Sociolinguistica sociolinguistics l-20



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5.6STATUS SOCIALE


Posizione dell'individuo nel sistema sociale: «L'individuo socialmente è assegnato ad uno status che egli occupa in relazione ad altri status. Quando egli usa i diritti e doveri che costituiscono lo status, egli svolge un ruolo» [R. Linton]

Gli status sociali (padre/figlio; professore/alunno; amico/amico, ecc.) sono stratificati in una gerarchia (disuguaglianza): status alti e bassi.

Una situazione ha carattere transazionale (o formale) quando si rispettano le relazioni di status, le convenzioni sociali codificate, altrimenti è personale (o informale)

5.7RUOLO SOCIALE


Insieme dei comportamenti esibiti e/o attesi da parte dei membri della comunità, in rapporto alla posizione nel gruppo sociale. Socialmente definito in base allo status.

Nel gruppo sociale "famiglia", allo status di "figlio", di "genitore", ecc. corrispondono precisi "ruoli". Un figlio scapestrato ha lo status di figlio, ma non ne svolge il ruolo.

Se un anziano dà consigli ecc. a un giovane, svolge il ruolo di padre pur non avendone lo status.

Nell’attuale società “fluida” si sono modificati notevolmente i ruoli del genitore, della donna, ecc.



5.7.1RELAZIONE DI RUOLO


Ogni interlocutore deve prendere atto della relazione di ruolo che intercorre con gli altri. Essa condiziona la variazione (in rapporto agli status)

5.7.2Allocutivi


Uno dei sistemi più diffusi per stabilire la relazione di ruolo tra parlante e ascoltatore nei rapporti interpersonali è il ricorso agli allocutivi.
Importante è l’uso allocutivo dei pronomi personali: Tu/Lei/Voi; Tu/Vous; Du/Sie; Tu/Usted ecc.

Si può interpellare con: Nome di battesimo, Cognome, titolo (signore, dottore, ecc.); «dica!» per richiamare semplicemente l'attenzione; Onorevoli parlamentari; ecc.



Allocutivi di cortesia: domanda «si potrebbe aprire la finestra?»

Cardona: Il principale meccanismo per tradurre in espressioni cortesi un rapporto è quello di abbassare socialmente se stessi e innalzare l'interlocutore («venghi dotto'»).


L'esistenza di una norma rende possibile la COMMUTAZIONE METAFORICA: una situazione viene interpretata (per ironia, scherzo, ecc.) come diversa da quella che è.

Sull'uso allocutivo del promettere: J. R. Searle in Giglioli 98 sgg.

Alinei, Mario. 1977. Il sistema allocutivo dei saluti in italiano, inglese e olandese. in «Lingua e Stile» XII, 2: 199-213.

Alexandru Niculescu, Strutture allocutive pronominali reverenziali in italiano, Firenze, Olschki 1974;

Laura Benigni - Elisabeth Bates, Interazione sociale e linguaggio. Analisi pragmatica dei pronomi allocutivi in italiano, in R. Simone, G. Ruggiero (edd.), Aspetti sociolinguistici dell'Italia contemporanea, Roma, Bulzoni, 1977, 141-165.

5.8SITUAZIONE


Berruto: «Insieme delle circostanze nelle quali un atto linguistico viene compiuto»: contesto extralinguistico, tempo, luogo, caratteristiche spazio-temporali-ambientali della propagazione del messaggio.
L'evento linguistico si svolge nel contesto di una situazione sociale. Essa è definita da interazioni, comportamenti e ruoli.
La SITUAZIONE SOCIALE è costituita da:

1. il momento in cui l'evento si svolge

2. il luogo in cui l'evento si svolge

3. la relazione di ruolo tra coloro che partecipano all'evento

Fishmann: se questi tre fattori sono rispettati, si ha una situazione congruente, altrimenti è incongruente.

Cambiando la situazione, cambia il messaggio: «sono le cinque e mezzo!».

Sono situazioni: cerimonie, riunioni, feste, corteggiamenti,
SITUAZIONE CONGRUENTE E INCONGRUENTE

Il mutamento di uno dei tre elementi produce una incongruenza della situazione.

Es. di situazioni congruenti e incongruenti :

- Interazione tra fidanzati prima innamorati, poi nemici

- Interazione tra capufficio e segretaria durante l'orario normale e durante lo straordinario

- Interazione tra parroco e fedele in confessione e al campo sportivo.

- «Come sta?» detto dal vicino di casa o dal medico.

5.9SFERA SOCIALE (“Dominio”)


Insieme di situazioni sociali dotate di caratteristiche comuni (classe di situazioni).

Sfera pubblica: insieme di situazioni caratterizzate da certi tipi di interazioni, ruoli e comportamenti di tipo "pubblico";

sfera privata: insieme di situazioni di tipo privato (famiglia);

sfera politica;

sfera religiosa;

sfera scolastica;

sfera professionale;

...


In sociolinguistica, la sfera sociale è detta anche DOMINIO. E' una classe di situazioni interazionali. I domini sono categorie emiche, caratterizzate dall'uso di una particolare varietà linguistica o di un particolare livello.
Domini sociolinguistici:

quartiere, vicinato, famiglia, amicizia, religione, istruzione, impiego, politica, ecc.
Per Greenfield (1968) dalle infinite situazioni si possono generalizzare 5 domini:

1. famiglia

2. amicizia

3. religione

4. istruzione

5. impiego


Es.: Il dominio "scuola" è costituito dall'insieme di tutte le situazioni che comportano relazioni di ruolo del tipo di quella insegnante-allievo, nel luogo "scuola" e nel tempo "ore di scuola".
* *

6LA VARIABILITÀ SOCIALE DELLA LINGUA


DIMENSIONI DELLA VARIAZIONE LINGUISTICA:
La Variabilità di manifesta in variazione diatopica, diastratica, diafasica, diamesica

[Berruto 1980]: si rileva co-variazione tra struttura linguistica e struttura sociale.



6.1VARIAZIONE DIACRONICA


Sociolinguistica e linguistica storica

Evoluzione interna (della langue) e cambio esterno (dell'uso)


= Lingua e storia: la variazione nel tempo. Varietà diacroniche di lingua (états de langue).

La coscienza che la lingua cambia col tempo è meno marcata nei parlanti. La cultura classica non ne mostra contezza. Funzione stabilizzatrice della scripta.


Schema di Saussure (p. 113):

«Se si prendesse la lingua nel tempo, senza la massa parlante (immaginiamo un individuo isolato che viva parecchi secoli) non si constaterebbe forse nessuna alterazione: il tempo non agisce su di essa. Inversamente, se si considerasse la massa parlante senza il tempo, non si vederebbe l'effetto delle forze sociali agenti sulla lingua».


Resistenza dell'inerzia collettiva a ogni innovazione linguistica.

E' una "faccenda di tutti": impossibilità di una rivoluzione: «la lingua è, tra tutte le istituzioni sociali, quella che offre minor presa alle iniziative. Essa fa corpo con la vita della massa sociale, e questa, essendo naturalmente inerte, appare anzitutto come un fattore di conservazione».


Nell'evoluzione diacronica, la lingua è stabile: la sua "fissità" deriva dal fatto che:

a) è ancorata al peso della collettività;

b) è situata nel tempo.
Al fattore tempo si deve un'altra caratteristica apparentemente contraria alla precedente: la mutabilità: il principio di alterazione si fonda sul principio di continuità: l'infedeltà al passato non è che relativa (Saussure 92).

6.1.1Cause della variazione diacronica


Linguistica spaziale: il prestigio della varietà alta genera imitazione. Bartoli
Interpretazione marxista: l'origine del cambiamento linguistico sta nelle contraddizioni di classe (Berruto, Sanga).

Ma c'è pure il "contro-prestigio" (prestigio della varietà bassa). Eppoi le classi sociali non sono linguisticamente omogenee.



6.1.2Livelli linguistici della variazione diacronica:


La variazione è rilevabile a tutti i livelli della lingua: grafia, fonologia, morfologia, morfosintassi, lessico e semantica, testualità, pragmatica:
- Sulla sorte di -s finale latino, conservato in Lucania, vedi A. Varvaro, La parola nel tempo, Bologna 1984, 117 sgg.
- Nel campo della sintassi il passaggio dal futuro sintetico latino (amabo) a un futuro analitivo (amare habeo > amare ho > amerò, cal. aiu a fari ; cf. gr. ἔχω να κάμω) ha origini sociolinguistiche.
- Nel campo del lessico e della semantica, una profonda variazione diacronica caratterizza le vicende etimologiche di voci come dial. mer. aççari ‘trovare’ (< lat. afflare ‘annusare’), rivale (da rivus), intervallo, spogliare, ballatoio (< bellatorium), ecc. Vedi avanti variabilità diadstrativa § 6.4.4.

Legge di Meringer: un termine passando da un ambito ristretto a un altro più ampio, assume una semantica più generale, e viceversa.

6.1.3La "regolarità" del mutamento.


La linguistica comparativa, orientata alla ricostruzione di fasi precedenti, ha messo in evidenza la regolarità dei mutamenti.

6.1.4Sociolinguistica e indoeuropeo


Temi: Realtà e irrealtà della ricostruzione, l'ineccepibilità delle leggi fonetiche; l’apporto della psicologia (analogia); le regole variabili in sociolinguistica
SOCIOLINGUISTICA DEL LATINO

Mentre dell'articolazione diastratica del greco sappiamo poco, conosciamo meglio la situazione del latino (accanto alla lingua standard codificata dai grammatici operavano varietà diverse: sermo agrestis, sermo urbanus, sermo militaris, sermo vulgaris).

Episodi di politica linguistica (Language planning) si possono riscontrare nella Storia di Livio. Lo storico romano attesta, ad es., la concessione del permesso di usare la lingua latina nei commerci: cf. Prosdocimi Aldo Luigi (1976), Il conflitto delle lingue. Per una applicazione della sociolinguistica al mondo antico, in La Magna Grecia nell'età romana. Atti del quindicesimo convegno di studi sulla Magna Grecia (Taranto 510 ott. 1975), Napoli, pp. 139-221.

Il falso pastore e l’animus linguae. Livio tramanda alcune notizie di interesse sociolinguistico raccontando un episodio della guerra contro Arezzo: un falso pastore etrusco è smascherato dall’accento e dai modi.

Liv. 10,4: L’esercito romano è presso Roselle in difesa della nobile famiglia dei Cilnii (alla quale appartenne Mecenate) cacciata da Arezzo in seguito a una sommossa. L’accento e altri fatti pragmalinguistici consentono al dittatore Gneo Fulvio di scoprire l’inganno degli Etruschi di Arezzo. Le parole di un falso pastore sono tradotte in latino da un alleato di Caere. Fulvio incarica esperti di esaminare la lingua (iubet peritos linguae attendere animum), e di scoprire se essa appartenesse a un pastore o a un cittadino (pastorum sermo agresti an urbano propior esset). Gli esperti riferiscono che “sonus linguae” e “corporum habitus et nitor” erano “cultiora quam pastoralia”:


Il sermo vulgaris (latino parlato dal popolo).

Fonti:


- Plauto, Cicerone,

- Petronio: Cena Trimalchionis, lingua degli schiavi;

- autori cristiani: Peregrinatio Egeriae; Agostino: «melius reprehendant nos grammatici quam non intelligant populi».

- scrittori di agricoltura (Catone, Columella, Palladio),

- veterinaria (Mulomedicina Chironis)

- culinaria (Apicio),

- medicina popolare

- grammatici

- lessicografi: Appendix Probi (227 glosse: auris non oricla; flagellum non fragellum;

- grafie "sbagliate" , ipercorrettismi



6.1.5Sociolinguistica romanza.


- Le lingue neolatine:
* assimilazioni,

* diminutivi: orecchia, soleil,

* neologismi: caballus, manducare, adripare, focus, minari (da minacciare a menare (il gregge),
Sostrato come registro basso. Ascoli (reazioni etniche: ü celtico: italico: -nd- > -nn-; -nt- > -nd-; gorgia; ecc.)

adstrato = prestiti

superstrato germanico in Italia, latino in Grecia, ecc.
RECUPERO DELLA DIMENSIONE SOCIALE NELLA LINGUISTICA DIACRONICA

Labov sostiene la natura sociale del mutamento linguistico. Una costante è la tendenza ad imitare modelli ritenuti superiori.


La compresenza in sincronia di stadi diacronici (lingua dei vecchi e dei giovani), arcaismo / neologismo
Il cambiamento si propaga in due direzioni: verticale (da una classe al''altra o da un sottogruppo all'altro all'interno dello stesso gruppo), e orizzontale (da un gruppo all'altro all'interno della comunità).
Il lessico. Nella linguistica quantitativa si definisce frequenza “la percentuale di presenze di un determinato fenomeno, rilevata all’interno di un determinato campione” , in sintesi il numero assoluto delle occorrenze. Per esempio, in un manuale di Storia dell’arte, parole come affresco o sinopia, chiaroscuro, policromia o panneggio saranno quasi certamente parole ad alta frequenza, ma ne avranno una ben più bassa, probabilmente nulla, se il corpus è invece costituito da un insieme di conversazioni quotidiane. Ecco, quindi, che occorre considerare, nei corpora di volta in volta esaminati, anche la dispersione di ciascun termine, cioè il numero di generi e tipi di testi diversi - orali, scritti o trasmessi che siano - “in cui la parola appare. Se la parola appare in tutti i tipi di testi del campione, ha una ‘dispersione’ massima. Se appare in un solo testo, ha una dispersione minima. Moltiplicando frequenza e dispersione, le parole più ‘disperse’ acquistano l’importanza loro dovuta.

Dalla moltiplicazione di frequenza e dispersione abbiamo ciò che i linguisti chiamano ‘uso’ della parola” . Fra le parole citate sopra, ad esempio, solo affresco è parola di alto uso. Aggiungiamo infine il termine disponibilità, con cui si designa “La possibilità del parlante di accedere a unità immagazzinate nella sua memoria. Lessico disponibile è quello sicuramente presente nella memoria, indipendentemente dall’effettiva frequenza d’uso (che può essere anche molto bassa)” . Parole come casa, pianoterra, muro, tetto, cemento armato, conduttura, decorazione, scalinata, pianoterra, mobilio, mosaico, pittura e scultura, ecc. potrebbero anche essere completamente assenti in un determinato corpus, ma sono certamente di alta disponibilità per ogni adulto parlante italiano.
Il lessico comune di una lingua è costituito dalle parole che “persone appartenenti a parecchie categorie e regioni diverse, più esattamente parecchie persone di parecchie categorie abbastanza diverse tra loro, possono capire e perfino usare in un qualunque discorso, con un interlocutore di qualunque categoria professionale o regionale” . Più tecnicamente, possiamo precisare che sono parole caratterizzate contemporaneamente da alto uso o alta disponibilità e, soprattutto, da alta dispersione.



Campi semantici e lessicali: “Un campo lessicale è, nella prospettiva strutturale, un paradigma lessicale, che scaturisce dalla segmentazione di un continuum lessicale di contenuto in diverse unità, che nella lingua si presentano alla stregua di parole: queste unità si dispongono in opposizioni immediate tra loro in forza di semplici tratti semantici distintivi’ (Coseriu 1967 [1971]: 304). I componenti di un campo semantico sono sememi tra loro simili aventi in comune perlomeno un sema, il quale rappresenta la base definitoria della classe (l’arcisemema, presente con una forma lessicalizzata oppure con un sintagma sovraordinato). I sememi del campo appartengono di norma (ma non necessariamente) alla stessa categoria grammaticale”.


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