Norma
Concetto valorizzato da E. Coseriu. Alla dicotomia lingua/parola egli sostituisce la tricotomia lingua/norma/parola. In altro termini, tra il sistema (potenziale e astratto) e la realizzazione individuale (parola), c’è l’uso sociale (norma).
omonimia equivocità
Sono omonime due voci dello stesso suono ma di diverso significato. Due persone dello stesso nome. Dal gr. ὁμωνυμία. Il termine aristotelico fu tradotto in latino con il calco aequivocatio: due parole con lo “stesso” significato (aequivocus = ὁμώνυμος)
Desbordes 1988; Belardi 1990
Omofone sono due parole con identici significanti e significati diversi.
Omonimi omografi (stessa pronuncia, stessa grafia)
oruza riso1 ‘riso [pianta delle Glumifere] ’
riso
risus riso2 ‘riso [risata, p.p. di ridere] ’
In lessicografia la presenza di omonimi omografi comporta disgiunzione di lemmi: riso1 e riso2:
Omonimi eterografi (stessa pronuncia, diversa grafia)
-
lat. pensum
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‘quantità di lana che la schiava doveva filare in un giorno (< pendere ‘pesare’)
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fr. poids
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[pwa]
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‘peso’
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lat. pisum
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‘pisello’ (< gr. πίσον)
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fr. pois
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‘pisello’
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lat. picem
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‘pece’
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fr. poix
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‘pece’
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In genere gli gli omonimi hanno diversa etimologia:
laudare louer 'lodare'
fr. louer
locare louer 'affittare'
Invece fr. voler 'volare' e voler 'rubare', che hanno comune origine (lat. volare), rappresentano un caso di polisemia (un solo significante, due significati):
‘volare’ (intr.)
lat. volare > fr. voler
‘rubare’ (tr.)
Problema particolare l'omonimia nell'onomastica personale: stesso significante (etichetta), stesso significato ‘designazione di un individuo’, diversi referenti.
Nella tarda latinità si creano omonimie, che i grammatici sono costretti a spiegare: avena/habena, disertus/desertus, afficere/adficere, harundo/hirundo, ligare/legare, bellum/avellum, ora/hora [Uhlfelder 1954]
In lessicografia, la differenza tra omonimia e polisemia si stabilisce in base a un criterio etimologico (storico).
onomastica
Scienza dei nomi propri. Vedi Cap. 2.1.7
pianificazione linguistica
> politica linguistica
pidgin politica linguistica pragmalinguistica prestigio
Cf. Cap. 4.4 e 6.1.1
propaganda > psicolinguistica psicologia sociale pubblicità > vedi Appendice registro
Il registro è una varietà diafasica. Le varietà diafasiche condizionate dalla situazione comunicativa sono tecnicamente definite registro linguistico, stile, stile contestuale (quest’ultimo tecnicismo si deve al sociolinguista William Labov, ingl. contextual style), diatipo (proprio del linguista inglese Norman Denison) e infine varietà situazionale. Le varietà diafasiche condizionate dall’argomento del discorso prendono il nome di ’ lingue speciali.
Molti sono i fattori che entrano in gioco per caratterizzare una produzione linguistica di un determinato parlante e che quindi determinano la scelta di un registro comunicativo.
Nella scelta di un registro possono intervenire diversi fattori:
a) correlazione con la situazione comunicativa: formale o informale
b) correlazione con il parlante coinvolto nell’interazione verbale
a) La correlazione con il grado di formalità della situazione comunicativa
A seconda del grado di formalità della situazione comunicativa, il parlante innalzerà o abbasserà il tono del proprio enunciato oscillando tra le due polarità del massimamente impersonale e formale (proprio di situazioni pubbliche e ufficiali quali un discorso pubblico, una conferenza, una lezione) e del massimamente disinvolto (situazioni informali quali discorsi in famiglia o in contesti di vita quotidiana). Una persona può dunque selezionare dei moduli linguistici molto diversi per esprimere più o meno lo stesso contenuto semantico in occasioni diverse.
I registri formali, alti hanno alcune caratteristiche che possono riassumersi in:
- Sintassi molto elaborata derivante dal compattamento in un’unica struttura frasale di più blocchi di informazione;
- Tendenza alla verbosità: uso di perifrasi, incisi, precisazioni, abbondante aggettivazione, strutture del periodo lunghe e complesse
- Ampia gamma di variazione lessicale
- Uso di forestierismi (dal latino e da altre lingue straniere)
- Scelte lessicali arcaizzanti (pronunzia/ pronuncia, giacché/poiché) e scelte lessicali di tono più elevato ad es. comprendere per capire, rammentare invece di ricordare, palesare invece di mostrare, debbo invece di devo.
Registri informali:
- Articolazione sintattica minima
- Gamma di variazione lessicale ridotta con riutilizzazione di un insieme limitato di parole
- emergenza di pronunce assai marcate diatopicamente.
b) Rapporti di ruolo tra parlante e destinatario della comunicazione
Vi è un'altra dimensione della variabilità diafasica, quella collegata con la relazione di ruolo intrattenuta tra i partecipanti all'atto comunicativo. Ciascun parlante occupa nella gerarchia sociale una determinata posizione e a ciascun ruolo viene assegnato un ben preciso status che può essere più o meno autorevole o prestigioso.
A seconda del rapporto di rango che lo lega all'interlocutore (questi può avere uno status inferiore, pari o più autorevole, o semplicemente essere un estraneo), il parlante adeguerà la propria strategia verbale dando luogo ad interazioni comunicative caratterizzate da un grado variabile di formalità vs. informalità.
Anche una stessa persona potrà esprimersi ad un livello linguistico differente a seconda che abbia assunto il ruolo del professore che tiene una lezione o di genitore che parla al proprio figlio.
REGISTRI E LINGUE SPECIALI.
Le varietà diafasiche condizionate dalla situazione comunicativa sono tecnicamente definite registro linguistico, stile, stile contestuale (quest’ultimo tecnicismo si deve al sociolinguista William Labov, ingl. contextual style), diatipo (proprio del linguista inglese Norman Denison) e infine varietà situazionale.
Le varietà diafasiche condizionate dall’argomento del discorso prendono il nome di lingue speciali.
REGISTRI. Molti sono i fattori che entrano in gioco per caratterizzare una produzione linguistica di un determinato parlante e che quindi determinano la scelta di un registro comunicativo.
Nella scelta di un registro possono intervenire diversi fattori:
a) correlazione con la situazione comunicativa: formale o informale
b) correlazione con il parlante coinvolto nell’interazione verbale
a) La correlazione con il grado di formalità della situazione comunicativa
A seconda del grado di formalità della situazione comunicativa, il parlante innalzerà o abbasserà il tono del proprio enunciato oscillando tra le due polarità del massimamente impersonale e formale (proprio di situazioni pubbliche e ufficiali quali un discorso pubblico, una conferenza, una lezione) e del massimamente disinvolto (situazioni informali quali discorsi in famiglia o in contesti di vita quotidiana). Una persona può dunque selezionare dei moduli linguistici molto diversi per esprimere più o meno lo stesso contenuto semantico in occasioni diverse.
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