Liber chronicus parr. Ia di vedeseta


Quadri e rarità - Titolare, addobbi, e paramenti - Campanile, concerto di campane, e orologio - Casa parrocchiale e prebenda



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Quadri e rarità - Titolare, addobbi, e paramenti - Campanile, concerto di campane, e orologio - Casa parrocchiale e prebenda
Quadri

Quadri e rarità. - Dei quadri antichi trasportati dall’antica Chiesa demolita, si vede un Crocefisso di penello romano non ingrato,97 più grande del naturale, questo è posto sopra il confessionale di sinistra, in faccia ad esso vi è il quadro in tela rappresentante S. Carlo orante avanti il Santo [volto?] del divin Redentore che è sopra l'altro confessionale a destra,98 l’altro quadro è il sopradescritto raffigurante S. Rocco, S. Sebastiano e S. Defendente sul suo altare a sinistra,99 vi era anche quello di S. Giovanni Battista, in atto di amministrare il battesimo al divin Salvatore sulle rive del fiume Giordano da buona mano dipinto, è il migliore della Chiesa già dono del prenominato Sacerdote Arrigoni, ora è collocato nel [83] coro del vicino Oratorio,100 esso era prima posto sopra il battistero ora è sostituito nel medesimo luogo da un altro di produzione della odierna società oleografica raffigurante il medesimo soggetto con cornice dorata, un altro rappresentante la B. V. di Loreto che ora trovasi in sagristia sopra il confessionale verso monte, un altro figurante la B. V. col Bambino che è copia romana di grandezza quasi al naturale, che era prima posto sopra la porta maggiore ora è collocato nella stessa sagristia sopra il confessionale verso ponente, essendovi sopra la porta maggiore costrutto l’organo.

Un altro raffigurante S. Catterina V. M. questo credesi sia consumato per vetustà. Eranvi nella vecchia Chiesa diversi capi d’argento, come lampade, croci, calici ecc., una mano rapace ne tolse la miglior parte di cui se ne ignora il rispettivo peso, rimanendovi ben pochi oggetti di tal materia, salvati e nascosti alla surriferita voracità e procurati da individui diversi dimoranti in Roma. Vi è pure un bel baldacchino di damasco rosso, con figure a fili d’oro fatte coll’ago rappresentanti i SS.ti Bartolomeo Apostolo e Antonio Abbate e nel mezzo del suo interno una colomba a fili d’argento con raggi di qualche valore.

Aveva pure lo stendardo per le processioni di penello romano raffigurante da una parte [84] la B. V. con S. Domenico e S. Chiara dall’altra la stessa B. V. con S. Antonio e S. Bartolomeo da buona mano dipinti già consunto e logoro per vecchiezza, gli fu sostituito un altro di stile moderno sia nella pittura come nel fregio intorno a fondo bianco e ricamo in oro, rappresentante la B. V. con S. Domenico e S. Chiara, questo unitamente a due lampade inargentate fu dono del Sacerdote D. Francesco Arrigoni di Vedeseta Parroco di Lissone presso Monza ove morì nell’anno 1867.

Oltre i suindicati quadri si annoverano i seguenti: nella sagristia ce n’è uno rappresentante S. Giovanni Battista e un altro S. Michele101 in atto di debellare il demonio infernale, questi sono da buona mano dipinti in tela; in Chiesa vi si vedono quelli di produzione dell’odierna Società oleografica copiati da buone opere quali sono: i S. Cuori di Gesù e di Maria situati sui piloni di fianco all’altar maggiore, la nascita di Gesù Bambino e il Buon Pastore nel presbitero, un’altra copia dei medesimi S. Cuori di altri autori in formato un po’ più piccolo, un S. Carlo, un Ecce Homo e una Vergine addolorata ed altri di alquanto più piccolo formato rappresentanti soggetti diversi oltre quelli rappresentanti la Via Crucis provvisti nell’anno 1887 dalla Ditta Bertarelli di Milano. Dono del Parroco Artusi

Fra gli arredi sacri si annovera una pianeta di vellu[85]to cremisi rosso, con crociera di tela d’oro larga oncie 6 su cui sono effigiati coll’ago gli Apostoli, i quattro animali veduti dal profeta Daniele, e segnatamente i due Santi Patroni della Parrocchia Antonio e Bartolomeo con molta eleganza e simmetria, che unitamente all’oro e all’antichità concorrono a renderla più preziosa, questa finora viene usata in certe solennità in cui usasi il colore rosso.


Titolare della Chiesa

Titolare, addobbi e paramenti. - Il Titolare di questa Parrocchia sia dell’antica Chiesa, come dell’attuale è S. Antonio Abbate, la cui festa ricorre il giorno 17= diciassette del mese di gennaio di ogni anno, come esiste nella Scrittura contenente gli accordi e convenzioni fatte dagli uomini del Comune di Vedeseta col Rev. Parroco D. Carlo Francesco Invernizzi allora istituitosi in data del giorno 29 di novembre dell’anno 1751, al n. 7. Era tenuto il Rev. sig. Parroco a solennizzare tale festa coll’intervento di tutti i reverendi Cappellani della Parrocchia, atteso il numero grande dei sacerdoti che allora vi erano e varii ce n’erano in Parrocchia, forse senza bisogno di chiamarne altri della Vallata, ma in progresso di tempo diminuitosi il numero di essi, o per altre particolari ragioni vennero invitati anche quelli della Valle come usasi pure oggidì.


Cambiamento fatto sotto il P. Artusi nel 1878 Fino all’anno 1878 [86] tale solennità facevasi nella terza domenica di gennaio, in cui ricorre d’ordinario la festa del SS.mo Nome di Gesù, in qualunque giorno cadesse, ma dal tale anno in poi si prese a farla in quel giorno che cade la festa del Santo.102 Tale solennità come da antica consuetudine è ad esclusivo carico del Rev. sig.r Parroco pro tempore.

Nell’anno 1876 vennero provvisti e fatti i paramenti che adornano la Chiesa Parrocchiale per le principali solennità dell’anno, per iniziativa del Parroco Artusi,103 e con offerte della popolazione, essi sono di damasco rosso guarniti con bordi dorati, e servono a decorare le arcate del coro, tutt’intorno il cornicione, le lesene, il pulpito dell’omelia e dei panegirici, e la cattedra della dottrina cristiana, per porre in opera tali paramenti vennero costrutte le due summentovate scale a mano rizzate in piedi a lato della porta laterale a destra, con questi paramenti venne decorata per la prima volta nell’occasione del solenne ingresso, e della presa di possesso dell’attuale Parroco D. Carlo Artusi di Primaluna in Valsassina, che fu nel giorno 30 di luglio, cadendo esso nell’ultima domenica di detto mese del medesimo anno. Furono poste in quello stesso anno lateralmente le tendine all’altar maggiore con relativa cornice che prima non c’erano, e provviste anche n. 12 palme di fiori artificiali con analoghi vasi per ornamento degli altari.

[87] Fra i paramenti destinati al divin culto, si annoverano: un piviale ed una pianeta di damasco a giardino104 con tessitura a fili d’oro e d’argento nella maggior parte dei fiori stessi di molta bellezza e valore, stati già comprati in compenso di trafugamento di legne comunali, da uno speculatore comunista a ciò condannato dai restanti, convenzione molto minore al merito della cosa, anzi solo infame contrassegno della voracità del rapitore, né mai compenso del danno, e contrassegno pure della bonarietà e trascuraggine connaturale nei comunisti per il proprio interesse. Vennero pure lasciate dal prelodato D. Paolo Arrigoni quattro pianete delle quali la prima di seta a fondo bianco, con fiorami a fili d’oro di mezzo rilievo di stile antico, la seconda di seta a giardino, intessuta pure a fili d’oro, queste sono distintamente di molto prezzo, le altre due l'una di damasco nero con fornitù105 d’oro e l’altra di seta a giardino di non spregievole figura, queste due ultime ora sono logorate e consumate, e più non si usano, e sostituite da altre in seguito provviste.

Tutte quattro le summentovate pianete erano di sua proprietà, già state acquistate nei tempi della soppressione delle Chiese e Monasteri in Italia, a questa Parrocchiale pervenute in forza di suo testamento in data del giorno 19 marzo 1819, nel quale pure lasciò che della sua facoltà si facesse dipingere il sullodato quadro del Titolare [88] nella prenominata lacuna di mezzo del coro, e gli altri due laterali rappresentanti il primo S. Ambrogio in abito pontificale nell’atto di amministrare il Battesimo a S. Agostino, e il secondo lo svenimento della regina Ester al cospetto del suo sposo il re Assuero: furono dipinti a spese della Fabbriceria dallo stesso pittore Morali in un coi quindici Misteri del rosario.

Oltre al suddescritto piviale a giardino, vi sono anche due tunicelle con stola e manipoli di seta a fondo bianco e a giardino, che in certo modo accompagnano la suddetta pianeta a mezzo rilievo, nell’anno 1893 venne provvisto un piviale nuovo a fondo bianco con fiori sparsi, restando così press'a poco completo il paramento bianco solenne. Vi è il paramento di damasco verde, con pianeta e tonicelle che si usa nel giorno della festa del Santo Titolare, esso è antico, e non si sa in quale epoca fosse provvisto, ben a ragione potrebbesi credere che tale paramento siasi provvisto poco dopo il trasferimento della sede Parrocchiale dalla Chiesa di S. Bartolomeo, all’antica Chiesa demolita, sotto la stessa invocazione passata poi subito in questa attuale Chiesa, nell’anno 1894 venne provvisto il piviale pure di damasco verde, e nel 1896 il velo omerale, ossia continenza, e quello del tabernacolo dello stesso colore, così resta tutto completo il suddescritto paramento per la circostanza della festa del Santo [89] Titolare, di più vi è anche la stola per il panegirista a fondo verde ed a fiorami, che si ignora quando fu provvista, come pure altre stole di vario colore per i predicatori.

Vi è pure il paramento di damasco nero con fornitù in bordi d’argento tutto completo, che usasi nei funerali ed uffici solenni da requiem, nell’anno 1894 venne provvista la coltre mortuaria di velluto di seta e ricamata in oro, con figure dipinte ad olio dalla Ditta Martini di Milano a spese della Confraternita del SS.mo Sacramento, per la somma di £ 620 portante la iscrizione "Confraternita di Vedeseta anno 1894".

Nell’anno 1888 venne provvisto dalla Ditta Marelli di Bergamo una nuova veste di seta rossa e ricamata in oro per la statua della B. V., che le si indossa nell’occasione della festa del Rosario, per la somma di circa £ 400, al cui compimento fu provvisto dalla Ditta Martini di Milano il bel manto di seta color celeste e ricamato in oro, e nel rovescio in colore bianco stellato, ciò fu nell’anno 1895.

Nell’anno 1897 venne provvisto un piviale color violaceo per la Chiesa di S. Bartolomeo, da usarsi nel tempo della quaresima, tenendosi ivi il quaresimale giusta un pio lascito che in altro luogo verrà accennato e il paramento rosso solenne di seta ricamato in oro tutto completo con rela[90]tivo velo per il tabernacolo per le funzioni delle Sante 40’ore, servibile anche per le altre feste solenni in cui usasi il color rosso, come nella festa della Circoncisione, nelle feste di Pentecoste, e del Corpus Domini, desso fu procurato col ricavo della raccolta delle uova delle domeniche, e costa £ 383, e centesimi ... dalla Ditta Morera di Novara in Piemonte, oltre questi apparati vi sono altre pianete e piviali usuali di vario colore, che per brevità si omettono, e si usano d’ordinario nelle consuete funzioni.


Campanile parrocchiale

Campanile, concerto di campane, ed orologio. - Davanti alla porta maggiore alla Chiesa parrocchiale vi è un grande e capace piazzale, il quale servì in parte di area della Chiesa demolita, e lontano un tiro di pietra vedesi il campanile situato verso tramontana nella sua antica posizione, esso è di figura quadrangolare regolare della larghezza esterna di met. 4,70, interna di met. 2 e dell’altezza di met. 25, e fu costruito circa l’anno 1585, colle pietre quadrate e martellate, estratte dalla Torre detta d’Orlando, da certo Orlando Arrigoni,106 descritta nell’opera più volte accennata "Cenni ed osservazioni sulla Valle Taleggio", dell’autore Locatelli Gius.e a pagina 141, la cupola piramidale era coperta di rame, di cui si ignora il peso, venne rifatta tale cupola nell’anno 1774, per tale scopo furono provviste quattrocento libbre107 grosse di nuovo stadera di Bergamo, e [91] furono spese £ 591,11 soldi di Milano, nel rimettere di nuovo il legname occorrente, e relativa copertura di lastre di rame colla vernice e ferri bisognevoli, venne speso £ 1390 moneta di Bergamo, colla fusione del vecchio rame, e del nuovo insieme già provvisto, per formare nuove lastre, in tutto ammontarono alla somma di milanesi £ 1510, pari a italiane £ 1011,70 della moneta d’oggi, questo rame venne levato e venduto nel 1809 per soddisfare in parte al debito incontrato nella fabbrica della nuova Chiesa, e fu sostituito il tetto a piode conservando la sua primitiva forma piramidale, le finestre del campanile sono terminate da archi semiovali.

Vi furono prima collocate due campanaccie di sgradevole suono, queste furono rifuse nell’anno 1752 e con nuovo metallo venne costrutto un nuovo concerto di tre nuove campane che non riescirono disgradevoli, e ricollocate sulla torre dello stesso campanile e servirono mirabilmente per oltre settant’anni, finché nell’anno 1825, come è tradizione dei vecchi del paese, furono levate e venne provvisto dalla Ditta Bizzozzero di Varese nella provincia di Como, un nuovo concerto di cinque campane, che suonano meravigliosamente bene, e credesi sia il primo concerto di cinque campane che siasi introdotto in questa Vallata. Se la torre del campanile fosse disgiunta dal vicino monte, il suono delle campane potrebbesi sentire anche nelle frazioni.

Orologio

[92] Nell’anno 1751 venne posto sulla torre del campanile l'orologio lasciato alla comunità dal fu reverendo sig.r Parroco D. Giov. Pietro Locatelli, il quale venne poi fatto rifare e ingrandire dal fu Rev. D. Teodoro Arrigoni Ruschetti, il quale di tutta la spesa fece un grazioso dono alla comunità con suo testamento in data del giorno 21 marzo 1757 in atti del fu D.r Antonio Arrigoni Notaio (V. Mem. Gior. M.a Arr.i), desso orologio come era in quei tempi costume in Italia, era all’italiana contando le ventiquattro ore all’Ave Maria della sera, e servì per più di cento anni, finché nell’anno 1869 venne cambiato a spese del Comune, e messovi un altro nuovo secondo l’odierno costume detto europeo.


Casa parrocchiale

Casa parrocchiale e prebenda. - Dal lato orientale di ingresso della Chiesa, vi è la casa di abitazione del Parroco, stata ampliata nel 1710 dalle largizioni del più volte nominato Parroco Giov.i Pietro Locatelli: essa è composta di otto stanze oltre la cantina sotterranea, e ha alla sommità del tetto su analogo capitello una campanella collocatavi dallo stesso benefattore, coll’obbligo al Parroco pro tempore, di dare con essa un segno ad un’ora circa di notte, acciò con questo i fedeli recitino alcune orazioni in suffragio dei trapassati, con la ricognizione per tale incomodo del frutto di un piccolo capitale. Ora l’interesse di questo capitale, da molti anni non è più pagato al Parroco, sebbe[93]ne esso mantenga la consuetudine di suonarla. Oltre a questa ha anche un’altra piccola e rustica casa vicina, composta di tre stanze a suo beneplacito, a cui dalla stessa parte le è annesso un orto a favore dello stesso.


Prebenda parrocchiale

Il Parroco aveva l’annua entrata di £ 520 moneta di Milano prodotta da prò108 sopra capitali investiti, e pochi tratti di terreno ossia fondi affittati, dandole il governo il compimento alla concorrenza di £ 500 italiane descritte nella prelodata opera "Cen.i ed osser.i sulla Valle Taleggio" (s’intende sotto i cessati Governi Cisalpino ecc.). Aveva diversi altri emolumenti, come un fasso di fieno,109 che ogni famiglia possidente doveva dargli per la recita del passio, così pure di legna per cadauno ogni anno, tali pendenze sono in vigore anche oggidì, di più gli incerti di stola nera e bianca, benedizioni natalizie, per cui in tutto le si poteva aggiungere la somma di £ 450, oltre a varie messe ed uffici da requiem, e l’adempimento di varii legati perpetui, con un numero di messe per una somma annua, a suffragio delle anime purganti, lasciati da più testatori, sicché l’annua entrata saliva alla complessiva somma di £ 1700 di Milano pari a ital. £ 1133 compresi gli oneri ed incombenze solite al ministero dei Parroci, quivi anche più pesanti a cagione dei caseggiati dispersi e lontani dal centro; aveva inoltre dalla parte di sera, due tratti di terreno di ragione del luogo pio della Missione, ma lasciati dal benefattore a comodo dei suoi successori, con tenue annua corrisponsione di minor somma d’affitto del pro[94]prio valore intrinseco, questi due tratti di terreno subirono poi la stessa sorte di altri pii Legati lasciati da pii benefattori per funzioni di culto ecc. furono indebitamente venduti e acquistati da avidi speculatori, che devolsero il frutto a loro esclusivo profitto. Il Beneficio parrocchiale oggidì dà il reddito nitido depurato da tutte le tasse di cui è colpito ital.e £ 800.

[94]
Capitolo VI
Cappellanie erette in progresso di tempo

loro dotazione, e soppressione avvenuta

ed altre pie istituzioni erette

Vennero erette nei tempi andati ben cinque Cappellanie in questa Parrocchia, due delle quali nella contrada centrale, e le altre tre nelle rispettive frazioni di Avolasio, Regetto, e Lavina. Principiando la relativa descrizione da quelle istituite nel centro, sono le seguenti:


Cappellania Ruschetti (soppresa 110)

La Cappellania Arrigoni-Ruschetti lasciata dal fu Rev. D. Benedetto Arrigoni della famiglia soprannominata dei Ruschetti della frazione della Lavina, colla riserva dell’ius patronato e dell’amministrazione di essa, ai discendenti collaterali di sua famiglia come dal suo testamento di cui ignorasi la data, in Atti credesi del sullodato Notaio Antonio Ar[95]rigoni: dessa Cappellania consisteva in n. 208 messe annue coll’onorario di £ 400 moneta di Milano al Cappellano e colla corrisponsione di £ 40 alla Chiesa in compenso della cera e mobili che le forniva all’adempimento di essa, tale atuazione avvenne nell’anno 1752, queste n. 208 messe erano ripartite in n. 4 alla settimana da celebrarsi nella Chiesa parrocchiale. Per detta somma il sullodato Sacerdote testatore assegnò dei fondi stabili di sua proprietà. È ignoto però fino a quale anno fosse letteralmente eseguito l’adempimento di essa Cappellania, solo si sa che in forza della Legge 15 Agosto 1867, ne venne in effetto l’incameramento delle Cappellanie e Beneficii, venne questa Cappellania in possesso del Demanio coi relativi documenti, e con quanto era di pertinenza. Ciò avvenne nell’anno 1868, o 69 che sia, senza che alcuno siasi procurato di ricuperarla e salvarla.


(Soppressa)

La Cappellania Arrigoni della famiglia soprannominata degli Arrighi venne istituita nel già descritto Oratorio dedicato a S. Giov. Battista, allora di sua ragione, e proprietà in forza del testamento del fu Giov.i Battista Arrigoni, sotto la data del giorno 17 di marzo del 1718, in Atti di Antonio Bonifacio Senepa Notaio capitolino di Roma, col quale ordinò che fosse eretto l’Oratorio anzidetto, si[96]tuato sopra l’ancona dell’altare, sotto di essa indicazione vi è scritto in lingua latina ”Non surrexit Maior Ioannes Baptista”111 sul davanti dei pilastri del coro vedesi a destra di essa un’iscrizione latina scolpita su di una lapide marmorea contornata da relativa cornice in stucco, la quale ricorda la esclusiva proprietà di essa famiglia sull’Oratorio stesso, ed a sinistra lo stemma gentilizio della famiglia Arrigoni, il quale vedesi anche sopra la porta principale di esso Oratorio incisa in marmo.

Da tale indicazione dell’anno, sembra che l’erezione di esso Oratorio sia come consta dall’indicazione dell’anno di sua erezione scritta sul capostipite, avvenuta negli ultimi anni di vita del pio testatore il quale nel suo codicillo riservò il diritto di proprietà ai suoi discendenti, stabilendo che il chierico più vicino di sangue dei suoi eredi e discendenti fosse investito di essa Cappellania a preferenza del più lontano, l’entrata di essa derivava dal prodotto di altrettanti fondi stabili assegnati a ciò dal medesimo fondatore, coll’onere della celebrazione di n. 278 messe all’anno compresa la festiva per comodo del popolo che veniva celebrata nello stesso Oratorio, da tale entrata depurata dall’estimo, prelevato l’onorario al rispettivo investito, il rimanente veniva impiegato per la provvista del necessario all’Oratorio stesso, e per la manutenzione dei relativi alberghi.

All’epoca della soppressione della Cappellania, che fu negli anni 1867-68-69, questa venne rivendicata dall’ultimo inves[97]tito che fu il Rev. D. Silvestro della medesima famiglia, e discendente del prelodato fondatore, morto ai 23 di febbraio dell’anno 1877, a suo tempo pagò la tassa in ragione del 30% al Governo sul patrimonio di essa, e ne tenne l’amministrazione fino alla sua morte.

Con suo testamento di cui ignorasi la data certa, nominò erede assoluto il suo nipote ex fratre Giov. Battista, di tutto il suo patrimonio, compreso anche quello inerente alla Cappellania stessa, non escluso il suindicato Oratorio vicino alla Parrocchiale. Ma sgraziatamente questi invece di consegnare il Beneficio stesso col suo patrimonio, e relativa amministrazione nelle mani del Parroco e della Fabbriceria, acciò fosse ulteriormente provveduto per il suo relativo adempimento, a suffragio dei pii benefattori e per il bene della Parrocchia, sciupò il tutto che riguardava la prelodata Cappellania, e mise in vendita anche l’Oratorio, a tale effetto cominciò le trattative con uno del paese, ma queste furono tosto troncate mercè lo zelo e la premura dell’attuale Parroco D. Carlo Artusi, questi di concerto colla locale Fabbriceria ne fece immediatamente l’acquisto, comprendendo anche il roccolo situato sul colle denominato la Sella per la somma complessiva di £ 1000, cioè £ 700 il d.to roccolo, e £ 300 l’Oratorio, che somma ancora la surriferita cifra di £ 1000 che furono consegnate alla ven.da Curia Arcivescovile di Milano, come da Atto in data del giorno [98] (…) 1882. n. (...) a rogito Baronchelli D.r Cesare Notaio residente in Zogno,112 gravita inoltre una regolare ipoteca sui fondi Salguggia, e Prato dell’Esino sopra Prato Caraviglio, già di ragione del prelodato beneficio, e sopra una casa situata nella contrada centrale, lasciata dal fu Rev. D. Pietro Arrigoni, per l’abitazione di un coadiutore, ora venduta dal prenominato Arrigoni Battista a certo Vitari Pietro del Reggetto.
(Soppressa)

La Cappellania di Avolasio. - Fra le Cappellanie istituite nelle frazioni della Parrocchia, annoverasi in primo luogo quella di Avolasio, di cui si ignora il nome del fondatore, che la istituì con suo testamento di cui non è nota la data, né il nome del Notaio che lo stese, essa aveva l’annua entrata di £ 294 moneta di Milano, la quale corrispondevasi a quel Cappellano essendosi investito del ius patronato della medesima Cappellania nell’anno 1770 il Rev. Sacerdote D. Paolo Arrigoni della famiglia dei Gallina, questi ne assunse l’amministrazione di essa, senza che né il Parroco, né la Fabbriceria se ne ingerissero di essa, sol che dopo la di lui morte la quale avvenne ai 19 di ottobre dell’anno 1820. Con suo testamento in data 29 maggio 1819, fra le varie elargizioni sopracitate, estese anche a questo Oratorio, a pro degli abitanti della contrada di Avolasio, colla disposizione [99] di un capitale di £ 5000 moneta di Milano, pari alla valuta di italiane £ 3333,33, il cui prodotto annuo in perpetuo di £ 250 venisse assegnato in aumento al Cappellano coll’obbligo preciso di fare la scuola ai fanciulli di quella contrada113 negli elementi del leggere, scrivere, e dei conti, oltre alla voluta celebrazione di messe n. 40 annue in suffragio dell’anima sua e dei fedeli defunti, dispose di più in legato l’entrata di un anno già maturata a suo prò, acciò vieppiù fosse facilitato il rinvenimento di un Sacerdote, quale in tal modo si poteva pagare anche anticipatamente, avendo avuto sempre l’anno di scorta, sicché l’Oratorio aveva l’annua totale rendita di £ 604, delle quali pagato il Cappellano per gli enunciati disimpegni, e per la celebrazione di messe n. 154, il rimanente s’impiegò nella manutenzione e riparazione degli alberghi relativi. In seguito alla surriferita disposizione testamentaria del sullodato D. Paolo Arrigoni per l’aumento dell’entrata di tale Beneficio, venne interinalmente coperto, e adempito da varii sacerdoti fino all’anno 1864, o 65, indi questa Cappellania subì la stessa sorte della sullodata Cappellania Arrigoni Ruschetti negli anni 1868 e 69, e andò in possesso del Demanio, e gli stabili messi all’asta, e comprati da altri.


Susiste [sic!]. Paga la Fabbriceria al Parroco 1. Per la festa di S. Antonio. 2. Per 12 messe a £ 1.50 c.a

Cappellania del Regetto. - Di questa Cappellania [100] è affatto ignota l’epoca della sua erezione, e il nome del pio benefattore che con suo testamento la istituì, neppure la data di esso, solo è noto che fu disposto il capitale di £ 6200, di Milano, questo diede l’annuo prò di £ 310 le quali venivano impiegate nella celebrazione di n. 12 messe fondiarie, e di tutte le festive fra l’anno, il rimanente era erogato per la manutenzione dell’Oratorio stesso, e per la provvista della cera, l’olio, ed altri occorrenti oggetti.

Gli oneri di questa Cappellania è noto che vennero adempiti, si sa che furono disimpegnati fino a poco oltre l’anno 1850, al 1899 e in avanti.114

Sussiste in N. 84 messe pagate dalla Fabbriceria

Cappellania della Lavina. - Da pii benefattori di cui si ignora il nome, e l’epoca, venne disposto a favore di questo Oratorio la somma di £ 7053 di Milano, pari a italiane £ 4702 di capitale più diversi fondi situati in varie parti tra cui formava con l’interesse di detta somma, e gli affitti dei fondi stessi la complesiva annua entrata di £ (……).115 Con essa venne pagato il Cappellano, e il rimanente veniva erogato nella manutenzione dell’Oratorio, dei paramenti, ed altre occorrenze, come pure per la manutenzione e riparazione degli alberghi, da questo sopravvanzo ottemperato quanto sopra, veniva prelevato annualmente £ 10, per sussidio della Chiesa Parrocchiale, e di quella di S. Bartolomeo. Aveva pure questo Oratorio alcuni legati di messe e vespri da [101] cantarsi dal Parroco la sera antecedente alla festa in onore di Maria SS.ma col corrispettivo di £ 5, e per le altre messe di cui è ignoto il numero rispettivo, e la somma corrispondente a ciò destinata già lasciate da un benefattore della contrada stessa, ma già da molti anni, prima dell’anno 1820 questi legati rimasero inadempiti negandosi il relativo pagamento dai possessori e discendenti del benefico testatore.

Il Cappellano aveva l’obbligo della celebrazione di n. 84 messe tra festive e di divozione durante l’anno, su questo Legato esiste un annuo indulto, o meglio questo Legato di n. 84 messe suddescritte è ora ridotto a n. 33 messe colla elemosina di £ 2,50 cadauna, e attesa la tenuità della congrua parrocchiale in cui ora è ridotta, desso è ora unito al Beneficio parrocchiale coll’obbligo per il Parroco pro tempore di celebrarle nella Chiesa parrocchiale annualmente come dalle Dispenze [sic!] anteriori della ven.da Curia arcivescovile, e di quella in data del giorno 8 Aprile 1896 n. (....)116 recentemente emanata.

Queste Cappellanie a riserva della prenominata degli Arrigoni-Arrighi, vennero coinvolte nella famosa Legge sulla conversione dei benefici ecclesiastici del 15 agosto 1867, ed andarono in possesso del Demanio, né più si pensò per il loro adempimento, già da molto tempo prima [102] sia per negligenza dei patroni di queste Cappellanie, come anche della Fabbriceria che ne aveva l’amministrazione.

Il Sacerdote D. Pietro Arrigoni-Arrighi nativo di Vedeseta, ultimo investito di questa Cappellania della Lavina, che una volta era Parroco alla Colmine, con suo testamento in data dell’anno 1850 circa, dispose un legato a favore dell’Oratorio della Lavina di n. 80 messe colla elemosina della Diocesi allora vigente in £ 1 cadauna, credesi sia praticato per varii anni, ma poi rimase pressoché inadempito finché circa l’anno 1880 fu totalmente consumato insieme alla Cappellania Arrigoni-Arrighi così miseramente.

Molti altri legati vennero istituiti da altri pii benefattori sia a prò della Chiesa parrocchiale, come anche dei rispettivi Oratorii della Parrocchia, i quali largamente e sì bene contribuirono a maggior suffragio sia dei benefattori stessi, e dei loro rispettivi defunti, come anche per il maggior vantaggio spirituale della Parrocchia, e questi salirono alla cifra complessiva di £ 28000 circa di capitale al corso odierno. Ma disgraziatamente queste pie istituzioni vennero consumate sventuratamente nel tempo approssimativamente della sullodata soppressione dei benefici ecclesiastici, da persone facenti allora parte delle patrie amministrazioni, e specie della Chiesa, e tradirono assolutamente al loro mandato, ed [103] alla fiducia della popolazione intiera.117 Se fino ad oggi giorno questi legati col loro rispettivo patrimonio fossero stati conservati, avrebbero reso un gran bene della Parrocchia coll’istituzione di una coadiutoria a maggior vantaggio della popolazione, e ad aiuto e sollievo del Parroco nelle cure pastorali.


Predicazione quadragesimale a S. Bart. in £ 80

Nell’anno 1682 da diversi divoti venne formato un fondo per l’annua quaresimale predicazione nella Chiesa di S. Bartolomeo, di tre giorni alla settimana, consistente in lire mille trecento ottanta moneta di Milano di capitale, oltre un annuo legato di £ 24 pure di Milano, fatto dal fu Don Bartolomeo Arrigoni-Ruschetti che ne fu il promotore. In quel tempo il Parroco delle Chiese di S. Bartolomeo e S. Antonio, essendo il pulpito dotato della somma capitale di £ 1860 moneta di Milano, pari ad ital.e £ 1240, eleggeva di suo piacere e aggradimento tanto sia dei sacerdoti regolari che secolari come gli tornava bene, e per lo più erano alternativamente i Cappuccini di Pescarenico, e i Francescani di Castello sopra Lecco, essendo l’annuo reddito di £ 93 pure di Milano, compreso il legato di £ 24 annue di casa Ruschetti, lasciato dal fu sullodato Rev. Don Bartolomeo Arrigoni il Seniore, del quale legato poi i di lui eredi se ne furono affrancati, avendo ceduto un capitale già dato a mutuo a certo Giov. Antonio Arrigoni detto Polacco118 di Avolasio, ora [104] tale capitale è elevato alla somma di ital.e £ 1600, ed è investito in un certificato di rendita nominativa in ragione del 5%, e dà l’annuo interesse di £ 80, che si paga al predicatore appena terminato il suo corso di predicazione.


Susiste ancora una somma a tale scopo che è in Cart. del D. P.119 in mano alla Fabb.a

Altra pia istituzione venne eretta dalla pietà, e dallo zelo del più volte sullodato Parroco Giov. Pietro Locatelli, [a] maggior gloria di Dio, e a salute delle anime di questa Parrocchia, dopo di aver fatto le opere di ristauro, ed ampliamento a suo luogo notate, e in parte dal popolo di Vedeseta, concorse da sé solo con somme considerevoli, ed istituì anche del proprio una sacra triennale missione, da farsi nel mese di settembre in detta Chiesa di S. Bartolomeo, a salute delle anime col prevalersi degli Oblati di Rho, o di altri soggetti di merito, riservata la direzione ed amministrazione al Parroco pro tempore, e ai reggenti della Comunità, ed in caso di discrepanza fra essi, sotto la direzione dell’Arcivescovo di Milano. Avendo per tale pia opera assegnato in perpetuo varii piccoli fondi, case, e capitali per il valore complessivo di £ 1480 moneta di Milano, coll’annuo interesse di £ 74, che ogni tre anni sommava a £ 222, tale somma serviva a suplemento per le occorribili spese di dette Missioni, e dei missionari, con intenzione anche di praticare dopo di esse i santi esercizii a vantag[105]gio dei RR.di sacerdoti della Valle, veramente una sì santa istituzione e sì necessaria, benché non ritenuta poi bisognevole, non venne mai praticata, né meno fu vista praticare dall’autore dell’opera inedita sullodata "Cenni ed osservazioni sulla Valle Taleggio" benché nativo della Parrocchia.

Inoltre questo pio e religioso Parroco lasciò un capitale il cui frutto fosse erogato per la corrisponsione negli uffizii da requiem di dare ai RR.di Sacerdoti che intervenissero a tali uffici nella Chiesa di S. Bartolomeo, in più della consueta elemosina, il piccolo contributo di soldi 2,6 danari di Milano a cadauno Sacerdote, acciò pregasse riposo all’anima sua in perpetuo, e ciò da farsi sopra il sepolcro scavato a sue spese, e decentemente costruito ai piedi del coro servito a conservare le sue ceneri, e quelle dei suoi successori e Parrochi del Comune di Vedeseta, ciò si pratica anche oggidì allorquando si celebra ufficio in essa Chiesa, specialmente nell’ultimo giorno dell’ottava dei morti, e nel giorno di mercoledì della terza settimana di quaresima allorché vi si celebra l’ufficio generale per tutti i defunti della Parrocchia, e per quelli ivi sepolti coll’intervento dei RR.di sacerdoti della Valle, e l’oratore quaresimale qualunque esso sia.

A compimento di questo capitolo, si aggiunge ai [106] sopradescritti legati il seguente di recente data, il quale venne istituito nell’anno 1889, per disposizione formale dei fratelli sacerdoti Locatelli D. Piero Parroco di Cremeno e D. Carlo Parroco di Peghera, a suffragio delle loro proprie anime e di quelle dei loro defunti di famiglia, consistente in n. 80 messe all’anno a favore dell’Oratorio della Lavina, e queste da adempirsi in perpetuo, dal coadiutore della Parrocchia, o in sua mancanza dal Parroco locale pro tempore, come vedrassi nella parte terza seguente, il capitale relativo venne investito in titoli di rendita al portatore, come emerge da relativo promemoria-documento; queste cartelle sono depositate presso la ven.da Curia Vescovile di Bergamo perché più vicina, la quale si assume l’esazione semestrale, e l’amministrazione di esso è riservata esclusivamente al R.do Parroco locale pro tempore di Vedeseta colla elemosina di £ 2 cad.a messa.

[107]

Capitolo VII
Elenco dei RR.di Sacerdoti nativi della

Parrocchia di Vedeseta e manzioni120 da loro esercitate

in Diocesi e fuori
Dei sacerdoti nativi della Parrocchia di Vedeseta ritienesi ce ne siano stati anteriormente all’anno 1600, ma di questi non si ha veruna notizia. Secondo il prof.r Bartolomeo Villa di S. Pellegrino in Valle Brembana, che in questi ultimi anni esercitò le funzioni di Delegato scolastico in questo Mandamento di Zogno, poi esonerato da tali funzioni, si trasferì nella sua qualità di professore a Monza, si ignora presso quale Istituto, nella sua operetta intitolata: "La Valle Brembana, con Taleggio, Serina, ed Imagna" sarebbero da notarsi in primo luogo quattro prelati tutti della famiglia degli Arrigoni, di cui due si ha notizia certa della morte, e degli altri due non si ha che il nome e il grado prelatizio da loro portato senz’altra notizia.

Il primo di questi vuolsi sia nato nella contrada della Lavina, ed è:

Monsignor Iacopo (secondo l’espressione degli antichi scrittori) o Giacomo Arrigoni figlio del Conte Giacomo di Ve[108]deseta, nacque sul principio121 del secolo XIV, e studiosissimo abbracciò la carriera ecclesiastica. Portossi a compiere la sua istruzione in Francia, ed entrato nell’ordine dei Domenicani attese con amore alla predicazione acquistandosi ben presto nome di valente oratore. Fu maestro del sacro palazzo in Roma, e presenziò i Concilii di Pisa nel 1409, e di Costanza nel 1414, favorendo le parti di Papa Alessandro V, contribuendo non poco colla sua facondia e dottrina perché fosse condannata l’eresia di Giovanni Hus e Gerolamo Praga.122 Da Ermanno Harolt furono pubblicate molte orazioni dette dal nostro Giacomo, in occasione specialmente di tali Concilii. Alla vasta cognizione dottrinale, accoppiava le più belle virtù dell’animo, e Papa Gregorio XII seppe apprezzarle nominandolo Vescovo di Lodi, nell’anno 1407, dove venne accolto fra gli entusiasmi di quella popolazione. Successo al Pontificato Gregorio XIII, volle onorare l’Arrigoni visitandolo in persona e seco convivendo per oltre due mesi. Martino V lo trasferì a Trieste nel 1427, indi ad Urbino dove morì il 12 settembre 1435 morì fra l’universale compianto. Gli furono fatti solenni funerali, ed il suo corpo fu sepolto in quella Chiesa.

Pompeo Arrigoni fu Cardinale Arcivescovo di Benevento, e morì a Napoli nel 1616.

Vincenzo Arrigoni fu Vescovo a Dalmazia.

[109] Alessandro Arrigoni fu Vescovo di Mantova.

Di questi due ultimi si ignora l’epoca della loro nascita se qui in paese o dove, quella della loro promozione al Vescovato, e della loro morte.

Eustachio Locatelli, che il prefato prof.r Villa asserisce essere nato a Bologna da padre vallimagnino, si ritiene secondo altri scrittori nativo di Vedeseta, fu confessore di S. Pio V, poi Vescovo di Reggio nell’Emilia. Morì il 6 ottobre 1575 a 57 anni di età, il suo ritratto in tela di grandezza naturale, trovasi nella casa parrocchiale di Peghera sebbene quasi consumato per vetustà.

I Sacerdoti nati in Parrocchia di Vedeseta dall’anno 1600 in poi sono i seguenti:

1. Il Rev. D. Bartolomeo Arrigoni della famiglia dei sopranominati Ruschetti abitanti nella frazione della Lavina, credesi fosse il primo Cappellano in Parrocchia, e perciò venne detto il Seniore, si rese benemerito in patria per alcune beneficenze,123 come è notato a suo luogo nel precedente Capitolo, e lasciò memoria di sé, si ignora l’anno della sua morte.

2. Il Rev. D. Benedetto Arrigoni della stessa famiglia dei Ruschetti, che ritienesi stato anch’egli Cappellano in Parrocchia, si rese benefattore della patria lasciando una Cappellania coll’onere di n. 4 messe per cadauna [110] settimana da celebrarsi nella Chiesa parrocchiale, riservando l’ius patronato e l’amministrazione ai suoi discendenti, s’ignora l’anno della sua morte.

3. Il Rev. D. Teodoro Arrigoni della medesima sullodata famiglia dei Ruschetti non si sa se fu Cappellano coadiutore in Parrocchia o dove, come è notato a suo luogo, fece fare a sue spese l’orologio del campanile della Parrocchia e anche di questo si ignora l’anno in cui morì.

4. Il Rev. D. Pietro Locatelli della famiglia dei Bonetti della contrada della Lavina frazione della Parrocchia, fu prima Cappellano per ben ventiquattro anni nell’Oratorio di Salzana nella Parrocchia di Pizzino, poi per quattro anni a Maggio allora frazione della Parrocchia di Cremeno in Valsassina, indi fu eletto Parroco in Vedeseta come dal relativo verbale in data del giorno 28 aprile dell’anno 1795, e morì il 24 di marzo dell’anno 1808.

5. Il Rev. D. Paolo Arrigoni della famiglia dei Gallina, fu eletto Cappellano di Avolasio da quell’ius patronato nell’anno 1770, come è notato nel capitolo precedente, lasciò un legato a complemento di quel beneficio coll’obbligo della scuola per l’istruzione dei fanciulli nei primi rudimenti del leggere e scrivere, oltre altre beneficienze, e morì nell’anno 1820.

6. Il Rev. D. Antonio Arrigoni della famiglia degli [111] Arrighi, fu Parroco di Vedeseta per ben diciotto anni poi fu traslocato alla Parrocchia di Buccinigo nel piano d’Erba e morì in patria nell’agosto dell’anno 1874.

7. Il Rev. D. Giov. Battista Arrigoni della stessa famiglia degli Arrighi, si ignora ove fosse prima coad.e o Parroco poi fu eletto Prevosto e Vicario foraneo a Perledo sul lago di Como, ove morì nell’anno 1840.

8. Il Rev. D. Pietro Arrigoni della medesima sullodata famiglia degli Arrighi, sebbene in linea collaterale coi suddetti due fu Parroco alla Colmine, poi si ritirò in patria, supplendo in ultimo alla Cappellania della Lavina, e morì nell’anno 1850.

9. Il Rev. D. Carlo Locatelli della famiglia dei Tesorér s’ignora se fu Cappellano in patria o dove e qual’altra manzione coprì, se in Diocesi o fuori, e morì in Sedrina Diocesi di Bergamo nell’anno 1850.

10. Il Rev. D. Francesco Arrigoni della stessa famiglia dei Gallina in linea discendente del primo sopranotato, fu Parroco a Lissone presso Monza, ove morì nell’anno 1867.

11. Il Rev. D. Silvestro Arrigoni della sullodata famiglia degli Arrighi, in linea collaterale e discendente dei primi due, fu ordinato Sacerdote a Milano nell’anno 1824, fu Parroco alla Colmine, poi si ritirò in patria, adempiendo al suo beneficio, di cui ne fu investito e morì in età [112] di settantasette anni nel mese di febbraio dell’anno 1877.

12. Il Rev. D. Giovanni Pietro Locatelli della famiglia dei Bonetti della contrada della Lavina, in linea discendente del primo sullodato, venne ordinato Sacerdote a Lodi, dal Vescovo Monsig.r Benaglio nell’anno 1840, fu prima Cappellano in Avolasio per otto anni, in questo periodo specialmente in primavera dell’anno 1847, serpeggiando la febbre tifoidea, assisté lui solo ventiquattro persone che passarono a miglior vita, senza quelle che guarirono, da ultimo affetto egli stesso che poi guarì e tosto cessò il male, indi fu vicario spirituale a Bassano nella Pieve di Luino sul lago Maggiore, fu Parroco a Buggiolo Pieve di Porlezza sul lago di Lugano, poi a Cremeno in Valsassina, ove morì ai 7 di dicembre dell’anno 1888, in età di 72 anni.

13. Il Rev. D. Carlo Locatelli della stessa famiglia dei Bonetti, fratello del precedente, fu ordinato Sacerdote a Bergamo dal Vescovo Monsig.r Morlacchi nell’anno 1847, o 48, in tutto il restante della sua vita sacerdotale rimase sempre su quella Diocesi, fu coadiutore a S. Bernardino in Valle Imagna, poi in Peghera, ivi venne eletto Parroco nell’anno 1854, e vi risiedette per oltre trentacinque anni, e morì nel giorno 12 agosto dell’anno 1889 in età d’anni 64.

14. Il Rev. D. Francesco Locatelli della famiglia [113] stessa dei Tesorer nipote del sullodato D. Carlo, fu ordinato Sacerdote a Milano nell’anno 1852, fu prima coadiutore a S. Maria del Monte sopra Varese, poi a Castiglione Milanese, indi Parroco a Cairate nella Pieve di Busto Arsizio, ora vivente.

_____________________________________

Nota = Per dimenticanza venne omesso altro Sacerdote della famiglia dei Gallina di Cantel’alto,124 che fu il Rev. D. Francesco Arrigoni Parroco di Laorca sop. Lecco, morto nell’anno 1872 ivi.

[113]


Capitolo VIII


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