A elena bernardi



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VERONA


A MARGHERITA ROSMINI

2117(Bergamo#1830.04.09)


Le scrive una lunghissima lettera, che aveva continuato a sperare di non dover spedi­re, realizzando invece il suo viaggio a Trento. Impossibilitata a farlo, le manda un ve­ro vademecum per gli Esercizi delle Dame, che contempla l'assistenza di ogni singolo momento della giornata, i libri da leggere e da far meditare, la distribuzione delle so­relle nei vari uffici, i vari e possibili menù dei diversi pasti, il tutto però organizzato con la massima libertà, secondo le esigenze del luogo e delle partecipanti.
V.G. e M. Carissima Figlia

Bergamo li 9 aprile 1830


Questa volta non so come cominciare una lettera, che feci tanto per non iscrivere, ma così piace al Signore, e così ha da piacere an­che a me.

Già da Monsignore Ella avrà saputo le mie belle imprese, e co­me l'aver io voluto far troppo per venire, ha prodotto un'effetto contrario. Mi restava però una qualche lusinga di potervi ancora riuscire, e contro il mio solito ero disposta a viaggiare anche di fe­sta.

Il fatto si é, che sto meglio, ma non posso dire di essere proprio libera di febbre, e la tosse pure quantunque diminuita mi continua però. In conseguenza Ella vede, che sarebbe un azzardo continuare tre giornate il viaggio, e quando bene fossi a Trento, se mai la tosse come l'incertezza della stagione la rende probabile dovendo ogni notte cangiare abitazione, se dovessi venire solo per ammalarmi, al­tro non farei, che imbarazzarle di più.

Per ciò mia Cara Figlia accettiamo dal Signore questa mortifica­zione, che non sò da Lei, a me, a chi sia più amara, ed insieme cer­chiamo di ajutarci, perche riesca bene l'opera del Signore.

Stia sicura, ch'io non mancherò di far pregare, e già, com'Ella ben sa Dio non ha bisogno d'uomini, e molto meno di me, che non sono capace da nulla. Non posso nasconderle per altro, che quan­tunque pienamente conosco, quanto vero sia quello, che le scrivo rni dà gran pena il dispiacere, che proveranno loro, ed in sostanza per un male da niente. Che se l'avessi curato quindici giorni sono la metà di quello, che faccio adesso, non ve ne sarebbe più vestigio. In somma la cosa è fatta. Mi servirà di regola per un'altra volta. Assi­curi tutte le Care Compagne, che propriamente e per prudenza che non mi lasciano venire; c'era una persona di mia cognizione, che diceva, che la prudenza è la rovina del mondo.

Basta comunque sia veniamo all'argomento. Giacchè non potendo assisterle personalmente farò quanto posso per assisterle da lontano. Scrissi dunque alla Superiora di Verona, che mercoledì non vedendomi faccia partire per Trento la Rosa sottosuperiora20, ed una per la cucina. Se potranno anche una terza. Le porteranno del riso del caffe in polvere. Un pò di pollame ed altre cosette.

De libri poi la vita della Beata Maria dell'Incarnazione21 nel secolo quella Madama Accaria tanto stimata, e lodata da San Fran­cesco, che quantunque sia morta religiosa, si santificò per altro nello stato di matrimonio nel soffrire il marito, educare i figli, e santa­mente dirigere la famiglia.

Se sarò in tempo scriverò alla Superiora pur di Verona di man­darle anche la vita della Marchesa Serponti22 e questa da far leg­gere alla mensa, cominciando dalla vita della Beata Maria. Le por­teranno anche qualche libro di Esercizj spirituali per i secolari. Il cattechismo di Boriglioni23, se i direttori degli Esercizj avessero genio venisse fatta qualche lezione di dottrina, e qualche altro li­bro, che non mi ricordo se ella adesso lo abbia.

A Monsignore occlusi anche l'orario delle Dame che abitavano da noi anche la notte, ma questo come i libri tutto da sottoporre ai Direttori degli Esercizj, e fare come essi giudicano meglio, oltre di che l'orario va addattato ai metodi dei paesi, ed alle stagioni, essendovi dè paesi ove fanno le cose di buon'ora, ed altri ove fanno tutto tardi.

Avverta che troverà nell'orario indicata: Lezione in oratorio. Questa si faceva a Milano da una delle Compagne nella nostra chie­sa che per essere affatto interna si chiama oratorio, nel tempo in cui le Signore che non dormivano in casa andavano giungendo.

Quest'anno feci loro leggere il primo trattato del Direttorio ascetico dello Scaramelli24. Se non mi sbaglio tratta sulla perfezione facendo ommettere in ogni trattato il capitolo degli avvertimenti al Direttore. Poi, sempre che la memoria non mi tradisca, feci loro leggere il trattato della necessità d'una guida.

A Venezia feci loro leggere sullo stesso libro il trattato della speranza, e quello sulla confessione avendomi servito per più d'un anno del libro medesimo.

Io non conosco le Signore di Trento, e secondo il metodo d'istruzione di cattechismo che si pratica nel paese combini, o dirò meglio senta dai Direttori degli Esecizj, che libro, e che trattato cre­dono più opportuno. Alcuni fanno leggere il libro intitolato «Idea del vero penitente»25, come fanno a San Sebastiano a Verona, ma a me non piace per esser letto da qualche Figlia della Carità, in età giovanile singolarmente.

Avverto che nell'orario troverà varie ore di ritiro in camera. In quel tempo suggerivano i predicatori di Milano, ed io destramente cercava d'insinuare a Venezia, gli esami pratici per prender norma dei quali feci che la Rosa si porti seco qualche libro di Esercizj per i secolari dove detti esami vi sono. Ma su questi pure faranno i Diret­tori come crederanno. La lezione io la farei fare dalla Conzatti26 in chiesa, e da Lucietta27, e Annetta28 in refettorio.

Ella mi fece domandare per le cameriere. Tutto il punto stà do­ve metterle, e cosa farne tra giorno. Alle meditazioni a Milano le la­sciavano andare anch'Esse, ma all'istuzione nò, differenti essendo i doveri delle padrone da quelli delle serve.

Convien dunque secondo le circostanze, che si regoli. Pel tratta­mento mi figuro, che a Trento si contenteranno di quello di Vene­zia, consistente in una buona minestra, alesso di buon manzo, e da loro ci vorrà unito a questo una qualche sorta d'erbaggio. Una frit­tura, ed un rosto coll'insalata se si usa. Formaggio e frutta. Come a Venezia non prendono altro che qualche volta una sorte di frutti.

Se l'ora si combina comoda per i predicatori si dà loro a pranzo nella stessa ora, o un po prima trattandoli come le Dame. Non le parlo su quest'articolo di Milano perche colà le cose sono alla gran­de. Abbiamo però una vivandiera, come quella, che i trattori mandano i pranzi.

La minestra ai predicatori la mandino nella loro scodella, e nella vivandiera in ogni diremo scodella si mette una pietanza. Mi figuro che li fara stare dal gastaldo29 non sapendo in qual luogo mai potrà accomodarli.

La sera a Venezia diamo alle Dame una zuppa un'alesso, che da loro può essere, o di colombini, o di petto di vitello, ed una seconda cosa. Per esempio se hanno a pranzo il rosto di vitello lo faciamo tagliare in piccole fettine, e lo diamo freddo, alle volte delle polpetti­ne, poi qualche cosa di frutti. Una sorte sola già s'intende oppure qualche erbaggio cotto. Per esempio sparagi, ed io cerco sempre di cambiare ogni giorno.

Adesso le dirò qualche cosa della distribuzione delle Compagne ma non si leghi, ne si confonda, perche al momento si risolve quello, che si trova meglio, massimamente perche non so se le condurran 

no qualcheduna oltre le due, che di sopra le parlai.

A me par dunque, che se tengono scuola metterei in questa An­netta e Lucietta.


La Baldassarelli30 alla porta, la Giustina31 e la Conzzati per accomodare le camere ove abitano le Dame per dormi­re, o stare unite. La Irene32 oltre la sacrestia la terrei con Cattina33. Lei s'intende, la Rosa di Verona34 per le ricreazioni. In cucina la veronese, e Mincolina per i piatti e ajuto in cucina

___________________


NB. Manca la firma della Canossa.

A GIUSEPPA TERRAGNOLI

2118(Bergamo#1830.04.09)


Certamente la Terragnoli, poiché la Canossa si trova ancora a Bergamo per un sopraggiunto malessere con febbre e tosse, non saprà dove farle arrivare la sue lettere. Maddalena allora, poiché avrebbe dovuto andare anche a Milano per la elezione della nuova superiora, chiede, ma in segreto, per impedirle un'alternanza continua di viaggi, se le pare che potrebbe, con le sue consorelle, affrontare, senza di lei, la fatica degli Eserci­zi per le Dame. Comunica anche che a Bergamo Mons. Morlacchi é il nuovo Vescovo.
V.G. e M. Carissima Figlia
Voi non sapete mi figuro ove scrivermi mia Cara Figlia essendo io piuttosto vagabonda. Resterete anche sorpresa di vedere questa mia lettera da Bergamo mentre vi aveva scritto, che doveva partire per Verona e Trento.

Cosa volete, che vi dica la tosse questa volta mi ha fatto una burla. Non vi metete in nessuna pena perche lo fareste senza propo­sito, e senza ragione. Venerdì dunque che si compivano gli Esercizj delle Dame di Milano quantunque la mia tosse si facesse onore sa­pendo che già sempre termina in niente dopo un po di sussuro come già fa adesso anche questa volta sono partita da Milano per passare a Verona il lunedì.

Si combino, che il tempo stato sempre bello quel giorno si gua­stò, e viaggiai quasi sempre sotto la pioggia benissimo riparata dal legno35 ma naturalmente l'aria si fece più fredda. Arrivai a Berga­mo e la tosse si accrebbe aggiungendosi anche a questa un po di feb­bre. Già la malattia fu tanto grande, che sono stata sempre alzata e girando sempre il convento.

Si combinò, che in penitenza de’ miei peccati venne il medico, e volle che mi facessi cavare un po di sangue lusingandomi ch'avrei potuto egualmente partire ma il fatto si fu che sussistendo anche il martedì la tosse forte e quella piccola febbre dovetti quì fermarmi e giornalmente vado migliorando, e non ho più febbre. La tosse pure è diminuita ma sapete, che questa ordinariamente, non mi lascia tanto presto.

Per altro giacche ho dovuto privarmi di andare a Trento come tanto lo desiderava questa volta sino che non sono libera perfetta­mente dalla tosse non ho intenzione di muovermi da Bergamo.

Secondo me per altro mi pare, che presto se ne andrà. Non è stata questa mai forte come quella di quest'inverno. Non vi prende­te dunque la minima pena perche proprio sarebbe un angustiarvi per niente.

Conviene però che confessi, avvanzandosi gli anni conviene che per durare sino al giorno del Giudizio cerchi di schivare le fati­che, che posso. Per ciò incerta di tutto quello, che farò voglio domandarvi una cosa. Io doveva fare a Milano la superiora, e ciò mi avrebbe portato la conseguenza di dovermi fermare del tempo nel caso che l'elezione non fosse stata una conferma. Che la salute al­quanto vacillante della buonissima Teresa36 può lasciar luogo a dubitare. Dico ripetto sono incerta di tutto ed in ogni modo io cer­cherò sempre di sbrigarmi da Milano colla possibile sollecitudine. Vi domando per altro se in caso per non ripettere viaggi sopra viag­gi e non venire a Venezia con quella limitazione di tempo, che ci sof­foca tutte se tacendo adesso con tutti potreste però impegnarvi voi altre per gli Esercizj delle Dame senza di me assicurandovi che cer­tamente dopo verrei.

Non so più nulla della buona Priùli37 dopo la morte di sua so­rella. Ditemene qualche cosa colle sue nuove.

Il fratello della Cara Rosa della Croce38 mi consegno le 6000 li­re della sua dote. Le lasciai a Milano, e le ritirerò col mezzo di qual­che negoziante. Egli mi disse, che se indietro vi fosse qualche picco­la somma ch'egli dovesse dare, pel tempo scorso quando sua sorella glielo scriveva gliela farà tenere. Sentirò poi cosa avrete fatto voi altre per mia norma.

Qui hanno nominato il loro Vescovo39 il qual'è il Paroco del Borgo San Leonardo di Bergamo40. Ditemi chi è stato nominato per Chioggia. Tanti rispetti al nostro degnissimo Superiore41 quando avrete naturalmente occasione di vederlo come, anche al nostro Padre Stefani42.


Vi abbraccio tutte di vero cuore e tutte vi lascio nel Cuor San­tissimo di Marita
Di Voi Carissima Figlia
Bergamo li 9 aprile 1830

Vostra Aff.ma Madre

Maddalena Figlia della Carità43

La Cristina44 si da da il piacere di abbracciarle tutte e si racco­manda caldamente alle loro orazioni

Alla Signora


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