7   8   9   ...   25




Verilənlər bazası müəlliflik hüququ ilə müdafiə olunur ©muhaz.org 2024
rəhbərliyinə müraciət

gir | qeydiyyatdan keç
    Ana səhifə


yükləyin