Le Reti Civiche: una risorsa per la comunità
G. Casapulla*, F. De Cindio*, O. Gentile*, L. Sonnante*°
* Lab. Informatica Civica, Dip. Scienze dell'Informazione, Univ. di Milano
° A.I.RE.C. (Associazione Informatica e Reti Civiche) Lombardia
Città Digitali, Reti Civiche, Telecities e Community Networks: non ci si capisce più niente. Così ci ha scritto (naturalmente in un messaggio di email, cioè di posta elettronica, riportato in parte qui sotto, ovviamente con il suo assenso) Leda verso la fine di novembre. E la risposta e' stata: "Condivido tutto."
X-Sender: com@pop.comune.bologna.it
Mime-Version: 1.0
Date: Tue, 25 Nov 1997 19:56:34 +0200
To: decindio@dsi.unimi.it
From: com@comune.bologna.it (Leda Guidi)
Subject: come va?
cara fiorella, ciao, come va? .......mi farebbe piacere avere un momento di scambio con te e con i tuoi collaboratori (e i miei naturalmente)........mi sento un po' isolata e veramente un po’ confusa in questa sarabanda di città digitali, comunità virtuali, siti web, reti civiche et similia (i luoghi cosiddetti per la riflessione - ma poi quale? - abbondano in casa nostra e in europa senza indicazioni operative ma, mi sembra, anche senza vero rigore teorico/concettuale) sono un po' frastornata e (snobisticamente forse) un po' infastidita, con il fastidio di chi deve risolvere quotidianamente problemi concreti e possibilmente in tempo reale. Avevo bisogno di parlare, anche se in modalità asincrona, con qualcuno che sento "affine nei fini"
...........
ciao spero a presto
leda
Leda Guidi com@comune.bologna.it
Responsabile "rete civica" IPERBOLE/INTERNET
SERVIZI DI COMUNICAZIONE E RELAZIONI CON I CITTADINI
COMUNE DI BOLOGNA
Non male, se si tien conto che lo scambio avviene tra Leda Guidi, responsabile (fin dal suo avvio) per il Comune di Bologna del progetto Iperbole (Internet PER BOlogna e L'Emilia romagna) e Fiorella De Cindio, responsabile (fin dal suo avvio) del Laboratorio di Informatica Civica dell'Università degli Studi di Milano e dunque della Rete Civica di Milano (Rcm).
Citiamo in apertura questo episodio perchè è molto significativo da tre punti di vista:
(i) la mancanza di chiarezza lessicale e semantica intorno allo sviluppo di iniziative di telematica su scala locale, tipicamente cittadina1;
(ii) un disagio comune che si avverte nelle parole delle responsabili di Iperbole e Rcm;
(iii) l'affinità di obiettivi di fondo che traspare, al di là di diversità di approccio che hanno inizialmente caratterizzato i due progetti.
A tre anni dal loro avvio, avvenuto rispettivamente nel settembre 1994 (Rcm) e nel gennaio 1995 (Iperbole), con un numero di utenti che testimonia un indiscutibile successo (ai primi di dicembre 1997 sono 13.000 per Iperbole e 5500 per Rcm), confermato anche da riconoscimenti internazionali2, tanto per Rcm che per Iperbole quello attuale è un momento in cui si possono fare i primi bilanci, in cui si avverte la necessità di dare solidità e stabilità, oltre gli entusiasmi ed investimenti iniziali, alle rispettive iniziative. Il contesto non sempre favorisce questo processo: la moda ha generato una confusione che non agevola lo sviluppo armonico di iniziative tecnologiche, sociali e politiche così complesse.
Quel che ci proponiamo in questo articolo è di ripartire dall'inizio, da quel che è stata ed è Internet, non solo dal punto di vista tecnologico, ma anche "cognitivo" (cap. 1). Procediamo quindi (cap. 2) a vedere "come e perchè" da Internet, o meglio dalla cultura della rete, sono sorte le reti civiche, e ad identificare i diversi piani che caratterizzano una rete civica, affinchè questa possa effettivamente essere punto d'incontro e strumento per la città nel suo insieme, cioè per tutte le componenti di una comunità locale: cittadini e loro Associazioni (siano esse professionali o sindacali , amatoriali o a volte a fini sociali); enti pubblici, aziende pubbliche e private, ma anche professionisti, singoli o associati. Questo schema di riferimento consente: (a) di caratterizzare una rete civica e distinguerla da altre iniziative e progetti telematici; (b) di comprendere ciò che ha inizialmente differenziato l'esperienza di Milano e Bologna, e cosa invece le accomuna, e le distingue da altre iniziative e progetti; (c) di identificare successi e difficoltà (francamente di insuccessi non mi pare il caso di parlare) in questi tre anni di vita e quindi delinearne lo sviluppo futuro.
1. Le reti, Internet
È oggi sotto gli occhi di tutti che i moderni sistemi di calcolo (personal computer e workstation) costituiscono uno straordinario strumento generalizzato di comunicazione [Pet77]. Strumento, certo infinitamente più potente di ogni altro strumento, ma pur sempre artefatto, creazione degli esseri umani che viene da questi utilizzato, come gli altri strumenti sviluppati nel corso dei secoli, in ultima istanza, per migliorare la qualità della vita. E poichè oggi la vita, degli individui e delle organizzazioni, è sempre più fatta di comunicazione, il computer è utile perchè unifica, arricchendole, le varie forme di comunicare fin qui note.
Internet, non solo Web
I sistemi di posta elettronica liberano dalla schiavitù del telefono, dalla necessità di essere contemporaneamente disponibili a comunicare, dal trillo che interrompe nel momento meno opportuno. Con discrezione, il messaggio che arriva in mailbox, si rende disponibile, ma ciascuno è libero di scegliere quando leggerlo, e quando rispondere.
Inglobano ed estendono il fax: con lo stesso gesto con cui mando una mail ad un singolo la mando ad un insieme di persone che indico esplicitamente o che sono incluse in una mailing list; ma in più, il testo che arriva in forma elettronica è pronto per essere utilizzato da chi lo riceve, modificato, corretto e rispedito.
Le conferenze elettroniche, i news group, consentono di rivolgersi non ad un insieme predefinito e conosciuto di interlocutori (come nel caso del fax), ma a tutti coloro che sono interessati ad un certo tema. E possono diventare occasione di incontro tra chi produce e chi vuole acquistare, tra chi ha un figlio down o un genitore alzheimer, tra i cultori di Quasimodo, quelli dei Beatles o i fans di X-files. Esse costituiscono anche una banca dati tematica, su cui la ricerca di informazioni può essere fatta con tecniche, già sperimentate, di trattamento del linguaggio naturale.
E infine il Web, tecnologicamente: le reti+l'ipertestualità+la multimedialità; nei fatti una galleria di idee, informazioni, prodotti e servizi su scala mondiale, biblioteca e libreria, supermercato, radio e televisione. Ma sempre (in teoria, in futuro) con la possibilità di entrare in contatto diretto e personale con chi ha aperto la vetrina.
Intranet e Extranet
L'insieme di queste tecnologie, ed ad altre più avanzate comunemente note come applicazioni di groupware, utilizzate da parte di una struttura organizzativa (sia esso un Ufficio, un settore di un Ente Pubblico, un'Associazione no profit o un'Azienda), costituiscono, al suo interno, uno strumento efficace di coordinamento delle attività e di banca dati condivisa, che risulta particolarmente vantaggioso se, come sempre più spesso accade, la struttura stessa opera su diverse sedi distribuite sul territorio e se il tipo di lavoro porta sovente i suoi membri a non essere contemporaneamente presenti in sede.
E al tempo stesso, favoriscono la comunicazione dell'ente con l'esterno, non soltanto in modalità broadcast (cioè per la mera diffusione di informazioni) ma con quella possibilità di dialogo e scambi interattivi che facilita il formarsi di un proficuo rapporto con un'utenza attiva e dà la possibilità di recepire apprezzamenti, consigli e lamentele per migliorare costantemente servizi e prodotti.
Rotture
Va tuttavia osservato che lo sviluppo, anzi l'esplosione, delle reti, e di Internet in particolare, ha avuto alcune caratteristiche che sono in antitesi con i modelli oggi più diffusi.
La rete è per sua natura intrinsecamente aperta, in una società vincolata dalle appartenenze, e quindi tipicamente chiusa.
Lo sviluppo della rete avviene dal basso (bottom-up), non c'è un progetto o un piano che qualcuno ha steso e cerca di attuare (top-down); i gruppi di discussione vengono attivati sulla base dell'iniziativa di volontari che condividono un certo interesse.
In una società oggi permeata da media (la TV prima tra tutti) che si rivolgono ad una massa di utenti passivi, la telematica - intrinsecamente interattiva - promuove la crescita di individui attivi.
In una cultura dominata dalle immagini, la rete ridà valore alla parola scritta.
In un mondo ancora retto essenzialmente da organizzazioni gerarchiche, che però ovunque scricchiolano (bastino come esempi le grandi holding, i partiti e gli stati centrali), favorisce l'appiattimento delle organizzazioni, il loro strutturarsi a rete, poichè fornisce una tecnologia che consente di ridurre e governare l'overhead di comunicazione3.
Il diritto di cittadinanza telematica
Tutti questi elementi concorrono a determinare un momento, quello attuale, in cui si opera una trasformazione che ha ritmi e dimensioni vertiginosi. Quando si determinano situazioni di questo tipo prevedere ciò che accadrà domani è pressoché impossibile, anche perchè non c'è un unico esito possibile. L'unico fatto certo è che l'importante è esserci, perchè chi é fuori, resta tagliato fuori [Kay77]. Individui e organizzazioni che non apprendono la nuova lingua sono destinati all'emarginazione.
Mettere tutti, ma specialmente i giovani, nelle condizioni di affrontare questo cambiamento, è quindi come affermare il diritto di cittadinanza di tutti nel "nuovo mondo" che si sta creando. Ma, proprio per la natura del fenomeno, la formazione non può limitarsi all'insegnamento di qualche tecnica, di alcuni strumenti (il modem) o di qualche pacchetto software, e passa necessariamente per l'esperienza diretta.
Negli Stati Uniti, dopo la nascita di Internet nella Difesa e nella Ricerca, l'esplosione si è avuta con la disponibilità di accessi per i privati, attraverso i providers commerciali. Ma a fianco dello sviluppo di mercato, questo diritto-dovere è stato anche garantito, ancor prima, dal diffondersi di esperienze di informatica sociale di tante Bbs amatoriali (tra cui il ben noto circuito Fidonet) e, successivamente, dal diffondersi di esperienze di telematica su scala locale, presto sostenute dal Governo Federale, dagli Stati e dalle Municipalità.
2. Caratterizzazione di rete civica
Sotto il termine italiano di "reti civiche" si denotano esperienze significativamente diverse da loro, per obiettivi e tecnologie.
Le free nets , cioè reti libere e gratuite (dette anche community networks) nascono dall'esperienza iniziata a Cleveland (1984) da Tom Grunder, medico presso il Dipartimento di Medicina della Case Western Reserve Univerity, che attiva una Bbs, divenuta famosa sotto il nome di "St. Silicon Hospital". La Bbs inizialmente doveva servire a studenti e cittadini per risolvere dubbi di carattere medico, anche attraverso la consultazioni di archivi on-line. Ma subito ci si accorge che ciò che davvero interessa e serve è la possibilità di interagire da una parte con i medici e dall'altra tra persone, pazienti e loro parenti, che vivono situazioni analoghe. Il successo è tale che gruppi di cittadini ci si impegnano direttamente su base volontaria affinchè la Bbs si estenda a tematiche non solamente medico-sanitarie: nasce così (1986) la Freenet di Cleveland ed il software utilizzato, Free Port, diviene rapidamente lo standard per il movimento delle Freenets, molte delle quali, collegate in rete tra loro, danno luogo alla NPTN (National Public Telecomputing Network).
Le civic nets sono invece promosse dalle Amministrazioni per fornire per via telematica informazioni e servizi di pubblica utilità, ma soprattutto (in un Paese meno oberato del nostro da adempimenti burocratici e certificazioni) per migliorare il dialogo tra amministratori e cittadini e consentire a questi di comunicare all'Amministrazione bisogni, opinioni, richieste. Ne è prototipo il PEN (Public Electronic Network) di Santa Monica, California.
Con l'affermarsi del Web si fa avanti la volontà delle città di "mettersi in vetrina" per farsi conoscere. Le informazioni rese disponibili hanno dunque inizialmente una connotazione a carattere turistico (alberghi, fiere, mostre), incluse le risorse culturali (musei, congressi). Nascono così i city web, collegati tra loro nel circuito delle City Nets. Mentre le esperienze del primo e secondo tipo assumono comunicazione bidirezionale e utenti attivi come loro tratti caratterizzanti, questa prevede in genere livelli di interattività più bassi. Inoltre le prime due sono fortemente indirizzate ai membri di una comunità locale, mentre i city web offrono informazioni e servizi utili soprattutto ai non-residenti.
Queste tre tipologie di reti "centrate" intorno ad una città, o in una ben definita area geografica, non sono in effetti in alternativa reciproca, ma si possono, e forse devono, proficuamente integrare ed estendere.
Integrarsi perchè si completano a vicenda e hanno l'una bisogno dell'altra. A cosa servono gli sforzi e gli investimenti di una Amministrazione per sviluppare servizi "on line" se poi questi sono scarsamente utilizzati dai cittadini? Ma questi difficilmente trovano stimolante, forse perchè troppo simile ad altri media, un ambiente (ancora una volta) costruito e gestito da chi amministra la città, senza (o con ridottissime) possibilità, per i cittadini, di immettere essi stessi notizie, di proporre spazi autonomi di discussione, che sovente divengono luoghi di socializzazione (che dal virtuale si sposta al reale, dall'incontro in rete a quelle "de visu"), aggregazione per affinità e interessi condivisi (e che potrebbero essere, per politici accorti, occasioni preziose per "ascoltare" - discreti - la città).
Estendersi ad integrare anche la componente "business", superando l'approccio "politically correct" delle esperienze nord americane. Una opportunità dovuta alla minor forza delle reti commerciali, ma anche un'esigenza se si tien conto che il tessuto produttivo del nostro Paese non è fatto (solo) dai grandi gruppi, ma dalla miriade di piccole e medie imprese, da artigiani e professionisti che finora sono rimasti estranei da esperienze di innovazione derivanti dal networking e dal groupware.
Ed in effetti, a ben guardare, non è molto diverso l'utilizzo della rete, specie se su scala locale, per un'Associazione, un Ente Pubblico o un'impresa privata, perchè tutte possono usarla per:
(a) per farsi conoscere, diffondendo informazioni su prodotti e servizi; disporre di una ricca base di informazioni on-line è infatti utile, perchè lo strumento telematico fornisce, come valore aggiunto rispetto ad altri canali distributivi maggiori possibilità di ricerca (non solo per parole-chiave predefinite, ma anche con più sofisticate tecniche di trattamento del linguaggio naturale) e di riuso (l'informazione trovata può essere utilizzata nel contesto di un attività che si sta svolgendo).
(b) per interagire con i cittadini, cioè con la propria "clientela", usando in genere una forma di dialogo non strutturato, che sia aperto a suggerimenti e lamentele, proposte e critiche;
(c) per offrire servizi interattivi, il che in genere implica l'utilizzo di schemi di dialogo in tutto o in parte predefiniti e l'integrazione con i procedimenti ed il sistema informativo dell'Ente.
Il benessere e la sopravvivenza della rete civica, intesa come essere punto d'incontro e strumento per la città nel suo insieme, cioè per tutte le componenti di una comunità locale, risulterà allora dall'armonico equilibrio di tre dimensioni che possiamo così caratterizzare:
- la free net, cioè la rete che garantisce ai cittadini, gratuitamente (o comunque a bassissimo costo) accesso e servizi minimi (almeno, una casella di posta elettronica indirizzabile da Internet [ABLM95]) e spazi autonomamente definibili di discussione;
- la civic&commerce net, cioè la rete in cui enti pubblici e privati, associazioni e organizzazioni mettono a disposizione dei cittadini servizi informativi, interattivi e si rendono disponibili al dialogo con la cittadinanza;
- la city net, in cui la città nel suo insieme si apre e "mette in mostra" per chi la visita occasionalmente.
Una Rete Civica può allora essere definita come segue: un ambiente telematico che si propone di promuovere e favorire la comunicazione, la cooperazione, lo scambio, l'erogazione di servizi fra i cittadini e tutti i soggetti (Associazioni, Enti Pubblici, Aziende) che costituiscono una comunità locale e, al tempo stesso, aprire la comunità locale alla comunicazione via rete con il resto del mondo e così garantire a tutti il diritto di cittadinanza telematica.
Il suo sviluppo è quindi un percorso, un processo, che, si propone di considerare e massimizzare tutte e tre le dimensioni sopradette in modo equilibrato.
Il punto di partenza sarà ovviamente diverso in funzione di chi ne è il promotore. Diverso è infatti se a prendere l'iniziativa è una Università (Milano) o un gruppo di cittadini (San Donato, Varese) che si costituiscono in associazione, anche con una funzione di stimolo nei confronti di amministrazioni arretrate o disattente, da quando è invece l'ente pubblico locale - tipicamente il Comune (Bologna, Desenzano), ma può essere anche la Provincia (Sondrio) o la Comunità Montana; o infine l'iniziativa può anche venire da privati, come è stato ad esempio a Bergamo (Rete Civica della Bergamasca).
Ciò che conta, se si vuole costruire una rete civica che si propone di coinvolgere tutte le componenti della comunità, è che chiunque faccia il primo passo, faccia anche ogni sforzo perchè sia chiaro che lo spazio creato è aperto a tutti, anche ai non "fondatori", sforzo più facile a dirsi che a farsi in un momento come questo ed in un Paese come il nostro in cui ciò che distingue (religione, colore della pelle, colore politico) diventa elemento di divisione e contrapposizione, in cui da un positivo senso di appartenenza ad una comunità si è passati a dare cittadinanza solo a coloro che "appartengono" a qualche cordata/partito/clan più o meno legittimo, in cui, in questi ultimi anni, anche l'iniziativa privata, è finalizzata, targata e "colorata".
Una cosa però va detta, e una discriminante messa: e cioè che è improprio usare il termine rete civica per iniziative che non prevedono un ruolo attivo dei cittadini nello sviluppo della rete stessa. Scriveva J.J. Rousseau in Du Contract Social: . Duecento anni dopo, nell'epoca della cittadinanza telematica, le cose non sono cambiate: senza cittadini non c'è città, ma "essere cittadini" vuol dire poter contare, costruire e progettare, esprimere opinioni ed idee, non solo leggere e, timidamente, fare domande.
Questa discriminante nulla toglie a realizzazioni diverse. Ve ne sono alcune, validissime e di grande utilità e successo, che si propongono di fornire servizi on line ai cittadini. Primo di tali esempi è stato il Servizio Telematico Pubblico della città di Torino avviato nel luglio 1995 dalla prima Giunta Castellani e guidato da Giovanni Ferrero, il quale, scelse di fare un grande sforzo di innovazione all'interno del Comune e iniziare, a partire dai settori più avanzati, quali quello cartografico, a fornire servizi on line ai cittadini, come individui, o nella loro dimensionale professionale. Pur avendo adottato alcune misure di incentivo alla telematica di massa, il coinvolgimento attivo dei cittadini veniva consapevolmente demandato ad un momento successivo; conseguente e coerente con tali scelte progettuali, venne adottato un nome - Servizio Telematico Pubblico - che non generava confusione.
Diverso è il caso di quando vengono realizzate pagine web che danno informazioni di vario tipo su una data città, a volte per iniziativa del Comune, ma talvolta anche per iniziativa di privati che vogliono così attrarre visitatori. Si tratta sovente di siti puramente illustrativo/informativi per i quali sarebbe più opportuno usare il termine di city web (o altro equivalente). E l'attivazione di qualche gruppo di discussione su temi di interesse locale basta giusto ..... a mettere a posto la coscienza: il punto qualificante è infatti se i cittadini possono utilizzare (appunto da utenti ) spazi messi a disposizione da chi gestisce il sistema, o se invece possono contribuire al suo sviluppo. In sintesi: la rete civica è sì uno strumento che consente di cooperare, lavorare e (forse) vivere meglio, grazie ai vari servizi (dalla semplice, ma fondamentale, posta elettronica fino a quelli più evoluti come la possibilità di effettuare pagamenti e gestire pratiche complesse) messi a disposizione a domicilio, e possibilmente tramite postazioni pubbliche. Ma essa non può essere ridotta nè alla diffusione via rete di informazioni e avvenimenti cittadini nè a puro terminale domestico dei sistemi informativi comunali (pur se integrati con quelli di altri enti), mero servizio, come l'acqua e il gas, senza partecipazione e dialogo.
3. Milano e Bologna: due esperienze campione
Rcm e Iperbole nascono a breve distanza di tempo l'una dall'altra. Il tratto fondamentale che le accomuna, al di là di ciò che le distingue, è la volontà di coniugare (a) partecipazione dei cittadini, (b) servizi innovativi da parte dell'amministrazione pubblica per migliorare la qualità della vita delle persone, e (c) opportunità per tutti - individui, associazioni, professionisti, piccole e medie imprese - di fare esperienza diretta dei nuovi domini di possibilità offerti dalla rete. Ma comune è anche l'idea che un ambiente telematico viene popolato di individui, persone che lo vivono, lo occupano, si incontrano, ci discutono e litigano, lo plasmano e lo modificano, uno spazio inizialmente vuoto, che cresce e cambia, diviene più gradevole o sgradevole. Un mondo virtuale in cui si vedono di continuo i riflessi del mondo reale che lo ha prodotto, ma che a sua volta si riflette su di esso non senza effetti.
Ma questi basilari e comuni obiettivi di fondo, condivisi ben presto da altre iniziative sono stati, agli occhi di molti, oscurati, fino a metterle in contrapposizione, da ciò in cui Rcm ed Iperbole differiscono:
(i) Rcm è promossa (come molte free net nord americane) dall'Università, Iperbole dal Comune.
(ii) Sul piano tecnologico, la contrapposizione è tra una rete realizzata come un sito web e una rete realizzata come BBS: la prima caratterizzata dalla ricchezza grafica di presentazione delle informazioni in forma di documenti HTML, pienamente integrata con la rete Internet, nonchè con una efficiente gestione del sistema informativo comunale, ma penalizzata dalla limitata interattività e dalla difficoltà di produzione e gestione delle pagine dei siti di prima generazione. Le reti tipo BBS d'altro canto si caratterizzano per l'utilizzo del conferencing quale strumento in grado di consentire una interattività generalizzata e una produzione del contenuto alla portata di ogni utente, ma risentono dell'utilizzo di software e di protocolli di comunicazione non standard (cioè diversi da quelli di Internet) nonché della minore efficacia divulgativa dei messaggi rispetto a quella delle pagine Web.
(iii) Sul piano politico-sociale vi era una diversa valutazione del ruolo della Pubblica Amministrazione, rispetto a quello dei privati, nella promozione della telematica e, di conseguenza, una diversa scelta nel dare attuazione al diritto di cittadinanza telematica che tanto Iperbole che Rcm intendono da sempre garantire: ritenere preponderante il ruolo dell'ente pubblico ha portato Iperbole a fornire connessione "full Internet" a tutti gratuitamente e con sconti significativi alle piccole e medie imprese dell'area metropolitana (nell'ambito di una convenzione sottoscritta con il CINECA, provider della connettività) [Mat96]. Una diversa valutazione, confortata da [ABLM95] porta invece Rcm a considerare la sola E-mail Internet come "servizio universale" da garantire gratuitamente a tutti grazie al supporto offerto dal provider, in questo caso I.Net.
La diversità tra le due esperienze, con l'andar del tempo, si è al tempo stesso, mitigata ed accentuata.
Mitigata, anche grazie ad un influenzarsi reciproco: da una parte Rcm si è posta da subito l'obiettivo di coinvolgere le Istituzioni cittadine, ed in effetti nel giro di neanche un anno ha stabilito rapporti con Comune, Provincia, Regione e Camera di Commercio. Iperbole, dall'altra, ha rapidamente fatto propria l'idea di dare agli utenti la possibilità di suggerire nuovi ambiti di discussione (forum). Rcm, dal suo canto, ha preso presto atto dell'affermarsi del web come standard e progressivamente realizzato, tramite un opportuno software, il mirror delle aree della Bbs nell'associato sito web.
E tuttavia Rcm ed Iperbole sono ancora profondamente diverse. Ciascuna ha indotto altre esperienze, che a loro volta si sono sia ispirate che differenziate dal "modello". Nel caso di Rcm, grazie all'interessamento e al sostegno culturale ed economico trovato presso la Regione Lombardia, è stato possibile creare un'Associazione per l'Informatica e le Reti Civiche (A.I.Re.C.) che, per valorizzare l'iniziativa autonoma da parte delle comunità locali, si propone di fornire servizi e supporto (ad esempio di consulenza sulle questioni giuridiche) alle reti civiche già attive, e di favorire l'avvio di nuove (ad esempio, predisponendo un manuale illustrativo [AIREC97]).
Anche per dare a costoro più chiari riferimenti, oltre che per una necessaria chiarezza interna, Rcm e Iperbole si faranno promotori, nei primi mesi del 1998, di un incontro/confronto approfondito tra tutti gli interessati. Nel prossimo capitolo anticipiamo alcune riflessioni su questi tre anni di vita di Rcm (e dintorni) che porteremo come contributo a quella discussione.
4. Luci ed ombre in tre anni di vita
Per ragioni di spazio, ma anche perchè sono quelle che giustificano l'attributo "civico" nella sua doppia accezione di "della cittadinanza" e "dell'Istituzione cittadina", qui di seguito ci concentriamo su due dimensioni, riflettendo sul coinvolgimento dei cittadini e della Pubblica Amministrazione. Ad evitare però dubbi al riguardo, vogliamo ricordare che un elemento che contraddistingue Rcm rispetto alle esperienze delle Free Net d'oltre oceano è l'attenzione ad instaurare un rapporto con le Aziende. Si è forse trattato di fare "di necessità virtù": non potendo contare inizialmente su alcun finanziamento, è stato gioco forza ricorrere a sponsor privati, trovati in numerose aziende informatiche che hanno compreso l'importanza dell'iniziativa dal punto di vista della diffusione della telematica. Ciò ha creato un diffuso clima favorevole alla presenza delle aziende interessate a sperimentare le opportunità e specificità delle reti civiche come business community [BW97].
La rete dei Cittadini, cioè la community
Il coinvolgere i cittadini e far loro giocare, da subito, un ruolo attivo nello sviluppo della rete è stata una - forse "la" - scelta progettuale fatta all'inizio, ed è senz'altro un tratto che ha caratterizzato Rcm nel panorama delle esperienze italiane (ed europee). Si è infatti voluto da subito invertire l'abitudine consolidata alla fruizione passiva di informazioni, tipica del rapporto con media quali la stampa o la televisione e mostrare che la telematica, la rete, consente non solo la diffusione di informazioni da un centro alla periferia, non solo consente di "reagire", rispondere e farsi sentire, ma di incontrarsi, dialogare, discutere, se necessario (auto)organizzarsi.
Da questo punto di vista, il fatto che al momento dell'avvio di Rcm non fossero disponibili servizi informativi da parte delle Istituzioni è stato forse un vantaggio perchè ha immesso nel "patrimonio genetico" di Rcm l'attitudine cooperativa, già propria di chi frequenta i newsgroups di Internet: sulla rete io troverò, quando ne ho bisogno, informazioni utili che qualcuno che ha già reso disponibili o è comunque disposto a darmi, se io stesso mi comporto in questo modo.
Ma essere attivo sulla rete non è che il primo passo: il secondo, per molti, è stato divenire promotore sulla rete di specifiche aree tematiche, legate alle competenze professionali o alle preferenze amatoriali o all'impegno sociale, o ideatore di servizi: un esempio è il caso di Feltry-on line, un'esperienza ideata da alcuni docenti dell'Istituto Tecnico Feltrinelli che "usano" Rcm per mantenere stretti contatti con studenti che per qualche ragione (malattia, incidente o altro) sono costretti a lunghi periodi di assenza. Altri esempi sono i servizi di prima consulenza gratuitamente forniti da alcuni professionisti (commercialisti, giuristi e architetti).
Lo sviluppo della rete è stato così in parte demandato agli aderenti, mentre compito degli Amministratori di Rcm è stato rendere possibile questa crescita dal basso, per differenziazioni successive. Si è insomma adottato un modello di sviluppo più di tipo biologico che di tipo meccanicistico.
Con la guida a distanza degli Amministratori di Rcm, si è progressivamente formato un gruppo di volontari, responsabili di "segmenti" della rete civica, delle quali hanno le funzioni di amministrazione. Questi si sono col tempo dati una struttura di coordinamento, elettiva, con il compito di risolvere, in rapporto stretto con lo staff degli Amministratori, le "questione delicate" che si pongono sulla rete e di rappresentare le istanze degli aderenti presso lo staff. Questa struttura, detta ASSI (Aderenti Staff Struttura Intermedia), ha giocato un ruolo fondamentale per affrontare e risolvere i momenti critici che la rete ha vissuto.
Con il crescere del numero di aderenti è infatti inevitabile il manifestarsi di comportamenti conflittuali e talvolta esplicitamente provocatori, che sovente riflettono posizioni estreme presenti nella società. La scelta di avere tutte le aree di discussione moderate4 è uno strumento necessario, ma di per sè non sufficiente per fronteggiare queste situazioni: necessario, anzi fondamentale, perchè ne contiene il numero; non sufficiente, perchè comunque non si può interamente demandare a dei volontari la gestione dei casi critici. In questi casi sono gli Amministratori che devono intervenire: la nostra scelta è stata di intervenire con provvedimenti restrittivi (quali chiusura di un'area di discussione, la sospensione o espulsione di un aderente) solo come "estrema ratio", il che ha fatto sì che in tre anni gli interventi restrittivi si sono contati sulle dita di una mano. La presenza di una struttura elettiva intermedia quale ASSI ha permesso di gestire le situazioni critiche con un accettabile consenso da parte degli aderenti.
Il coinvolgimento della Pubblica Amministrazione locale
Se da una parte lo staff di Rcm ha fatto in modo di rendere possibile lo sviluppo dal basso della "rete dei cittadini attivi", dall'altro si è dato il compito prioritario di coinvolgere la Pubblica Amministrazione locale.
Anche in questo caso, coerentemente con il ruolo proprio dell'Università, attraverso contatti con i politici, i settori e gli uffici più interessati alle tecnologie telematiche di Comune, Provincia, Regione e Camera di Commercio si è avviato un rapporto che è stato anche di sperimentazione e al tempo stesso di formazione. Poichè lo spazio impedisce di entrare nella specificità propria di ciascun rapporto, le sintetizziamo in alcune riflessioni di carattere generale.
Le luci
1. Rapidità e scalabilità (in termini di risorse umane ed economiche necessarie) sono fattori determinanti nei confronti di una Pubblica Amministrazione in cui i progetti, specie quelli di informatica, sono (stati finora) in genere faraonici, costosissimi e di cui le realizzazione, se ci sono, richiedono anni di attesa. Quelli di cablatura rischiano di essere dello stesso tipo: spese elevati, forti disagi alla cittadinanza (per gli scavi necessari) per servizi a venire in un futuro remoto per cui basterebbero connessioni meno potenti. Realizzando subito sulla rete civica (quindi a costi infinitamente minori) semplici ma utili servizi, si crea tra la cittadinanza consenso sugli investimenti per la telematica e si sviluppa nell'Ente know-how diffuso facendo emergere anche quei funzionari più capaci che saranno via via in grado di progettare i servizi a larga banda del futuro.
2. Se è vero che tra i mali cronici della Pubblica Amministrazione italiana c'è il circolo vizioso che si crea tra funzionari capaci ma demotivati non solo da questioni economiche ma anche dal confronto con colleghi incapaci e menefreghisti, la "messa in rete" dei primi li motiva rendendoli noti alla cittadinanza, che li ringrazia del servizio offerto. Si crea così un'alleanza virtuosa tra chi è "fuori" e chi è "dentro" queste grandi strutture burocratico-organizzative, che dà voce e spazio al meglio che esiste all'interno della Pubblica Amministrazione e che troppo spesso basta poco (un politico incompetente, un funzionario che ostacola, una disposizione di legge rigida e antiquata) a "bloccare". Ma per ottenere ciò è necessario insistere (e noi abbiamo in alcuni casi dovuto insistere davvero molto) perchè ciascun funzionario sia presente sulla rete con la propria identità personale, non consentendo login simboliche (con il nome di un ufficio, di un settore, di un ruolo). Non si tratta solo di mantener fede a propositi di trasparenza e a disposizioni di legge, ma di riconoscere i positivi "effetti collaterali" di un rapporto diretto e personale con i cittadini: si osserva in [Ran96] che anche comunicazioni del tipo non aggiorno le informazioni per un mese perchè vado in ferie vengono accettate molto più facilmente dagli utenti [...] che non messaggi del tipo il servizio non sarà attivo per un mese causa ferie ".
Anche grazie a questo rapporto che si instaura tra amministrati e amministratori, la possibilità che già è stata concretamente provata è di trasformare il conflitto (per una informazione non aggiornata, per una disfunzione o un disagio) in miglioramento della qualità delle informazioni e dei servizi fino ad arrivare, in un momento in cui tanto si parla nella Pubblica Amministrazione di process re-engineering, ad una ri-progettazione di prodotti e servizi con l'utenza, almeno con la sua parte più attiva.
3. Aprirsi e rendersi disponibili alla comunicazione via rete con l'esterno (extranet), tipicamente con la propria "utenza", fa presto percepire l'inderogabile necessità di usare i medesimi strumenti al proprio interno (intranet ). A tutt'oggi sono poche le amministrazioni pubbliche che usano stabilmente non dico tecnologie di groupware, ma anche solo un sistema di posta elettronica per comunicare al proprio interno: la carta ed i fax regnano ancora sovrani ! Ma quando un numero crescente di politici, dirigenti e funzionari si collega alla rete per comunicare con i cittadini, diviene del tutto naturale usare lo stesso strumento per comunicare tra loro. E così è stato sia al Settore Cultura della Regione Lombardia che nell'esperienza fatta dal Settore Comunicazione Istituzionale del Comune di Milano ed i Settori ad esso collegati. Gli uni e gli altri saranno pronti ad usare al meglio posta elettronica e groupware quando le strutture competenti le metteranno a disposizione di tutti.
Le ombre
Non tutto è stato semplice nel rapporto con la Pubblica Amministrazione locale; anzi, al di là dei buoni risultati (che sono quel che c'è oggi in Rcm e che gli interessati possono andare a vedere direttamente) e dei significativi insegnamenti sopra descritti, la sensazione di fondo che resta è di grande fatica, dovuta a tre principali ordini di questioni: la "moda Internet", il conflitto con la struttura EDP, il rapporto con la politica.
4. Si è già detto che le tecnologie di rete non sono riconducibili al solo web, che è lo standard per la diffusione delle informazioni di qualunque tipo (dati, suoni, immagini) e che sta (ma non è ancora e, men che meno, era tre anni fa) lo standard all'interno del quale integrare anche posta elettronica e gruppi di discussione. L'identificazione della rete con il web è falsa e dannosa: falsa perchè le statistiche dicono che oggi l'uso di Internet è per il 50% uso della email; dannosa perchè apre la strada ad un approccio alla rete fine a se stesso, cosicchè, dopo un po' di "navigazione" ed "esplorazione", qualche disillusione e alcune salate bollette del telefono, uno se ne chiede l'utilità e non rinnova l'abbonamento. Ma la moda è questa e l'importante è "aprire un sito", poco importa se poi lentamente le informazioni diventano absolete e incomplete perchè nessuno le aggiorna. Forse il maggior successo nei rapporti tra Rcm e gli enti locali è stato invece di proporre un modo di lavoro (e una tecnologia) che, evitando il collo di bottiglia del webmaster, consente l'aggiornamento direttamente da parte di chi è responsabile delle informazioni e dell'attività.
5. Ma questa possibilità, per un verso liberatoria di risorse e potenzialità, danneggia - e questo è il secondo punto critico - chi nella pubblica amministrazione ha fatto del trattamento delle informazioni il proprio centro di potere, e cioè, con varie sfumature, i responsabili dell'elaborazione dati, sia essa affidata a risorse interne o affidata in outsourcing. Già messi in crisi in passato al momento del boom del personal computing, hanno riconquistato ruolo e potere con l'emergere delle architetture client-server, ma oggi temono che le tecnologie di netwoking possano di nuovo togliere forza al "centro" a favore di una "periferia" sempre più computazionalmente autonoma. Favoriscono dunque, per propria sopravvivenza (come già fatto in passato) la scelta di ambienti complessi, difficili da gestire, che richiedono "elevate competenze professionali" e stigmatizzano come arretrate e inadeguate tecnologie che rendono gli utenti (cioè i vari uffici, settori e servizi) più autonomi e indipendenti, in grado di progettare e gestire la propria presenza in rete. Colpisce il fatto che, nella nostra esperienza, questo si sia osservato in tutti i casi, non solo negli enti pubblici, ma anche nelle aziende pubbliche e private.
6. Last, but not least elemento di fatica è stato, nella nostra esperienza, ma probabilmente non solo nella nostra, il dover fare i conti con la "politica", con i suoi conflitti (di competenza che nascondono quelli di potere) non solo tra soggetti politicamente contrapposti, ma anche tra Enti, all'interno della stessa Giunta, tra settori, dirigenti e funzionari. Se è ben vero che abbiamo incontrato, a tutti livelli - politici, dirigenti, funzionari - individui di grande valore e competenza, l'impressione è che anch'essi siano costretti dalla struttura compessiva. E l'instabilità data dall'alternanza delle Amministrazioni e degli Amministratori (anche laddove le elezioni non cambiano la maggioranza, può sempre cambiare la distribuzione delle deleghe e l'Assessore competente5) mette costantemente a rischio la rete civica. Nel migliore dei casi si tratta di spiegare di cosa si tratta al "nuovo venuto", il quale di certo vorrà metterci il proprio tratto caratterizzante; nel peggiore dei casi, si può arrivare a mettere in discussione la stessa iniziativa, etichettata come inutile eredità della Amministrazione precedente (comunque un po' "rivale" nel mercato del consenso, anche se dello stesso colore). E così la rete civica diviene un fiore all'occhiello dell'uno, e quindi attaccata dal successore, oppure oggetto di innamoramento e poi giocattolo sfruttato che viene dimenticato.
5. Finito l'entusiasmo, cercare il consolidamento
"Una nuova risorsa è a disposizione degli italiani; una risorsa potente, dai contorni e dalla forza ancora ineplorati. Una risorsa capace di creare lavoro, prosperità diffusa, benessere autentico, valori per gli italiani ammalati di passato e di mille rigidità. Questa risorsa siamo noi in quanto Comunità."
Così si apre la prolusione al Disegno di Legge di sostegno all'informatica Civica presentato dai senatori del gruppo Verde. Parole diverse ma con il medesimo significato si ritrovano nel Programma della Legislatura della regione Lombardia, e in quelli di altre Amministrazioni e iniziative. E lo stesso concetto emerge in recenti riflessioni (molto diversi come approccio sono, tra gli altri, [Lev96], [Sch97]). La risorsa è la comunità locale, la rete, nelle sue dimensioni locale/globale, uno strumento per valorizzare questa risorsa.
Le esperienze di questi tre anni a nostro avviso confermano questa tesi: questo articolo ha cercato di darne conto, ma è davvero un compito improbo raccontare a parole il "flavour" della rete e dunque in conclusione vogliamo dire a chi è interessato: collegati! Tutte le informazioni necessarie sono, per Rcm, all'URL http://wrcm.dsi.unimi.it (cliccare la voce "Per i nuovi utenti" della barra menu in alto); è possibile inoltre raggiungere le altre reti civiche cliccando sull'icona Reti Civiche.
L'esperienza ha però anche mostrato che, perchè questo obiettivo possa essere raggiunto, sono importanti delle attenzioni, le più importanti delle quali qui brevemente riassumiamo.
1) la rete è strumento per la valorizzazione della comunità se viene concepita non in una visione meramente strumentale, ma come generatore si spazi di nuovi possibilità: una rete civica che sia un city web o il terminale domestico dei servizi informativi comunali non potrà mai contribuire alla valorizzazione della comunità locale.
2) la "moda" della rete può offrire l'occasione per accelerare la modernizzazione tecnologica e organizzativa della Pubblica Amministrazione Locale necessaria per la fornitura di servizi telematici (esempi sono quelli di Torino, Siena o Modena) e può anche accadere che la rete civica svolga temporaneamente (anche per alcuni anni) una funzione di supplenza (ad esempio Rcm è stata finora anche intranet di alcuni settori del Comune di Milano). Ma, affinchè la sua ragion d'essere non sia a termine, la rete civica deve identificare un suo ruolo anche nei confronti di una PA tencologicamente avanzata. E tale ruolo non può che essere di creazione e aggregazione di un'utenza consapevole e attiva, capace non solo di sfruttare al meglio i servizi offerti dalla PA, ma anche di porsi quale interlocutore capace di contribuire al suo "allegerimento", alla sua reingegnerizzazione, insomma, per dirla all'americana, capace di essere partner dell'inevitabile processo di reinventing government [Gor95].
A sua volta, proprio per assolvere a questo compito, è necessario che:
3) ci sia un continuum tra la rete e la realtà, tra virtuale e reale, che non esiste ne è necessario in Internet: perchè la mia proposta sia presa in considerazione dal Sindaco o dall'Assessore, questi deve essere certo che al mio account corrisponde un cittadino, non un individuo che in un gioco di ruolo di quelli tanto in uso su Internet su finge tale. E dunque sulla rete civica l'identità degli utenti deve essere garantita e possibilmente favorito il loro riconoscimento reciproco (in Rcm sì è realizzato chiedendo a ciascuno di mettere in linea un proprio autoritratto di presentazione).
4) la rete civica assicuri a tutti, e quindi in particolare alle fasce meno agiate della cittadinanza6, accesso gratuito e libertà di espressione. Garantire questo secondo obiettivo è difficile e richiede grande imparzialità e equilibrio agli Amministratori, ma anche una forma giuridica adeguata: anche quando la rete civica viene promossa dalla/e Istituzioni locali, è bene che il suo consolidamento veda coinvolti nella sua gestione e nel suo sviluppo tutti i soggetti, in misura e con convinzione che varierà nel tempo, ma in modo tale che l'esistenza della rete non dipenda da uno solo di loro7. Per restare free.
6. Ringraziamenti
Ci sarebbe piaciuto scrivere questo lavoro con Leda Guidi: non essendo possibile per ragioni di tempo, la ringraziamo per la sua lettura, le sue osservazioni e soprattutto per la sua email citata all'inizio, e le successive chiacchierate telefoniche ed elettroniche, che lo hanno reso del tutto differente da come immaginavamo. Beppe Caravita ha come al solito messo il suo zampino di critiche e osservazioni.
7. Bibliografia
[ABLM95] R.H. Anderson, T.K.Bikson, S.A. Law, B.M. Mitchell, Universal Access to E-mail: Feasibility and Social Implications, Rand, Santa monico (CA, USA), 1995.
[AIREC97] AA.VV., Reti Civiche: istruzioni per l'uso, Rapporto tecnico n. 2, A.I.Re.C., 1997.
[AR97] Assinform, RUR-CENSIS, Rapporto 1997 sulle città digitali in Italia, ottobre 1997
[BW97] BusinessWeek, Internet Communities. How they're shaping electronic commerce, European Edition, McGraw Hill Co, May 5, 1997
[Gor95] Al Gore, Common Sense Government: Works better & Cost Less, 3rd Report of the National performance Review, sept. 1995
[Kay77] A.C. Kay, Microelectronics and the Personal Computer, in: Scientific American, 1977. Edizione italiana: in Le Scienze, anno XI, vol.XXI, n.123.
[Lev96], P. Levy, L'intelligenza collettiva,. Per un'antropologia del cyberspazio, Feltrinelli, 1996.
[Mat96] M. Matteuzzi, Dal Comune al Cittadino, in: Italia On Line Magazine, luglio 1996.
[Pet77] C.A. Petri, Comunication Disciplines, in B. Shaw (ed.), Proc. of the Joint IBM-Univ. of Newcastle upon Tyne Seminar, Newcastle upon Tyne Computing la;, 1977.
[Ran96] L. Randone, Strategie per la realizzazione di una rete civica: aspetti tecnologici e metodologici nella collaborazione con il Comune di Milano, Tesi di laurea in Scienze dell'Informazione, Università degli Studi di Milano, A.A. 1995-95
[Sch97] D. Schuler, Community Computer Networks An Opportunity for Collaboration Among Democratic Technology Practitioners and Researchers, in Proc. Technology and Democracy - Comparative Perspectives, Oslo, Norway, 1997
[WF86] T. Winograd, F. Flores, Understanding Computers and Cognition, A New Foundation for Design, Ablex Publ. Co. (NJ), 1986. Edizione italiana: Calcolatori e Conoscenza, EST Mondadori, 1987.
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