Ancora la città-dormitorio



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Comune di
Cologno Monzese

ASSESSORATO ALLE POLITICHE SOCIALI

SETTORE INTERVENTI SOCIALI




ASSESSORATO ALLE POLITICHE SOCIALI

SETTORE INTERVENTI SOCIALI


Condizione abitativa

e immigrazione
a Cologno Monzese

di

Giovanni Mari




Nell’ambito del

PROGETTO “CONSULTA STRANIERI”

Anno 2003/2004

Finanziato nell’ambito del programma regionale per le politiche di integrazione concernente l’immigrazione esercizio 2002 (DGR VII/6261)




























Sommario


ASSESSORATO ALLE POLITICHE SOCIALI 1

ASSESSORATO ALLE POLITICHE SOCIALI 1

SETTORE INTERVENTI SOCIALI 1

SETTORE INTERVENTI SOCIALI 1

di 1

Giovanni Mari 1



ASSESSORATO ALLE POLITICHE SOCIALI 2

SETTORE INTERVENTI SOCIALI 2

Sommario 4

Introduzione: ancora la città-dormitorio? 5

Nota metodologica 6

La questione della casa, in Italia e a Cologno 7

Gli immigrati a Cologno: identità e localizzazione 9

Graf. 1 9

Perché si viene e si resta a Cologno 15

Come si cerca casa/quale casa si cerca 18

Distruttori di appartamenti o riqualificatori urbani? 24

Alcuni problemi 28

Qualche buona idea 34

Bibliografia 37




Introduzione: ancora la città-dormitorio?


La storia di Cologno Monzese nel dopoguerra è caratterizzata in primo luogo dall'immigrazione: nel corso di circa due decenni, i flussi da diverse regioni italiane hanno portato a una crescita impetuosa del numero degli abitanti, che sono passati dai circa 8.500 del 1951 agli oltre 47.000 del 1971. I movimenti migratori non si sono arrestati, ma le persone che arrivano in questi anni vengono prevalentemente dall’estero, e anche la dimensione di tali movimenti è molto diversa da quella delle migrazioni interne di 30 o 40 anni fa: pur in costante aumento, gli stranieri regolarmente residenti a Cologno sono oggi circa 3.400, cioè circa il 7 % della popolazione complessiva che, nel frattempo, ha invertito la tendenza alla crescita scendendo al di sotto delle 50.000 unità.

Per tutti questi anni la storia di Cologno come meta di migrazioni è stata accompagnata dalla triste fama di città-dormitorio, che tuttora – più o meno motivatamente – le resta appiccicata. Ma dove e come abitano i nuovi immigrati, quelli giunti da poco tempo e quelli che già abitano tra noi da alcuni anni? Cologno per loro è soltanto un dormitorio?

Queste sono alcune delle domande che ci siamo posti iniziando la ricerca qui presentata; le risposte che ad oggi i possono dare hanno un carattere provvisorio, e dovranno essere ancora vagliate e approfondite.

In questo spirito interlocutorio esprimiamo però fin da subito , la nostra impressione generale sulla questione accennata prima: da un lato molti stranieri lavorano altrove, probabilmente in proporzioni ancora maggiori di quanto avvenga per gli italiani, e pertanto la loro fruizione della città è caratterizzata dai tempi e dai modi dei pendolari. Dall'altro lato, però, tutto ciò non viene subito con quel senso di disagio, di anonimato, di assenza di relazioni sociali che solitamente si associano al concetto di ‘dormitorio’: per molti nuovi cittadini, vivere a Cologno può essere una scelta.


Questa ricerca è stata condotta nei mesi di febbraio-maggio 2004: essa nasce nell'ambito del ‘Tavolo per l'immigrazione’, un progetto promosso dal Comune e finanziato dalla Regione Lombardia, che mira a rafforzare il coordinamento tra gli uffici pubblici, le associazioni e le singole persone che sul territorio comunale si interessano dell'integrazione degli stranieri.

Tra gli obiettivi del Tavolo vi è anche quello di accrescere e diffondere le conoscenze sul fenomeno dell'immigrazione nella sfera locale. Per questa ragione l'anno scorso oltre alle riunioni degli operatori è stato effettuato un piccolo lavoro di studio sugli aspetti generali della presenza straniera a Cologno, mentre quest'anno abbiamo deciso di approfondire la questione della casa: una delle dimensioni più pregnanti e allo stesso tempo più complesse per chi viene ad abitare nella nostra città.


Oltre alle questioni che saranno affrontate nelle pagine seguenti, il nesso casa-immigrazione in Italia e a Cologno presenta ancora alcuni aspetti significativi, tra cui in particolare quello dei numerosi stranieri che lavorano nell'edilizia. Negli anni scorsi questo settore produttivo è stato quello in cui più facilmente hanno trovato lavoro gli uomini sprovvisti di permesso di soggiorno o, più in generale, quelli appena giunti nel nostro paese. In questo senso il cantiere edile ha rappresentato – e continua a rappresentare – uno degli spazi più importanti di incontro tra gli immigrati e l'Italia, la sua popolazione, le sue regole, la sua cultura. Per questa ragione, a tutti coloro che sono interessati al buon esito dei processi di integrazione in atto non dovrebbero sfuggire i rischi insiti nell'assenza di sicurezza che dilaga nei cantieri, nel caporalato altrettanto diffuso, nelle molte forme di illegalità e di assenza di diritti e garanzie che colpiscono in prima battuta proprio muratori e manovali stranieri.

Per non dare una descrizione unilaterale della realtà, va ricordato che l'edilizia costituisce per gli immigrati in Italia anche una delle principali occasioni di auto-imprenditorialità: e si possono segnalare in proposito le molte piccole imprese che specialmente nel settore della ristrutturazione di interni garantiscono ad altrettanti immigrati una via di promozione sociale.

Queste due osservazioni, che riguardano probabilmente molte parti del territorio nazionale, qui a Cologno sembrano avere una pertinenza particolare, e ciò potrebbe essere motivato anche dall'assetto del sistema produttivo locale. In ogni caso queste problematiche, pur essendo di grande importanza, sono chiaramente distinte da quelle che la ricerca ha cercato di focalizzare: esse dunque meritano uno studio specifico e non sono discusse nel presente rapporto.
In via di introduzione, va aggiunto ancora che, per quanto questo lavoro abbia soprattutto un obiettivo di carattere conoscitivo, abbiamo cercato di fare un passo oltre, inserendo qualche pagina in cui sono sinteticamente presentate alcune delle buone pratiche già sperimentate qui e in altre città italiane, che potrebbero essere riproposte nel contesto colognese. Inoltre, al termine di alcuni paragrafi, abbiamo provato a riportare alcuni nostri suggerimenti operativi: ci auguriamo che possano stimolare un intervento da parte del Comune, ma anche delle associazioni e degli enti con cui abbiamo collaborato nel biennio di lavoro del Tavolo. Se poi si dovesse riuscire a dare avvio a un organismo politico di rappresentanza della cittadinanza straniera, un'idea ventilata da più parti, esso sarebbe il luogo in cui più naturalmente discutere i problemi e le idee esposti nelle pagine che seguono.


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