Isaac Asimov. L'Orlo della fondazione



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adesso mi segui per tradirmi una seconda. Non c'è nessun
~F altro che mi stia minacciando, in questo momento.
Compor disse, serio:--Piantala di fare la vittima, ami-

co. Tu non sei che un parafulmine. Sei stato spedito in


~' avanscoperta a cercare tracce dell'esistenza della Secon-

da Fondazione... ammesso che esista una cosa come la

Seconda Fondazione. Ho una discreta intuizione e non so-

lo quando si tratta di indovinare la direzione che prende-


t rà una nave entrando nell'iperspazio; sono sicuro che la
,` Branno intende usarti come esca. Se tenti di trovare la
E Seconda Fondazione, questa se ne renderà conto, prima o

poi, e cercherà di neutralizzarti. Così facendo, però, è fa-

cile che si tradisca e sveli la propria ubicazione. E quan-

do lo farà il sindaco Branno sarò pronto ad attaccarla.


--Peccáto che la tua famosa intuizione non si sia mes-

sa in moto quando la Branno ha progettato di farmi arre-

stare.
Compor arrossì e mormorò:--Sai che non funziona

sempre.
--E adesso ti dice che la Branno sta progettando di at-

taccare la Seconda Fondazione, eh? Non oserebbe mai at-

taccarla, invece.


--Io credo di sì. Ma non è questo il punto. Il punto è

che adesso la Branno ti sta usando come esca.


--E allora?
--E allora non cercare la Seconda Fondazione, per la

Galassia! Alla Branno non importerebbe niente se tu fossi

ucciso nel corso delle ricerche, ma a me importa la tua in-

columità. Me ne sento responsabile e ci tengo a che tu ri-

manga in vita.

--Sono commosso--disse Trevize in tono secco--ma

si dà il caso che al momento abbia un'altra missione da

compiere.


--Davvero?
--Pelorat e io stiamo cercando la Terra, il pianeta che

alcuni ritengono sia il luogo in cui ha avuto origine la

razza umana. E vero, Janov?
Pelorat annuì.--Sì, è una missione di natura squisita-

mente scientifica. Si tratta di un inleresse di vecchia da-

ta, per me.
Per un attimo Compor apparve smarrito.--Cercate la

Terra?--disse poi.--Ma per quale motivo?


--Per studiarla--disse Pelorat.--E il mondo su cui

gli esseri umani si sono evoluti, probabilmente da forme

di vita inferiori. Negli altri pianeti invece questa evolu-

zione non c'è stata; c'è stata solo una colonizzazione da

parte di esseri umani già civilizzati. La Terra, insomma,

è un esemplare unico, e quindi interessante da analizza-

re.
--Ed è anche un mondo dove forse posso imparare di

più sulla Seconda Fondazione--disse Trevize.--Dico

forse, bada bene.
--Ma la Terra non esiste--disse Compor.--Non lo sa-

pevate?
--Ah, la Terra non esiste?--disse Pelorat, che aveva

assunto l'espressione vacua di quando si preparava a un'

accanita discussione.--Intendete dire che non è mai esi-

stito il pianeta su cui la specie umana si è evoluta?
--Oh, no, il pianeta d'origine è esistito, naturalmente,

questo è fuori discussione. Non esiste più adesso. Non c'è

più UnR Terra abitata. La popolazione è scomparsa.
Pelorat disse, impassibile:--Ci sono leggende che...
--Scusate un attimo, Janov--disse Trevize, interrom-

pendolo.--Come fai a sapere queste cose, Compor?


--Come sarebbe a dire? Lo so per via delle mie ascen-

denze, naturalmente. I miei antenati provenivano dal

Settore Sirio, se mi è consentito ripeterlo senza annoiarti.

Là si sa tutto sulla Terra perché essa fa parte di quel set-

tore, il che signitica che non appartiene alla Federazione

della Fondazione. Per questo, credo, su Terminus la snob-

bano. Però resta il fatto che si trova là.
--Sì, questa è una delle ipotesi--disse Pelorat--la

cosiddetta «Alternativa Sirio« godeva di una grande po-

polarità, all'epoca dell'Impero.
F`
F.7 --Non si tratta di un'alternativa, ma di un fatto--dis-

tr se Compor con foga.


k --E se vi dicessi che più di un pianeta della Galassia è,

1~' o era, chiamato Terra dalle popolazioni abitanti nei suoi

~` dintorni stellari?--disse Pelorat.
--Ma quello che dico io è il pianeta vero--replicò

~ Munn Li Compor.--Il Settore Sirio è quello abitato da

r più lunga data. Lo sanno tutti.
--Sì, questo è quanto sostengono i siriani--disse Pelo-

~` rat, impassibile.


Compor appariva frustrato.--Vi assicuro che...
--Dicci cos'è successo alla Terra--lo interruppe Tre-
,~ vize.--Come mai non è più abitata?
--Per via della radioattività. L'intera superficie plane-

taria è radioattivata a causa di reazioni nucleari che sfug-


L girono al controllo, oppure di esplosioni nucleari, non so

bene... In una parola, la vita non è più possibile, sul pia-


l~ neta.
I tre si guardarono l'un l'altro per un po'. Alla fine

Compor ritenne opportuno ribadire la sua opinione.--


t Non esiste la Terra come mondo abitato, ve l'assicuro--

disse.--Non ha senso mettersi a cercarla.


Una volta tanto, la faccia di Janov Pelorat non era ine-

spressiva. Non che vi si leggesse qualche passione, o una

delle emozioni più trepide. Vi si leggeva solo una sorta di

fiera intensità, che invadeva ogni più piccola parte del

volto e che era data dal restringersi degli occhi.
Con tono di voce in cui non si avvertiva minimamente

il consueto approccio conciliante, lo studioso disse:--E

come le sapete, voi, queste cose?
--Ve l'ho già detto--disse Compor.--Per via delle

mie ascendenze.


--Non diciamo sciocchezze, giovanotto. Siete un consi-

gliere. Ciò significa che dovete essere nato su uno dei pia-

neti della Federazione. E infatti mi pare che prima ab~ia-

te detto di essere originario di Smyrno.


--Esatto.
--E allora di che ascendenze mi parlate? Non vorrete

mica darmi a intendere di possedere geni siriani che vi

danno una conoscenza innata dei miti siriani riguardanti

la Terra, vero?

--No. No, naturalmente--disse Compor, colto di sor- ~2

presa.
--Allora che cos'è che intendete dire con la storia delle

ascendenze?
Compor restb un attimo in silenzio, come per raccoglie-

re le idee.--La mia famiglia possiede antichi libri di sto- ~'

ria siriana--disse poi.--La mia è un'eredità esterna,

non interna. Di queste cose non parliamo con gli estranei,

specie se desideriamo avanzare nella carriera politica.

Trevize sembra credere che io pensi solo alla carriera, ma

non vi parlerei di un simile argomento se non vi conside-

rassi amici.


C'era una traccia di amarezza nella sua voce.--In teo-

ria--continuò--tutti i cittadini della Fondazione sono

uguali, ma quelli provenienti dai mondi più antichi della

Federazione sono più uguali di quelli provenienti dai me-

no antichi, e quelli che traggono la loro origine dai piane-

ti estranei alla Federazione sono i meno uguali di tutti.

Ma non importa. A parte il discorso dei libri, una volta ho

visitato i mondi colonizzati per primi. Trevize... ehi, dove

vai?
Trevize si era diretto verso un angolo della sala e si era

messo a guardare da una finestra triangolare, concepita

così per lasciar vedere all'osservatore più cielo che città e

per esaltare in lui più le esigenze interiori che quelle

mondane. Si alzò in punta di piedi per vedere rneglio sot-

to, poi ritornò dagli altri due attraversando la sala vuota.


--Ha una struttura interessante quella finestra--dis-

se.--Mi hai chiamato, consigliere?


--Sì. Ti ricordi il giro che feci dopo la laurea?
--Me lo ricordo benissimo. Eravamo amici per la pelle,

allora. La nostra era una Fondazione; noi ne eravamo gli

unici membri, legati da una fiducia reciproca assoluta

che ci faceva da scudo contro il resto del mondo. Tu parti-

sti per il tuo viaggio, io entrai in Marina, traboccante di

patriottismo. Per qualche motivo non mi andava di fare

quel giro con te; un qualche istinto mi disse di non farlo.

Peccato che questo istinto non mi sia rimasto, in seguito.


Compor non raccolse la provocazione.--Visitai Com-

porellon, disse.--Nella mia famiglia si è sempre detto

che i nostri avi venivano di là, almeno il ramo di mio pa-

dre. Ai vecchi tempi i miei antenati governavano Compo

rellon, prima che l'Impero li assorbisse; il mio nome, o al-

meno così si dice nella mia famiglia, viene appunto da


r ianeta. La stella intorno a cui gira Comporellon ha

"~ un nome anlico e assai poetico: Epsilon Eridani.

~ --Che cosa significa?--chiese Pelorat.
F Compor scosse la testa.--Non so, non credo che abbia

P alcun significato. E solo un nome che deriva dalla tradi-

!,'" zione. Là la tradizione è molto importante perché è un

l' mondo antico. Hanno una documentazione minuziosa ed

esauriente sulla storia della Terra ma nessuno ne parla

~: molto. Sono superstiziosi. ~)gni voita che menzionano la


Lr Terra, alzano le mani incrociando l'indice e il medio. E

un gesto fatto per tenere lontana la sventura.


--Avete raccontato a nessuno questo fatto, quando sie-

te tornato?


--No, naturalmente. A chi poteva interessare? Non

avevo alcuna intenzione di costringere la gente ad ascol-

tare una storia del genere. Figuriamoci! Avevo una carrie-

ra politica davanti a me, e l'ultima cosa che volevo era

mettere l'accento sulle mie origini straniere.
~i --E il satellite?--disse Pelorat, brusco.--Provate un

po a descrivermi il satellite della Terra.


Compor apparvé sbalordito.--Non ne so niente.
--Ne ha uno?
t' --Non ricordo di avere mai letto o sentito dire che ab-

bia un satellite. Ma sono sicuro che se consulterete i do-

cumenti che ci sono su Comporellon, avrete la risposta.
--Ma voi non ne sapete nulla?
--No, del satellite no. O almeno non ricordo pI~oprio.
--Uhm. E come ha fatto la Terra a diventare radioatti-

va?
Compor scosse la testa e rimase zitto.


--Pensateci bene--disse Pelorat.--Ne avrete pur sen-

tito parlare.


--Il viaggio lo feci sette anni fa, professore. Allora non

sapevo che un giorno mi avreste rivolto qùeste domande.

Mi pare che ci fosse una specie di leggenda, che loro con-

sideravano storia...


--Che leggenda?
I --Una leggenda che raccontava come la Terra, un
~ mondo radioattivo boicottato e maltrattato dall'Impero e
E con una popolazione sempre più scarsa, si accingesse in

qualche modo a distruggere l'Impero stesso.


--Un mondo in decadimento che si accinge a distrug-

gere l'Impero?--disse Trevize, intervenendo nella con-

versazione.

--Ho detto che si tratta di una leggenda--si scusb

Compor.--Non ricordo i dettagli. So che nella storia c'

entrava Bel Arvadan.


--Chi è?
--Un personaggio storico, ho controllato nei documen-

ti. Era un archeologo fedele alla Galassia, vissuto ai primi

tempi dell'Impero. Sosteneva che la Terra si trovava nel

Settore Sirio.


--L'ho sentito nominare--disse Pelorat.
--Su Comporellon è considerato un eroe popolare.

Sentite, se volete sapere tutte queste cose, andate su

Comporellon. Non ha senso che stiate qui a ciondolare.
--In che modo la Terra avrebbe potuto distruggere l'

Impero?--chiese Pelorat.


--Non lo so--disse Compor, con tono leggermente in-

fastidito.


--C'entravano in qualche modo le radiazioni?
--Non lo so. Certe storie parlano di un espansore men-

tale messo a punto sulla Terra. Un sinapsificatore, o qual-

cosa del genere.
--E questo aggeggio sarebbe stato in grado di creare

supermenti?--chiese Pelorat con tono diQassoluta incre-

dulità.
--No, non penso. Da quanto ne so non funzionava. La

gente diventava più intelligente, però moriva giovane.


--Si tratta probabilmente di una leggenda con scopi di

edificazione morale--disse Trevize.--Se si vuole trop-

po, si perde anche ciò che si ha...
Pelorat si rivolse a Trevize con aria infastidita.--Che

ne sapete, voi, di leggende edificanti?


Trevize alzò le sopracciglia.--Non sarò molto forte nel

vostro campo, Janov, ma questo non significa che sia

completamente ignorante.
--Ricordate altro a proposito del sinapsiflcatore, con-

sigliere Compor?--domandò Pelorat.


--Niente, e n`on intendo sottostare ulteriormente a

questo interrogatorio. Sentite, vi ho seguito dietro ordine

del sindaco. Non rni è stato ordinato di avvicinarvi e par-

larvi. L'ho fatto solo per avvertirvi che eravate seguiti e

per dire a te, Trevize, che la Branno ti sta usando come

esca per i suoi fini, quali che siano. Non avrei dovuto di-

scutere di nient'altro con te, ma mi hai sorpreso tirando

fuori d'un tratto l'argomento Terra. In ogni modo lascia

che ti ripeta che Bel Arvadan, il sinapsificatore e tutto il
-
resto, se mai sono esistiti, non hanno più nulla a chc vc-

dere col presente. La Terra è un mondo morto, te lo ripeto

per l'ennesima volta. Ti consiglio di andare su Comporel-

ion, dove saprai tutto quello che vuoi saperc. Vai via di

qui, e in fretta.
E naturalmente tu, ligio, riferirai al sindaco che sia-

~ mo diretti su Comporellon e ci seguirai per assicurarti


L che così sia veramente. Ma forse il sindaco lo sa già. Im-

magino che ti abbia dato precise istruzioni, che ti abbia

fatto imparare a memoria le cose che ci hai appena detto.
' E lei, è la Branno che ci vuole su Comporellon per i suoi

scopi, vero?


Compor impallidì. Si alzò in piedi e per poco non bal-

bettò, nel tentativo di controllare il tono di voce.--Ho


~ cercato di spiegarti le mie ragioni. Ho cercato di render-
E mi utile. Non avrei dovuto nemmeno provare. Per me

puoi anche andare a buttarti in un buco nero, Trevize.


Girò sui tacchi e si allontanò in fretta, senza voltarsi in-

dietro.
Abbastanza sconcertato, Pelorat disse:--Siete stato

poco diplomatico, Golan, amico mio. Avrei potuto tirar-
~' gli fuori altre notizie...
--No--disse Trevize, serio.--Non gli avreste tirato
!~ fuori niente che non fosse già disposto a farvi sapere. Ja-

nov, non avete idea di che razza d'uomo sia Compor. E fi-

no a oggi, nemmeno io avevo idea`di chi fosse veramente.
45
Pelorat aveva paura di disturbare Trevize, che sedeva im-
mobile, assorto nei suoi pensieri.
Alla fine però si decise a parlare.--Dobbiamo starcenc

seduti qui tutta la sera, Golan?


Trevize trasalì.--No, Janov, avete perfettamente ra-

gione. Staremo molto meglio in mezzo alla gente. Venite!


Pelorat si alzò.--Gente ne troveremo poca--disse.--

Compor ha detto che oggi è un giorno dedicato alla medi-

tazione, se ho capito bene.
--Ha detto così? Per la strada, venendo qui, abbiamo

incontrato traffico?


--Sì, abbastanza.
F _ A me sembra che fosse parecchio. E quando siamo

entrati in città, I'abbiamo trovata deserta?


--No, non particolarmente. Però dovete ammettere

che questo centro turistico è ben poco frequentato.


Sì, me ne sono accorlo. Ma andiamo adesso, Janov.

Ho fame. Ci sarà pure qualche posto dove si mangia; pos-

siamo permettercene uno buono. rn ogni caso, uno dove

si mangino specialità sayshelliane lo troveremo sicuro. E

se ci perderemo d'animo potremo sempre cavarcela con i

tipici menu galattici. Venite, una volta che saremo in un

ambiente sicuro, vi dirò la mia opinione sull'accaduto.
46
Trevize si appoggiò allo schienale della sedia con animo

piacevolmente rinfrancato. Il ristorante non era caro, al- I

meno secondo gli standard di Terminus, ma era sicura-

mente insolito. Era riscaldato in parte da un fuoco allo

stato libero, sopra il quale veniva cotto il cibo. La carne

che veniva servita in piccolissime porzioni ed era accom-

pagnata da varie salse piccanti, andava raccolta con le

dita. Per evitare di scottarsi e di ungersi, i clienti usava-

no, per prendere il cibo, foglie verdi, fredde e umide al

tatto e che sapevano vagamente di menta.


Per ciascun pezzetto di carne ci si serviva di una foglia

intera, che andava mangiata anch'essa. Il cameriere ave-

va spiegato con cura come si svolgeva l'operazione. Abi-

tuato chiaramente a clienti di altri pianeti, aveva sorriso

con aria paterna quando Trevize e Pelorat avevano rac-

colto con cautela i pezzetti di carne bollente, e aveva con-

templato con gioia il sollievo mostrato dai due clienti

quando questi avevano scoperto che le foglie impedivano

alle dita di scottarsi e raffreddavano anche la carne men-

tre si masticava.


--Deliziosa!--disse Trevize, e alla fine ordinò una se-

conda porzione. Pelorat fece altrettanto.


Poi indugiarono sopra un dolce soffice e per nulla stuc-

chevole, e su una tazza di caffè che aveva il sapore amaro-

gnolo dello zucchero caramellato. Scossero la testa per-

plessi e vi aggiunsero un po' di sciroppo, al che fu il ca-

meriere a scuotere la testa perplesso.
--Allora, qual è la vostra opinione su quanto è accadu-

to al centro turistico?--disse Pelorat.


--Intendete dire con Compor?
--Perché, abbiamo per caso discusso con qualcun al-

tro?
Trevize si guardò intorno. Si trovavano in un séparé~


F~
che conséntiva loro di mantenere una privacy discreta

~' anche se limitata. Il ristorante però era affollato, e il bru-

e' Si0 di fondo offriva un'ottima copertura.
--Non è strano che ci abbia seguito fin qui?--disse

Trevize.
Ha detto di avere una particolare intuizione, riesce

~!' perfino a indovinare la direzione che sta per prendere

F una nave che entra nell'iperspazio.


~i --Sì, all'università era campione di inseguimento nell'

iperspazio, e fino a oggi questo non mi era mai parso stra-

no. In effetti, si può capire dove uno è diretto da come si

prepara per il Balzo, basta avere riflessi pronti e una buo-

na esperienza. Ma come si può pensare che uno possa in-

i tuire la dina{nica di una serie di Balzi? Ci si può prepara-

re solo per il primo; è il computer che programma tutti

gli altri. L'inseguitore può indovinare quindi la prima


~ tappa, ma per quale magia potrà mai indovinare cosa ha

r progettato il computer?


--Però Compor l'ha fatto, Golan.
--Sì, certo--disse Trevize--e questo gli poteva riu-
F scire solo in un caso: nel caso che sapesse già dove sarem-

mo andati. Che lo sapesse, non che ci arrivasse con il ra-


,~ gionamento o I'intuizione.
--Ma è assolutamente impossibile--disse Pelorat, do-

po avere riflettuto.--Come poteva saperlo? Abbiamo

scelto la nostra destinazione solo dopo essere saliti a bor-
: do della Far Star.
--Lo so. E che cosa ne dite di questa «giornata della

meditazione«?


--Compor non ci ha mentito. Il fatto ci è stato confer-

mato dal cameriere.


--Sì, perb il cameriere ci ha anche spiegato perché il

ristorante non fosse chiuso. Saysheu City non è la brughie-

ra. Qui non chiudiamo ha detto. In altre parole, la gente

medita, sì, ma non nelie città grandi, dove è smaliziata e

non devota come nei paesi. Ecco perché c'è traffico e c'è

folla. Meno trafflco e meno folla degli altri giorni, forse.

Ma l'ambiente è sempre vivace.
--Però non è entrato nessuno al centro turistico, a par-

te noi. L'avete notato, Golan?


--Sì. A un certo punto sono anche andato a guardare

fuori dalla finestra per vedere com'era la situazione nel

resto della città, e ho constatato che nelle strade del cen-

tro il movimento era più che discreto. Eppure lì dov'era-

vamo noi non è entrato nessuno. La giornata della medi-

tazione ha fornito un'ottima copertura. Certo, non ci sa-

rebbe parsa strana tutta la privacy che ci è stata elargita

se io avessi deciso di fidarmi di quel figlio di due stranie-


--Allora che conclusioni si possono trarre da questa

storia?--disse Pelorat.


--Conclusioni semplici, Janov. Compor conosce la no-

stra meta un attimo dopo che l'abbiamo scelta, anche se

ci troviamo su astronavi diverse. E se vuole parlare in

santa pace con le persone con cui deve parlare, riesce an-

che a far restare vuoto un edificio aperto al pubblico.
--Non vorrete farmi crcdere che sa compiere i miraco-

li?
--Certo. Può ben compierli se è un agente della Secon-

da Fondazione ed è in grado di controllare le menti e di

leggere in esse anche quando si trovano su astronavi lon-

tane. E uno che può passare da una stazione di dogana in

un attimo, atterrare gravitazionalmente senza incorrere

nelle ire delle pattuglie di conflne che lo hanno visto infi-

schiarsene dei fasci direzionali, influenzare la mente del-

le persone così da indurle a non entrare in un certo edifi-

cio, è molto facile che sia un agente della Seconda Fonda-


zione.
«Per tutte le stelle--continuò Trevize, senza nasconde-

re la rabbia--se penso al passato, capisco tante cose. Ri-

cordo che all'epoca del suo viaggio io non desideravo an-

dare con lui. Forse influenzò la mia mente perché non lo

seguissi. Doveva partire solo, evidentemente. Per andare

dove, in realtà?«


Pelorat scostò i piatti come se volesse fare spazio intor-

no a sé per pensare più ;iberamente. Quel gesto fece scat-

tare il robocameriere, un tavolo semovente che si avvici-

nò loro e aspetta che gli posassero sopra i piatti sporchi.


Quando I operazione fu terminata, Pelorat disse:--Ma

è assurdo. Niente di ciò che è successo richiede una spie-

gazione che non sia naturale. Se uno si mette in testa che

qualcuno controlli gli avvenimenti, finisce per interpre-

tarc tutto quanto alla luce di questa convinzione e per

dubitare di ogni cosa. Su, amico, non avete nessuna pro-

va, si tratta soltanto di un'idea. Non fatevi prendere dalla
paranoia.
--Non intendo nemmeno farmi prendere dall'ottimi-

smo in~enuo.


F
~ --Be', esaminiamo un po' la faccenda con gli strumen-

ti della logica. Supponiamo che Compor sia davvero un

agente della Seconda Fondazione. Perché allora avrebbe

corso il rischio di sollevare i nostri sospetti mantenendo

vuoto il centro turistico? In fondo, non ha detto niente di

così importante da non poter essere sentito da estranei.

Tanto più che gli estranei che fossero entrati sarebbero

stati certo maggiormente interessati ai fatti loro che ai

nostri.
--E facile rispondere alla vostra obiezione, Janov.

Compor doveva tenere le nostre menti sotto stretta osser-

vazione e l'interferenza di altre menti sarebbe stata dele-

tcria. Non voleva rumore di fondo, confusione.


--E una spiegazione arbitraria, Golan. Che cosa c'era

di tanto importante nella conversazione che abbiamo

avuto? E assai più ragionevole pensare che ci abbia avvi-

cinato solo per spiegare quello che aveva fatto, per scu-


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