Enciclopedia liebig 1 (3 L) 0901 0950 (1907 1908)



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0939

Der Kaufmann von Venedig

Il mercante di Venezia (racconto medioevale)

Le Marchand de Venise.

Vorderseite - Fronte - Côté antérieur

1) Der Kaufmann von Venedig. Antonio tritt mit seinem Kredit fürBassanio ein.

2) Der Kaufmann von Venedig. Die Entführung von Jessica.

3) Der Kaufmann von Venedig. Der abgewiesene Freier, Prinz von Aragon.

4) Der Kaufmann von Venedig. Verspottung Shylocks und dessen Drohung.

5) Der Kaufmann von Venedig. Shylocks Verurteilung und Befreiung des Antonio.

6) Der Kaufmann von Venedig. Versohnung der Liebenden in Portias

1) Antonio interviene col suo credito in favore di Bassanio.

2) ll rapimento di Jessica.

3) Il Principe d’Aragona rifiutato come pretendente.

4) Shylock lancia la sua maledizione ai canzonatori.

5) Condanna di Shylock e liberazione di Antonio.

6) Riconciliazione degli amanti nel giardino di Porzia.

1) Antonio use de son crédit en faveur de Bassanio.

2) L’enlèvement de Jessica.

3) Le prince d’Aragon, refusé comme prétendent.

4) Shylock jette sa malédiction aux railleurs.

5) Réconciliation des fiancés dans le jardin de Portia.

6) Condamnation de Shylock et libération de Antonio.

Rückseite - Retro - Verso

1) Akt 1, Szene 3


Shylock

Dreitausend Stück Dukaten! Ein rundes Sümmchen! Da unterzeichnet einfach einen Schuldschein: Zahlt am bestimmten .Tag und Ort ihr nicht die Summe, So mag als Busse mir verschrieben sein Ein volles Pfund von eurem Fleisch, zu schneiden Von eurem Leib, wo immer mir’s beliebt.

2) Akt 2, Szene 6


Jessica: Gut, dass es Nacht ist, dass ihr mich nicht seht, In meiner mich beschämenden Verwandlung. Die Leib’ ist blind, und die Verliebten sehn Die art’ge Torheit nicht, die sie .begehen.

Lorenzo: Ihr Herren, auf und fort! Der Maskenzug erwartet und schon dort.

3) Akt 2, Szene 9

Prinz: Immer mehr schein’ ich ein Narr, Wenn ich länger hier verharr’. Kam mit einem Narrenkopf Hierher und zu frei’n, Und nun geh’ ich armer Tropf Gar hinweg mit zwei’n.

4) Akt 3, Szene 1


Shylock: Ich sage, meine Tochter ist mein Fleisch und Blut.

Salarino: Zwischen deinem Fleisch und ihrem ist ein grösserer Unterschied, als zwischen Erdpech und Elfenbein. Habt ihr nichts davon gehört, ob Antonio einen Verlust zur See gehabt? Shylock: Er sehe sich vor mit seinem Schein! Die Bosheit, die ihr mich gelehrt, will ich ausüben.

5) Akt 4, Szene 1


Porzia: Ein Pfund von dieses Kaufmanns Fleisch ist dein. Hier gibt es eins noch vorher zu bemerken: Der Schein erlaubt dir keinen Tröpfchen Blut. Vergiessest du, indem du schniedest, Ein Tröpfchen Blut nur, so verfällt Dein Hab’ und Gut nach dem Gestez Venedigs

6) Akt 5, Szene 1


Antonio: Ich gab für ihn einst meiinen Leib zum Pfand: Verloren war er ohne jenen Mann, Der euren Ring erhielt. Nun setz’ Verloren war er ohne jenen Mann, Der euren Ring erhielt. Nun setz’ ich wieder Zum Pfande meine Seele: euer Gatte Wird nie mit Vorsatz euch die Treue brechen.

1) Antonio interviene col suo credito in favore di Bassanio.

Antonio, mercante di Venezia, è grandemente stimato dai suoi concittadini. Tuttavia un uomo lo odia profondamente; è Shylock un ebreo che non può perdonargli di prestare danaro senza interesse. Bassanio, amico di Antonio, ama una bella ereditiera chiamata Porzia. Crede di poterla sposare, ma essendo rovinato, domanda ad Antonio un prestito di 3000 ducati per presentarsi onorevolmente. Antonio, non potendo al momento disporre di tal somma, perchè tutta la sua sostanza è impegnata in lontane spedizioni, risponde all'amico che la piglierà da Shylock. Costui, dopo molte tergiversazioni, acconsente ad interesse, ma apponendo all'obbligazione sottoscritta da Antonio, la clausola che egli avrà il diritto di levargli una libbra di carne in caso di mancato pagamento alla data

2) Il rapimento di Jessica.

Antonio ha invitato Shylock a una grande cena che deve finire con una festa in maschera. Questi vi si reca a malincuore non senza avere raccomandato alla figlia Jessica di chiudere le porte con cura e di non affacciarsi alla finestra quando verrà a passare la mascherata.

Jessica ama Lorenzo, un giovane gentiluomo e ne è riamata. Dacchè suo padre non acconsentirà mai a dargliela in isposa, essendo egli cristiano, i due amanti hanno deciso di fuggire insieme.Uscìto il padre, Jessica indossa un abito mascolino ed aspetta Lorenzo, che la rapisce poco dopo

3) Il principe d'Aragona rifiutato come pretendente.

I pretendenti di Porzia dovevano scegliere fra tre cofanetti, uno dei quali era d'oro, l’altro d’argento ed il terzo di piombo. Suo padre aveva disposto così, ed aveva stabilito che essa sposerebbe colui che, dei tre cofanetti, avrebbe scelto quello contenente il ritratto della figlia. Il principe del Marocco, abbagliato dall'oro, aveva scelto il primo cofanetto che rinserrava uno scheletro. Il principe d'Aragona, avendo preso il secondo, vi trovò il ritratto di un idiota dagli occhi ammiccanti. Furibondo se n'andò dicendo: “Sono venuto con una testa da sciocco per concludere un matrimonio e me ne torno con due”.

4) Shylock lancia la sua maledizione al canzonatori.

Shylock, rincasando, sale sulle furie non trovando la figlia, ma ciò che mette al colmo la sua sovreccitazione è il dover constatare che Jessica ha portato seco una cassetta piena d'oro e di preziosi gioielli Esce e si espande in lagnanze sul ponte di Rialto, ove s'imbatte in due amici di Antonio, Solanio e Solarino, i quali aizzano il suo furore colle loro derisioni. Li maledisce e dichiara loro che si vendicherà di tutte quelle umiliazioni contro Antonio, del quale due navi sono andate a picco e che pertanto non potrà presumibilmente adempiere al propri impegni.

5) Condanna di Shylock e lìberazione di Antonio. Giunge intanto la fissata scadenza e Antonio non può rimborsare Shy-lock, che impone allora l’osservan-za del patto. Il Tribunale impacciato nel pronunciare la sentenza, in-voca i lumi di Bellario, eminente giurecon sulto. Porzia, colla quale Bassanio ha avuto la fortuna di fi-danzarsi, trovasi appunto presso Bellario che le le è parente in compagnia di Nerissa, sua fidanzata, e di Graziano amico di Bassanio. Non potendo Bellario recarsi in persona avanti il Tribunale, affida le sue istruzioni a Porzia e a Nerissa che vanno alle assise vestite da scrivano. Porzia conferma dappri-ma il diritto di Shylock di esigere l'osservarza del contratto, ma poi nota che se nel levare la libbra di carne dovutagli, egli versa una goc-cia di sangue di Antonio, tutti i suoi averi dovranno essere confiscati, giacchè le leggi veneziane vietano a un forestiere di spandere sangue cristiano. Shylock rinuncia allora a far valere il suo diritto e Antonio è posto in libertà

6) Riconciliazione degli amanti nel giardino di Porzia

Bassanio e Graziano avevano ricevuto dalle loro fidanzate un anello che avevano giurato di non dare mai dare a nessuno. Felice della soluzione del processo i due amici di Antonio offrirono in segno di gratitudine, una somma agli scrivani che la rifiutarono e non vollero accettare altro se non i due anelli che essi portavano al dito. Dopo molta ríluttanza essi finiscono col consegnarli e gli scrivani se n'andarono senza che i loro fídanzati li avessero ravvisati. Bassanio e Graziano, accompagnati da Antonio tornarono allora dalle fìdanzate, le quali, non vedendo loro più gli anelli al dito, mossero rimprovero di mancata fede. Dopo piacevoli qui-pro-quò, essi glieli resero non senza far loro giurare di non più privarsene.

1 - Le marchand de Venise.

Antonio, marchand de Venise, jouit d'une grande estime parmi ses concitoyens. Un seul homme, toutefois, le hait profondément: c'est Shylock, un juif, qui ne lui pardonne pas de prêter de l'argent sans intérêt. Bassanio, un ami d'Antonio, aime une belle héritière et croit qu'il pourra l'épouser, mais, comme il est ruiné, il demande lui prêter 3000 ducats pour pouvoir se présenter honorablement Antonio Et possédant pas cette somme en ce moment car toute sa fortune est engagé dans des expéditions lointaines, répond à son ami qu'il l'empruntera pour lui i Shylock. Celui-ci, après bien des façons, consent à la prêter pour 3 mois, sans vouloir prendre d'intérêt, mais en faisant stipuler sur le billet souscrit par Antonio qu'il aura le droit de lui enlever une livre de chair s'il n'est pas remboursé à répoque fixée.

2 - Le Marchand de Venise.

Antonio invité Shylock à un grand souper qui doit se terminer par une fête masquée. Celui-ci s'y rend avec regret, non sans recommander à sa fille Jessica de verrouiller les portes avec soin et de ne pas se mettre à la fenêtre quand la mascarade passera. Jessica est éprise d'un jeune gentilhomme Lorenzo qui l'aime également. Comme son père ne consentirait jamais à la marier avec lui, car il est chrétien, les deux amoureux ont résolu de fuir ensemble. Son père parti, Jessica revêt un costume masculin et attend Lorenzo qui vient l’enlever peu de temps après.

3 - Le Marchand de Venise.

Les prétendants de Portia avaient à choisir entre trois coffrets dont l'un était en or, l’autre en argent et le troisième en plomb. Son père l’avait voulu idé qu'elle épouserait celui qui aurait fait choix et le portrait de sa fille. Le Prince du Maroc, ébloui par l'or, avait choisi le premier coffret qui renfermait un squelette. Le Prince d'Aragon, ayant pris le second, y trouva le portrait d'un idiot aux yeux clignotants. Furieux, il s'en alla en disant: "Je suis venu avec une tête de sot pour contracter mariage et je m'en retourne avec deux".

4 - Le Marchand de Venise.

Shylock, en rentrant chez lui, entre dans une violente fureur en n'y trouvant sa fille, mais ce qui met le comble à sa surexcitation, c'est de constater que Jessica a emporté une cassette remplie d'or et de bijoux précieux. Il sort de chez lui et se répand en lamentations sur le Rialto où il rencontre deux amis d'Antonio, Solanio et Salarino, qui attisent sa fureur par leurs railleries. Il les maudit et leur déclare qu'il se vengera de toutes ses humiliations sur Antonio (dont deux navires viennent de naufrager et qui ne pourra vraisemblablement pas remplir ses engagements).

5 - Le Marchand de Venise.

L’échéance fixée arrive et Antonio ne peut rembourser Shylock qui demande st. Le Tribunal, embarrassé pour rendre son jugement, jurisconsulte éminent, Beilario. a eu la chance de devenir le fiancé, se tn li est son parent, en compagnie dé Nérissa, sa à Gratiano, ami de Bassanio. pouvant se rendre lui-même devant le Tribunal charge de ses a et Nérissa qui viennent à la cour sous des habits de clerc Portia affirme tout d'abord le droit de Shylock d'exiger l'application du contrat, mais si, en prenant sa livre de chair, il répand une goutte de sang d'Antonio, ses biens devront être confisqués, car la loi de Venise interdit à un étranger de verser le sang chrétien. Shylock renonce alors à exercer son droit et Antonio est remis en liberté.

6 - Le Marchand de Venise.

Bassanio et Graziano avaient reçu de leurs fiancées un anneau qu'ils avaient art de ne jamais donner à personne. Heureux de l'issue du procès, les deux amis d'Antonio offrirent, par reconnaissance, une somme d'argent aux clercs qui la refusèrent et ne voulurent accepter autre chose que les anneaux qu’ils portaient aux doigts, tfprfc bien des difficultés, ils finirent par les leur remettre et les clercs en furent, sans avoir été reconnus de leurs fiancés. Bassanio et Gratiano, accompagnés d'Antonio, retournèrent alors chez leurs fiancées qui, ne leur voyant plus les anneaux, leur reprochèrent leur manque de parôle. Après d'amusants quiproquos, elles les leur rendirent, non sans leur faire jurer de ne plus s'en dessaisir cette fois.




0940

Bilder aus Mexiko

Al Messico

Au Méxique

Vorderseite - Fronte - Côté antérieur

a) Vaquero und Ranchero

b) Ein Schöpfrad

c) Zum Markte

d) Reise eines Hacendado

e) Gewinnung der Pulque

f) Vanillesammler

a) vaquero e ranchero

b) una noria per l'irrigazione

c) in viaggio per il mercato

d) viaggi d'un hacendado

e) l'estrazione del pulque

f) raccolta della vaniglia

a) Vaquero et ranchero

b) Une roue d’irrigation.

c) En route pour le marché.

d) Voyage d’un hacendado.

e) Extraction du pulque.

f) Récolte de la vanille.

Rückseite - Retro - Verso

a) Vaquero und Ranchero. Vaqueros sind Viehhirten. Die Rancheros treiben auf kleinen Besitzungen Ackerbau. Unser Bild zeigt, wie ein solcher Hilt - sie üben ausnahnahmslos ihre Beschäftigung zu Pferde aus - einen ihm wohl befreundeten Landmann besucht; gastfreier Aufnahme ist er sicher. Die Frauen bereiten schon den Mais zum Mahl und der junge Mann hat ein Büschel Bananen geholt. Ueber drei Jahrhunderte lang standen die Eingeborenen unter der Herrschaft der Spanier und ihrerNachkommen, die man, wenn sie von reiner europäischer Abstammung sind, als Kreolen bezeichnet. Die Mischlinge europäischen und indianischen Blutes heissen Mestizen . Kreolen und Europäer bilden nur 1/5 der Bevölkerung, aus Indianern besteht die Hälfte, der Rest aus Mestizen.

b) Ein Schöpfrad. Die Frage der Feldbewässerung ist namentlich in dem gebirgigen Teil von Mexiko sehr wichtig. Grosse Wasserleitungen führen das Wasser der Flüsse oder der Seeen meilenweit; mit Schöpfrädern wird es dann auf die einzelnen Felder gepumpt. Im allgemeinen ist Mexiko wasserarm, denn die Flüsse haben im Sommer gar kein oder doch nur sehr wenig Wasser; sie eignen sich daher auch nicht zur Schifffahrt. Einige unbedeutende Gewässer ergiessen sich in Landseeen; solche umgeben z. B. die Hauptstadt Mexiko. Nur im äussersten Nordosten säumt ein mächtiger Strom, der Rio Grande del Norte, das Land.

c) Zum Markte. Unser Bild zeigt eingeborene vom Lande, die sich nach der Stadt begeben um die Erzeugnisse des Bodens zu verkaufen. Eigentümlich ist es, das die Eingeborene solche Wege meist in kurzem Trabe zurücklegen. An kleineren Platzen spielt nicht selten die älteste Form des Handels, der Austausch ohne Vermittlung des Geldes noch eine Rolle. Geflügel ist in Mexiko billiger als in Deutschland, wie überhaupt alles, was dem Eingeborenen „von selbst zuwächst“, wie man zu sagen pflegt, ihnen also keine Mühe kostet, wohlfeil zu haben ist. So bietet z. B. die Banane, diese herrliche, nahrhafte Frucht, ohne eigentliche Arbeit reiche Ernten, Gemüse dagegen und dergleichen Sachen, die Anstrengung erfordern, müssen von den Städtern teuer bezahlt werden.

d) Reise eines Hacendado.

Die Republik Mexiko in Mittelamerika ist etwa viermal so gross wie das Deutsche Reich; die Bewolkerung mag etwa 12 Millionen Köpfe zählen. Der Handel ruht vast völlig in den Händen von Ausländern, meist deutschen Kaufleuten. Die Grossgrundbesitzer (Hacendados) dagegen sind meistens eingeborene Weisse, durchweg Herren über ausgedehnte, oft unermessliche Ländereien. Einen Teil desJahres bringen sie auf ihren Gütern, den andern in den Städte zu. Eisenbahnen gibt es wenig, die Reisen werden daher meist zu Pferde, mittelst Caleza (zweirädriger Karren) oder mit der Postkutsche gemacht. Der Hacendado auf unserem Bilde hat eigene Equipage für die Damen; er selbst begleitet sie zu Ross. Der zurückbleibenden Dienerschaft werden noch Weisungen erteilt. Ein zahlreiches Gefolge auf Pferden Mauleseln begleitet die Herrschaft, sowohl zur Bedienung als auch zum Schutz gegen Strassenräuber, weshalb es wohl bewaffnet ist.

e) Gevinnung der Pulke. Der Pulke, das Nationalgetränk des Mexikaners, wird aus der Maguey, einerAgawenart gewonnen. Die Pflanze wtfa in der Mitte angebohrt, so dass sich innerhalb der Höhlung, die die grossen Blätter bilden, der Saft sammeln kann. Dieser wird, wenn eine genügende Menge vorhanden ist, mit einem Heber geschöpft und dann in Schläuche von Ziegenfell gefüllt. Der süssschmeckende Saft gewinnt schon am zweiten Tage durch Gährung einen Alkoholgehalt, der etwa dem des Bieres gleich ist; vom dritten Tage an wirkt er leicht berauschend wie Branntwein. Leider hat dann das Getränk oft die gleichen Wirkungen wie der Schnaps, die vom Pulque trunkenen Eingeborenen geraten in Streit; die Messer werden gezogen und es fliesst häufig Blut.

f) Vanillesammler. Die Vanille, eine Orchideenart, wird in Mexiko auf Plantagen gezüchtet. Da sie aber auch wild in den Urwäldern wächst, so wird sie da von den Eingeborenen i in mühevoller Arbeit gesammelt. Unser Bild versucht dem Beschauer einien Blick in die tropische Pflanzenwelt Mexikos zu verschaffen. Zwar sind die Kustenebenen des Landes meist mit Flugsand oder mit Sümpfen bedeckt und fast kahl, im Innern jedoch erfreut üppiges Grün das Auge, und in den Waldungen stehen Mimosen, Cassien, Drakänen und sonstige Palmen, Storaxbäume, Liriodendren, Carolineen und Riesenfarne mit ihrem gewaltigen Wuchse, von herrlich blütenden Lianen durchflochten, nebeneinander.

a) Vaquero e ranchero. I vaqueros sono guardiani di mandrie. I rancheros coltivano delle terre poco estese. La nostra vignetta rappresenta uno di questi il quale accudisce al suo ufficio sempre a cavallo e sta per fare una visita ad un contadino suo amico. Può aspettarsi una generosa ospitalità. Già le donne allestiscono il granoturco pel pasto ed il giovane ha procurato un supplemento di banane. Per oltre tre secoli gli indigeni furono soggetti agli spagnuoli o ai loro discendenti chiamati creoli allorquando la loro discendenza europea è pura d'incrociamenti. Quelli di sangue misto, metà europeo, metà indiano, si chiamano meticci. I creoli, uniti agli europei non costituiscono che un quinto della popolazione.

b) Una noria per l'irrigazione. L'irrigazione dei campi è molto importante specialmente nella parte montuosa del Messico. Dei grandi acquedotti recano da molto lontano l'acqua dei fiumi o dei laghi: si distribuisce quindi pei campi mediante delle norie. Il Messico in generale é molto povero d'acqua, giacché in estate i fiumi non ne hanno affatto o ne hanno pochissima; non sono quindi navigabili. Taluni corsi d'acqua insignificanti sboccano nei laghi interni, quali si trovano, per esempio, nelle vicinanze della capitale, Messico. Nondimeno un ragguardevole fiume, il Rio grande del Norte, segna al nord-est il confine fra il Messico e gli Stati Uniti.

c) In viaggio per il mercato. La nostra vignetta rappresenta degli indigeni campagnoli, diretti alla città per ismerciarvi i prodotti del suolo. Un particolare curioso a notarsi consiste in ciò che gli indigeni compiono generalmente il tragitto a mezzo trotto. Nelle piccole località, la più antica forma di commercio, ossia lo scambio, è tuttavia in vigore. La polleria costa meno al Messico che in Europa. Del resto, tutto quanto cresce, come si suol dire, fra le mani dell'indigeno, vi è a buonissimo prezzo. La banana, per esempio, questo bel frutto nutriente, dà abbondante raccolto sonza richiedere nessun lavoro speciale. Il cittadino invece è costretto a pagar caro i legumi ed altre derrate consimili, la coltivazione delle quali costa una certa fatica.

d) Viaggio d'un hacendado. La repubblica messicana, nell'America centrale, è, a un di presso, sette volte più grande dell'Italia; la popolazione annovera 12 milioni d'anime all’incirca. Il commercio è totalmente, o quasi, fra le mani dei forestieri, specialmente dei negozianti europei. I grandi proprietari fondiari (hacendados) invece sono, per lo più, dei bianchi indigeni, tutti possessori di immensi domini, di un valore che spesso non si può accertare. Passano una parte dell'anno nelle loro terre, l'altra in città. Vi sono poche ferrovie: i viaggi si compiono generalmente a cavallo, in caleza (carrettella a duo ruote) o in diligenza. L'hacendado della nostra vignetta mantiene una pariglia per le signore, che egli stesso accompagna a cavallo. I servi ricevono le ultime istruzioni prima della partenza. Un seguito numeroso montato su cavalli o muli, viaggia coi padroni, sia per servirli, come per difenderli contro i briganti. A tale scopo sono convenientemente armati.

e) Estrazione del pulque. Il pulque, bevanda nazionale messicana, è estratto dal maquey, varietà dell'agave. La pianta viene intaccata alla metà in modo che il succo possa colare nella cavità formata dalle grandi foglie. Quando se n'è raccolta una sufficiente quantità, si estrae con un sifone e si travasa in otri di pelle caprina. Il succo, dapprima dolciastro, acquista già il secondo giorno, mercè la fermentazione, un grado alcoolico equivalente, ad un di presso, a quello della birra. Dal terzo giorno comincia ad avere un'azione leggermente inebbriante come l'acquavite. Disgraziatamente, giunta a tal punto, questa bevanda produce gli stessi effetti dell'acquavite: gli indigeni, briachi di pulque, si azzuffano facilmente; si estraggono allora i coltelli e spesso scorre il sangue.

f) Raccolta della vaniglia. La vaniglia, della famiglia delle orchidee, è coltivata al Messico nelle piantagioni, ma cresce anche allo stato selvatico nelle foreste vergini, dove gli indigeni la raccolgono non senza fatica. La nostra vignetta tenta di dare una idea approssimativa del regno vegetale dei tropici messicani. Mentre ordinariamente le coste del paese sono quasi nude e coperte di dune e di paludi, una verzura lussureggiante rallegra l'occhio all'interno. Nelle foreste s'innalzano l’uno presso l’altro le mimose, le cassie, le dracene ed altre palme, gli storaci i liriodendri, le carolinee e le felci gigantesche dalla esuberante vegetazione, il tutto allacciato da liane incantevolmente fiorite.

a) Vaquero et ranchero. Les vaqueros sont des guardiens de troupeaux. Les rancheros cultivent des terres de peu d’étendue. Notre gravure montre un de ces gardiens de troupeaux - ils vaquent à leur besogne exclusivement à cheval - en train de faire visite à un compatriote de ses amis. Il peut compter sur une hospitalité généreuuse. Déjà les femmes préparent le maïs pour le repas et le jeune homm a cherché un régime de bananes. Pendant plus de trois siècles les indigènes étaient sous la domination des Espagnols ou de leurs descendants que l'on désigne sous le nom de créoles, quand leur descendance européenne est pure de tout mélange. Ceux qui ont du sang mêlé: moitié européen, moitié indien, s'appellent métis. Les créoles et les européens réunis ne forment qu'un cinquième de la population, la moitié se compose d'indiens, le reste de métis.

b) Une roue d’irrigation.

La question de l'irrigation des champs est très importante, notamment dans la partie montagneuse du Mexique. De grandes conduites amènent de très-loin l'eau des fleuves ou des lacs. On la répand ensuite sur les champs au moyen de moulins élévatoires. En général, le Mexique est très pauvre en eau, car en été les fleuves n'en ont pas du tout ou presque pas; par conséquent pas propres à la navigation. Quelques cours d'eau insignifiants se déversent dans les lacs intérieurs, comme on en trouve, par ex. autour de Mexico, la capitale. Toutefois un fleuve puissant, le Rio grande del Norte, forme au nord-est la limite entre le Mexique et les Etats-Unis.

c) En route pour le marché. Notre gravure montre des indigènes de la campagne, se rendant à la ville, pour y écouler les produits du sol. Une chose curieuse à noter, c'est que les indigènes parcourent ces trajets généralement au petit trot. Dans les petites localités, la plus ancienne forme du commerce, l'échange sans l’intervention de l'argent, joue encore son rôle. La volaille est meilleur marché àMexico qu'en Europe. Du reste, tout ce qui pousse, comme on dit, dans les mains de l'indigène, est très-bon marché. La banane, par ex., ce beau fruit nourissant, donne des récoltes abondantes sans causer aucun travail particulier. Par contre, le citadin est obligé de payer cher les légumes et autres denrées de ce genre, dont la culture exige une certaine fatigue.

d) Voyage d’un hacendado. La République du Mexique dans l'Amérique centrale est à peu près quatre fois plus grande quela France; la population compte environ 12 millions d'âmes. Le commerce est totalemeut, ou peu s’en faut, entre les mains d’étrangers, spécialement de négociants européens. Les grands propriétaires fonciers (haciendados)par contre, sont pour la plupart des blancs indigènes, tous possessurs de domaines immenses, souvent impossibles à évaluer. Ils passent une partie de l’année sur leurs terres, l'autre dans les villes. Il n'y a que peu de chemins de fer. Les voyages se font généralement à cheval, en caleza (charrette à deux roues) ou en diligence. L'hacendado sur notre gravure tient un équipage pour les dames; lui-même les accompagne à cheval. Les domestiques reçoivent les dernières instructions avant le départ. Une suite nombreuse, montée sur des chevaux ou des mulets, fait route avec les maîtres, tant pour les servir que pour les protéger contre les brigands. A cet effet, ils sont armés soigneusement.

e) Extraction du pulque. Le puique, la boisson nationale du méxicain, est tiré du maguey, une variètè d'agave. La plante est entamée au milieu, de façon que le suc puisse couler dans la cavité formée par les grandes feuilles. Quand il y en a une quantité suffisante, on le puise avec un siphon et on le travase dans dans des outres faites avec des peaux de chèvres. Le suc, d’abord de saveur douce, acquiert déjà le second jour, par suite de la fermentation, une teneur d’alcool à peu près équivalente à celle de la bière. Dès le troisième jour, il agit d’une manière légèrement enivrante comme l'eau-de-vie. Malheureusement, arrivée à ce point, cette boisson produit les mêmes effets que l'eau-de-vie: les indigènes, ivres de pulque, se prennent facilement de querelle; les couteaux sont tirés et le sang coule bien souvent.

f) Récolte de la vanille.

Le vanillier, de la famille des orchidées, est cultivé au Méxique dans des plantations. Mais la vanille pousse aussi à l'état sauvage dans les forêts vierges, où les indigènes la récoltent non sans peine. Notre gravure tente de donner un léger aperçu du monde végétal des tropiques mexicains, [jufcn Pendant qu’en général les côtes du pays sont couvertes de dunes et de marais et presque nues, une verdure luxuriante réjouit l'œil dans l'intérieur. Dans les forêt se dressent les uns à côté des autres, des mimosas, des cassias, des dracénas et d’autres palmes, des storax, des liriodendrées, des carolinées et des fougères gigantesques à végétation puissante, le tout entrelacé de lianes à fleurs ravissantes.




0941

Nala und Damayanti, indisches Märchen

Nala e Damayanti, racconto indiano

Nala et Damayanti, conte hindou

Rückseite - Retro - Verso

1) Eine der schönst Episoden aus dem Mahabhârata, dem uralten umfangreichen Nationalepos der Indier, ist die Erzählung von dem König Nala. Nala, der Sohn Virasênas, herrschte in Nishadha und war weit berühmt wegen seiner mannigfachen Tugenden, seiner edlen Gestalt und seiner Tapferkeit, auch wegen der Weisheit, womit er sein Volk regierte. Nun lebte im Lande Vidharba ein König, namens Bhima, dessen Tochter Damayanti durch ihre Schönheit und ihr hoheitsvolles huldreiches Wesen grossen Ruf erlangt hatte. Nala vernahm von ihr und auch sein Lob gelangte zu der Königstochter; beide entbrannten in Liebe zueinander, ohne einander von Angesicht zu kennen. Hin- und wiederfliegende Goldgänse entfachten durch ihre Botschaften diese Liebe immer mehr.

2) König Bhîma wünschte seine Tochter zu vermählen. Da er ihr aber freie Wahl lassen wollte, berief er alle Könige Indiens an seinen Hof, wo er sie aufs glänzendste bewirtete und ihnen rauschende Feste gab. König Nala war auch erschienen; die Liebenden fanden nun Gelegenheit, einander auch persönlich kennen zu lernen. Die Wahl der Prinzessin war bald entschieden,und da ihrem königlichen Vater der Freier genehm war, wurde die Hochzeit bald mit grosser Pracht gefeiert. Nala nahm seine junge Frau mit sich ins Nishadhaland, wo sie einige Zeit in glücklicher Ehe verlebten.

3) Bald jedoch erregte das Glück des Königspaares den Neid zweier Dämonen, Kali und Dwâpara die es zu zerstören beschlossen. Der eine fuhr in den Körper Nalas und entfachte in ihm die Spieler leidenschaft, während der andere sich in einen Würfel verwandelte. Sie veranlassten nun Pushkara, den Bruder des Königs, diesen zum Würfelspiele herauszufordern. Der König spielte, bis er alle seine Reichtümer und selbst die Krone an den Bruder verloren hatte. Nun müsste er alles verlassen und in dörftigster Gewandung mit seiner Gemahlin in die Wildnis ziehen.

4) Schon in der ersten Nacht verlässt Nala, noch immer unter der Einwirkung des bösen Geistes, seine Gattin und dringt tiefer in den Urwald ein. Er findet den durch eine Bezauberung in ein grosses Feuer gebannten Schlangenkönig. Es gelingt ihm, die Verzauberung zu lösen und der dankbare Schlangenfürst erteilt ihm guten Rat, wie er sein Königreich zurückerlangen und seine Gemahlin wiederfinden könne. Nala zieht nach der Hauptstadt des Königs Ritupurna, dem er sich als Rosselenker verdingt

5) Inzwischen ist Damayanti allein und schutzlos wochenlang im Urwalde umhergeirrt. Endlich erreicht sie an einem Abend die Stadt des Cêdi-Königs Sukâhu und gelangt zum Palaste der Mutter des Königs, die sie um ihrer hohen Schönheit willen aufnimmt. Der König Bhîma, Damayantis Vater, ist sehr besorgt um das Schicksal seiner verschwundenen Tochter; er sendet viele Brahmanen aus, nach ihr zu forschen. Schliesslich wird sie von einem der Boten entdeckt und zu ihrem Vater zurückgebracht.

6) Damayanti sendet nun ihrerseits Brahmanen aus, Nala zu suchen. Einer dieser Boten erkennt ihn an einem Spruche. Durch eine List lockt Damayanti den König Ritupurna samt seinem Wagenlenker an ihres Vaters Hof, wo die Gatten einander erkennen und sich wieder vereinigen. Nala zieht mit einer Heeresmacht in sein Land zurück, fordert seinen Bruder Pushkara seinerseits zum Würfelspiele auf, besiegt ihn und erlangt alles Verlorene wieder. Darauf lässt er Damayanti und seine Kinder nachkommen und lebt in ihrem Kreise lange Jahre glücklich, indem er mit Gerechtigkeit über seine Untertanen herrscht.

1) Uno degli episodi più belli del Mahbarata, la voluminosa epopea nazionale indiana, è il racconto del Re Nala. Nala, il figlio di Virasenas, regnava su Nashadha ed era molto conosciuto a causa delle sue molteplici virtù, della sua nobile figura e del suo valore, nonchè per la saggezza con cui regnava sul suo popolo. Nel territorio di Vidharba viveva un Re, di nome Bhima, la cui figliaDamayanti era molto conosciuta a causa della sua bellezza e del suo essere pieno di graziosa nobiltà. Nala sentì parlare di lei ed anche l'elogio di lui arrivò alle orecchie della figlia del Re; entrambi bruciarono subito d'amore uno per l'altra, senza neanche conoscersi di vista. Le oche d'oro, che volavano avanti e indietro da un luogo all'altro, attizzavano sempre più il fuoco di quell'amore.

2) Il Re Bhima desiderava che sua figlia si sposasse. Poichè tuttavia le voleva lasciar fare una scelta libera, fece venire tutti i Re dell'India presso la sua corte, dove egli li ricevette con un'ospitalità eccezionale e diede per loro delle feste superbe in loro onore. Il Re Nala comparve pure lui; gli innamorati trovarono così l'occasione per conoscersi l'un l'altro personalmente. La scelta della principessina fu presto fatta e poichè al suo reale padre la scelta del pretendente andava bene, si festeggiarono presto le nozze con grande splendore. Nala portò la sua sposa con sè nel Nishadhaland, ove vissero felici il loro matrimonio per qualche tempo.

3) Ben presto tuttavia la felicità della coppia reale suscitò l'invidia di due demoni, Kalì e Dwapara, che decisero di distruggerli. Uno di loro si introdusse nel corpo di Nala, mentre l'altro si trasformò in un dado. Essi spinsero allora Pushkara, il fratello delRe, a sfidarlial giuoco dei dadi. Il Re giocò fino a che ebbe perso tutte le sue ricchezze e persino il regno a favore del fratello. Adesso egli dovette abbandonare tutto e vestito miseramente dovette ritirarsi nella boscaglia assieme alla sua sposa

4) Già durante la prima notte Nala, ancora sotto l'effetto dello spirito cattivo, abbandona la sua sposa e si spinge all'interno della foresta. Egli trova il Re dei serpenti, costretto da una magia ad essere prigioniero di un grande fuoco. Gli riesce di annullare la magia ed il principe dei serpenti gliene è grato e gli dà un buon consiglio su come egli avrebbe potuto tornare in possesso del suo regno e trovare di nuovo la sua sposa. Nala si reca nella capitale del Re Ritupurna, presso il quale trova impiego come scudiero.

5) Nel frattempo Damayanti è rimasta per delle settimane intiere sola e senza protezione a vagare per la foresta. Finalmente una sera essa raggiunge la città del Re dei Cedi, Sukahu, ed arriva al palazzo della madre del Re, che l'accoglie colpita dalla sua bellezza. Il Re Bhima, padre di Damayanti, è molto preoccupato per la sorte della figlia scomparsa; egli invia molti bramini a cercarla. Improvvisamente essa viene trovata da uno degli inviati e riportata a suo padre.

6) Allora Damayanti manda a sua volta dei bramini a cercare Nala. Uno di questi inviati lo riconosce da un suo modo di dire. Con un'astuzia Damayanti attira il Re Ritupurna insieme con lo scudiero alla corte di suo padre, dove i due sposi si riconoscono e si riuniscono. Nala ritorna con un esercito nel suo paese, sfida suo fratello al gioco dei dadi, lo vince ed ottiene la restituzione di tutto quello che aveva perso. Quindi fà ritornare anche Damayanti con i bambini e vive nell'intimità felicemente e per lunghi anni, mentre regna con rettitudine sui suoi sudditi.

1) Nala et Damayanti, conte hindou

L'un des plus beaux épisodes du Mahâbhârata, la fameuse épopée sanscrite, est le conte du roi Nala. Nala, l'illustre roi de Nishadha, fils de Virasêna, était célèbre par ses virtus. sa noble figure et sa bravoure, comme aussi par la sagesse avec laquelle il gouvernait son peuple. Dans le pays de Vidharba régnait un roi, du nom de Bhima, dont la fille Damayanti avait acquis un grand renom de beauté, de dignité et d'amabilité. Son éloge ayant été fait devant Nala dont la renommée arriva également jusqu'à la princesse, ils s'éprirent l'un de l'autre sans s’ ê tre jamais vus. Les oies dorées, en portant les messages des deux jeunes gens, contribuèrent à augmenter leur amour.

2) Nala et Damayanti, conte hindou

Lo roi Bhima désirait marier sa fille. Comme il voulait toutefois lui laisser l’entière liberté de son choix, il invita tous les rois de l’Inde à sa cour, les reçut somptuesement et donna des fêtes superbes en leur honneur. Le roi Nala était arrivé également; les amoureux trouvèrent alors l'occasion de faire personnellement connaissance. Le choix de la princesse fut bientôt fait et comme le prétendent convenait à son royal père, la noce fut célébrée avec une grande magnificence. Nala emmena sa jeune épouse dans le pays de Nishadha où, pendant un certain temps, ils vécurent heureux.

3) Nala et Damayanti, conte hindou

Bientôt cependant le bonheur du couple royal excita l’énvie de deux démons, Kali et Dvipara, qui résolurent de le détruire. L'un s'introduisit dans le corps de Nala y alluma la passion du jeu, tandis que l'autre se changea en un dé. Ils poussèrent Pushkara, frère du roi, a provoquer celui-ci au jeu. Le roi joua jusqu’à ce que toutes ses richesses et même sa couronne eurent passé à son frère. II dut alors abandonner tout et, dans l'état le plus indigent, se retirer dans la forêt, accompagné seulement de son épouse.

4) Nala et Damayanti, conte hindou

Dès la première nuit, Nala, encore sous l'influence de l'esprit méchant quitta son épouse et s’enfonce dans la forêt vierge. Il arrive près du roi des serpents, retenu par un enchantement dans un grand brasier et réussit à rompre las charme. Le prince des serpents, reconnaissant, lui indique la voie pour recouvrer son royaume. Nala se rend dans la capitale du Roi Ritupurna, chez lequel il s'engage comme écuyer.

5) Nala et Damayanti, conte hindou,

Pendant ce temps Damayanti, seule et sans protection a erré pendant des semaines dans la forêt vierge. Enfin elle atteint la ville du roi des Cêdis, (appelé Sukâhu, et arrive au palais de la mère du roi qui l'accueille à cause de sa beauté. Le Roi Bhima, père de Damayanti, très inquiet du sort de sa fille Bparue, envoit en grand nombre de brahmines à sa recherche. Finalement elle est découverte par l'un des messagers et ramenée auprès de son père.

6) Nala et Damayanti, conte hindou

Damayanti envoye alors de son côté des brahmines à la recherche de Nala. L’un de ces messagers le reconnaît à une sentence. Damayanti attire par un stratagème le Roi Ritupurna et son écuyer à la cour de son père où les époux se reonnissent et tombent dans les bras l'un de l'autre. Nala retourne dans son pays à la tête d’une armée. Il exige de son frère Pushkara une revenche aux dés, le bat et obtient la restitution de tout ce qu'il avait perdu. Il fait revenir ensuite Damayanti et ses enfants et vit heureux au milieu d'eux pendant des longues années, en régnant avec sagesse et justice sur ses nombreux sujets.




0942

Mignon, Oper von A. Thomas

Mignon, opera di A. Thomas

Mignon, opéra de A. Thomas

Vorderseite - Fronte - Côté antérieur r

1) Akt 12, Scene 3

Wilhelm: “Wagst du noch eine Schritt, bist du todt!”

2) Akt 1, Scene 6

Mignon: “Kennst du das Land, wo die Citronen bluh’n?”

3) Akt 2, Scene 3

Mignon: “Wie grausam ist der Hohn!”

4) Akt 2, Scene 8

Wilhelm: “Leb wohl! Gieb Kraft dem Herzen, o weine nicht!”

5) Akt 2, letzte Scene

Wilhelm: “Dank, o Gott, sie lebt!”

6) Akt 3, letzte Scene

Wilhelm: “Mein teures Kind, weich’ Wonnetag für mich!”

1) Atto I, Scena 3a

Guglielmo: “Ola, fellon, sospendi, o ti fiacco il cervello.”

2) Atto II, Scena 6a

Mignon: “Non conosci il bel suol che di porpora ha il ciel?”

3) Atto II, Scena 3a

Mignon: “Ohimè! Quell’acre riso tormento al cor mi dà!”

4) Atto II, Scena 8a: “

Guglielmo: “Addio, Mignon!

Fa core! Non lagrimar!”

5) Atto II, Scena ultima

Guglielmo: “Dalla morte Iddio

l’ha scampata.”

6) Atto III, Scena 9a:

Guglielmo: “Ella ritrova alfin

la patria, il genitor.”

1) Acte Ier, scène 3e, Wilhelm: Holà, coquin! Arrête, ou ton heure est venue!

2) Acte Ier, scène 6e, Mignon, connais-tu le pays où fleurit l’oranger?

3) Acte II, scène 3e, Mignon: Hélas! Qu’a-t-elle à rire? Cruel amusement!

4) Acte II, scène 8e, Wilhelm: Adieu, Mignon, courage! Ne pleure pas!

5) Acte II, scène finale, Wilhelm, de la mort Dieu l’a préservée!

6) Acte III, scène 9e, Wilhelm: Mignon retrouve enfin son père et son pays!

Rückseite - Retro - Verso

1) Mignon. Der Text zur Oper „Mignon“ des französischen Komponisten Ambroise Thomas ist von Michel Carré und Jules Barbier mit sehr freier Benutzung des Goetheschen Werkes „Wilhelm Meisters Lehrjahre" verfasst worden. Namentlich bringt der Schluss eine Lösung, die von der Goethes sehr verschieden ist. Im ersten Akt lernt Wilhelm, Sohn eines reichen Kaufmanns, Mignon als Angehöriger einer Zigeunerbande kennen. Der Häuptling Jarno behandelt das Mädchen schlecht. Wilhelm befreit es.

2) Mignon. Die Perle Goethescher Dichtkunst, das wundervolle Lied „Kennst du das Land, wo die Zitronen blühn", ist auch in den deutschen Text der Oper übergegangen. Ein umherziehender Harfner, der geistesgestörte Lothario, hatte sich erboten, Mignon zu beschützen. Sie will aber in Männertracht Wilhelm als Diener folgen.

3) Mignon. Philine, Mitglied einer in dem Schlosse eines vornehmen Herrn spielenden Smauspielergesellschaft, sucht ein Liebesverhältnis mit Wilhelm anzuknüpfen. Mignon ist unglücklich hierüber, denn sie liebt Wilhelm ernst und wahr. Der leichtfertigen Philine dagegen ist der junge Mann ziemlich gleichgültig; sie hofft, reiche Geschenke von ihm zu erhalten.

4) Mignon. Wilhelm, in die Netze der Philine gefallen, beschliesst, sich von Mignon zu trennen. Er gibt ihr den Rat, ihre Eltern, denen sie geraubt worden, wieder anzusuchen; später würde er sie wiedersehen. Mignon, ausser sich vor Schmerz. Ist ddem Selbstmord nahe. Sie will mit Lothario, dem Harfner, in die weite Welt gehen.

5) Mignon. Der irre Harfner hat Verzweiflungsworte, die Mignon geäussert, missverstanden und Feuer an das Schloss gelegt. Die Schauspieler, zum Teil noch im Kostüm des eben aufgeführten Stückes, befinden sich im Garten, des gleichen das Publikum, hochadelige Herrschaften. Mignon gerät in Gefahr zu verbrennen. Wilhelm rettet sie.

6) Mignon. Der dritte Akt spielt in Italien. Der Harfner Lothario, in Wirklichkeit Marquis von Cypriani, gerät durch Zufall in das Schloss, das er einst als Eigner bewohnt hat. Sein Verstand kehrt wieder. Der Marquis erkennt in Mignon die seiner Meinung nach ertrunkene, einst von den Zigeunern entführte Tochter. Um diese wibt Wilhelm, freudig gewährt sie ihm ihre Hand.

1) Mignon. “Mignon," l'opera di Ambrogio Thomas, è stata scritta su libretto di Michele Carré e di Giulio Barbier, i quali ne trassero l'argomento dal romanzo di Goethe "Anni di tirocinio di Guglielmo Meister" assegnandogli però un diverso scioglimento. Nel primo atto Guglielmo, figlio di un ricco negoziante, incontra Mignon che fa parte di una banda di zingari. Il capo Jarno maltratta la giovane e Guglielmo la salva.

2) Mignon.

La canzone di Mignon "Non conosci il bel suol che di porpora ha il Ciel?”, che si rese tanto popolare, è stata tolta da una delle più belle poesie di Goethe. Lotario, arpista girovago e demente, offre a Mignon la sua protezione, ma essa preferisce rimanere presso Guglielmo, che vuole servire come domestico sotto travestimento mascolino.

3) Mignon.

Filina, che fa parte di una compagnia di commedianti la quale si produce nel castello di un gran signore, tenta di farsi amare da Guglielmo. Mignon è infelicissima, dacché essa prova un profondo affetto per Guglielmo. L'amore di Filina invece è piuttosto frivolo; il giovane le riesce abbastanza indifferente e non se ne cura che nella speranza di riceverne dei doni.

4) Mignon.

Guglelmo, vinto dalle arti di Filina, si propone di abbandonare Mignon. La consiglia di andare in cerca dei suoi genitori ai quali è stata rapita quand'era bambina e le promette di rivederla in seguito. Mignon, pazza di dolore, pensa dapprima al suicidio, indi progetta di andarsene lontano coll'arpista Lotario.

5) Mignon.

L’arpista, nella turbata sua mente, ha interpretato falsamente delle parole che Mignon ha pronunciato nella sua disperazione ed appicca il fuoco al castello mentre vi si sta rappresentando una commedia. Il pubblico si salva in giardino, e gli attori indossano tuttavia il costume della loro parte. Mignon sul punto di perire fra le fiamme, è salvata da Guglielmo.

6) Mignon.

Il terzo atto si svolge in Italia. L'arpista Lotario, altrimenti marchese di Cipriani, giunge casualmente nel castello che aveva abitato un tempo. Ricupera la ragione. Egli riconosce in Mignon sua figlia che credeva annegata e che invece eragli stata rapita dagli zingari. Guglielmo chiede la mano di Mignon che gliela concede di buon grado.

1) Mignon. "Mignon", l'opéra d'Ambroise Thomas, a été composé sur les paroles de Michel Carré & Jules Barbier qui ont tiré leur sujet du roman de Goethe "Années d'apprentissage de Wilhelm Meister", en lui donnant toutefois un autre dénouement. - Au premier acte, Wilhelm, fils d'un riche négociant, rencontre Mignon qui fait partie d'une troupe de bohémiens. Le chef Jarno maltraite la jeune fille, Wilhelm la délivre.

2) Mignon. La chanson de Mignon "Connais-tu le pays où fleurit l'oranger ?", qui est devenue si populaire, a été tirée d'une des plus belles poésies de Goethe. Lothario, harpiste errant, atteint de démence, offre de prendre Mignon sous sa protection, mais elle préfère rester auprès de Wilhelm, qu'elle veut servir comme domestique, sous un déguisement masculin.

3) Mignon. Philine qui fait partie d'une troupe de comédiens jouant dans le château d’un grand seigneur, cherche à se faire aimer de Wilhelm. Mignon en est très malheureuse car elle éprouve une affection profonde pour Wilhelm. Les sentiments de Philine, par contre, sont plutôt frivoles; le jeune homme lui est assez indifférent et ne l'intéresse que parce qu'elle espère en recevoir des présents.

4) Mignon. Wilhelm, vaincu par les artifices de Philine, prend la résolution de se sén/rel de Mignon. D lui conseille d'aller à la recherche de ses parents, auxquels elle a été enlevée étant enfant et lui promet de la revoir plus tard. Mignon, folIe de douleur, pense d'abord au suicide, puis elle forme le plan de s'en aller au loin avec Lothario, le harpiste.

5) Mignon. Le harpiste, dans son esprit troublé, a mal interprêté des paroles que Mignon a proférées dans son désespoir et s'en va mettre le feu au château alors qu'on y joue une pièce de théâtre. Tout le monde se sauve dans le jardin, les acteurs portant encore le costume de leur rôle. Mignon sur le point de périr dans les flammes est sauvée par Wilhelm.

6) Le troisième acte se passe en Italie. Le harpiste Lothario, en réalité marquis de Cypriani, arrive par hasard dans le château qu'il avait habité autrefois. Sa raison lui revient. Il reconnaît en Mignon sa fille qu'il croyait noyée, mais qui avait été enlevée par des bohémiens. Wilhelm demande la main de Mignon qui la lui accorde de bon cœur.

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