Olda eretta nell’anno 1494
Sottochiesa eretta nell’anno 1494.
Fin dai primordi in cui questa Valle venne popolata dai suoi abitanti e col progressivo aumento di essi, come a suo luogo è notato, la Valle Taleggio unitamente al[40]la vicina Valle d'Averara, fu soggetta intieramente alla giurisdizione ecclesiastica dell’Archidiocesi di Milano e dipendente dalla Prevostura plebana di Primaluna, non solo ma fino all’anno 143855 fu soggetta anche nel civile ai Duchi di Milano ed ai Conti di Lecco. In quell’anno medesimo in conseguenza delle guerre intestine che avvennero quivi come altrove per le funeste fazioni Guelfe e Ghibelline, gli abitanti delle quattro Parrocchie di Taleggio, cioè Pizzino, Sottochiesa, Olda e Peghera insieme con altre Vallate, la città di Bergamo con altre provincie, si misero sotto la dominazione della Repubblica Veneta, la quale li accolse solennemente in quell’anno stesso, restando solo Vedeseta in questa Vallata fedele ai Duchi di Milano, come pure Brumano in Valle Imagna, da ciò poi ne avvenne per conseguenza la divisione della Valle in due Comuni come si è notato nella descrizione della circoscrizione dei confini del territorio di Vedeseta.
Le quattro prelodate Parrocchie di Taleggio con quelle di Averara e Valtorta rimasero soggette alla giurisdizione diocesana di Milano fino all’anno 1788, da cui in quell’epoca in base al Trattato di Mantova seguito nell’anno 1756 vennero staccate e pas[41]sate sotto la giurisdizione della Diocesi di Bergamo unitamente a quelle della Valle S. Martino come è noto anche nell’opera intitolata "Le vicende della Brianza" dell’autore Ignazio Cantù di Brivio, ritenendo tuttavia immutabile il rito ambrosiano e anche oggidì per tutto ciò che riguarda la sacra liturgia dipendono dall’Arcivescovo di Milano.
La Parrocchia di Vedeseta rimase sempre dall’epoca della sua erezione fino ad oggi dipendente dalla Diocesi di Milano e dalla pieve di Primaluna, come fu anche ai tempi delle fazioni fedele ai Duchi di Milano, col volgere dei tempi e colle mutazioni delle forme di governo, passata la Lombardia e il Veneto sotto la dominazione austriaca nell’anno 1814 ai 30 giugno, venne Vedeseta unitamente a Taleggio nel civile e criminale soggetta alla Provincia di Bergamo, e al Distretto di Zogno come è ora, ciò fu in forza della legge emanata dall’Imperatore d’Austria Francesco I per tutto l’impero estendendola anche alla Lombardia e al Veneto, abolendosi per sempre gli antichi privilegi ed immunità godute anteriormente a quell’epoca, ed invano questi abitanti reclamarono di riavere.
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Capitolo II
Erezione di Vedeseta in Parrocchia – Prima Chiesa parrocchiale, sua descrizione e invocazione – Chiesa parrocchiale posteriore in cui fu trasferita
Chiesa di S. Bartolomeo
Era la Chiesa di S. Bartolomeo costituita in Parrocchiale come si è accennato nel precedente capitolo nell’anno 1440, o 42, come altri scrittori asseriscono, certamente di Vedeseta, della Lavina, e delle adiacenti contrade.
Dessa è situata come sopra si è accennato su di un poggio eminente, quasi nel centro della Valle, distante da Vedeseta circa un miglio di strada piana fino al Canto; poi da questo punto, di ascesa aquilonare, come anche dalla contrada di Olda, la di cui secondaria montagna sulla quale è costrutta56 taglia diagonalmente parte della Valle da tramontana a mezzodì piegandosi alquanto verso mattina, chiamata dagli abitanti col nome di Costa.
La sua posizione su quel colle, l’assoluta mancanza di vicine case, la grande quantità di umane reliquie nei sepolcri, in tutto il sagrato e nei vicini poderi, che rinven[43]gonsi in copia assolutamente grande, di quanto potrebbe essere se fosse stata servita di tumulo ai soli Vedesetesi, avrebbe formato occasione di credere, come vi è sempre stato, un forte anacronismo del popolo e vi è anche oggidì, con cui asserisce con tradizione che essa Chiesa fosse la matrice e prima Chiesa di Taleggio quale attesta una delle iscrizioni appostevi dal Rev. Parroco Locatelli nell’anno 1731 nel lato sinistro esteriore della medesima.
La primaria sua costruzione, benché si ignora da chi e perché in tal luogo, essa rimonta al secolo XIII cioè verso l’anno 1300,57 dall’epoca dell’erezione in Parrocchiale fino all’anno 1567 essa serviva di Chiesa parrocchiale agli abitanti di Vedeseta, è certo però che non sarà stata insignita del titolo, se non dopo lungo tempo di esistenza, giacché anche la Chiesa e i Pastori prima del Concilio Tridentino e del vigilantissimo Arcivescovo S. Carlo Borromeo, poco curavansi per non dire nulla di visite pastorali nelle Parrocchie specialmente montuose, né erano in corso tante provvide discipline per il buon ordine del culto e dei ministri come saggiamente dopo vennero ingiunte.
Sua figura e invocazione
Sua figura e invocazione. - Prima dell’anno 1730 questa Chiesa era formata da due sole navate oltre il coro, ed aveva una campanella posta sulla sommità del tetto, il suo piazzale, ossia sagrato, non circommurato né compianato, fu cinto da muro solamente nel tempo in cui fu fatta la divisione dei Comuni, e questo piccolo cir[42 bis58]condario rimase a Vedeseta per convenzione circoscritta dai termini che vennero posti nell’anno 1740 (siccome la divisione della Valle venne fatta in due volte, come si ha dalla storia locale, dagli abitanti di Taleggio non fu accettata la prima, perciò venne fatta una seconda divisione la quale venne accettata da ambo le parti, ed è quella descritta nella prima parte, i termini posti nelle varie località portano la data dell’anno 1760,59 sia quelli posti nella prima divisione come quelli della seconda, si ritiene però che la prima divisione, benché non si hanno documenti e prove in proposito, sia stata fatta nell’anno 1740 come sopra si è notato, e la seconda sia avvenuta verso il 1750 e nel convegno di Mantova, tenutosi nell’anno 1756, si è poi venuto ad una definitiva conclusione delle differenze tra i rappresentanti dello Stato Veneto e lo Stato di Milano) di cui uno trovasi tutt’ora sull’angolo del sagrato Nord-Est verso Pizzino, essa Chiesa col suo recinto esterno è isolata dal territorio di Taleggio, benché trovasi di fatto nella circoscrizione di esso Comune. Le fu aggiunta una nuova navata nell’anno 1731, a spese comunali, con gli stimoli ed elemosine del benemerito Sacerdote D. Giov. Pietro Locatelli, allora Parroco di Vedeseta (ved. in 3ª Parte l’elenco dei Parroci ed opere fatte sotto la loro reggenza). In pari tempo vi ingrandì anche l’annessa casa ad uso ospizio,60 e prima consisteva in due sole stanze per l’abitazione del Parroco, di cui una, cioè la cucina a pianterreno per cui si accede in sacristia e la camera superiore che ora serve da cucina.
[43bis] Campanile
Nel tempo stesso venne eretto anche il campanile attuale, sul quale si posero due campane, una delle quali venne rotta da un colpo di palla sparato da un insensato individuo, si dovette nell’anno 1806 farle rifondere a Bergamo, colle elemosine dei Parrocchiani aggiuntovi del nuovo metallo di cui ignorasi il peso per fondere tre nuove che poste a ruota nell’anno stesso, riuscirono di un suono non disdicevole, colla spesa che pure ignorasi, oltre al metallo delle vecchie non computato.
L’attuale lunghezza della Chiesa, computato il coro, è di braccia61 53, onc. 2, pari a metri 28,22, la sua larghezza è di braccia 13 onc. 11 punti 1, pari a met. 7,38, la sua figura è quadrangolare, la sua facciata esposta a mezzodì, ed il coro a settentrione, ha il pavimento di cemento e il soffitto di tavole di legno come usavasi anticamente, forma tre navate ed è alta nel suo interno braccia 14 pari a met. 7,50. Il coro è superiormente fatto a involto, ha due ingressi laterali per entrare in sagristia, e la mensa dell’altar maggiore in marmo nero con davanti in colore, coi gradini per salirvi dello stesso marmo nero con fregi in colore, che dicesi scavato nella vicina Valle del Canto, i gradini per i candellieri come anche l’ancona è di mattoni e rivestita di stucco, con due colonne e decorata di discreto ornato, il tabernacolo di legno, di stile antico, con relativa tribuna sostenuta da quattro colonnette di forma spirale e bronzate. La sagristia è situata dietro al coro, decentemente fornita del neces[44]sario per le funzioni di culto.
La Chiesa ha due porte, una laterale nel lato sinistro e l’altra cioè la maggiore in mezzo della facciata, nel lato sinistro esternamente vi è un porticale a riparo dalle intemperie e a sussidio dei passaggieri,62 il tetto della Chiesa vecchia si distingue perché è coperto di piode e quella navata aggiunta è coperta di coppi come sono parimente coperti il portico e la casa, questa componesi di n. 7 stanze, di cui due terrene e le altre superiori, una volta fornite di mobili per chi ci voleva abitare. La grandezza del sagrato che intorno circonda in figura irregolare quasi ellittica è di mil.si pertiche 3, tavole 4, piedi 5 pari a metri quadrati 2085,0163 compreso tutto il fabbricato.
All’estremità verso tramontana vi è un cimiterio eretto nell’anno 1746 per deporvi con qualche decenza gli ossami umani che in quantità rinvenivansi dispersi qua e là nei diversi vicini poderi e nel sagrato, ciò fu con legato del fu sac. D. Bartolomeo Arrigoni Ruschetti. In prospettiva alla facciata della Chiesa, vi fu eretta nell’anno 1731 una bella tribuna, su cui da un certo Francesco Quarenghi fu dipinta la B. V. che raccoglie sotto il suo manto e protezione personaggi di ogni sesso e grado, a spese del prelodato Parr. Locatelli, la cui pietà, divozione ed elemosine fatte a pro di questa Parrocchia, sono rammentate in diversi luoghi dell’opera suaccennata "Cenni ed osservazioni sulla Valle Taleggio".
[45] La Chiesa è sotto l’invocazione di S. Bartolomeo Apostolo dell’India, nell’interno di essa vi sono tre altari, quello del coro rifabbricato nell’anno 1731 come sopra si è detto in marmo stato scavato nella Valle del Canto, nell’ancona vi fu collocato un quadro a spese di un certo Carlo Arrigoni nel medesimo anno, vi è dipinto in tela da buona mano la B. V. col Bambino, S. Bartolomeo e S. Carlo64 in atto supplichevole, ai piedi del quadro vi è il soprassegnato tabernacolo in legno intarsiato e dorato, con sopravi un tempietto pure di legno intagliato e dorato a quattro colonnette di forma spirale, sostenenti un baldacchinetto opera antica. Altro quadro del pittore Calvi accennato per buono che anticamente esisteva credesi quello pendente a destra entrando nella prima navata della Chiesa, il quale benché consumato dal tempo, e scrostata la vernice, pure raffigurasi di buon pennello, vi era rappresentata la B. V., S. Bartolomeo, S. Ambrogio ed uno stuolo di altri santi. L’altare a destra della Chiesa è dedicato a S. Giuseppe e all’Arcangelo S. Michele,65 il cui quadro vi fu posto separatamente per divozione da certo Michel’Angelo Locatelli Fanol [Ianol?] nell’anno 1732, nell’ancona dell’altare vi è dipinto in tela S. Giuseppe, quest'altare è fatto di mattoni ed ornato di stucco con due colonne della stessa materia, a lato della [46] tribuna e di fianco allo stesso altare vi è una nicchia difesa da relativo telaio a vetri, terminante in figura semicircolare, in cui conservasi l’antico simulacro della B. V. del Rosario stata rimessa a nuovo e quivi portata nell’anno 1882. L’altro altare a sinistra è dedicato al S. Crocifisso e fu fatto a spese di certo Angelo M. Locatelli fratello del prelodato Parroco. Il quadro rappresentante il SS. Crocifisso con ai piedi due santi sacerdoti66 a lato di questo quadro sull’angolo vi è una iscrizione. Sull’altare stesso ai piedi del quadro stesso vi è un piccolo quadro di forma ovale rappresentante S. Raimondo Nonnato; nella stessa Cappella a lato dell’altare vi è un busto di legno rappresentante S. Pietro martire fatto a spese del Parroco medesimo.
I sedili del coro furono costruiti a spese comunali, unitamente al pulpito, il tutto in legno noce con bella simmetria e gusto non spregievole, vi furono tre confessionali di cui uno sotto il pulpito dalla parte sinistra, l’altro dalla parte destra, questi vi esistono ancora, un terzo che era nel lato sinistro di fronte a quest’ultimo venne trasportato nell'anno 1810 nella Chiesa di Vedeseta ove conservasi anche oggidì. Vi erano pure in Chiesa vari capi d’argento tolti nell’epoca dell’invasione67 ed ora non ha che un trono di rame inargentato per collocarvi il SS.mo Sacramento nella seconda festa di Pasqua, in cui per consuetudine se il tempo è bello vi si fanno le solenni funzioni colla chiusura del [47] sacro quaresimale, anche questo fuori di tale occasione si tiene nella Chiesa parrocchiale ove adoperasi nelle terze domeniche di ogni mese, nelle solennità dell’anno e nelle SS.e Quarant'ore.
Dono del Parroco Artusi Oltre i necessarii paramenti abbisognevoli, vi è anche un piviale morello con relativa stola che usasi nelle domeniche di quaresima nel cantare il vespro, stato acquistato nell'anno 1897 per l’importo di £ 67, al cui pagamento concorse la confraternita del SS.mo Sacramento.
Si omette l’esistenza di legati e elemosine lasciate da pii benefattori per sacre funzioni a suffragio dei defunti quivi deposti onde ottenere grazie speciali e in ringraziamento di favori ricevuti, che prelevato previamente quanto era necessario al mantenimento del relativo fabbricato, e della Chiesa stessa, veniva a tale scopo destinato.
Nell’occasione della prima visita pastorale fatta nell’anno 156668, dal glorioso S. Carlo Borromeo allora Arcivescovo di Milano, che la estese anche a tutte le Parrocchie della Valle Taleggio, dopo il S. Concilio Tridentino, conosciuta la grande inconvenienza che ne derivava dall’essere distante la Chiesa parrocchiale dalle contrade di Vedeseta, Lavina e altre frazioni, la discomodità che ne conseguiva agli abitanti di esse contrade nel soddisfare al precetto della santificazione della festa, e ai loro doveri di pietà e di religione, il medesimo santo pastore, ordinò che la sede Parrocchiale venisse trasferita dalla Chiesa [48] di S. Bartolomeo a quella di S. Antonio Abbate in Vedeseta, come pure l’ufficiatura, i parrocchiali paramenti, suppellettili, pensioni, censi e redditi.
Trasferimento da S. Bartolomeo a Vedeseta
Siccome i Parrochi di esse Chiese, di S. Bartolomeo e S. Antonio, non erano che mercenarii e amovibili a volontà dei popoli elettori e assai tenui le annue prestazioni che ad essi pagavansi, così affine di evitare quei mali che vedevansi rimarcati nei sacri Concilii, derivanti alla Chiesa ed ai popoli dall’amovibilità dei Pastori, e dagli scarsi appostamenti che venivano assegnati ai medesimi, fu quindi ad esortazione del glorioso cardinale S. Carlo Borromeo medesimo, accresciuta l’annua parrocchiale pensione, e vennero esse Chiese erette in parrocchiale beneficio, riservato però il diritto di elezione dei Parrochi perpetuamente ai comunisti69 di Vedeseta, come già da Istromento in data 22 settembre 1484 rogato da Bonetto Arrigoni q.m Giovanni. Dell’elezione del Parroco di queste Chiese si ha quanto segue, ivi: ”Tamquam Parrocchiani Ecclesiae S. Bartolomei Apostoli, et S. Antonii Abatis et Confessoris dictarum Contratarum Vedesetae et Lavinae etc” e poscia come consta da Istromento 19 ottobre 1566, di cui una copia giace nell’archivio parrocchiale di Vedeseta con la sua versione in italiano.70
La dotazione annua che si corrispondeva al Parroco delle due suaccennate Chiese, era di sole imperiali lire centodue71 in forza di tale Istromento in data 19 ottobre 1566 [49] a rogito Pietro Francesco72 Scotti, comprovato da Antonio Giacomo Cerruti di Milano, venne elevata alla cifra di imperiali lire duecento, in seguito venne di nuovo aumentata. Con tale Istromento fu costituito il beneficio parrocchiale delle due Chiese di S. Bartolomeo e S. Antonio.
La Chiesa di S. Antonio Abate in cui venne trasferita la Parrocchiale da quella di S. Bartolomeo, di cui ora torna inutile il farne la descrizione, perché non rimane veruna vestigia fuorché il coro che ora è convertito in un ossario ove sono raccolti i teschi e le ossa dei trapassati, e pel quale si entra nel campanile, la sua facciata riguardava a mezzodì ed era situata lungo il lato occidentale del giardino parrocchiale ora esistente e nella parte occidentale della Contrada Arrigoni in Vedeseta, aveva la volta di forma semiellitica [sic!] gotica, con quattro cappelle laterali fabbricate in diverse epoche, era antichissima ed esisteva come Oratorio sussidiario alla Chiesa di S. Bartolomeo prima dell’anno 1500, venne demolita nell’anno 1808 essendosi allora costrutta l’attuale Chiesa parrocchiale, e così sull’area di essa, fu ingrandito il piazzale dell’attuale Chiesa.
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Capitolo III
Erezione degli Oratorii - Data certa della loro costruzione - Loro descrizione ed invocazione
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