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Nonostante l’apparente cortocircuito o circolo vizioso, tra costruzione finzionale della biografia ed argomentazione delle cause dell’immaginario sono quest’ultime che connettono lungo L’Idiot gli avvenimenti della vita di Flaubert in una sua storia. Per questo la scrittura di Sartre non è completamente collocabile all’interno del genere biografico, utilizzando anche nel suo frangente più narrativo l’interpretazione dei testi-oggetto: semplicemente, il commento totale della scrittura di Flaubert fa sì che la critica derivi da se stessa anche una narrazione biografica, aggiungendo agli oggetti testuali e non quel valore temporale con cui descrivere la parabola dell’evoluzione dell’immaginario dello scrittore. Sembrerebbe allora che nell’Idiot Sartre recuperi un modello di scrittura già dispiegato nella sua autobiografia Les Mots, se recuperiamo l’analisi che Philippe Lejeune ne compie durante Le pacte autobiographique. Nel capitolo “L’ordre du récit dans Les Mots de Sartre” lo studioso si soffermava sull’ordine cronologico apparente di quell’autobiografia e ne individuava al contrario un altro, di tipo più logico, che sosterrebbe tutto il racconto di Sartre della sua infanzia:

Que là où l’on a cru lire une histoire, on a suivi une analyse dans laquelle les liens logiques sont maquillés par un vocabulaire chronologique. L’ordre du livre est celui d’une dialectique déguisée en suite narrative. (Lejeune 1975: 204)

Non solo Sartre mostrerà di far propria quest’interpretazione in un’intervista dell’anno successivo allo studio di Lejeune, ma confermerà che quelle conclusioni possono venire tranquillamente rivolte anche all’Idiot de la famille: «l’ordre des Mots n’est pas vraiment chronologique; l’ordre de Flaubert l’est davantage, mais il ne l’est pas tout à fait non plus… parce que l’ordre chronologique est insuffisant – toujours – quand on aborde des problèmes profond»483. La questione risale sempre alla complessità del problema filosofico abbordato dall’autore. Lejeune illustrava infatti un’inversione necessaria a quella autobiografia in virtù di una concezione a priori lacunaria del personaggio Sartre:

Les faits, événements, sentiments et conduites, sont alors perçus non comme des éléments à organiser chronologiquement pour reconstituer une histoire, mais comme des signes à déchiffrer, pour reconstituer un projet, qui n’appartient en propre à aucun moment et qui les englobe tous. (Ivi: 239)

Un narrato biografico si posizione così nel testo secondo il punto adatto all’esposizione di una catena logica che deve completare la costituzione di un sistema non parziale dell’uomo, ma totale per l’appunto. Pure nell’Idiot il singolo fatto assumerà il rilievo di un materiale di decifrazione; quella che si compie attraverso un uguale investimento immaginario da parte dello stesso Sartre, che come ha proceduto per l’analisi di se stesso ora non rinuncia a entrare con il proprio in quello di Flaubert, laddove è necessario nelle scritture dell’adolescenza. Costituirebbe una contraddizione affermare che una biografia soggiacente, sfogliata scrupolosamente da Sartre durante la redazione, venga utilizzata per confermare idee che invece le preesistono. Sartre rivendica un approccio alla vita di Flaubert che presuppone la sua perfetta comprensione; la totalità è quel valore da iscrivere nella vita di Flaubert che trascende quello più o meno utilitaristico della ricostruzione della sua vita come ordinata biografia. Ogni elemento riportato da Sartre risulta sempre come particolarmente significativo nella definizione dell’universo “Flaubert”: non esistono momenti secondari o marginali della narrazione perché non vi sono sequenze secondo cui eventi principali ed eventi secondari possano disporsi484. Quella di Flaubert apparirà nell’Idiot una vita totalmente significante se ogni vicenda non si dispone in una relazione temporale con altre sequenze, ma secondo una di tipo causale che le ingloba e le inserisce a singole fasi dello sviluppo psicologico dello scrittore.

Contemporaneamente, il recupero di certi episodi biografici del futuro per spiegare il presente non solo smonta il principio di organizzazione temporale del racconto biografico, ma crea un lungo discorso narrativo disseminato nelle analisi dell’Idiot. Eventi entrano in quanto momenti esemplari e circostanziali cui fornire un ordinamento esterno alla loro cronologia, mentre vengono coinvolti in una narrazione di Sartre priva di un intreccio indipendente dal processo analitico. Con questo trattamento parallelo a una rispettosa biografia di Flaubert, Sartre produce una struttura narrativa (una biografia ideale che sarebbe più vera ed illuminante485) dove il romanzesco entra a suturare le sequenze più importanti della vita dell’individuo, estromettendo l’insignificante. La dimensione romanzesca dell’Idiot si verifica soprattutto in alcune caratterizzazioni biografiche aggiunte all’analisi del personaggio di Flaubert. Nello stadio della sua protostoria, il bambino non deve restare un soggetto soltanto passivo, ma deve sperimentare fin da subito l’alienazione del suo contesto originale (l’immaginario è infatti già totalizzante). Ad esempio, quando Sartre convoca l’episodio centrale della difficoltà di apprendimento di Flaubert, rappresenta due personaggi che si oppongono; soprattutto nel momento in cui il padre, il dottore Flaubert, decide di occuparsi direttamente dell’istruzione del figlio:

Lui, Achille-Cléophas, professeur de médecine générale et de chirurgie, enseignerait les lettres à son cadet: guidé par une volonté de fer et par une intelligence hors de pair, l’enfant rattraperait son retard en quelques mois. Il se mit à l’œuvre et gâcha tout: humilié par son fils, il l’humilia pour toute la vie.

On demandera comment je sais tout cela. Eh bien, j’ai lu Flaubert: le petit a gardé un tel souvenir de ces leçons qu’il n’a pu se tenir de nous en faire part. Dans Un parfum à sentir, écrit à quinze ans, le saltimbanque Pedrillo se fait le professeur de ses fils. (Sartre 1988b: 366)

Le figure biografiche appaiono dalle opere letterarie del futuro scrittore e da Sartre sono ricollocate nella scena dentro individui storici; esse rappresentano strutture psicologiche che si depositano nella coscienza del bambino ed emergeranno successivamente in quella dello scrittore. Raccolte da Sartre dalla finzione di Flaubert, queste caratterizzazioni vengono trasformate in altrettanti personaggi familiari per raccontare la storia dei passaggi formativi necessari alla costituzione della personalità del protagonista. Capitoli vengono così intitolati al padre, alla madre, al fratello maggiore e quindi al rapporto tra questi personaggi rispetto alla bêtise del piccolo Flaubert486. Sartre non ha remore nemmeno ad inserire nella sua personale rappresentazione della società “natale” di Flaubert dialoghi tra quei personaggi487; ad esempio, quando ancora il padre rimprovera questo ritardo d’apprendimento488:

En décidant de lui ouvrir l’esprit, le médecin-philosophe se condamnait à partager la commune condition des pères-professeurs. Ces gens sont d’exécrables pédagogues: “Si tu m’aimais, si tu avais le moindre sentiment de tes devoirs envers moi, envers ta mère, si, à défaut de tout cela, tu conservais au moins quelque reconnaissance à ceux qui t’ont fait et nourri, il y a beau temps que tu saurais tes lettres, tes départements, ta table de multiplication. Tiens, je te pose une seule question: qui a gagné la bataille de Poitiers? Tu ne veux pas répondre? Quel ingrat!”. (Ivi: 368)

Il Flaubert di Sartre può superare le azioni degli altri personaggi soltanto se le rappresentazioni del suo immaginario – quelle prove di scrittura – tentavano già una qualche rottura dell’organismo familiare già determinato; il critico mira soltanto a restituire quella situazione in una rappresentazione figurale che ugualmente ripercorre, scompone ed interpreta lo sfondo originario. Ad esempio, se il personaggio Julietta di Passion et vertu (1837) si dimena per la disperazione di essere stata respinta da Almaroës, Sartre descrive la lotta psicologica dello scrittore con un’altra narrazione: rappresentato all’interno della propria camera, il personaggio Flaubert traduce le azioni della sua protagonista e si contorce per la propria libera costituzione contro i personaggi della famiglia con quel tentativo di scrittura ancora imperfetta: «il tombe, se débat, soubresaute, jette les bras et les jambes dans tous les sens, hurle, s’il est sûr de n’être pas entendu, et, sinon, emprunte les halètements de Satan ou les soupirs de Julietta»489. Se Flaubert si crea come persona nella finzione, una finzione crea il Flaubert in Sartre: la prima riguarda i personaggi inventati dalla penna di Flaubert, mentre gli antagonisti della sua formazione psicologica sono creazioni narrative di una seconda finzione del testo di Sartre490. L’autore, per operare un prolifico scambio tra l’uno e l’altro ordine dei personaggi, ha dovuto “romanzizzare” i protagonisti collaterali dell’affermazione del destino di Flaubert. Ciò ha comportato anche un cambiamento dell’effetto di lettura e della collocazione dell’Idiot all’interno del sistema dei generi a detta di alcuni491. Forse prospettiva un po’ troppo esagerata: pur tuttavia alcuni momenti della “Constitution”, come appunto quelle scene riguardanti il padre, si leggono attraverso i meccanismi cognitivi tipici del racconto di finzione (e proprio come sperava Sartre).

Un ruolo di primo piano, oltre a quello appena attribuito alla figura paterna, spetterebbe anche alla madre, cui come agli altri membri della famiglia viene riservato uno specifico capitolo:

Or, après avoir vu mourir coup sur coup son mari et sa fille, M.me Flaubert, brusquement, perdit la foi – cette foi qui n’avait pas été troublée par la mort de trois enfants, donnés et repris absurdement […] La première fois que son père l’abandonna, Caroline avait dix ans: elle fit comme tout le monde et consolida sa religion. La seconde fois, elle en avait plus de cinquante: c’eût été le moment de tomber entre les mains des prêtres; il n’en fut rien; la veuve eut cette réaction peu commune: elle rompit avec Dieu. (Ivi: 86-87)

La ricostruzione della personalità della signora Flaubert prende i toni di una micro-biografia relazionale, dove ella si colloca come termine utile dell’illustrazione del rapporto del piccolo Gustave con il fondale borghese in cui cresce492. L’immaginario che regola il comportamento della madre risponde alla medesima dialettica di pressione proveniente dall’esterno e reazione interna dell’individuo. Lo stesso procedimento applicato per Flaubert conforma i vari personaggi dell’Idiot a individui psicologicamente reali di un mondo costruito da Sartre appositamente; egli immagina una comunità leggibile con i medesimi strumenti:

Le 10 novembre 45, Achille-Cléophas tombe malade. Qui l’examine? Son fils. Achille lui trouve un phlegmon de la cuisse, bientôt généralisé. Les meilleurs amis de mourant, deux médecins appréciés, accourent à son chevet: l’intervention chirurgicale est décidée et c’est encore son fils que le vieux médecin charge de l’opérer. Les confrères se firent un peu tirer l’oreille: Achille leur semblait trop jeune. Vaine résistance: le médecin-chef impose son fils, l’opération a lieu, il en meurt. (Ivi: 119)

La progressione finale di un’azione riguardante stavolta il fratello di Flaubert (e la morte del loro padre493) concede particolare ritmo all’inserzione narrativa, ma indica anche l’elementarità della lotta antifrastica di decisione, azione e reazione della psicologia degli individui da lui immaginati. Il modo narrativo si preoccupa di restituire un oggettivo sfondo borghese, creato con tutti questi personaggi e aneddoti in varie scene familiari, mentre l’analisi saggistica si concentra sempre sulle sole reazioni psicologiche del bambino Flaubert come oggetto dell’analisi filosofica. Prendiamo un ultimo esempio, importante perché si pone a conclusione della sua costituzione:

Il s’agit d’une espèce particulière d’attente observatrice que j’appellerai féminine parce qu’elle correspond à la situation particulière de la femme dans les sociétés où elle reste encore un être relatif […] C’est observer: observer dans un salon, courtois, empressé, ce mari dont l’épouse connaît la muflerie profonde, observer la façon dont il flirte en se cachant d’elle, l’entendre répéter pour la centième fois des phrases qu’il croit inventer à mesure, l’écouter quand ses supérieurs l’abordent et se réjouir de son empressement un peu servile ou de sa maladresse […] la condamnation sera plus profonde, la dégradation plus complète si le condamné ne s’en avise même pas. Tel est le secret de certains fous rires féminins. Tel aussi celui de la noire volupté d’Emma quand Charles rate l’opération du pied-bot. Gustave est femme, nous verrons pourquoi. (Ivi: 444-445)

Se la passività di Flaubert verso il padre è espressa da scene familiari direttamente rappresentate nell’Idiot, Sartre infine la argomenta anche come connotato psicologico che si trasformerà in fattore creativo quando lo lega al personaggio di Emma Bovary494. Si tratta di un comportamento particolare: l’osservazione, attività prevalente della donna borghese per Sartre, che si pone oltretutto in opposizione all’idea di azione come massima espressione del virilismo maschile e arriva ad infrangerla con la propria derisione. Sopra uno sfondo narrativo architettato per esaudire intenzionalmente tutto l’uomo Flaubert, i rapporti di forza in esso rappresentati e le reazioni conseguenti si proiettano anche nel personale mondo fittizio creato dall’immaginario dello scrittore495.

La seconda parte de L’Idiot, “La personnalisation496”, si concentrerà su questa seconda fase della progressione esistenziale di Flaubert. Si compone di tre libri: il primo riguarda l’auto-rappresentazione del bambino come attore, poi poeta e infine artista come parziali tentativi di risposta alle determinazioni dell’Altro familiare497; il secondo è invece dedicato al periodo passato da Flaubert in collegio498. In quest’ultimo l’apparenza di una narrazione biografica si fa evidente; d’altronde, questa rimane anche la più ampia trattazione compiuta nella monografia sia per estensione sia per approfondimento delle testimonianze. Vediamone un esempio attraverso l’analisi di un altro di quei mezzi con cui Flaubert formerebbe la propria personalità. Egli interpreta una sorta di ruolo sociale identificandosi in una figura che lo accompagna, un po’ come una caricatura burlesca, negli anni del collegio (e anche dopo). Il Garçon:

On dit le Garçon comme Genet dit “le Voleur” […] le Voleur de Genet, universel singulier qui ne saisit qu’à l’intérieur d’une temporalisation, ressortit au savoir notionnel […] conservé dans le projet qui le transcende, éclaire du dedans le mouvement par lequel un voleur, s’assumant, se fait le voleur. Le Garçon, lui, n’est pas un objet de connaissance […] Pourtant n’allons pas en conclure que c’est un ensemble mal lié de facéties hétérogènes: ceux qui l’interprètent, sans aucun doute, le comprennent: la preuve en est qu’ils inventent juste; si, par hasard, leur invention ne colle pas, le groupe la refuse. (Ivi: 1224)

A differenza della costituzione interiore di Genet, in cui il divenire ladro è un processo formativo che prelude alla scrittura, Garçon rappresenta nella vita di Flaubert soltanto una recita, la quale pur tuttavia si ripresenterà nel futuro sotto varie forme; da descrizione del processo psichico, il personaggio di Garçon entrerà infatti anche nella composizione delle sue narrazioni: Sartre lo riconoscerà nascosto dentro lo stile caratteristico di Flaubert. Rimane sempre una necessità critica di Sartre avere a che fare con figure psicologiche a livello della storia per raccontare (altrimenti impossibile) ciò che succede nello stadio formativo della personalità dello scrittore ancora adolescente. Difatti, come in famiglia, anche in collegio costui ritrova rapporti di forza nel contesto dell’Altro sociale499. Nella narrazione biografica dell’Idiot, Garçon s’inserisce apposta come personaggio combattant500 creato da Sartre sulla base di alcune allusioni nelle lettere di Flaubert; precisamente su di un’interruzione dell’epistolario, un’altra mancanza che (come avveniva anche in Barthes) il critico deve riempire con il proprio immaginario indiziario se vuole sperare di raggiungere i suoi scopi teorici. Flaubert interpreta questo personaggio del Garçon assieme ai suoi compagni di scuola in un periodo che va dal 1835 al 1938:

Nous savons qu’il y eut des “Garçonnades” où ce personnage ne figurait point; par exemple, cette procession de squelettes dont Flaubert s’est fait l’ordonnateur: le Garçon eût adoré cette dérision de la vie par la mort et de la mort par la vie; nul doute qu’il eût pris part à la cérémonie sans cet empêchement majeur: il n’était pas né. (Ivi: 1221-22)

Garçon diviene un aiutante nel percorso che conduce il giovane Flaubert alla personalizzazione, proprio come il padre ne era l’antagonista durante la costituzione. Ai due momenti corrispondono personaggi diversi: un parallelismo logico che si divide in due descrizioni narrative differenti, ma consecutive nella biografia. Il tempo della storia avanza ricalcando i processi unitari della vita e della psicologia di Flaubert, tanto che il momento analitico e quello biografico continuano a presupporsi a vicenda nell’esposizione dell’argomento. Eppure Sartre convalida l’applicabilità del personaggio Garçon anche all’infuori dei limiti cronologici originari; proprio in virtù di un’aggregazione di processi mentali e comportamentali, Garçon trascende il piano della cronologia perché non ristretto, in ultima analisi, a sequenza singolare della biografia di Flaubert. Sartre ne rintraccia la presenza perfino nel tardo epistolario di Flaubert, quando egli, scrittore ormai famoso, ricorda il gioco del Garçon e oppone la sua (la propria) audacia alla molle tempra imputata al giovane Maupassant, suo destinatario:

Impossible de s’y tromper: le Garçon remplace un Je que Gustave ne veut ou ne peut pas dire. Le sens est clair: “Quand j’avais votre âge, j’étais plus crâne que vous n’êtes” […] l’homme fort est d’abord un rôle, je me suis contraint à le jouer, j’ai fait le Garçon – car l’homme qui rit est fort parmi les forts. (Ivi: 1228)

Ma c’è ben di più nel Garçon che una sola estensione temporale. La dialettica istituita dal personaggio tra finzione e realtà trapassa la sua stessa esistenza nella vita di Flaubert. Come accennavamo, molte pagine dopo questo episodio Sartre intravede in un passaggio di Madame Bovary quella stessa risata, quell’irrisoria condotta distintiva del Garçon e rivelatrice, per il critico, dello sguardo sul mondo dello stesso Flaubert: modo di risposta della sua ricordata passività “femminile”, che dall’atto dell’osservazione si converte in un altro più eversivo, in cui la descrizione diventa comicità e la parola narrativa più taciturna, per lasciar piuttosto emergere la sua ironia contro la società borghese. Per la scena dell’adulterio tra Madame Bovary e Léon Dupuis, in cui l’amplesso si consuma durante un viaggio in carrozza, Sartre annota dapprima la comicità della trasfigurazione dell’atto sessuale in quella furiosa corsa per Rouen, dove più volte il vetturino compie il giro della città a vuoto, venendo perfino insultato da Léon ad ogni accenno di sosta. Poi, nello scombussolamento rappresentato e imitato dalla lingua del racconto il critico ritrova lo stesso riso di Garçon:

Le lecteur déconcerté entend tout à coup le rire: ce rire, on l’invite à le partager; il n’a qu’à se hausser au-dessus de lui-même, qu’à prendre la peine de jouer à son tour le Garçon […] Dans Madame Bovary, à plusieurs reprises, c’est le Garçon qui tient la plume, brisant chaque fois l’illusion. Jamais si ouvertement que dans cet épisode. (Ivi: 1292)

Il discorso saggistico mutua da una rappresentazione iniziale il personaggio Garçon come una nuova funzione interpretativa per le opere e per il particolare stile moderno di Flaubert. Quando penetra criticamente nel tessuto narrativo della sua letteratura, e per di più in quello del suo capolavoro, Madame Bovary, Sartre ragiona ancora in autonomia e utilizza uno strumento critico che ha da sé derivato e già presentato come una rappresentazione. Garçon allora agisce come una sequenza finzionale iterativa nella vita creata da Sartre per Flaubert, che si ripresenta tanto lungo la biografia tratteggiata quanto in quella parte che corrisponde alla creazione dello stile e del mondo del suo primo, riuscito romanzo.

Il terzo libro della “personnalisation” è intitolato “La prénévrose” ed è interamente composto dal capitolo “Du poète à l’artiste (suite501)”, seguito di quello del primo libro cui abbiamo fatto cenno. Questo capitolo si divide in due sotto-capitoli che trattano rispettivamente “La déception littéraire (1838-1840502)”, critica dei testi giovanili come le Mémoires d’un fou (1838) e dei sintomi della malattia di Flaubert, e la preparazione alla crisi, dal gennaio 1842 al dicembre 1843, che viene collegata al fallimento della sua carriera di studente di diritto503. Attraversata anche questa parte dell’Idiot, nella terza e ultima, “Elbenhon ou la dernière spirale504”, ritroviamo il libro che s’intitola propria “La ‘Chute’ envisagée comme réponse immédiate, négative et tactique à une urgence505”. Si tratta fin dall’inizio l’evento della crisi nel suo momento culminante: lo svenimento di Flaubert e la conseguente caduta dal calesse su cui viaggiava; lo stato di catalessi, che dura alcuni minuti:

Un soir de janvier 44, Achille et Gustave reviennent de Deauville où ils ont été voir le chalet. Il fait noir comme dans un four, Gustave conduit lui-même le cabriolet. Tout à coup, aux environs de Pont-l’Évêque, comme un roulier passe à droite de la voiture, Gustave lâche les rênes et tombe aux pieds de son frère, foudroyé. Devant son immobilité de cadavre, Achille le croit mort ou mourant. On voit, au loin, les lumières d’une maison. L’aîné y transporte son cadet et le soigne d’urgence. Gustave reste plusieurs minutes dans cet état cataleptique; il a cependant gardé toute sa conscience. Quand il ouvre les yeux, a-t-il ou non des convulsions? Il est difficile de le savoir. En tout cas son frère le ramène à Rouen dans la nuit. (Ivi: 1781)

La crisi viene qui riassuta in un breve stralcio narrativo506, che tuttavia ne finalizza una descrizione su cui il commento possa intervenire diffusamente; infatti essa verrà studiata soprattutto nel capitolo “La névrose comme réponse507”. Qui, molte pagine dopo, Sartre non s’accontenta di aggiungere qualche postilla, ma decide di riscrivere interamente l’episodio sintetizzato velocemente per usufrutto dell’argomentazione. La nuova rappresentazione di quella sequenza si afferma allora non solo come necessaria al commento; subentra ora come un’interpretazione compiuta durante la riscrittura. Il critico si inserisce ad osservatore di quella scena e quasi prende posto tra i due personaggi, Flaubert e suo fratello; dall’interno esamina l’accaduto e indaga le prove di quella caduta, rallentandone a piacimento anche il tempo dell’azione; infine penetra nei pensieri del suo protagonista e capisce come leggerne il crollo imminente:

Est-ce à dire que l’attaque – ou somatisation radicale – doit découler de cette lente préparation comme conclusion logique et son achèvement, sans le concours de circonstances extérieures? Pour en décider, accompagnons les deux frères sur la route de Deauville à Pont-l’Évêque et tentons de décrire la situation dans laquelle se trouve le cadet quand la crise se produit. Gustave revient à Rouen, il tient les rênes, il fait nuit, Achille est à ses côtes: autant de circonstances à examiner. La première est capitale: Gustave est tombé sur le chemin de retour […] au delà, c’est la mer, il faut s’embarquer pour l’Amérique, comme a fait Chateaubriand, comme fera Henry, à la fin de la première Éducation, ou bien revenir […] il a dû rêver du Nouveau Monde au bord de l’eau […] Paris l’attend et le droit508 […] À présent, il se fait tard, il faut rentrer […] Donc, quand il monte dans le cabriolet, c’est à Paris qu’il va; il n’en peut douter […] Ils [les parents] vont l’éconduire, le renvoyer à ses études; il les déteste; à chaque tour de roue, il sent croître la peur et le dégoût, il ressent physiquement la nécessité et l’impossibilité de ce retour. (Ivi: 1830-31)


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