La ricostruzione medico legale


Sull’inattendibilità di Carmine ALFIERI e Pasquale GALASSO



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Sull’inattendibilità di Carmine ALFIERI e Pasquale GALASSO

La difesa ha sostenuto che GALASSO ha parlato nel 2005 dell’omicidio CALVI e che ha spiegato il silenzio precedente con il fatto che non aveva ritenuto opportuno dirlo. Inoltre, ha rilevato contraddizioni nei racconti di GALASSO e ALFIERI e l’assenza di qualsiasi coincidenza tra quanto hanno riferito i due e Giuseppe CILLARI.

Al riguardo, va rilevato quanto segue.

Sull’attendibilità dell’apporto di Pasquale GALASSO

Pasquale GALASSO ha fornito delle indicazioni “de relato” e ha mostrato coerenza e piena linearità nelle dichiarazioni rese nell’ambito del procedimento. Ha ribadito, nel corso del controesame, quanto riferito nell’esame del P.M., fornendo ulteriori specificazioni. Il desiderio di vendetta per l’uccisione del fratello rappresenta il viatico per conoscere porzioni di verità sull’omicidio di Roberto CALVI. E, infatti, il rapporto con Giuseppe CILLARI e i legami di questi con Vincenzo CASILLO, intensificatisi proprio nel periodo in cui veniva commesso l’omicidio, lo portano a conoscenza della partecipazione al delitto di CASILLO, quale esecutore materiale, nonché del coinvolgimento di Flavio CARBONI, della mafia di Pippo CALO’ e di altri nel crimine. Il suo bagaglio conoscitivo si è formato in modo graduale nel corso del tempo, a seguito di indicazioni raccolte da Giuseppe CILLARI e da appartenenti al proprio gruppo camorristico, quali Antonio MALVENTI. Sin dai giorni immediatamente successivi al fatto, CILLARI lo ha informato della presenza a Londra di CASILLO per eliminare il banchiere. Non esiste nessun motivo per ritenere che CILLARI non gli abbia detto il vero o che abbia millantato, perché in quel periodo questi stava cercando di marcare stretto CASILLO, al fine di consentire a GALASSO e ai suoi di localizzarlo ed eliminarlo. E che la sua azione di infiltrato venisse fatta seriamente lo dimostra il fatto che le sue informazioni hanno consentito di ucciderlo mediante autobomba nel Gennaio del 1983, sette mesi dopo l’omicidio di Roberto CALVI, nonostante le precauzioni usate dalla vittima, il numero consistente di uomini con cui era solito accompagnarsi e la rete vasta di coperture di cui godeva. Sempre l’azione di GALASSO, volta ad attuare la sua vendetta, spinge CILLARI a parlare di CALO’, come di persona che avrebbe permesso di colpire CASILLO. E dopo l’assassinio di CALVI, a più riprese, CILLARI gli riferirà del coinvolgimento di CALO’ e di Flavio CARBONI nel delitto e delle ragioni dell’eliminazione del banchiere. Lo stesso CILLARI mostrerà di essere a conoscenza dei fatti riferiti anni prima a GALASSO nel principio di una collaborazione spontanea e disinteressata avviata con l’A.G..

Non costituisce elemento idoneo ad infirmare la valenza probatoria dei suoi racconti la circostanza della mancanza tra gli atti del procedimento di dichiarazioni sul delitto rese dal collaborante in epoca antecedente al 16.2.1995. Il collaborante ha fornito una spiegazione credibile e convincente. È plausibile che la sua riluttanza a riferire quanto a sua conoscenza, come ha sostenuto, sia dipesa dall’atteggiamento del pubblico ministero con cui aveva iniziato la collaborazione. All’epoca non esisteva alcun obbligo normativo di riferire, entro termini perentori, le informazioni di cui era in possesso e quando si è trovato a proprio agio, dinanzi a magistrati dispositi ad ascoltarlo, ha cominciato a parlare dell’argomento. Del pari, non è idonea a minare la sua credibilità la circostanza fatta rilevare dalla difesa di CARBONI: non aver indicato in fase d’indagini l’imputato come coinvolto nell’omicidio. E, infatti, GALASSO è stato fermo nel riferire il dato come appreso da CILLARI sia nell’esame, sia in controesame, anche dopo che il difensore gli aveva rappresentato, contrariamente al vero, che il porgitore di quella notizia non ne aveva mai parlato. Il collaborante non risulta avere alcun motivo di acredine o di risentimento di sorta nei confronti di CARBONI, né tanto meno di CALO’. Non ha necessità di accreditarsi come collaboratore di giustizia, perché già ammesso con i propri familiari al programma di protezione e la sua attendibilità è fatto notorio e riconosciuto in molte pronunce divenute definitve. Egli ha fornito delle spiegazioni sulla mancata menzione del coinvolgimento del CARBONI che appaiono immuni da censure. GALASSO ha risposto alle domande che gli sono state fatte. Sulla stessa linea, priva di qualunque rilievo appare la doglianza della difesa di CALO’, relativa al fatto che in uno dei verbali resi in fase d’indagine non ha indicato l’imputato coinvolto nel crimine. D’altronde, non esisteva all’epoca, va ribadito, un obbligo di completezza delle indicazioni da rendere in fase d’indagini. In questi termini non sussiste nemmeno alla stregua della Legge nr. 45 del 2001. Riferire circostanze ulteriori in dibattimento o in successivi verbali durante le investigazioni è un fatto fisiologico, soprattutto nei casi in cui il dichiarante sia chiamato a riferire fatti appresi da terze persone a distanza di molti anni e non vissuti in prima persona. Le domande svolgono una funzione stimolatrice del ricordo e consentono di collegare i fatti le circostanze tra loro e di recuperare alla memoria dati rimossi.

Sull’attendibilità dell’apporto di Carmine ALFIERI e comparazioni con le indicazioni di Pasquale GALASSO

Il quadro dei racconti di Carmine ALFIERI è apparso logicamente coerente e le sue dichiarazioni si sono dimostrate costanti con specifico riferimento all’omicidio di Roberto CALVI, sia in fase d’indagine che in dibattimento. L’attendibilità del suo apporto è stata riconosciuta da molte sentenze, alcune delle quali passate in giudicato4. Le sue dichiarazioni sono certamente disinteressate. Per sua stessa ammissione, non ha avuto alcun interesse alla vicenda CALVI. Hanno trovato un momento di verifica incrociata in quanto dichiarato da Pasquale GALASSO per quanto attiene alle notizie apprese da quest’ultimo e alle attività svolte dal loro gruppo per colpire CASILLO. Entrambi i collaboratori hanno spiegato che:



  • i contatti con Giuseppe CILLARI erano finalizzati a individuare Vincenzo CASILLO per poter attuare la loro vendetta;

  • venivano effettuati numerosi appostamenti infruttuosi e che ALFIERI si era recato a Roma per incontrare CILLARI;

  • nel corso dei sopralluoghi, CILLARI aveva rappresentato che CASILLO si era allontanato e si era recato a Londra per assassinare CALVI. GALASSO ha dichiarato che CILLARI, in un primo momento, aveva detto che CASILLO stava all’estero e, dopo quattro/cinque giorni, gli aveva comunicato che si era recato a Londra per uccidere CALVI. ALFIERI ha riferito che, in una occasione, CILLARI aveva detto a GALASSO che CASILLO in questo periodo non c’era perché era andato a Londra e, in seguito, GALASSO gli aveva detto che, quando CASILLO era tornato, CILLARI gli aveva comunicato che questi era andato a Londra per ammazzare CALVI. Sussiste, invero, una marginale distonia con riferimento alla prima informazione fornita da CILLARI, perché ALFIERI ha menzionato il fatto che CASILLO era a Londra, mentre GALASSO ha detto che era andato all’estero. È sin troppo evidente che si tratta di una smagliatura priva di alcun significato sostanziale, riconducibile a una fusione dei resoconti fattigli da GALASSO;

  • in seguito, CILLARI li aveva informati che CASILLO aveva partecipato all’omicidio di Roberto CALVI;

  • era stato acquistato un immobile che CILLARI metteva a disposizione di CASILLO, così consegnandolo alla vendetta del clan ALFIERI.

La narrazione di ALFIERI, anche sotto il profilo diacronico, appare coerente. E, infatti, dalla stessa risulta che gli appostamenti sono iniziati in epoca precedente all’omicidio di CALVI, intorno ai mesi di Aprile – Maggio e che si sono protratti 7-9 mesi. L’omicidio di CALVI è del 18 Giugno 1982 e quello di CASILLO del 29.1.1983. È, quindi, del tutto verosimile che la sospensione degli appostamenti sia avvenuta proprio nel corso del mese di Giugno quando era in atto il piano di trasferimento del banchiere. Non appare idoneo a incrinare l’attendibilità del suo racconto il fatto che in un verbale del 1984 sia stato riportato il periodo autunno 1982 quale momento in cui GALASSO si era recato da lui per comunicargli la notizia che, grazie a CILLARI, aveva localizzato CASILLO. Sul piano formale deve essere rilevato che quel verbale non è mai stato depositato agli atti e non è stato inserito nel fascicolo del pubblico ministero e, perciò, non può essere utilizzato nemmeno per le contestazioni. In punto di fatto, va rilevato come lo stesso collaboratore abbia posto in rilievo che l’indicazione dell’autunno era erronea e che, già in successivi verbali, aveva chiarito la circostanza. Parimenti, privo di alcun rilievo è il fatto che ALFIERI abbia parlato dell’omicidio CALVI per la prima volta nel corso del 1998. Le spiegazioni fornite dal collaborante, riportate nella ricognizione delle sue dichiarazioni, spiegano in maniera convincente il fatto. Del tutto coerente, poi, appare che ALFIERI non si sia mostrato a conoscenza del coinvolgimento di Flavio CARBONI nel delitto, a differenza di Pasquale GALASSO. Quest’ultimo ha, infatti, affermato di aver appreso la circostanza da Giuseppe CILLARI nel 1988 – 1989, ma non ha mai detto di aver partecipato la cosa ad ALFIERI. Del resto, non ve n’era nemmeno una ragione, come, invece, era accaduto nel 1982, allorché era in atto l’attività tesa a eliminare CASILLO. Allora vi era stato il coinvolgimento di tutto il gruppo ALFIERI e la partecipazione di CASILLO all’omicidio CALVI aveva portato delle conseguenze dirette sull’attività di appostamento volta a colpire CASILLO, che veniva sospesa per una decina di giorni proprio per l’abbandono dell’Italia da parte della vittima predestinata.

Pasquale GALASSO (vedi pag. 45 e 46, trasc. 21.2.2006) ha attinto le sue indicazioni principalmente da Giuseppe CILLARI, strettamente collegato a Vincenzo CASILLO, uno degli esecutori materiali del delitto CALVI, tanto legato al punto da mettere nelle condizioni GALASSO, ALFIERI ed i loro uomini di individuarlo e di assassinarlo. Carmine ALFIERI (vedi pag. 230, 233, 263, 267, 275 e 285, trasc. 21.2.2006) ha riecheggiato le indicazioni di GALASSO, confermando di aver appreso dallo stesso che CASILLO si era recato a Londra per uccidere CALVI su richiesta di Pippo CALO’ al quale aveva fatto una cortesia (vedi pag. 232, 233 e 285, trasc. 21.2.2006) e di aver avuto probabilmente analoghe indicazioni da Giuseppe CILLARI. Inoltre, ALFIERI ha posto in rilievo di avere avuto la conferma del coinvolgimento di CALO’ da Antonio BARDELLINO, uomo d’onore strettamente collegato all’epoca dei fatti ai NUVOLETTA, che, in seguito, si alleerà al gruppo di ALFIERI. Egli era posto nella posizione di conoscere i fatti. E, infatti, la “spaccatura tra il gruppo BARDELLINO e il gruppo NUVOLETTA” è avvenuta “in modo esplicito dopo l’arresto di BARDELLINO nel Novembre 1983” e sino a quel momento i rapporti tra di loro erano buoni. Si noti che, nella sentenza passata in giudicata relativa all’omicidio di Francesco IMPOSIMATO, si dà atto che “ci furono contatti telefonici tra BARDELLINO e Aniello NUVOLETTA in base ai quali gli investigatori scoprirono che nel Maggio 1983 si sarebbe dovuto tenere un vertice tra i due in Lugano” e che Carmine SCHIAVONE “confermava che fu fornito in parte dai NUVOLETTA il denaro per far liberare BARDELLINO in Spagna e trattasi sempre di un periodo successivo all’omicidio IMPOSIMATO” (vedi pag. 29, sent. Corte di Assise di Appello di Napoli del 13.7.2001, la cui motivazione è stata depositata in cancelleria il 1.10.2001). Tutto ciò è accaduto, dunque, dopo l’11 Ottobre 1983, oltre un anno dopo l’omicidio di Roberto CALVI. I NUVOLETTA rappresentavano l’anello di collegamento tra CASILLO e CALO’; BARDELLINO era il “braccio armato” dei NUVOLETTA e ritualmente affiliato a Cosa Nostra; una volta smascherato l’atteggiamento doppiogiochista dei NUVOLETTA, dopo l’assassinio di CALVI, BARDELLINO con il suo gruppo si era alleato ad ALFIERI e ai suoi e avevano iniziato lo scontro con i NUVOLETTA, ritenuti responsabili di aver promosso e attuato l’alleanza con CASILLO e avere scaricato ALFIERI e i suoi. Si erano, perciò, venuti a creare i presupposti per rinsaldare i rapporti tra i due al punto da rendere del tutto plausibile che MALVENTI dicesse il vero ad ALFIERI. Le notizie riversate da BARDELLINO ad ALFIERI costituiscono un dato di conoscenza e non una mera deduzione: “abbiamo avuto … conferma … che quello veramente era il CALO’”. Al contempo, consentono di comprendere come il patrimonio conoscitivo di ALFIERI sia stato alimentato da risorse conoscitive diverse rispetto a quelle di GALASSO e attribuiscono una autonoma valenza accusatoria a quanto riferito da ALFIERI.

Sia GALASSO sia ALFIERI sono stati concordi nel collocare il momento genetico delle confidenze in epoca quasi contestuale all’esecuzione del crimine, nel quadro delle attività svolte per eliminare Vincenzo CASILLO, prima ancora che Giuseppe CILLARI rendesse dichiarazioni all’autorità giudiziaria.



Sulla mancanza di coincidenza tra quanto riferito da GALASSO e ALFIERI, da un lato, e Giuseppe CILLARI, dall’altro

Giuseppe CILLARI si è mostrato a conoscenza di molte notizie relative all’omicidio di Roberto CALVI e, nel corso delle sue dichiarazioni presenti agli atti, ha riferito, tra l’altro, di aver appreso che Vincenzo CASILLO, indicato quale esecutore materiale, aveva contatti con Pippo CALO’, e ciò per averlo appreso direttamente da CASILLO. Non ha saputo, però, precisare se, prima della sua partenza per Londra, i due si siano incontrati (vedi pag. 2, verb. 17.3.1995).

Le indicazioni di CILLARI non incrinano, in realtà, le dichiarazioni di GALASSO. È pur vero che, nei verbali di CILLARI, acquisiti agli atti, non si fa riferimento al coinvolgimento di CALO’ nell’omicidio, sebbene GALASSO abbia riferito di aver appreso la circostanza da lui. Tuttavia, va tenuto presente che GALASSO ha ricordato varie circostanze apprese da CILLARI su CALO’ e che ha attinto le proprie conoscenze anche da Antonio MALVENTI e da Mario FABBROCINO. È, verosimile, ritenere, perciò, che l’informazione su CALO’ provenga da una di queste due fonti e che GALASSO abbia avuto una sovrapposizione di ricordi con riferimento al porgitore della notizia, tenuto conto del fatto che GALASSO ha dichiarato di aver avuto riferito del ruolo di CASILLO, dei NUVOLETTA e dei siciliani nell’eliminazione di CALVI da MALVENTI (vedi pag. 59 e 140, trasc. 21.2.2006) e dei contatti “dei siciliani tramite i NUVOLETTA” da FABBROCINO (vedi pag. 62 e 63, trasc. 21.2.2006).




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