Gli immigrati a Cologno: identità e localizzazione
Prima di entrare nello specifico della ricerca, è necessario spendere qualche parola introduttiva per spiegare chi sono i nuovi cittadini di Cologno, da che paesi arrivano, dove abitano. Volendo utilizzare a questo fine anche alcune fonti statistiche, va chiarito subito che esse possono riguardare soltanto coloro che dispongono di un titolo regolare per la permanenza in Italia: gli altri, quelli che vengono sbrigativamente chiamati ‘clandestini’, sfuggono alle rilevazioni. Eppure ci sono: come ben sa chiunque sia attento a queste questioni, l’ultima, enorme operazione di regolarizzazione, che come tutte le sanatorie precedenti si poneva l’obiettivo di svuotare definitivamente il bacino dell’irregolarità, non è certamente riuscita in questo scopo, e se mai ha attirato nuovi flussi. La situazione di Cologno non è diversa.
Un’altra premessa è opportuna: i dati che presentiamo sono stati forniti dal servizio anagrafe e riguardano i residenti registrati: ma poiché la mobilità di queste persone è altissima, soprattutto nelle prima fasi della loro permanenza in Italia, e poiché nel caso di un cambio di domicilio non tutti si ricordano di aggiornare la propria posizione anagrafica, tali dati non rappresentano in maniera esatta la realtà.
Con queste avvertenze, si può cominciare a osservare i numeri11. Da un primo colpo d’occhio si ricava l’impressione della crescita numerica della presenza straniera a Cologno, sia in termini assoluti, sia in proporzione rispetto a una popolazione complessiva che invece ha cominciato già da diversi anni a calare.
Graf. 1
Un dato sorprendente è quello che riguarda la struttura per sesso: la proporzione tra maschi e femmine si è mantenuta in questi anni qua
si invariata, con una prevalenza molto contenuta dei primi.
Graf. 2
La suddivisione per area geografica di provenienza, illustrata nel grafico n. 3, permette di confermare anche nel caso di Cologno una delle peculiarità dell’immigrazione nel nostro paese, e cioè l’assenza di una componente nettamente maggioritaria (il fenomeno che nei suoi rapporti annuali la Caritas italiana definisce “policentrismo”).
Graf. 3
Scendendo più nel dettaglio, si può constatare che i tre paesi maggiormente rappresentati sono il Perù, l’Egitto e l’Albania. La tabella che segue, in cui sono riportate soltanto le nazionalità più consistenti, permette di confrontare le presenze dei vari gruppi nel marzo dell’anno scorso, quando quasi nessuno di coloro che aveva fatto richiesta di regolarizzazione aveva ricevuto il permesso di soggiorno, e nel dicembre, quando invece gli effetti della sanatoria iniziavano a essere registrabili.
Tab. 1
Nazionalità
|
2000
|
2003 (marzo)
|
2003 (dicembre)
|
crescita % tra il 2000 e il dicembre 2003
|
crescita % tra il marzo e il dicembre 2003
|
peruviana
|
304
|
457
|
605
|
99
|
32
|
egiziana
|
262
|
372
|
492
|
88
|
32
|
albanese
|
172
|
262
|
330
|
92
|
26
|
cinese
|
88
|
165
|
185
|
110
|
12
|
marocchina
|
127
|
163
|
186
|
46
|
14
|
siriana
|
92
|
119
|
146
|
59
|
23
|
tunisina
|
79
|
101
|
103
|
30
|
2
|
rumena
|
47
|
93
|
179
|
281
|
92
|
ecuadoregna
|
37
|
79
|
204
|
451
|
158
|
Come si può notare ci sono ritmi di crescita diversi, ma – con l’eccezione dell’aumento degli ecuadoregni, molto più impetuoso degli altri – le proporzioni di fondo non vengono mutate; sul piano nazionale al contrario il provvedimento di regolarizzazione ha avuto effetti ben più vistosi, che hanno portato a un ribaltamento della graduatoria dei gruppi più numerosi di immigrati. Va ribadito che elaborazioni statistiche di questo tipo servono solo in parte a descrivere il reale volto dell’immigrazione, determinato in Italia in modo massiccio dai flussi irregolari.
Sarebbe interessante effettuare un’inchiesta tra gli abitanti chiedendo quali sono a loro avviso le nazionalità maggiormente presenti in città: in ragione delle loro modalità di utilizzo dello spazio pubblico, infatti, alcuni gruppi etnici sono più visibili di altri, e pertanto vengono spesso ritenuti molto più numerosi di quanto effettivamente siano. Se, girando per le strade di Cologno, si nota facilmente la presenza di marocchini, molto meno si notano invece i cinesi, che pure sono presenti in quantità praticamente identica.
Della comunità cinese, tra l’altro, si continua a sapere pochissimo, e anche questa piccola ricerca non è servita a inquadrarla meglio. A prima vista sembrerebbe trattarsi dell’unico caso di accentuata concentrazione di un singolo gruppo nazionale: in molti infatti ritengono che i cinesi risiedano in grandissima parte nella zona di viale Spagna. I dati disponibili tuttavia non confermano questa diffusa opinione, perché assegnano alla zona A (al di là della tangenziale, comprendente anche San Maurizio) solo il 31 % dei cinesi, rispetto al 46 % della zona B e al 22 della C: approssimativamente le stesse proporzioni valgono per le altre nazionalità, con l’eccezione dei marocchini che sono più presenti nella zona A. Anche per tale ragione sarebbe utile e interessante approfondire la conoscenza delle forme di insediamento sul territorio dei cinesi. Gli agenti immobiliari ci segnalano che questi ultimi sono clienti con esigenze molto differenti da quelle degli altri immigrati:
I cinesi sono un capitolo a parte […]. Affittano o comprano laboratori con posto-letto per la manodopera, e annessa una casa per abitare loro, sono commercianti che vengono qui lasciando fuori il BMW.
(Ai 1)
I cinesi sono una tipologia di acquirenti diversa, loro abbinano abitazione e attività, cercano una casa con interrato, come in viale Spagna.
Sono piccoli imprenditori, dentro fanno laboratorio e dormitorio, ne hanno trovati tanti anche al quartiere Stella. Come anche a Milano, non alla China Town, lì è diverso, ma come nelle vie intorno a via Padova: casette indipendenti con sotto una cantina per il laboratorio. In viale Spagna è un po’ diverso, lì siamo già ai capannoni.
(Ai 2)
Peculiare di Cologno Monzese è infine la presenza di una ‘colonia’ siriana, nata oltre vent’anni fa, e rafforzata negli ultimi anni da un piccolo ma costante flusso. Si tratta di una vicenda migratoria molto interessante, per varie ragioni: tra le altre, poiché il numero di siriani in Italia è piuttosto basso (sono solo qualche migliaio; nelle statistiche nazionali solitamente compaiono nella voce ‘altre nazioni’), Cologno costituisce per loro una specie di piccola capitale.
I dati dell’anagrafe illustrano anche come i residenti stranieri si distribuiscono tra le tre circoscrizioni amministrative in cui è suddivisa Cologno: più della metà abita nella zona B, corrispondente alla parte meridionale della città, attorno all’asse di via Milano; anche la popolazione nel suo complesso è maggiormente presente in questa zona, ma la differenza rispetto alle altre due aree è meno accentuata (i colognesi della zona B sono quasi 22.000, su un totale di 48.000).
In generale, dunque, gli immigrati si concentrano nei quartieri più densamente popolati. Ma le concentrazioni a cui siamo di fronte sono molto limitate: nonostante il linguaggio allarmistico utilizzato spesso dai grandi mezzi di comunicazione, il modello migratorio italiano è caratterizzato dall’assenza di ‘ghetti’ o quartieri etnici12.
Anche a Cologno la situazione è analoga: con l’eccezione del quartiere Stella, non si può parlare di quartieri o zone connotati etnicamente: ci sono invece micro-concentrazioni, a livello di via o ancora più frequentemente di singolo stabile.
In effetti in via Trento, in via Venezia, in via Bolzano ci sono anche delle concentrazioni. Ma varia molto da immobile a immobile: per esempio il quartiere Stella è immediatamente contiguo a via Boccaccio, che è tutta diversa.
(Ai 2)
Chiunque può tentare una prova empirica, osservando le etichette sui citofoni: in alcune parti della città si trovano palazzi esclusivamente con nomi italiani, proprio a fianco di immobili con un’altissima percentuale di stranieri.
Questa giustapposizione ha un parallelo sul piano del valore e del pregio delle case:
C’è differenza tra zone, tra quartieri, tra stabili: è il contesto che determina la differenza. Magari due immobili vicinissimi sono uno molto bello e l’altro molto brutto: come nel caso di via Bolzano e via Merano che sono affiancate e diversissime.
[…] i palazzoni di via Einaudi sono brutti, subito dietro ci sono le 5 torri che si vendono benissimo, vicino ci sono anche i Cigni, il quartiere più bello di tutta Cologno.
(Ai 3)
Riguardo al rapporto tra valore degli immobili e presenza di immigrati, uno degli agenti ha espresso una considerazione interessante, in controtendenza rispetto al senso comune:
Le persone vanno lì [nei caseggiati meno belli] per una questione di prezzi?
Sì, sono gli immobili che costano meno.
Ma onestamente credi che gli stranieri vadano lì perché costa meno, oppure è vero anche il contrario, cioè che siccome ci sono tanti stranieri il valore dell’immobile cala?
No assolutamente, anzi: la domanda che cresce moltissimo per le richieste degli extracomunitari porta a un aumento del valore, di cui gode chi abita già nel palazzo.
(Ai 4)
L’arrivo dei migranti nelle nostre città produce effetti molto visibili, con il recupero e la riqualificazione di numerosi immobili e, in alcuni limitati casi, con la sostituzione massiccia di negozi e bar con nuovi esercizi commerciali legati al business etnico. In alcuni quartieri di Milano tali effetti sono evidentissimi; a Cologno questo impatto sembra per ora più limitato: stanno diffondendosi le macellerie islamiche e soprattutto i negozi di telefonia, ma complessivamente la presenza degli immigrati, pur molto visibile, ha inciso meno in profondità sull'assetto urbanistico. Probabilmente anche perché qui gli spazi lasciati vuoti, che tendono a funzionare da calamita, erano meno numerosi che altrove.13
C’è infine una componente della popolazione immigrata la cui presenza è quasi invisibile, e soprattutto che non lascia tracce sul territorio: i/le badanti, che in moltissimi casi alloggiano presso la persona che devono accudire. Le esperienze e le esigenze abitative di questi lavoratori, che sono difficilmente comparabili con quelle degli altri stranieri, meriterebbero di essere studiate a parte.
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