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A présent voici un conte pour une Anthologie de l’Humour noir: “Un enfant trouvé, dès son plus jeune âge, fait preuve de mauvais instincts, vole les pauvres paysans qui l’ont adopté. Réprimandé il persévère, s’évade du bagne d’enfants où il a bien fallu le mettre, vole et pile de plus belle et, par surcroît, se prostitue. Il vit dans la misère, de mendicité, de larcins, couchant avec tout le monde et trahissant chacun, mais […] c’est le moment qu’il choisit pour se vouer délibérément au mal […] comme il s’est avisé que le plus grand forfait n’était point de mal faire, mais de manifester le mal, il écrit en prison des ouvrages abominables qui font l’apologie du crime et tombent sous le coup de la loi. Précisément à cause de cela, il va sortir de l’abjection, de la misère, de la prison. On imprime ses livres, on les lit, un metteur en scène décoré de la Légion d’honneur monte dans son théâtre une de ses pièces, qui excite au meurtre; le président de la République lui fait remise de la peine qu’il devait purger pour ses dernier délits, justement parce qu’il se vantait dans ses livres de les avoir commis; et lorsqu’on lui présente une de ses anciennes victimes, elle lui dit: ‘Très honorée, monsieur. Prenez seulement la peine de continuer’.” (Ivi: 523)

In poche parole, Sartre sta dicendo che Genet raggiunge la propria libertà esistenziale superando l’oggettivazione alienante della società borghese con una scrittura che si ribalta in atto sociale a propria volta. La dimensione storica resta insomma al centro dello studio del personaggio e si fissa come la destinazione finale tanto della narrazione biografica quanto dell’analisi critica. Non è un caso che, nelle sue conclusioni, Sartre scriva “Jean Genet è uno di noi”, «Genet, c’est nous»450, come a marcare il trapasso da un discorso su un’individualità soggettiva ad un altro, forse apparso meno in vista, ma rimasto sempre intento a fornire una rappresentazione collettiva e trascendentale di una situazione storica, dentro la quale bisogna capire come sia possibile riconsegnare l’uomo alla propria esistenza451.

Dai commentatori di Sartre, il Saint-Genet è stato a volte percepito come un esempio ancora limitato dell’applicazione della sua filosofia all’analisi dell’individuo dello scrittore452, anche sulla scorta di quanto spiega lo stesso Sartre nell’intervista del 1971. Egli osserva che non avrebbe mai potuto impiegare su Genet lo stesso metodo totalizzante che userà per Flaubert nell’Idiot de la famille, perché la vita di quest’ultimo presenta all’analisi già la propria finitudine: possibilità strutturalmente inverificabile nel caso di Genet, ancora in vita e in opera durante la scrittura del Saint-Genet453. Nessuno, invece, ha messo in dubbio il tentativo rigoroso dell’ultimo saggio in esame, che è anche l’ultima opera che Sartre ci ha lasciato: L’Idiot de la famille: Gustave Flaubert de 1821 à 1857, i cui due primi volumi sono apparsi nel 1971 e il terzo nel 1972 (mentre un quarto annunciato, che avrebbe dovuto riguardare interamente Madame Bovary, è rimasto allo stato preparatorio a causa della cecità progressiva dello stesso autore454). L’effetto più eclatante nella ricezione del libro riguardò la reazione piccata degli studiosi di Flaubert455, mentre tra i diretti partigiani di Sartre suscitò soprattutto scalpore che uno scrittore politico impegnato nel dibattito e nell’azione civile avesse deciso di concludere la propria carriera con un saggio su uno scrittore dell’Ottocento; chi se l’era immaginato scrittore di volantini maoisti manifestò apertamente il proprio sbigottimento456, cui Sartre non rimase indifferente se così risponde nell’intervista sull’Idiot del maggio 1971:

Dans la mesure où le Flaubert est un roman, il est en accord avec ce que j’écrivais auparavant, mais dans la mesure où j’essaie de donner une méthode plus ou moins révolutionnaire parce qu’elle est marxiste, il est en liaison avec mes nouveaux problèmes […] d’un côté, aller chercher quelqu’un au XIXème siècle et puis s’occuper de ce qu’il a fait le 18 juin 1938, on peut appeler cela une fuite; d’un autre côté, mon but est de proposer une méthode sur laquelle on pourra ensuite construire une autre méthode et cela, selon moi, c’est contemporain. (Sartre 1976: 115)

La contemporaneità dell’opera dovrebbe verificarsi sull’osservazione della sua forma stilistica per l’autore; sul tentativo di combinare saggio e romanzo in vista di un metodo rivoluzionario di critica. Il contenuto specifico, la scelta dell’oggetto da parte sua sarà soltanto un esempio adeguato e non deve costituire né il punto d’arrivo né l’unico termine delle attenzioni dell’Idiot. In realtà, come anche per Genet, la forma di questa monografia resta il diretto risultato di una visione filosofica soggiacente.

Sempre Sartre non mancò di segnalare anche il rapporto che intercorre tra la sua lettura di Flaubert e le precedenti interpretazioni di Baudelaire e Genet nell’Idiot de la famille457. In particolare, merita riportare un passo riguardo le differenze tra i due scrittori dell’Ottocento:

Profondément individualiste, Baudelaire trouve sa solution dans le bouleversement de la poésie. Il n’a pas, cependant, la claire conscience de ce qu’il fait; c’est ce qui explique qu’on trouve chez un des plus grands poètes du siècle et, pratiquement, dans tout ses poèmes, tant de mauvais vers que de Lisle eût pu écrire […] Chez Gustave, dès 44, les idées sont plus claires: le style transmet l’indisable par l’irréalisation du langage […] on l’a contraint d’intérioriser une certaine inadaptation originelle sous le nom d’anomalie. Cette anomalie n’est pas communicable par la raison que c’est un moindre-être dont il n’y a rien à dire. Pourtant il la vit, dans la honte et la rage, quelquefois dans l’orgueil. Et c’est elle qu’il veut dire. Non pour s’y complaire: elle lui fait horreur; mais plutôt, nous l’avons vu, pour en infecter les autres. (Sartre 1988b: 2000)

Sembrerebbe esserci anche un’empatia con Flaubert assente invece nel Baudelaire; basterebbe notare l’uso non raro del nome proprio per il personaggio di Flaubert, Gustave, rifiutato da Sartre quando indica in un più distante e rispettoso cognome Charles Baudelaire. Fra tutti i commentatori, Silvano Sportelli si è impegnato più attivamente a rintracciare una continuità dell’elaborazione critica di Sartre dal Baudelaire fino all’Idiot de la famille. Sportelli divide il Baudelaire in due parti che corrispondono alla procedura progettata da Sartre in Quéstion de methode (ci torneremo) e applicata esplicitamente nel suo saggio su Flaubert: vale a dire il momento di psicanalisi regressiva seguito da quello di progressione sintetica458. Il movimento dialettico comprensivo di una propria sintesi è infatti tipico di tutte le biografie di Sartre secondo uno schema che si può riassumere facilmente: condizionamento del contesto, reazione d’introversione, successiva sintesi oggettiva nella scrittura459.

I molti studi apparsi in Germania sull’Idiot de la famille si sono invece concentrati sull’apporto conoscitivo della forma biografica utilizzata da Sartre per lo studio dell’uomo; vale a dire che lo hanno ripercorso da una prospettiva più filosofica che letteraria460. Una concezione della biografia come strumento di una comprensione esistenzialista dell’individuo incontra il problema di una sua definizione come forma innanzitutto narrativa. Si può allora anche ripercorrere quanto scrivono i curatori di un volume collettivo sull’Idiot pubblicato in Francia:

Plus largement, on voit comment le biographique se place d’emblée, avec La Nausée, au cœur de la pensée sartrienne: il est révoqué à la fois comme modèle de récit, comme mode d’appréhension de soi et comme outil de compréhension de l’autre – ce qui ne fait que souligner le rôle central qu’il tiendra à la fois dans l’œuvre philosophique et dans l’œuvre romanesque, genres au confluent desquels se tiendra L’Idiot de la famille. (Anselmini, Aucagne 2007: 10)

La biografia sembra insomma il fulcro attorno cui far ruotare certe problematiche di scrittura di Sartre costanti nel tempo, le stesse che trovano nella sua ultima opera l’occasione di realizzarsi in una biografia di Flaubert al contempo filosofica e romanzesca. Le definizioni spesso fantasiose che L’Idiot de la famille ha raccolto attorno a sé insistono proprio su quest’ultimo termine: «L’Idiot de la famille stand with respect to Flaubert’s oeuvre in a creatively critical position not without analogy – mutatis mutandis – to that occupied by Don Quixote to older romances of chivalry»461; «une sorte de roman philosophique de la bourgeoisie»462; «roman scientifique», «roman biographique», «roman critique»463; «à l'image d'un Francis Ponge transformant en poème la leçon de choses et le discours didactique de l'instituteur, Sartre transmute en roman la thèse universitaire»464. Certo, c’è stato chi, come Briosi, ha riconosciuto nell’Idiot un «libro di critica letteraria»465, ma in generale i commentatori sono stati alternativamente propensi a una lettura sbilanciata dal lato del romanzo o, al limite, a una posizione intermedia, come quella di critique-fiction (coniata sul solito modello di produzione metaforica dei nomi di genere, come science-fiction466) e critical fictions (in cui la qualifica modale è spostata su uno soltanto dei due generi convocati467). Invece, dalla prefazione che Sartre antepone all’Idiot, ciò che pare prospettarsi resta ancora un saggio filosofico di risposta a un singolo problema. Di fronte all’astratta domanda que peut-on savoir d’un homme, aujourd’hui? l’autore decide di riformularla con un’altra, con cui tentare di ottenere indietro il riscontro più concreto possibile: Que savons-nous de Gustave Flaubert468?

C’est qu’un homme n’est jamais un individu; il vaudrait mieux l’appeler un universel singulier: totalisé et, par là même, universalisé par son époque, il la retotalise en se reproduisant en elle comme singularité […] il réclame d’être étudié simultanément par les deux bouts. (Sartre 1988b: 7)

Ancora l’idea di una totalità espressa dall’individuo presenta il vantaggio della pratica telescopica: un doppio sguardo su artista e società. Flaubert sembra perciò configurarsi come il momento applicativo dei problemi teorici presupposti in Questions de méthode (1957), dove fra l’altro entrava già come futuro possibile approfondimento:

Une vie se déroule en spirales; elle repasse toujours par les mêmes points mais à des niveaux différents d’intégration et de complexité. Enfant, Flaubert se sent frustré par son frère aîné de la tendresse paternelle: Achille ressemble au père Flaubert; pour plaire à celui-ci, il faudrait imiter Achille; l’enfant s’y refuse dans la bouderie et le ressentiment. Entré au collège, Gustave trouve la situation inchangée: pour plaire au médecin-chef qui fut un brillant élève, Achille, neuf ans plus tôt, a conquis les premières places […] cette deuxième situation n’est rien d’autre que la première resserrée par ce nouveau facteur qu’est le collège […] le troisième moment (Flaubert accepte de faire son droit: pour être plus sur de différer d’Achille, il décide de lui être inférieur […]) est un enrichissement et un resserrement des conditions initiales. Chaque phase, isolée, semble répétition; le mouvement qui va de l’enfance aux crises nerveuse est au contraire un dépassement perpétuel de ces données; il aboutit, en effet, à l’engagement littéraire de Gustave Flaubert. Mais en même temps que celles-ci sont passé-dépassé, elles apparaissent, à travers toute l’opération, comme passé-dépassant, c’est-à-dire comme avenir. (Sartre 1960: 71-72)

Siamo dinnanzi a una sintesi del futuro L’Idiot de la famille composta già quattordici anni prima: continuità temporale che testimonia la concentrazione investita per lungo tempo da Sartre nello studio di Flaubert469. Anche in questo compendio Sartre insiste di nuovo sull’infanzia dello scrittore come momento determinante. La totalizzazione dell’individuo è uno sviluppo dialettico che descrive la crescita dell’uomo nella società. Già in Question de méthode, per Sartre la vita andrà letta soltanto alla luce del suo sviluppo temporale, secondo uno sguardo continuamente proiettivo del futuro sul passato; anche i suoi incominciamenti si spiegano dagli eventi della vita adulta e l’infanzia è al contempo l’immagine divinatoria delle scelte compiute nella maturità:

C’est le projet comme vie orientée, comme affirmation de l’homme par l’action et c’est en même temps cette brume d’irrationalité non localisable, qui se reflète du futur dans nos souvenirs d’enfance et de notre enfance dans nos choix raisonnables d’hommes murs. (Ivi: 72)

Nel momento di affrontare una vera scelta di un uomo e di uno scrittore da studiare, Sartre piega verso la figura dell’artista e dello scrittore e ritorna con assoluta concentrazione su Flaubert. Costui è fatto oggetto di un autonomo studio monografico proprio perché rappresenta più di altri una soluzione al problema della letteratura moderna; come scrive Sartre nella sua prefazione: «Flaubert, créateur du roman “moderne”, est au carrefour de tous nos problèmes littéraires d’aujourd’hui»470. Nell’Idiot la biografia di Flaubert in quanto totalizzazione della sua libertà individuale dovrà interagire approfonditamente con l’analisi della sua poetica e dei suoi propositi di scrittore, in modo da comprendere anche come la letteratura si connetta nell’individuo ai cambiamenti della società industriale471. Quello che può essere chiamato l’“universo Flaubert” ci permette di comprendere non solo quello scrittore, ma anche come uno scrittore si rapporta socialmente all’ordine borghese e alla società che una certa ideologia ed economia producono.

Dopo Question de méthode, Sartre ritornerà anche nell’intervista del 1976, successiva all’uscita dei volumi dell’Idiot, sui metodi convocati per la propria indagine su Flaubert: «Je considère que la connaissance d’un homme aujourd’hui demande l’emploi de toutes les méthodes. Le vrai problème est de les situer les unes par rapport aux autres dans une totalité qui serait la totalité Flaubert»472. Diverse ragioni psicologiche, antropologiche, sociali si studiano soltanto con la combinazione metodologica di molteplici discipline. Sartre si servirà così di strumenti critico-letterari, psicanalisti, marxisti o più direttamente prelevati dalla filosofia dell’esistenzialismo473. L’obiettivo “Flaubert” appare allora come un’occasione irripetibile: riunire alcuni dei più importanti linguaggi delle scienze umane approntati nel corso del Novecento e sottoporli a una prova dei fatti il più possibile complessa e unitaria, dove tutti saranno osservati contemporaneamente mentre restistono alla pressione contraria di un oggetto come quello umano, sempre pronto a contrapporre tenacemente la propria indistruttibile irriducibilità. Inoltre, in quella stessa occasione Sartre ci consegna un’altra importante considerazione, che non riguarda più i metodi ma i materiali entrati nell’analisi: «Tout ce qu’on a pu retirer d’une étude biographique de la personne – comme je l’entends, du moins – doit entrer dans l’analyse textuelle, sans cela nous laisserions passer beaucoup de choses»474. È proprio la biografia la forma investita del compito di raggruppare l’universo “Flaubert” in un oggetto di studio conoscibile, perché viene considerata da Sartre una storia dell’individuo derivabile a partire anche dalle sue scritture. La costruzione biografica si mostra premessa necessaria alla totalizzazione, il cui movimento costitutivo – vale la pena ricordarlo – deve restare superiore al moto della Storia se vuole sperare nel superamento dell’uomo verso la libertà. Laddove riunisce singola storia dell’individuo, suoi rapporti con la Storia sociale e collettiva e anche il percorso dell’immaginario come causa determinante delle opere di uno scrittore, la biografia diventa per Sartre quella scrittura che lascia all’intentato il meno possibile nella generale convergenza dei metodi.

Tutto questo comporrà la magnificenza volumetrica dell’Idiot de la famille: l’edizione del 1988 (quella postuma e definitiva) conta di 2810 pagine (escluse quelle dedicate agli schemi per il quarto volume mai scritto) che si scandiscono in tre tomi. Il piano dell’opera prevede per i primi due una divisione in altrettante parti, che corrispondono grosso modo ai momenti di analisi regressiva e di sintesi progressiva secondo il metodo elaborato in Question de méthode475: la prima parte, intitolata “La constitution”, è l’analisi regressiva dell’infanzia di Flaubert; la seconda, “La personnalisation”, la sintesi progressiva (pur con qualche intervento di analisi regressiva al proprio interno476). La terza parte, che ha interamente sede nel terzo tomo (pubblicato originariamente nel 1972), conta il capitolo “La névrose objective”, che rappresenta la ricostruzione regressiva delle “determinazioni obiettive” (la situazione storico-culturale delle poetiche) della letteratura nella Francia post-romantica, e quello dal titolo “Névrose chez Flaubert”: analisi progressiva del loro superamento da parte dello scrittore Flaubert. Nondimeno, Sartre combina spesso i due momenti durante tutto il suo discorso, per evitare di difendere l’idea di una teoria troppo netta di due fasi cronologicamente successive.

Quindi, terminata la prefazione, Sartre affronta dapprima il problema della costituzione di Flaubert. Il nucleo principale riguarda la ricostruzione di un’organicità del suo immaginario infantile, per il quale appare subito necessario colmare le lacune lasciate dalle testimonianze storiche:

Il faut avancer prudemment quand il s’agit d’une protohistoire et quand les témoignages sont rares et truqués. Nous tenterons, par une description suivie d’une analyse régressive, d’établir ce qui manque. Et, si nous y parvenons, nous chercherons par une synthèse progressive à trouver le pourquoi de cette carence. Nous ne perdrons pas notre temps: puisque, chez le futur écrivain, cette naïveté tenace exprime un mauvais rapport initial au langage, notre description ne visera d’abord qu’à préciser celui-ci. (Sartre 1988b: 18)

L’unica risorsa materiale restano i vari scritti di Flaubert o le prove indirette utili a tracciare la sua biografia fin dal cominciamento, come le lettere altrui che lo riguardano477. Tal materiale deve forzatamente rappresentare il punto d’ingresso all’universo “Flaubert”. Nel ruolo che gli conferisce Sartre, lo studioso ha soltanto il ragionamento su questi documenti per poter tentare la ricostituzione di una personalità perduta, per cui sono necessari tanto il concetto astratto di immaginario quanto il racconto di una biografia ideale di quel personaggio. Tra tutte queste documentazioni, l’opera letteraria sarà un oggetto privilegiato ma ancora insufficiente per rimediare alla frammentarietà delle tracce biografiche; come Sartre già scriveva in Question de méthode: «l’œuvre ne révèle jamais les secrets de la biographie: elle peut être le schème ou le fil conducteur qui permet de les découvrir dans la vie elle-même»478. Perciò, se l’opera di Flaubert costituisce il risultato ultimo del suo immaginario, paradossalmente viene da Sartre utilizzata (sempre a causa di quel suo sguardo retrospettivo) come sua spiegazione anteriore; all’opera spetta il compito di fornire, in quanto realizzazione organica della personalità dello scrittore, i principi e i limiti della totalità dell’individuo. La finzione precede la determinazione dell’essenza dell’universo “Flaubert” creato da Sartre; nel suo doppio statuto di risultato e configurazione dell’immaginario dell’individuo, essa legittima il critico in una scrittura della vita del soggetto biografico altrettanto finzionale almeno in alcuni suoi momenti (come l’infanzia), compiuta con modi narrativi e rappresentativi che restituiscono una caratterizzazione propria dal personaggio storico di Flaubert. Sartre si concede di raccordare con la propria invenzione i punti allentati nella ricostruzione dell’immaginario individuale perché questo, se è di uno scrittore, è già finzionale e quindi ulteriormente “narrativizzabile” allorché si tenta di consegnarne una forma definita ai lettori.

Nella “constitution479” consentono di rappresentare lo stadio della sua “protostoria umana” le prime prove compiute da Flaubert nell’adolescenza: Sartre ammette esplicitamente che quelle immagini consegnate dall’autore stesso non devono considerarsi autentiche480. Poiché nei suoi primi anni le testimonianze latitano, l’unica soluzione resta rivolgersi a lasciti posteriori dov’egli torna alla sua prima età; ma questi non saranno mai affidabili perché frutto ancora di un’auto-ricostruzione. Bisogna che il critico intervenga di suo pugno e intraveda l’immaginario infantile di Flaubert oltre le sue molte censure; Sartre dovrà calarsi nei panni dello psicoanalista e riformulare i racconti del suo paziente in un’altra intera e vera narrazione:

D’autre part, quand on veut recueillir des témoignages sur ses premières années, on se heurte à une conspiration du silence […] Dans ces conditions, il faut choisir: abandonner la recherche ou glaner partout des indices, examiner les documents dans une autre perspective, sous un autre jour et leur arracher d’autres renseignements […] Si, pourtant, nous devions apprendre quelques détails ou découvrir l’importance de certains faits que nous avions négligés, il faudrait tenter la synthèse progressive, faire des conjectures sur ces six ans qui nous manquent, en un mot, forger une hypothèse compréhensive qui relie les faits nouveaux aux troubles de la sixième année par un mouvement continu […] notre compréhension conjecturale sera requise par toutes les conduites ultérieures de Flaubert: il faudra faire entrer dans toutes le manifestations de son idiosyncrasie la restitution hypothétique du premier âge, combler avec ces années disparues et réinventées les vides que nous avons signalés, être en mesure de rendre à cette sensibilité ce noyau de ténèbres où le corps vécu et le sens se confondent. (Ivi: 54-55)

Per raggiungere la definizione della sua “protostoria” – momento irrinunciabile della formazione della personalità per Sartre – il critico non può fidarsi del racconto che lo scrittore fa di se stesso; eppure mostra di fidarsi alquanto del racconto alternativo che compone dai materiali che Flaubert gli ha confessato481. L’operazione di completamento sarà già una “sintesi progressiva” che s’indirizza allo studio critico-letterario (o meglio di matrice psicoanalitica o psicocritica) degli scritti futuri per fissare lo scenario presente dell’infanzia482. Come per le altre due monografie, siamo ancora di fronte a un’apparenza della struttura del discorso più narrativa che filosofica. Sartre intreccia i fatti della posteriorità prima del posto che occupano nella biografia di Flaubert per spiegare la stessa costituzione del suo carattere e la sua successiva evoluzione storica. Gli episodi avvenuti a una data altezza temporale assicurano l’interpretazione di un segmento vitale anteriore, secondo un modo di costruzione che inverte la disposizione di quei momenti lungo la linea cronologica rispettata dalla narrazione biografica. Tutti gli eventi corrispondono nell’Idiot ancora alle necessità dell’analisi filosofica e la loro disposizione nel testo viene subordinata alla struttura seguita dall’argomentazione di Sartre.


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