Predisporre i piani di emergenza attraverso la definizione delle procedure da adottare per fronteggiare ogni situazione potenzialmente in grado di incidere negativamente sull’ambiente, e la formazione del personale anche ricorrendo alle necessarie simulazioni.
Monitorare, valutare e comunicare i progressi ottenuti, attraverso l’implementazione di un processo formalizzato di auditing interno, la revisione del sistema di management e la produzione di report di sostenibilità.
In Italia, alcuni Atenei (Politecnico e Università di Milano, Politecnico di Torino, Università Ca’ Foscari, e IUAV di Venezia, Università di Bologna) hanno recentemente avviato una serie di iniziative finalizzate a rendere i rispettivi Atenei delle sustainable universities. Tuttavia risulta che:
la maggior parte delle iniziative punti principalmente solo alla realizzazione di un green campus;
i corsi di laurea specifici sui temi della sostenibilità sono pochi e con finalità diverse da quella proposta nel presente progetto (Allegato CL);
non sono presenti, a conoscenza di chi scrive, Atenei nell’Italia centro-meridionale che abbiano avviato questo processo.
Con particolare riferimento alle suddette iniziative in ambito nazionale, particolare attenzione va rivolta al Politecnico di Milano che, seppur con i limiti succitati, è da considerarsi come principale benchmark nel panorama italiano, anche alla luce della recente posizione nell’UI GreenMetric World University Ranking. Per quanto concerne la didattica, il Politecnico di Milano conta a oggi un centinaio di insegnamenti e una decina di corsi di alta formazione sul tema della sostenibilità (con una crescita del 30% circa rispetto a dieci anni fa); vi sono, inoltre, sei cattedre convenzionate con aziende sui temi della sostenibilità per un finanziamento complessivo di circa cinque milioni di euro da parte di imprese sia di grandi sia di medie dimensioni. Per quanto riguarda le infrastrutture, particolare attenzione è stata rivolta al tema dell’efficienza energetica in ambito edilizio, come dimostrato dall’attuale realizzazione della cittadella del Politecnico di Milano. Infine, il Politecnico di Milano è a oggi impegnato in una serie di progetti e iniziative legate allo sviluppo sostenibile sul territorio nazionale, per le quali sono state stanziate risorse pari a quindici milioni di euro (4% del budget) nel 2012. Nella stessa direzione, seppur in alcuni casi con un minore impiego di risorse, si muovono le azioni intraprese dagli altri Atenei.
Il Greening University Toolkit (UNEP, n.a.10) riporta una scheda illustrativa sui principali green campus presenti nel mondo. Questi fanno riferimento alle Università sotto elencate:
Middle East Technical University (METU), Ankara, Turchia
Tutti i progetti suddetti comprendono iniziative orientate alle aree tematiche del contrasto ai cambiamenti climatici e dell’incremento dell’efficienza nell’uso delle risorse (produzione e consumo sostenibili): specificamente, tali iniziative mirano all’incremento della sostenibilità delle strutture universitarie e alla riduzione dell’impatto ambientale delle attività che vi si svolgono, per esempio attraverso la riduzione dei consumi energetici e idrici e della produzione di rifiuti, la produzione di energia rinnovabile, la riduzione dell’uso di automobili, il green procurement. Nel caso del METU, l’attenzione alla sostenibilità si è estesa anche alla gestione sostenibile, in tema di necessità idriche, della vasta area verde che circonda la sede universitaria. Per condurre queste iniziative o comunicare i risultati raggiunti, in tutti i casi si è fatto leva sulla collaborazione della comunità universitaria e la partecipazione attiva degli studenti.
Quanto alle iniziative sul fronte della didattica e della ricerca, queste sono previste nelle prime quattro Università del campione suddetto: tanto nell’esempio australiano, quanto in quello canadese, le Università sono attive in progetti di ricerca sui temi dei cambiamenti climatici e delle tecnologie per la produzione di energia sostenibile. La Princeton University ha modificato i propri curricula didattici in modo da includere la sostenibilità tra gli insegnamenti erogati in una porzione significativa dei corsi di studio. Si conclude questa sezione, menzionando altre due importanti iniziative. Nel 2005 la Royal Academy of Engineering (UK) ha pubblicato la guida Engineering for Sustainable Development: Guiding Principles12 destinata principalmente al personale accademico presente nelle scuole e nei Dipartimenti di Ingegneria che intendono incorporare i principi dell’Ingegneria per lo Sviluppo Sostenibile nei loro corsi e insegnamenti. Le motivazioni alla base della guida e del suo titolo sono le seguenti:
“Engineers must therefore be key players in sustainable development, and have an obligation as citizens not just to act as isolated technical experts. Achieving sustainability through sustainable development will require some significant shifts in behaviour and consumption patterns. Often it will be – and should be – engineers who lead processes of making decisions about the use of material, energy and water resources, the development of infrastructure, the design of new products and so on. One implication is that engineers must recognise and exercise their responsibility to society as a whole, which may sometimes conflict with their responsibility to the immediate client or customer. Engineers will still be called on to design and manage complex systems, or simple systems to meet complex sets of demands. However, sustainable development redefines the contexts within which these skills must be deployed. It is a new integrative principle, not a new set of tools, so that the concept cannot simply be regarded as an ‘add-on’ to existing engineering skills and educational programmes”. L’Università di Cambridge (UK) eroga un corso di livello Master of Philosophy (post-graduate) in Engineering for Sustainable Development.
Si riporta in Tabella 1.2 un estratto dalla presentazione del corso13.
Tabella 1.2. Engineering for Sustainable Development secondo l’Università di Cambridge.