Isaac Asimov. L'Orlo della fondazione



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uno di quelli.


Il tono di Kodell rimase calmo, quasi suadente.--Sin-

daco, forse siamo fuori strada, con questi ragionamenti.

Trevize può benissimo non essere a caccia della Terra,

ma a caccia di oche selvatiche in qualche remoto pianeta.

Può averci mentito, può non esserci alcuna stella chiama-

ta Gaia e può in genere non esserci alcuna stella che cor-

risponde alle coordinate da lui forniteci. Secondo me sta

cercando di farci perdere le sue tracce, ora che ha incon-

trato Compor su Sayshell e ha capito probabilmente che

seguiamo I suoi spostamenti.


--Come potrebbe con la mossa delle coordinate false

farci perdere le sue tracce? Compor continuerà a seguirlo.

No, Liono, ho in mente un'altra eventualità, che può por-

tare a guai ben più seri.


La Branno s'interruppe un attimo, poi continuò:--La

stanza è schermata, non preoccupatevi. Non ci può senti-

re nessuno, quindi sia voi $ia io siamo liberi di dire quello

che vogliamo, cosa che vi prego di fàre.


~.Tornando a Gaia, se ammettiamo che le inFormazioni

siano attendibili, si troverebbe a dieci parsec da Sayshell

e farebbe quindi parte dell'Unione Sayshell. L'Unione

Sayshell è una zona della Galassia che è stata esplorata

capillarmente, tutti i suoi sistemi stellari, popolati o me-

no, sono stati registrati, e quelli popolati sono ben co`no-

sciuti. Gaia è l'unica eccezione. Abitata o no, nessuno ne

ha sentito parlare e non compare in nessuna mappa. A

questo si aggiunge il fatto che l'Unione si è sempre man-

tenuta indipendente dalla Federazione della Fondazione,

anche all'epoca in cui il potere era in mano al Mulo. E in-

~L dipendente fin dalla caduta dell'lmpero Galattico.«


E~ --E allora?--disse Kodell, cauto.
--Indubbiamente bisogna collegare i due punti che ho

messo in evidenza. L'Unior,le Sayshell ha al suo intorno


L~ un sistema planetario del tutto sconosciuto, ed è intocca-

bile. Non può non esserci un nesso rra la prima considera-

zione e la seconda. Gaia, qualunque cosa sia, si dit`ende

accanitamente dall'esterno. Si preoccupa che non giunga


11, a nessuno notizia della propria esistenza e protegge i suoi

dintorni immediati, in modo che gli estranei ríon possano


-~ attaccarla.
~; --Mi state dicendo, sindaco, che Gaia è la sede della

Seconda Fondazione?


E --Vi sto dicendo che Gaia merita un'ispezione accura-

ta.
--Posso avanzare un'obiezione a questa ipotesi?


--Certamente.
--Se Gaia fosse la sede della Seconda Fondazione e se

si fosse difesa per secoli contro gli intrusi trattando l'inte-

ra Unione Sayshell come un vasto scudo di protezione ed
L evitando addirittura di far trapelare notizia della propria

esistenza, perché tutto d'un tratto avrebbe troncato que-

sta strategia difensiva? Trevize e Pelorat, benché consi-
E gliati da voi di andare su Trantor, si sono diretti subito e

senza esitazione verso Sayshell e adesso su Gaia. Per di

più voi state parlando tranquillamente di questo pianeta;
1` come mai non vi viene impedito di farlo?
~r Il sindaco rimase per un pezzo in silenzio. La sua testa

di capelli grigi, lievemente inclinata, brillava a tratti nel-

la luce della stanza. Alla fine la Branno disse:--Perché
~; credo che il consigliere Trevize abbia in qualche modo
E messo tutto quanto sottosopra. Ha fatto qualcosa, o sta

facendo qualcosa, che minaccia di compromettere il Pia-

no Seldon.
--Questo è assolutamente impossibile, sindaco.
--Punti deboli ci sono dappertutto e in tutti. Certo

nemmeno Hari Seldon era perfetto. Anche il Piano deve


L avere una sua pecca e Trevize per caso l'ha trovata, ma-

gari senza neppure rendersi conto di averla trovata. Dob-

biamo scoprire che cosa sta succedendo e dare un'occhia-

ta alla situazione.


Kodell assunse per la prima volta un'espressione grave.
--Non prendete decisioni per conto vostro, sindaco.

Non è il caso che ci muoviamo senza averci prima riQet-

tuto su adeguatamente.
--Non trattatemi da idiota, Liono. Non intendo fare la

guerra. Non intendo far atterrare un corpo di spedizione

su Gaia. Voglio solo osservare le cose stando direttamen-

te sul luogo, o nei dintorni, se preferite. Siccome detesto

avere contatti con un Ministero della Guerra che non ve-

de più in là del suo naso, il che è logico forse, dopo cento-

vent'anni di pace, e siccome mi pare che a voi invece non

secchi averci a che fare, vi chiederei di farmi sapére

quante navi da guerra si trovino nelle vicinanze di Say-

shell, Liono. Bisognerebbe però che i loro spostamenti

apparissero di routine, e non una mobilitazione...
--In questi tranquilli tempi di pace sono sicuro che

nelle vicinanze di Sayshell non ci saranno molte navi. Ma

lo scoprirò.
--Basteranno anche due o tre, specie se ce n'è una del

tipo Supernova.


--Che intenzioni avete?
--Voglio che le navi si spingano il più vicino possibile

a Sayshell senza creare un incidente diplomatico, e vo-

glio che stiano abbastanza vicine l'una all'altra da pre-

starsi mutuo soccorso.


--Per quale scopo?
--Disporre di una certa elasticità. Voglio essere in gra-

do di attaccare, se ci sarò costretta.


--Attaccare la Seconda Fondazione? Se Gaia è stata

capace di mantenere la propria indipendenza e di non

farsi conquistare nemmeno dal Mulo, penso che potrà

tranquillamente affrontare due o tre navi nostre.


Con gli occhi che brillavano per la voglia di combatte-

re, Harla Branno disse:--Amico mio, vi ho detto che

niente e nessuno sono perfetti, nemmeno Hari Seldon.

Quando Seldon ideò il suo Piano, poté astrarsi solo fino a

un certo punto dallo spirito dei suoi tempi. Era un mate-

matico dell'epoca della decadenza dell'lmpero e allora la

tecnologia era moribonda. Logico quindi che non potesse

tenere sufficientemente in conto l'ipotesi di un forte pro-

gresso tecnologico. I motori gravitazionali, a csempio,

che hanno segnato una svolta dal punto di vista tecnolo-

gico, non potevano essere nemmeno lontanamente conce-

piti a quell'epoca. E siamo andati molto avanti non solo

con quelh.
--Anche Gaia potrebbe essere andata avanti.
--Isolata com'è? Via, non scherziamo. Nella Federa-
zione della Fondazione ci sono dieci quadrilioni di esseri

umani, e fra questi se ne possono trovare tanti capaci di


,~ contribuire al progresso tecnologico. Un singolo mondo
J isolato non può fare niente di buono, in confronto. Le no-

stre navi avanzeranno verso i confini di Sayshell e io sarò

con esse.
--Scusatemi, sindaco, ma credo di non aver capito be-

ne.
--Andrò dove si raduneranno le navi, ai conflni di Say-

shell. ~loglio controllare di persona.
. Per un attimo Kodell rimase a bocca aperta. Deglutì a

vuoto, producendo un rumore distintamente udibile, poi

disse, con chiaro eufemismo:--Non è... prudente, sinda-
~: co.
--Prudente o no--disse la Branno, brusca--lo fara.
F~ Sono stufa di Terminus e delle sue interminabili lotte po-

litiche, sono stufa dei suoi conflitti, delle sue alleanze e

controalleanze, dei suoi tradimenti e dei suoi rimpasti.

Da diciassette anni sono in mezzo a questi intrighi e ho

voglia di qualcosa di diverso. Qualsiasi cosa.--Fece un

gesto vago con la mano.--Là nello spazio forse sta cam-

biando l'intera storia della Galassia e io voglio prender
·` parte a un tale processó.
--Voi non sapete niente di queste cose, sindaco.
--E chi ne sa qualcosa, Liono?--Harla Branno si alzò

in piedi, rigidamente.--Appena mi darete le informazio-

ni che mi occorrono e appena avrò sistemato le cose in

modo che gli stupidi affari di Terminus procedano come

devono procedere, partirò. Ah, una cosa ancora, Liono:

non cercate con qualche manovra di farmi recedere da

questa decisione, o sarò costretta a troncare la nostra

unga amicizia e a rovinarvi la carriera. Posso ancora far-


Kodell annuì.--Lo so che potete, sindaco, ma prima

che la vostra decisione sia definitiva posso chiedervi di

riflettere sulla forza e l'efficacia del Piano Seldon? Quello

che intendete fare potrebbe equivalere a un suicidio.


--Di questo non ho affatto paura. Il Piano Seldon ha

già sbagliato una volta, perché non previde il Mulo. E se

ha mancato una previsione una volta, può mancarla an-

che una seconda.


Kodell sospirò.--Allora, se siete proprio decisa, vi so-

sterrò più che posso, con la massima lealtà.


--Bene. Ancora una volta vi avverto che è vostro inte-

resse che questa dichiarazione sia sincera. E adesso, Lio-

no, pensiamo a Gaia. Coraggio!
QUINDICE~SIMA PARTE

S-Gaia
58


Sura Novi entrò nella sala comandi della piccola e abba-

stanza antiquata astronave che stava trasportando Gen-

dibal e lei attraverso la Galassia secondo una successione

di Balzi prestabiliti.


Si capiva bene che era appena stata nel camerino di

toilette, dove oli, aria calda e un po' d'acqua le avevano

rinfrescato il corpo. Era avvolta in una vestaglia che si te~

neva stretta al corpo con estremo pudore. I capelli erano

asciutti, ma arruffati.
--Maestro?--sussurrò.
Gendibal alzò gli occhi dai diagrammi e dal computer.

--S~, Novi?


--Sono afflitta dal dolore...--cominciò lei, poi si cor-

resse e disse:--Mi dispiace molto disturbarvi, Maestro,

ma non reperisco i miei abiti.
--I vostri abiti?--Gendibal la fissò un attimo senza

capire, poi si alzò in piedi con aria mortificata.--Oh, mi

è passato di mente, Novi. Avevano bisogno di una lavata

e sono rimasti nella pulitrice. Sono già asciutti, stirati e

pronti. Avrei dovuto tirarli fuori e metterli bene in vista,

ma me ne sono dimenticato.


--Io non avevo intendimento di... di offendere--disse

Novi, con gli occhi bassi.


--Non mi avete offeso--disse allegramente Gendibal.

--Sentite, vi prometto che, quando sarà tutto finito, farò

in modo che abbiate un mucchio di vestiti nuovi e alla

moda. Siamo partiti in gran fretta e non mi è neanche ve-

nuto in mente di portarne un po' dietro. d'altra parte,

Novi, qui ci siamo solo voi e io, e per un lungo periodo do-

vremo stare a stretto contatto di gomito, per cui non ha

senso preoccuparsi tanto dei...--Gendibal fece un gesto

vago, notò l'espressione scandalizzata di Novi e pensò: In

fondo è solo una ragazza di campagna, ha assimilato deter-

minati modelli di comportamento; probabilmente non si op-

porrebbe a scorrettezze verbali e no, se sapesse di avere ad-


L''' dosso un vestito bene abbottonato.
Poi si vergognò di se stesso e fu felice che lei non fosse

una studiosa e non potcsse leggergli i pensieri. Disse:--

Vado a prendervi i vestiti?
--Oh, no, Maestro! Non è il caso che voi... So dove so-

no.
` Poco dopo Novi tornò con indosso i suoi vestiti e con i

capelli pettinati. Appariva chiaramente impacciata.--

Mi vergógno di essermi comportata in modo... sconve-


~ niente, Maestro. Avrei dovuto cercare i vestiti senza veni-
- re a disturbare voi.
--Ma no, non importa--disse Gendibal.--Avete fatto

ottimi progressi col vostro galattico, Novi. Avete assimi-

lato la lingua degli studiosi molto in fretta.
Novi sorrise. Aveva denti piuttosto irregolari, che però

non si notavano quasi quando lei, sentendosi lodata, si


- addolciva e illuminava in viso. Gendibal si disse che do-

veva essere proprio per quel suo modo di illuminarsi che

gli piaceva, ogni tanto, lodarla.
--Gli hamiani non mi apprezzeranno sicuro quando

tornerò a casa--disse Novi.--Mi chiameranno trincia-

parole. E così che chiamano quelli che parlano... strano.

Non li amano per niente.


--Dubito che tornerete tra gli hamiani, Novi--disse

Gendibal.--Sono sicuro che ci sarà sempre un posto per

voi tra gli studiosi. Voglio dire, quando questa avventura

sarà finita.


--Sarebbe fantastico, Maestro.
--Penso che non abbiate niente in contrario a chiamar-

mi Oratore Gendibal o anche solo... No, vedo che avete

qualcosa in contrario--disse Gendibal accorgendosi

dell'espressione scandalizzata di lei.--Oh be', pazienza.


--Sarebbe sconveniente, Maestro. Ma posso chiedervi

quando questa avventura finirà?


Gendibal scosse la testa.--Non lo so con precisione.

Per il momento il mio obiettivo è andare in un certo posto

il più in fretta possibile. Questa nave, che nel suo genere è

ottima, ha il difetto di essere lenta e il più in fretta possibi-

le significa non tanto in fretta. Vedete--Gendibal indico

il computer e i diagrammi--non faccio che calcolare il

modo di attraversare ampie zone dello spazio, ma le pos-

sibilità di elaborazione del computer sono limitate. E poi

non sono molto abile.
--Dovete recarvi in fretta in questo posto perché c'è

qualche pericolo, Maestro?


--Che cosa vi ta pensare che ci sia un pericolo, Novi?
--Perché a volte, quando penso che non mi vediate, vi

guardo e il vostro viso è... Non so trovare la parola adat-

ta, non impaurito e nemmeno turbato, ma qualcosa di si-
mlle.

--Inquieto? mormorò lui. Ii


--Apparite, come dire, preoccupato. E questa la paro-
--Dipende. Che cosa intendete con preoccupato, Novi?
--E un po' come se diceste a voi stesso: Quate potrà es-

sere la mia prossima mossa in q~esto ~rosso pasticcio?


Sbalordito, Gendibal disse:--Sì, il significato è esatto,

ma leggete dunque questo sul mio viso, Novi? Nel Posto

degli Studiosi sto sempre attentissimo a non lasciar tra-

pelare niente dalla mia espressione, ma qui nello spazio

dove ci siamo solo voi e io, pensavo di potermi rilassare e

di poter lasciar girare la mia faccia in libertà, per così di-

re. Scusatemi, vi ho messo in imbarazzo. Voglio dire, se

siete così sensibile, bisognerà che stia più attento. Ogni

tanto la realtà mi ricorda che anche i non mentalisti pos-

sono avere intuizioni acute.


Novi lo guardò con espressione vacua.--Non capisco, 3

Maestro. .


--Sto parlando fra me e me, Novi. Non vi preoccupate.

Ecco, avete visto che è saltata fuori di nuovo quella paro-

la?
--Ma c'è pericolo o no?
--C'è un problema da risolvere, Novi. Non so che cosa

mi aspetta su Sayshell, che è il posto verso il quale siamo

diretti. Potrei trovarmi in una situazione di grande diffi-

coltà.
--Cioè di pericolo?


--No, non in pericolo, perché'in ogni caso sarò in gra-

do di cavarmela.


--Come potete saperlo?
--Perché sono uno... studioso, e anche il migliore di

tutti. Non c'è nessuna situazione nella Galassia che non

sia in grado di governare.
--Maestro--disse Novi con aria estremamente afflitta

--non vorrei proprio offendervi, né mandarvi in collera,

ma... io vi ho visto in pericolo quella volta con Rufirant, e

lui è solo. uno zotico hamiano. Ora non so che cosa vi

aspetti su quel pianeta, e nemmeno voi lo sapete, ma po-
trebbe essere qualcosa di peggio di Rufirant.
~` Gendibal si sentì umiliato.--Avete paura, Novi?
--Non per me, Maestro. Temo... ho paura per voi.
,~ --Potete dire benissimo temo--mormorò lui.--E

sempre buon galattico.


Per un attimo rimase assorto nei suoi pensieri, poi alzò
~s gli occhi, prese nelle sue le ruvide mani di Novi e disse:--
.r Novi, non vuglio che abbiate paura. Lasciate che vi spie-

ghi. Quando avete capito che ero preoccupato mi avete in

certo modo letto nel pensiero, vero?
--Ecco, io so leggere nel pensiero meglio di voi. E que-
~` sto che imparano a fare gli studiosi e io sono uno studioso

assal bravo.


4 Novi sgranò gli occhi e liberò le mani dalla stretta
~i quindi, quasi trattenendo il respiro, disse:--Voi mi leg-
F~ gete nel pensiero?
Gendibal si affrettò a correre ai ripari.--No non vi
leggo nel pensiero salvo che quando ci sono costrétto. So-

litamente non lo faccio.


(Sapeva che, in pratica, era una menzogna. Era impos-

sibile, stando in compagnia di Sura Novi, non afferrare la

linea generale dei suoi pensieri. Anzi, I'avrebbe afl`errata

probabilmente anche una persona comune. Gendibal si

sentì quasi arrossire riflettendo sui sentimenti che aveva
~ colto più volte in lei. Anche se venivano da una donna ha-
F miana, non potevano non lusingarlo. E tuttavia rassicu-

rarla su quel punto era un dovere, dal punto di vista uma-

no. )
--Posso anche correggere il modo di pensare della gen-

te--disse.--Posso far sì che si senta ferita. E posso...


--Perché dite questo, Maestro?--fece Novi, scuotendo

la testa.--Ruflrant...


--Lasciate perdere Rufirant--disse lui stizzito.--
E Avrei potuto fermarlo quando avessi voluto. Avrei potuto

farlo cadere in terra. Avrei potuto indurre tutti gli'hamia-

ni a...--S'interruppe di colpo, accorgendosi che si stava

dando delle arie, che stava cercan~o di impressionare

quella provinciale che insisteva a scuotere la testa.
--Maestro--disse Novi--voi state cercando di libe-

rarmi dalla paura, ma non ha senso, perché io ho paura

solo per voi. So che siete un grande studioso e che sapete

far volare questa nave nello spazio, una cosa che per per-


E sone come me sarebbe del tutto impossibile. So che usate

macchine che non capisco e che nessun hamiano potreb-

be capìre. Ma non dovete raccontarmi di questi vostri po-

teri mentali che non esistono; se esistessero, tutte le cose

che avreste potuto fare a Rufirant le avreste fatte, visto

che eravate in pericolo.


Gendibal strinse le labbra. Non dire niente, pensò. Se

lei insiste ad affermare di non avere paura per sé, lascia

perdere. Però non sopportava l'idea che Novi lo credesse

un pusillanime e un millantatore. No, proprio non la sop-

portava.
--Se non ho fatto niente a Ruflrant è stato perché non

ho voluto farlo--disse.--Noi studiosi abbiamo il divieto

di intervenire sulla mente degli hamiani. Siamo ospiti sul

vostro mondo. Lo capite, questo?


--Siete i nostri maestri, così almeno si è sempre detto

nella nostra comunità.


Per un attimo Gendibal smise di pensare a difendersi

dallo scetticismo di Novi e disse:--Come mai allora Ru-

flrant mi ha attaccato?
--Non lo so--disse lei.--Credo che non si rendesse

conto di che cosa faceva. Doveva stare stravagando con la

mente. Voglio dire, avrà avuto un momento di pazzia.
Gendibal commentò con un grugnito.--In ogni modo

--disse--noi non facciamo mai del male agli hamiani.

Se avessi fermato Rufirant facendogli del male, gli altri

studiosi mi avrebbero disapprovato e forse avrei perso la

mia carica. Ma~se me la fossi vista brutta, sarei stato co-

stretto probabilmente a correggere la sua mente un po-

chino, giusto un grammo.
Novi apparve frustrata.--Allora non è servito a niente

che sia accorsa in vostro aiuto.


--Voi siete stata bravissima--disse l'Oratore.--Ho

solo detto che per salvarmi sarei stato costretto a fare

una cosa che gli studiosi sono tenuti a non fare; mi avete

risparmiato un simile intervento. Avete fermato Rufirant

voi e ve ne sono grato.
Novi sorrise felice.--Adesso capisco perché siete stato

così gentile con me.


--Vi sono riconoscente, sì--disse lui, lievemente tur-

bato--ma l'importante è che comprendiate che non c'è

pericolo. Sono in grado di tener testa a un esercito forma

to da persone comuni. Qualsiasi studioso è in grado di

farlo, e quelli importanti lo sono più degli altri. Vi ho già

detto che io sono il migliore. Non c'è nessuno nella Galas-


sia che può resistermi.
--Se lo dite voi, Maestro, non ne dubito.
E --Lo dico sì. Allora, avete ancora paura per me?
--No, Maestro, ma... volevo chiedervi una cosa. Sono

solo i nostri studiosi a saper leggere il pensiero o ci sono

altri studiosi, altri luoghi dove si trova gente che può te-
~ nervi testa?
IL Gendibal rimase un attimo interdetto. La donna aveva

un intuito eccezionale. Si rendeva necessario mentire.


--No, ci sono solo i nostri--disse.
--Ma sono così tante le stelle in cielo. Una volta ho
P provato a contarle e non ci sono riuscita. Se esistono tanti
'' mondi abitati quante sono le stelle, è mai possibile che
L~ non si trovino degli studiosi su qualcuno di essi?
--No, non è possibile.
--E se Ci fossero?
--Non sarebbero forti come me.
--E se vi attaccassero all'improvviso, prima che ve ne

rendeste conto?


--Non potrebbero. Se uno studioso sconosciuto mi si

avvicinasse lo riconoscerei subito, molto prima che po-


~3 tesse farmi del male.
--Volete dire che sareste in grado di fuggire?
--Non avrò bisogno di fuggire. Ma se dovrò farlo--

(Gendibal mise le mani avanti, prevedendo la probabile

obiezione di Novi)--potrò usare molto presto una nave
E migliore di questa, migliore di qualsiasi altra nave della
1 Galassia. Non mi prenderanno.
--Non potrebbero intervenire sulla vostra mente e in-

durvi a restare, anziché fuggire?


L --No.
--Potrebbero essere in molti. Voi siete solo.
E --Mi accorgerei per tempo delle loro intenzioni e po-

trei partire per il nostro pianeta con un grosso margine di

vantaggio: tutti i nostri studiosi allora si rivolgerebbero

contro questi sconosciuti, che verrebbero sicuramente

sconfitti. E poiché, essendo studiosi, gli sconosciuti
~ avranno, immagino, la &coltà di prevedere tutte queste
L cose, non si azzarderanno a fare niente contro di me. An-

zi, è probabile che non vogliano che venga a sapere della

loro esistenza. Io invece non ho paura di venire a sapere

della loro.


F --Perché siete molto meglio di loro?--disse Novi, con

un orgoglio non del tutto libero da dubbi.

Gendibal non poté resistere. La sua intelligenza, la sua

intuizione erano tali, che era una vera gioia stare in sua

compagnia. Quel mostro dalla voce dolce, I'Oratore Delo-

ra Delarmi, gli aveva fatto un favore incredibile costrin-

gendolo a portarsi dietro la hamiana.
--No, Novi--disse--non perché sono meglio di loro

anche se questa è una verità inconfutabile, ma perché ho

VOI con me.
--Me?
--Sì. L'avevate indovinato?
--No, Maestro--disse lei, sorpresa.--Che cosa posso

mai fare, lo?


--E la vostra mente che è preziosa.--Gendibal alzò

pronto una mano.--No, non vi sto leggendo nel pensiero.

Vedo solo il contorno della vostra mente, un contorno in-

solitamente liscio e lineare.


Lei si portò una mano alla fronte.--Perché non sono

istruita, Maestro? Perché sono stupida?


--No, cara--disse Gendibal, senza rendersi conto

dell'aggettivo che aveva usato.--Perché siete onesta e


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