LIBRO I CAPITOLO VENTITREESIMO
Libro I:445 - 23, 1. I figli, avevano ereditato l'avversione materna e, ripensando alla ferocia del padre, lo consideravano come un nemico: ciò già prima, quando vivevano a Roma, dove erano stati mandati per essere educati, e poi ancor più dopo il ritorno in Giudea; il loro odio cresceva di pari passo con gli anni.
Libro I:446 Dopo che furono in età di sposarsi, e uno prese in moglie la figlia della zia Salome, quella che aveva calunniato la loro madre, e l'altro una figlia di Archelao re dei Cappadoci, allora unirono all'odio anche l'ardire di parlare.
Libro I:447 I loro avversari presero lo spunto da tale ardire, e senza ambagi riferirono al re che i due figli tramavano contro di lui, e che quello imparentato con Archelao si preparava anche a fuggire, contando sull'appoggio del suocero, per andare ad accusarlo dinanzi a Cesare.
Libro I:448 Con la testa piena di queste calunnie, Erode per difendersi dai figli richiamò dall'esilio Antipatro, il figlio avuto da Doris, e cominciò a mostrargli la sua preferenza con ogni sorta di onori.
Libro I:449 - 23, 2. Per quelli il capovolgimento riusciva insopportabile e, vedendo salire più in alto il figlio di una donna dagli oscuri natali, nel loro orgoglio di nobili non sapevano contenere lo sdegno, ma ad ogni affronto lo mettevano chiaramente in mostra; in tal modo essi diventavano di giorno in giorno più nemici,
Libro I:450 mentre Antipatro si cattivava le simpatie anche per le sue qualità, ed essendo molto abile nell'adulare il padre e intessendo varie calunnie contro i fratellastri, di cui alcune le insinuava egli stesso, altre le faceva diffondere dai suoi amici, giunse a far perdere a quelli ogni speranza di successione.
Libro I:451 E in realtà, sia nel testamento, sia negli atti pubblici, ormai il successore era lui, e come re fu inviato in ambasceria a Cesare con gli ornamenti e le altre insegne tranne il diadema. Col tempo poi riuscì a introdurre sua madre nel talamo di Mariamme. Facendo uso contro i fratellastri di due armi, l'adulazione e la calunnia, agiva subdolamente sul re per spingerlo all'eliminazione dei figli.
Libro I:452 - 23, 3. Uno dei due, Alessandro, il padre lo trascinò fino a Roma e lo accusò dinanzi a Cesare di aver tentato di avvelenarlo. Ma quello, avendo finalmente trovata la possibilità di esprimere francamente le sue lamentele, e un giudice più esperto di Antipatro e più assennato di Erode, sorvolò per riguardo sulle colpe del padre, ma parlò energicamente per difendersi dalle accuse mosse contro di lui.
Libro I:453 E dopo aver dimostrato che innocente era anche il fratello, esposto ai suoi stessi pericoli, concluse protestando contro la ribalderia di Antipatro e il disonore che su di loro si era abbattuto. Alla sua difesa diede efficacia, oltre che la coscienza netta, anche una vigorosa eloquenza; infatti era un parlatore abilissimo.
Libro I:454 E alla fine, concludendo che il padre poteva anche ucciderli se riteneva fondata l'accusa, intenerì tutti fino alle lacrime e commosse Cesare al punto che li assolse entrambi dalle accuse e subito li riconciliò con Erode. La riconciliazione avvenne a queste condizioni: i figli dovevano al padre assoluta obbedienza, il padre avrebbe lasciato il regno a chi voleva.
Libro I:455 - 23, 4. Dopo ciò, il re intraprese il viaggio di ritorno da Roma; apparentemente aveva messo da parte le accuse contro i figli, ma non aveva abbandonato i suoi sospetti; lo accompagnava infatti Antipatro, la causa dell'odio, il quale per altro non osava mettere in mostra apertamente la sua animosità per rispetto verso l'autore della riconciliazione.
Libro I:456 Quando poi Erode, costeggiando la Cilicia, approdò a Eleusa, Archelao lo ospitò amichevolmente, ringraziandolo per l'assoluzione del genero e compiacendosi per la riconciliazione, e difatti in precedenza aveva scritto ai suoi amici in Roma di assistere Alessandro nel processo; infine lo scortò fino a Zefirio e gli fece doni per un valore di trenta talenti.
Libro I:457 - 23, 5. Quando arrivò a Gerusalemme, Erode raccolse il popolo e, presentati i tre figli, si scusò della sua assenza e rese molte grazie a Dio e molte a Cesare, che aveva riportato l'ordine nella sua casa sconvolta e dato ai figli un bene maggiore del regno, la concordia.
Libro I:458 “Questa” aggiunse “io renderò più salda; Cesare infatti mi ha costituito signore dello stato e arbitro della successione, ed io gli renderò il contraccambio facendo nello stesso tempo il mio interesse. Proclamo dunque re questi tre miei figli, e prego per prima Dio, e poi anche voi, di ratificare il mio volere. A uno l'età, agli altri la nobiltà dei natali apre la via della successione, mentre la grandezza del regno è tale che basterebbe anche a un numero maggiore.
Libro I:459 Coloro dunque che Cesare unì, e a cui il loro padre concede l'investitura, voi rispettateli senza attribuire a loro onori immeritati né disuguali, ma a ciascuno secondo l'anzianità; infatti chi conferirà a qualcuno onori superiori a quelli spettanti per età,
Libro I:460 non lo rallegrerà tanto quanto affliggerà colui che avrà trascurato. Le persone che in qualità di parenti e amici dovranno essere al seguito di ciascuno le stabilirò io stesso e le renderò responsabili della concordia, ben sapendo che i dissapori e i contrasti nascono dalla malignità dei cortigiani, mentre se questi sono uomini dabbene, mantengono viva la comunità di affetti.
Libro I:461 A loro io chiedo, e non soltanto a loro, ma anche agli ufficiali del mio esercito, di riporre per il momento soltanto in me le speranze, perché non il regno io ora concedo ai miei figli, ma gli onori regali; essi godranno i vantaggi del potere, come sovrani, mentre a me rimarrà il peso del governo, anche se io non lo voglia.
Libro I:462 Ognuno di voi consideri, poi, la mia età, la mia condotta di vita, la mia pietà. Non sono proprio tanto vecchio da far pensare che da un momento all'altro non ci sarà più niente da fare, né dedito ai piaceri, che abbreviano la vita anche ai giovani, e la Divinità l'ho onorata sì da poter arrivare fino al termine estremo della vita.
Libro I:463 Chiunque si darà a lusingare i miei figli perché mi tolgano il potere, me ne pagherà il fio anche per loro; e non per invidia verso i miei figli io pongo un limite ai loro onori, ma perché so che l'adulazione avvia i giovani alla tracotanza.
Libro I:464 Se dunque ognuno di quelli che avvicineranno i miei figli rifletterà che, comportandosi a dovere, riceverà da me il contraccambio, mentre, se susciterà contrasti, le sue male arti non gli procureranno vantaggi nemmeno presso la persona corteggiata, io credo che tutti agiranno a mio favore, vale a dire a favore dei miei figli. Infatti è nel loro interesse che io regni, come è nel mio interesse che loro siano concordi.
Libro I:465 E voi, miei bravi figli, rimanete buoni fratelli, rispettando in primo luogo le sacre leggi della natura, che preservano gli affetti anche negli animali feroci, in secondo luogo Cesare, che vi ha riconciliati, in terzo luogo me, che vi rivolgo una preghiera, mentre vi potrei dare un ordine. Vi concedo fin d'ora la veste regia e onori regali; supplico anche Dio di reggere la mia deliberazione, se voi manterrete la concordia”.
Libro I:466 Dette queste parole, e abbracciati affettuosamente i figli ad uno ad uno, sciolse l'adunanza; e mentre alcuni univano i loro voti a quelli del re, altri, i desiderosi di rivolgimenti, facevano mostra di non averlo nemmeno sentito.
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