Immigrazione



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ROMA- Ordine dei Medici: "Sanzionabile chi segnala clandestini"

I medici che segnalano gli immigrati irregolari potranno essere sanzionati dagli Ordini professionali di appartenenza per aver violato il Codice deontologico. E' quanto emerge da un documento, votato all'unanimità dal Consiglio nazionale della Federazione degli Ordini dei medici (Fnomceo), riunitosi a Roma, nel quale si ribadisce 'nero su bianco' il "forte dissenso all'emendamento al Ddl 'Sicurezza'", già passato al Senato, "che abroga il divieto per i medici di denunciare alle autorita' gli immigrati irregolari che si rivolgono, per essere curati, alle strutture sanitarie pubbliche". Un documento nel quale i camici bianchi italiani lanciano un appello affinche' la Camera dei Deputati non lo approvi. Non solo. Qualora un medico, non segnalando e dunque non rispettando il contenuto dell'emendamento, dovesse essere sanzionato, "il Consiglio nazionale - si legge nel documento - sarà vicino ai colleghi che dovessero incorrere in procedimenti sanzionatori per aver ottemperato agli obblighi deontologici". In particolare, nel documento si legge che la procedura di segnalazione "è in netto contrasto con i principi della deontologia medica, espressi in particolare dal giuramento professionale e dall'art. 3 del codice deontologico, che impongono ai medici di curare ogni individuo senza discriminazioni legate all'etnia, alla religione, al genere, all'ideologia, di mantenere il segreto professionale e di seguire le leggi quando non siano in contrasto con gli scopi della professione". "Il Consiglio nazionale della Fnomceo, ribadendo che le infrazioni del codice deontologico sono sanzionabili dagli Ordini di appartenenza - prosegue il documento - segnala comunque che la possibilità di denuncia creerà percorsi clandestini di cura, sottraendo al controllo della sanita' pubblica le patologie diffusive emergenti che rappresentano un grave pericolo per ogni individuo e per la società tutta e che oggi sono monitorate e controllate". Il documento prosegue poi con un appello alle Istituzioni: "Il Consiglio nazionale si appella al Parlamento con un fermo richiamo alle superiori esigenze di tutela della salute oltre che agli imprescindibili principi di solidarietà, patrimonio storico della nostra nazione. E sollecita pertanto la Camera dei Deputati a non approvare questo emendamento, contrastante con i principi fondanti del rapporto persona malata e medico, ripristinando quanto previsto dalla normativa precedente. Sollecita infine un'audizione urgente presso le sedi istituzionali competenti, allo scopo di motivare compiutamente la posizione espressa dai medici e dagli odontoiatri italiani".


(23 febbraio 2009)
BRUXELLES - Consiglio d'Europa: leggi italiane sull'immigrazione violano standard Ue

Il pacchetto sicurezza in discussione in Italia 'viola gli standard Ue', la norma su medici e clandestini e' anche 'contraria al codice etico' e in generale tali misure 'creano un'atmosfera negativa nei confronti degli immigrati'. Lo ha detto oggi il commissario ai diritti umani del Consiglio d'Europa, Thomas Hammarberg, parlando a Bruxelles con alcuni giornalisti. Il commissario si e' detto 'preoccupato per le leggi in discussione perche' vanno contro gli standard europei'. Due in particolare, i provvedimenti che secondo Hammarberg si sono spinti oltre la linea, ovvero 'il reato di immigrazione clandestina e le gravi sanzioni per chi affitta case agli irregolari'. E a proposito della norma del ddl sicurezza che consente ai medici di denunciare i clandestini, per Hammarberg si tratta di una misura 'contraria anche al codice etico, perche' va contro quel segreto che i medici devono mantenere'. In generale, 'queste misure straordinarie in Italia contribuiscono a dare vita ad un'atmosfera negativa che porta a considerare criminali tutti quelli che vorrebbero ottenere asilo'. L'atmosfera negativa, spiega il commissario, in Italia si sta diffondendo in modo pericoloso: 'Gli avvenimenti di Lampedusa avranno un effetto negativo sugli italiani e accentueranno la tendenza a non accettare gli immigrati'. Hammarberg lancia l'allarme anche sulla situazione dei nomadi: 'Preoccupa ancora, le loro condizioni di vita sono tremende e l'ipotesi di mandarli in altri Paesi crea una discriminazione ai loro danni che non e' giustificabile'. E lancia un appello ai politici italiani: 'Dovrebbero stare molto attenti quando parlano di rom, non devono incoraggiare l'atmosfera anti-nomadi e occorre che evitino di criminalizzare l'intera categoria quando qualcuno di loro commette un reato'. 'Bisogna sempre fare distinzione tra chi e' criminale e chi non lo e', e alcuni politici in Italia non lo fanno'


(23 febbraio 2009)
ROMA Clandestini fino a sei mesi nei Centri

Sale da due a sei mesi il periodo massimo di permanenza dei clandestini nei centri di identificazione ed espulsione.

Come anticipato nei giorni scorsi, la novità è stata inserita nel decreto legge varato stamattina dal governo. Sarà operativa tra qualche giorno, dopo la pubblicazione del testo in gazzetta Ufficiale.

“La norma, contenuta nell’articolo 5 del decreto, è prevista dalla direttiva europea sui rimpatri e sull’asilo approvata dal Parlamento europeo nel giugno scorso, della quale noi anticipiamo l’attuazione”  ha spiegato in conferenza stampa il ministro dell’Interno Roberto Maroni. Il prolungamento sarebbe necessario per “procedere all’identificazione dei clandestini e soprattutto per ottenere il nulla osta al rimpatrio nei Paesi d’origine”. 

“Nell’esperienza che abbiamo, sei mesi sono sufficienti per garantire il rimpatrio di tutti coloro che sono trattenuti nei centri”, ha aggiunto Maroni. Riferendosi ai cittadini tunisini ospiti del centro di Lampedusa, dove due gironi fa è scoppiata una rivolta e un incendio, il ministro ha detto che “saranno tutti rimpatriati” e non “sarà tollerata alcuna forma di violenza”.

Anche il disegno di legge sulla sicurezza varato dal governo prevedeva l’innalzamento del tempo di permanenza nei Cie, con l’autorizzazione dell’autorità giudiziaria, da due a diciotto mesi. La norma però è stata bocciata in Senato grazie a un emendamento dell’opposizione votato anche da alcuni franchi tiratori della maggioranza


(20 febbraio 2009)
ROMAIl Tavolo Asilo al governo: ''A Lampedusa torni il centro di accoglienza''

Una lettera aperta del Tavolo Asilo per chiedere al governo che Lampedusa torni a essere un centro di accoglienza. Firmata da Amnesty International, Arci, Asgi, Casa dei diritti sociali - Focus, Centro Astalli, Consiglio italiano per i rifugiati – Cir, Federazione delle Chiese Evangeliche in Italia, Medici Senza Frontiere, Senza confine e destinata al presidente della Repubblica, al presidente del Consiglio dei Ministri e al ministro dell'Interno.

La situazione sull'isola di Lampedusa si è aggravata ulteriormente. Nel centro, ove si trovano al momento circa 800 persone, è in corso da martedì sera uno sciopero della fame dei migranti e ieri mattina è scoppiato un esteso incendio. 'Quello che era stato definito il 'modello Lampedusa' e' andato letteralmente in fumo'', commenta Laura Boldrini, portavoce in Italia dall'Alto Commissariato Onu per i rifugiati. "quanto si sta verificando negli ultimi tempi (fughe di massa, tentativi di suicidio e di autolesionismo, incendi) è la conseguenza di disposizioni che hanno fatto saltare un equilibrio basato sul fatto che il Centro di Lampedusa fosse un luogo di accoglienza e transito''.

Le associazioni, si legge nella lettera, esprimono “profonda preoccupazione per quanto sta avvenendo nel centro per immigrati e richiedenti asilo situato in contrada Imbriacola, a Lampedusa, utilizzato a partire da gennaio come Centro di identificazione ed espulsione per decisione del ministro dell’Interno. La trasformazione del centro da struttura di primo soccorso a Cie e l’esecuzione degli allontanamenti hanno già destato, a livello nazionale e internazionale, grandi preoccupazioni. La scelta messa in atto dal governo, che ha voluto concentrare a Lampedusa tutti i migranti che giungono presso le sue coste, qualunque sia la loro condizione giuridica, ha creato nell’isola una situazione di grande e crescente tensione. Si ritiene che l’isola di Lampedusa non abbia le caratteristiche per ospitare un centro che abbia finalità diverse da quelle di prima accoglienza e soccorso, con la previsione di rapidi trasferimenti di tutti i migranti in altre strutture, com’è avvenuto dall’aprile 2006 fino a dicembre 2008.

Dunque le associazioni chiedono con urgenza che tutti i migranti siano immediatamente trasferiti in altre strutture idonee, ove siano svolte le procedure amministrative, in particolare quella di asilo e che l’isola di Lampedusa sia sede esclusivamente di strutture destinate al primo soccorso e all’accoglienza dei migranti. Infine la richiesta che vengano accertate eventuali responsabilità di quanto accaduto.

Leggi il documento del Tavolo Asilo sulla situazione a Lampedusa


(19 febbraio 2009)
ROMA - Lampedusa, situazione sotto controllo.

«Tutto è calmo, tutto sotto controllo.» Lo afferma a proposito dei disordini avvenuti ieri mattina presso il Centro di identificazione ed espulsione (Cie) di Lampedusa il capo del Dipartimento per le Libertà civili e l'Immigrazione del ministero dell'Interno Mario Morcone. In un'intervista rilasciata oggi al quotidiano Il Messaggero il prefetto Morcone spiega la dinamica degli incidenti e l'operato delle autorità italiane in materia di immigrazione illegale, accordi per i rimpatri e trattamento dei richiedenti asilo, in linea con la normativa europea ed internazionale. Ieri mattina nel Cie dell'isola siciliana si è sviluppato un incendio che ha danneggiato una delle quattro palazzine adibite a camerate. L'incendio è stato appiccato dopo il fallimento del tentativo di forzare i cancelli del centro da parte di alcuni immigrati tunisini, che avevano iniziato uno sciopero della fame per protestare contro il rimpatrio di 100 connazionali. La rissa, che è poi degenerata nell'incendio, è stata scatenata contro altri tunisini che volevano sospendere lo sciopero.


(19 febbraio 2009)
ROMASave the children: 7.797 minori stranieri non accompagnati arrivati in Italia nel 2008

Lo rivela il Dossier sulle condizioni di vita dei minori migranti in Italia presentato stamattina da Save the Children in occasione del lancio di CivicoZero, un centro diurno nato a Roma (a due passi dalla stazione Termini) per aiutare i minori non accompagnati e a rischio marginalità e devianza. Secondo l’organizzazione i minori provengono da 78 paesi diversi, ma la maggior parte di loro giunge dal Marocco col 15,29%, dall’Egitto col 13,75% e dall’Albania col 12,49%. Seguono la Palestina e l’Afghanistan con il 9,47% e l’8,48%. Successivamente Eritrea con il 4,99%, Nigeria con il 4,14%, Somalia con il 3,9%, Serbia con il 3,76% ed infine l’Iraq con il 3,68%. Di età compresa tra i 16 e i 17 anni, quasi la totalità dei minori è di sesso maschile, il 90,46%, contro una sparuta presenza di minori di sesso femminile, il restante 9,54%. Per minori non accompagnati si intendono quei ragazzi, al di sotto dei 18 anni, che si trovano lontano dal proprio paese di origine, separati dai genitori o comunque senza la presenza di un tutore. Molti di loro sono vittime di sfruttamento e tratta, altri scappano dalla povertà. La gran parte di loro ha vissuto traumi difficili dal superare.

Sono numeri da prendere con le pinze, come ammette Save the Children, poiché non rappresentano la totalità dei minori stranieri non accompagnati nel nostro paese. Dalla ricerca, infatti, sono esclusi i minori richiedenti asilo, le vittime della tratta, quelli provenienti da paesi appartenenti all’Unione europea oltre a i coloro che non hanno mai avuto contatti con istituzioni o organizzazioni. Le tendenze degli ultimi anni evidenziamo come i minori non accompagnati provenienti dalla Romania siano aumentati notevolmente nel periodo tra il 2000 e il 2006, passando dal 6% del totale al 33,5% di tutti i minori stranieri non accompagnati. Il dato però non è più aggiornato in quanto dal 2007, i minori provenienti dalla Romania e dalla Bulgaria non sono stati più censiti dal Comitato Minori Stranieri. Nello stesso periodo, intanto sono raddoppiati i minori giunti dal Marocco e in picchiata il numero di minori albanesi, passati dal 69% del 2000 al 12,49% del 2008.

Aumenta il numero dei minori non accompagnati richiedenti asilo. Nel 2007 sono 295 le richieste e 197 quelle accolte. Il 15% del totale dei richiedenti asilo accolti dal Sistema di Protezione per Richiedenti Asilo e Rifugiati (Sprar). Di questi il 54% proviene dall’Afghanistan, il 12% dalla Somalia, il 10% dall’Eritrea, il 5% dalla Costa d’Avorio ed infine il 4% dall’Etiopia. Anche in questo caso si tratta per la stragrande maggioranza di maschi, il 96% del totale, prossimi ai 18 anni. Sono 938, invece, i minori che hanno avuto protezione e assistenza come vittime di tratta nel periodo che va dal 2001 al 2007, pari al 7% delle vittime della tratta assistite nel nostro Paese.


(19 febbraio 2009)
ROMA - Permessi di soggiorno, ''lunga sequenza di disservizi per 500 mila stranieri''

Cinquecentomila stranieri, che hanno presentato domanda di primo rilascio o di rinnovo del permesso di soggiorno, sono in attesa da mesi di una risposta. Hanno un cedolino provvisorio che autorizza alla permanenza sul territorio italiano ma limita i loro diritti. “A questo si aggiunge un problema informatico delle Poste italiane, che considera ‘utenze non valide’ (così come appare nella schermata del sistema telematico) migliaia di domande regolarmente presentate allo sportello”. A sollevare la questione su questa “sequenza di disservizi” è la deputata del Pd Delia Murer, che ha presentato una interrogazione scritta al Ministro dell’Interno.

“E’ necessario sapere - scrive la parlamentare veneta, componente della commissione Affari sociali - a quanto ammonta il carico di arretrato delle domande di rilascio/rinnovo di permessi di soggiorno agli stranieri in questo momento e quali sono i tempi medi di risposta alle richieste. Va ricordato che per il rinnovo annuale del permesso talvolta si arriva ad aspettare anche otto-nove mesi. In qualche circostanza, il rinnovo annuale è arrivato già scaduto. Inoltre vogliamo capire quali provvedimenti il Ministro intende adottare affinché siano rispettati i termini di legge per il rilascio/rinnovo dei permessi di soggiorno agli stranieri sul nostro territorio e quali iniziative si intendono adottare per impedire ritardi e malfunzionamenti nella gestione del servizio”.

Le inefficienze nella gestione dei permessi di soggiorno da parte del nuovo sistema che ha messo in rete Questure, Poste e l’Istituto Poligrafici Zecca di Stato, sta alimentando un senso ulteriore di smarrimento nelle comunità straniere, già messe a dura prova dalla crisi economica in atto, che determina di frequente la perdita del posto di lavoro e conseguentemente la perdita anche del requisito base per il permesso di soggiorno, con il rischio di uno scivolamento nell’area della clandestinità”. 

Nell’interrogazione, la deputata chiede anche di “sapere se risulta vero che alcune questure, stante le lentezze nell’iter del rilascio del permesso di soggiorno elettronico, siano costrette, nei casi di necessità ed urgenza, a rilasciare permessi cartacei e se risulta che la l’ Istituto Poligrafici Zecca di Stato, autorizzata alla stampa dei permessi di soggiorno elettronici, abbia sbagliato la stampa degli stessi relativamente a coloro che hanno fatto il foto segnalamento nel mese di maggio 2008 e che quindi questi immigrati si trovino ancora privi del permesso”.

“Appare evidente – aggiunge l’on. Murer – che il quadro del malfunzionamento della procedura genera allarme tra gli immigrati, le loro associazioni di categoria, i sindacati. Per questo si rende necessaria una parola celere di chiarezza sulla vicenda. E’ evidente che una tale situazione di incertezza alimenta la confusione nel sistema di relazioni con gli immigrati. E’ singolare che un governo che dice di voler combattere la clandestinità poi gestisce con malfunzionamenti, ritardi e approssimazione la procedura di rilascio/rinnovo del permesso di soggiorno, che invece è uno strumento che favorisce l’inclusione e la regolarizzazione e che per questo andrebbe gestito con celerità e cura”.


(18 febbraio 2009)
ABUJA - Presto poliziotti nigeriani in Italia contro l'immigrazione clandestina

Squadre miste di poliziotti nigeriani e italiani lavoreranno nel nostro Paese per arginare il traffico di esseri umani e l'immigrazione clandestina. Il Capo della Polizia Antonio Manganelli ha firmato, infatti, oggi ad Abuja l'accordo tra Nigeria, Italia e Interpol per intensificare la lotta contro il traffico di esseri umani e l'immigrazione clandestina. L'accordo rafforza la cooperazione internazionale per colpire quelle organizzazioni che alimentano tali crimini. Coordinato dall'Interpol, il progetto pilota della durata di due anni, vedra' lavorare insieme le forze di polizia di entrambi i Paesi per rafforzare la loro capacita' di combattere il traffico di essere umani, il crimine organizzato e l'immigrazione illegale. Inoltre, gli strumenti e le risorse dell'Interpol saranno utilizzati per determinare se sussistono dei legami criminali piu' ampi dei singoli individui arrestati. L'aspetto operativo dell'accordo vedra' la Nigeria e l'Italia creare, nel nostro territorio, squadre di polizia miste per combattere congiuntamente il traffico di esseri umani, il contrabbando di persone e l'immigrazione illegale, spesso controllati dalla criminalita' organizzata. Questo innovativo progetto pilota vedra' i poliziotti nigeriani impiegati per un periodo di dodici mesi presso i punti di controllo italiani quali frontiere, aeroporti internazionali, porti, e alcune citta' dove lavoreranno accanto ai loro colleghi italiani. La Direzione Centrale per l'Immigrazione e le Frontiere organizzera' corsi per i poliziotti nigeriani.


(17 febbraio 2009)
ROMA - La Cei: “Pericolosa l’equazione tra romeni e delinquenti”

"Dobbiamo stare attenti a non  veicolare degli stereotipi pericolosi. In questo caso romeni uguale delinquenti. Non è così. Occorre dare, invece, messaggi costruttivi,   che non aumentino le paure e l'allarmismo diffuso che e' facilissimo cogliere in alcune zone. Bisogna trovare vie intelligenti per    governare il fenomeno dell'immigrazione".

Così, in un'intervista a 'Il Messaggero', padre Gianromano Gnesotto, direttore    dell'Ufficio immigrazione della Cei.

"Le reazioni immediate - aggiunge Gnesotto - a certi fatti  orrendi sono comprensibili, ma una convivenza civile deve nutrirsi di punti fermi, valori che ci fanno dire con orgoglio che la nostra cultura e' inclusiva, solidale. Da questo punto di vista trovo che sia una forte responsabilità delle istituzioni, così come da parte dei mass media. Tenendo ben presente che le prese di posizione da chi ha ruoli di responsabilità, contribuiscono a formare una coscienza presso la gente". Occorre – conclude il direttore dell'Ufficio immigrazione    della Cei - creare un equilibrio tra quei valori che sono patrimonio    delle nostre tradizioni, e le norme del vivere civile. Le leggi    valgono per tutti e vanno applicati a tutti, 'Erga Omnes'. Posso dire che la stragrande maggioranza degli immigrati, per quanto è in loro potere, rispettano le regole, poichè sanno che ne va della loro serenità e stabilità nel paese di accoglienza


(16 febbraio 2009)
REGGIO CALABRIA - Lavoratori immigrati come schiavi, arresti e sequestri nel Reggino

I carabinieri del comando provinciale di Reggio Calabria, nel contesto di un servizio teso a stroncare il fenomeno della schiavizzazione dei lavoratori extracomunitari clandestini, hanno sottoposto a sequestro preventivo una ditta di Rosarno specializzata nella commercializzazione degli agrumi, ed alcuni autocarri. In tutta la Piana di Gioia Tauro sono in corso controlli a carico di decine di aziende agricole e società. L'operazione ha anche portato all'arresto di due persone, ritenute responsabili di sfruttamento della manodopera clandestina, mentre altri soggetti, tutti italiani, risultano indagati per lo stesso reato. Secondo quanto rende noto un comunicato dell'Arma, sono stati "liberati dalla morsa della banda dieci stranieri in prevalenza di nazionalità nord africana, costretti a lavorare dall'alba al tramonto per pochi euro". I carabinieri non escludono che questo nuovo sistema di schiavitù possa essere gestito dalla 'ndrangheta


(14 febbraio 2009)
ROMA - Tra Italia e Senegal un patto sull’immigrazione

Favorirà quella legale, ma anche espulsioni e rimpatri volontari. Frattini: “Quote ai senegalesi nei decreti flussi”–- Italia e Senegal lavorano a un accordo sull’immigrazione. Servirà a importare manodopera qualificata e a facilitare espulsioni e rientri volontari, ma darà il via anche a più quote  riservate ai lavoratori senegalesi nei prossimi decreti flussi. Oggi il presidente Abdoullaye Wade e il ministro degli Esteri senegalese Tidiane  Gadio hanno incontrato a Dakar il titolare della Farnesina Franco Frattini. All’ordine del giorno, ha spiegato lo stesso Frattini, la  possibilità di "negoziare un  accordo quadro sull'immigrazione”. Si parte dall'immigrazione legale. "Vogliamo promuovere l'immigrazione  altamente qualificata ricorrendo al sistema della Carta Verde europea  della durata di due anni e rinnovabile", ha detto Frattini, spiegando che il sistema evita anche ai Paesi di origine il fenomeno della fuga dei cervelli. "Vogliamo, inoltre, collaborare per una gestione  concertata dell'immigrazione legale, compresa quella stagionale - ha  proseguito il ministro - in modo da combattere anche il fenomeno del  lavoro nero". L'accordo riguarderà anche l'immigrazione illegale, prevedendo  meccanismi che favoriscano il rimpatrio. Frattini ha parlato di una forma di "sostegno agli immigrati  che dall'Italia rientrano in Senegal", e di una "linea di credito importante destinata ad aiutare i senegalesi migranti che vogliono reinvestire sul posto". Si tratta del programma di appoggio al settore privato da 30 milioni di euro che il  ministro lancerà questa mattina a Dakar.Il ministro degli Esteri ha anticipato che l'accordo "potrebbe portare già dal prossimo anno a un sistema di quote  con il Senegal, Paese che sinora non ne beneficia". In realtà negli ultimi decreti flussi il Senegal ha già avuto quote privilegiate (1000 nel 2007 e altrettante nel 2008), numeri che dovrebbero però lievitare se si arrivasse all'intesa.

All'inizio del 2008, l'Istat contava oltre 60mila cittadini senegalesi regolarmente residenti in Italia
(13 febbraio 2009)
REGGIO EMILIA - Il 5% dei donatori è straniero

Aumenta la richiesta di donazioni di sangue, organi e midollo osseo, e Reggio Emilia chiede aiuto anche ai cittadini stranieri. “Ad oggi – spiega Anna Salsi, presidente dell’Avis cittadina – gli immigrati rappresentano solo il 5% dei donatori complessivi, ma è la metà di quello che potrebbero fare”. Per coinvolgerli in misura maggiore comune e provincia di Reggio Emilia, insieme ad Avis, Admo e Aido, organizzano il primo “Convegno sul dono del sangue, del midollo osseo e degli organi in una società multiculturale”, in programma sabato 14 febbraio a Palazzo Salvador Allende (in corso Garibaldi 59). Fra i promotori dell’iniziativa c’è anche Abu Abdelrahman, imam della moschea di via Flavio Gioia. “Ogni credente – commenta il religioso – deve contribuire ad alleviare il dolore altrui, pertanto la comunità islamica di Reggio appoggia con forza questa iniziativa”. “Ai cittadini stranieri che hanno già risolto i problemi 'primari’ come il lavoro e la casa – prosegue Anna Salsi – chiediamo un atto di responsabilità verso la comunità in cui vivono”. La donazione, in altre parole, è anche un modo per facilitare l’integrazione. Ma l’attitudine a donare fra gli stranieri dipende soprattutto dalla cultura dei paesi d’origine. “Non a caso fra i più virtuosi abbiamo i cittadini di Marocco e India – spiega la presidente –, luoghi in cui la ‘cultura del dono’ è più diffusa”. Più difficile, invece, convincere chi viene dai paesi dell’est Europa. “In molti paesi dell’est il sangue si dà a pagamento –  continua la Salsi –, per questo albanesi e rumeni, nonostante siano fra i più numerosi, fanno fatica a donare”. Particolare la situazione della Romania, “dove all’epoca di Ceausescu la donazione era obbligatoria: un retaggio del passato che rappresenta ancora un ostacolo”. Stando agli ultimi dati dell’osservatorio provinciale sulla popolazione straniera, a Reggio Emilia sono più di 46 mila i cittadini non comunitari, circa il 9% degli abitanti. L’obiettivo del convegno, a lungo termine, è arrivare anche fra le comunità straniere “ai livelli che riscontriamo fra i reggiani – spiega la Salsi –, vale a dire a una percentuale di donatori fra il 15 e il 19%”. Il convegno di sabato, per l’assessore provinciale alla Solidrietà Marcello Stecco, sarà “l’inizio di un cammino di sensibilizzazione, per ancorare l’integrazione sia ai diritti sia ai doveri di solidarietà”. Un primo passo di cui si sente il bisogno, se è vero – come sostiene Anna Salsi – “che fra qualche anno entreremo in regime di autosufficienza per le donazioni, e se non agiamo per tempo ci troveremo in uno stato di emergenza: il contributo dei cittadini stranieri è fondamentale”.


(12 febbraio 2009)
ROMADdl sicurezza: inizia il viaggio alla Camera

È ricominciato il cammino del disegno di legge sulla sicurezza. Il testo approvato in Senato giovedì scorso è stato trasmesso  lunedì alla Camera dei Deputati, dove ieri è stato assegnato alle commissioni riunite Affari costituzionali e Giustizia. Il ddl sicurezza ha molti passaggi che riguardano l’immigrazione. Introduce ad esempio il reato di clandestinità e una tassa sul permesso di soggiorno, vieta il matrimonio in Italia degli irregolari ed elimina il divieto di segnalazione per quelli che si curano negli ospedali. Conviene ricordare che tutte queste novità non hanno ancora valore di legge. Il testo potrebbe essere approvato così com’è alla Camera, oppure essere modificato dai deputati e quindi rispedito in Senato per il sì definitivo. Un viaggio che comunque durerà diverse settimane e che continueremo a seguire su Stranieriinitalia.it.


(12 febbraio 2009)
ITALIA - Ripartite le risorse 2007/2008 del Fondo europeo per l'integrazione di cittadini di Paesi terzi

Sono stati pubblicati oggi nella Gazzetta Ufficiale, Serie generale, i decreti del Dipartimento per le libertà civili e l'immigrazione del ministero dell'Interno con cui vengono ripartite per gli anni 2007 e 2008 le risorse del 'Fondo europeo per l'integrazione di cittadini di Paesi terzi' 2007 - 2013 ed adottati i 6 avvisi pubblici per la presentazione di progetti 'a valenza territoriale' da finanziare con le stesse risorse. Il Fondo europeo per l'integrazione, gestito dal Dipartimento per le libertà civili e l'immigrazione, Direzione centrale per le politiche dell'immigrazione e dell'asilo, rientra insieme con il Fondo Europeo per i Rifugiati e il Fondo Europeo per i Rimpatri - anch'essi gestiti dal Dipartimento - nel 'Programma quadro sulla solidarietà e gestione dei flussi migratori per il periodo 2007-2013' dell'Unione europea, ed è nato per supportare gli Stati membri nelle politiche volte a favorire l'integrazione dei cittadini di Paesi terzi che arrivano legalmente in Europa. I progetti dovranno essere presentati entro le ore 13 dell'11 marzo prossimo, e dovranno essere mirati a realizzare le azioni previste nei Programmi annuali 2007 e 2008 relativi al Fondo presentati dall'Italia nell'ambito del Programma pluriennale ed approvati insieme a quest'ultimo dalla Commissione europea nel dicembre scorso. I due programmi annuali individuano, infatti, azioni da attuarsi sia tramite 'progetti nazionali' che tramite 'progetti a valenza territoriale': mentre i primi sono finalizzati a creare su tutto il territorio nazionale le basi per lo sviluppo di adeguate politiche d'integrazione, i secondi sono pensati per rispondere a specifiche esigenze territoriali. I fondi messi a disposizione per progetti 'a valenza territoriale' ammontano a 4.926.700 euro per il Programma 2007, e a 2.899.400 euro per il Programma 2008. Le risorse sono ripartite, per ciascuna annualità, in relazione a tre tipologie di azione, alle quali sono finalizzati i singoli avvisi pubblici. I decreti e gli avvisi, con i relativi moduli, sono on line anche su www.interno.it nella sezione Bandi di gara - Dipartimento per le libertà civili e l'immigrazione.  


(10 febbraio 2009)
ROMA Stagionali, decreto flussi da 80mila ingressi

Sono 80mila gli ingressi per lavoratori stagionali extraue programmati quest’anno dal governo. Il decreto 2009 è tecnicamente già pronto,  ma non è stato ancora emanato e il ritardo sta mettendo in difficoltà il mondo dell’agricoltura. “Il testo è già scritto . Autorizza 80mila ingressi, abbastanza per rispondere alla domanda di manodopera stagionale. Ora serve la firma del presidente del presidente del Consiglio, poi andrà alla Corte dei conti e infine in Gazzetta Ufficiale” spiega a Stranieriinitalia.it Romano Magrini, responsabile delle politiche del Lavoro della Coldiretti. Stando alle anticipazioni, anche quest’anno i datori di lavoro dovranno presentare le domande d’assunzione via internet, da soli o rivolgendosi alle associazioni di categoria. “Però potranno farlo solo dopo la pubblicazione del decreto flussi, sarebbe meglio quindi velocizzarne l’iter. Non dimentichiamo  - sottolinea Magrini – che oltre il 50% della manodopera in agricoltura arriva da Paesi extraue, e interi settori dipendono dai lavoratori immigrati, dalla raccolta di ortaggi e frutta all’allevamento”. Stamattina, anche il presidente della Confederazione Italiana Agricoltori Giuseppe Politi ha scritto al ministro del Welfare Maurizio Sacconi sollecitando l’emanazione del decreto. "Il ritardo nell'emanazione del decreto è preoccupante, –ribadisce  Politi -  poiché la programmazione dei flussi rappresenta una scadenza fondamentale per poter organizzare le attività stagionali del settore agricolo, alcune delle quali imminenti", come ad esempio  la raccolta delle fragole. Il presidente della Cia segnala anche i tempi troppo lenti  per l’esame delle domande. "Ritardi – fa notare Politi - che comportano per le aziende attese molto lunghe, con il conseguente rischio di lavoratori che sopraggiungono in tempi non più utili alle attività per le quali sono stati richiesti


(9 febbraio 2009)
ROMA - Lampedusa, protesta tragica nel Centro d'accoglienza

Nel Centro di prima accoglienza di Lampedusa ieri quattro cittadini tunisini hanno tentato il suicidio cercando di impiccarsi con i propri indumenti o ingoiando bulloni e lamette. Uno di loro presenta profonde ferite alla  trachea ed è stato trasferito all’ospedale di Palermo.

Dietro il loro gesto, la disperazione e una forma estrema di protesta contro l’imminente rimpatrio. Stesse motivazioni che hanno spinto altri ospiti del centro di accoglienza ad iniziare da ieri lo sciopero della fame.

"Quanto sta accadendo è espressione di un grande disagio e di una disperazione da parte di persone che comprendono che non hanno piu' nulla da perdere dopo che hanno saputo che 120 connazionali sono stati rimpatriati in Tunisia. Temono per la loro stessa sorte e per quello che gli succederà in quel Paese dopo aver perso l'occasione della loro vita" commenta Laura Boldrini, portavoce dell'Alto Commissariato delle Nazioni Unite (Unhcr). "Questi gesti disperati, - aggiunge  -che si verificano con piu' frequenza nelle strutture detentive, erano prima veramente rari nel cpa di Lampedusa perchè era una realtà di transito. Adesso che nei fatti è cambiata la sua natura in centro per l'identificazione ed espulsione, assisteremo ad altri drammatici episodi" aggiunge Boldrini. 

Un'equipe di prefetti e funzionari di polizia inviati dal ministero dell'Interno, sta vigilando sulla protesta. Intanto il Viminale ha annunciato oggi l’apertura a Lampedusa di un centro di formazione. È destinato agli immigrati che sbarcano sull’isola, che potrebbero frequentarlo mentre vanno avanti le procedure di identificazione e rimpatrio.
(7 febbraio 2009)
ROMA Sì definitivo al trattato Italia-Libia

Ieri sera il Senato ha approvato definitivamente il disegno di legge di ratifica del trattato di “Amicizia, partenariato e cooperazione”  tra Italia e Libia.

Il testo è passato con i voti di Pdl, Lega Nord, Pd e gruppo Misto-Mpa. Contrari, invece, Italia dei Valori, Udc e i due senatori radicali eletti nel Pd Poretti e Perduca, che hanno stigmatizzato il mancato rispetto dei diritti umani da parte del regime di Gheddafi, considerando anche che la Libia non ha sottoscritto la convenzione sui diritti dei rifugiati. Il trattato di “Amicizia, partenariato e cooperazione”  è firmato a fine agosto a Tripoli da Silvio Berlusconi e Muammar Gheddafi. Con l’attuazione dell’accordo, che costerà al nostro Paese 5 miliardi di dollari, il governo spera di ridurre drasticamente gli sbarchi sulle coste siciliane, dal momento che buona parte delle navi della speranza parte proprio dai porti libici. A questo fronte è dedicato l’articolo 19, che in realtà non entra nel dettaglio delle forme di collaborazione, ma rimanda a protocolli già firmati alla fine del 2007, ma mai diventati pienamente operativi. Prevedevano, tra le altre cose, pattugliamenti congiunti delle coste libiche e la fornitura di motovedette da parte dell’Italia. A società italiane sarà inoltre affidata la realizzazione di un sistema di controllo delle frontiere terrestri libiche, oltrepassate ogni anno durante terribili marce nel deserto da migliaia di persone, un’opera che verrà pagato per il 50% dall’Italia, per il 50% dall’Unione Europea. Sono infine previste iniziative congiunte per prevenire i flussi clandestini direttamente nei Paesi d’origine.

Oggi il ministro dell’Interno, Roberto Maroni è a Tripoli per una serie di incontri bilaterali. È prevista anche la firma del protocollo attuativo dell’accordo approvato ieri in Senato.


(4 febbraio 2009)
LAMPEDUSA - Trasferiti i primi 120 cittadini tunisini

Dopo uno scalo tecnico a Roma, saranno rimpatriati nel Paese d'origine. L'operazione fa parte dell'intesa raggiunta dal ministro Maroni con il suo omologo tunisino Kacem

Sono stati trasferiti da Lampedusa i primi 120 cittadini tunisini già identificati che, a partire da oggi, saranno rimpatriati in Tunisia, dopo uno scalo tecnico a Roma. Tale operazione si inserisce nell’ambito delle intese raggiunte dal ministro dell’Interno, Roberto Maroni, con il suo omologo tunisino, Rafik Belhaj Kacem, in occasione del loro recente incontro a Tunisi, svoltosi nel segno di una rinnovata cooperazione tra i due Paesi.
(4 febbraio 2009)
ITALIA - Censimento delle strutture per l'accoglienza degli stranieri: sono 2.055 al 31 dicembre 2007

I dati in uno studio realizzato dalla direzione centrale Documentazione e Statistica

Sono 2.055 le strutture di prima e seconda accoglienza degli stranieri censite al 31 dicembre 2007: 1.463 sono residenziali e offrono una disponibilità di 28.106 posti letto, 592 sono non residenziali. I dati sono stati raccolti in una pubblicazione, curata dalla direzione centrale per la Documentazione e la Statistica del ministero dell’Interno, che offre un’analisi dettagliata sul censimento completo delle strutture di accoglienza destinate agli stranieri, residenziali e non residenziali, private e pubbliche. Si tratta dei luoghi in cui vengono indirizzati, dall’ufficio immigrazione del comune interessato, gli stranieri in stato di bisogno economico per la permanenza di un breve periodo e che rappresentano un punto di riferimento immediato anche per chi è appena giunto nel nostro Paese. Il censimento non riguarda, invece, le strutture di accoglienza e assistenza per immigrati irregolari (CDA – CARA – CIE). L’indagine, divulgata attraverso pubblicazioni cartacee, CD e tramite www.interno.it, viene effettuata ogni anno e inserita nel Programma Statistico Nazionale.
(2 febbraio 2009)
ITALIA - Permessi di soggiorno elettronici. On line puoi vedere se è pronto

Ormai sono molte le Questure che sui loro siti hanno disponibile questo servizio che consente di eliminare anche le giacenze

Si sta sempre più sviluppando l'utilizzo di internet da parte delle Questure per permettere il tempestivo ritiro dei permessi di soggiorno elettronici. Il servizio, ormai collaudato, è operativo in molte delle questure del Paese per venire incontro alle numerose richieste di informazioni e servizi da parte dei richiedenti.

Alla già lunga lista di questure che adottano il servizio on line, va ad aggiungersi, ultima in ordine temporale, quella di Bologna.

Qui di seguito vengono riportati i link per i collegamenti web dove consultare le informazioni richieste. Per individuare la propria istanza, per ragioni legate alla normativa sulla privacy, gli elenchi contengono solo il numero della pratica o dell'assicurata postale e non il nominativo della persona che richiede il permesso di soggiorno.

Questura di Ancona; Questura di Alessandria;Questura di Ascoli Piceno; Questura di Avellino; Questura di Bari; Questura di Bergamo; Questura di Biella; Questura di Bologna; Questura di Bolzano;Brescia;Questura di Caserta; Questura di Catania; Questura di Catanzaro; Questura di Chieti; Questura di Como; Questura di Cosenza; Questura di Cuneo; Questura di Ferrara; Questura di Firenze; Questura di Foggia; Questura di Genova; Questura di Gorizia; Questura di La Spezia; Questura di Latina; Questura di Lecce; Questura di Lecco; Questura di Lucca; Questura di Macerata; Questura di Mantova; Questura di Massa Carrara; Questura di Matera; Milano Modena Questura di Palermo; Questura di Padova; Questura di Piacenza; Questura di Perugia; Questura di Pescara; Questura di Pistoia; Questura di Pordenone; Questura di Ragusa; Questura di Ravenna; Questura di Reggio Calabria; Questura di Roma; Questura di Rovigo; Questura di Salerno; Questura di Siena; Questura di Taranto; Questura di Teramo; Questura di Trapani; Trento  Questura di Treviso; Questura di Trieste; Questura di Udine; Questura di Varese;Questura di Venezia;Questura del Verbano- Cusio-Ossola;Questura di Viterbo;


(2 febbraio 2009)
ROMA - Coldiretti: 10mila indiani lavorano in agricoltura

Sono quasi diecimila (9.832) gli indiani immigrati che lavorano regolarmente in agricoltura soprattutto negli allevamenti. “Senza di loro sarebbe a rischio la produzione dei grandi formaggi italiani" lo sottolinea la Coldiretti nel condannare il gravissimo episodio criminale a danno dell'immigrato dall'India che si è verificato in provincia di Roma a Nettuno. L'organizzazione agricola aggiunge anche che senza il contributo di questi lavoratori sarebbe a rischio la produzione dei grandi formaggi italiani: dal parmigiano reggiano al grana padano, dal pecorino romano al provolone. Gli indiani - sottolinea la Coldiretti - sono in forte crescita tra i 98mila lavoratori agricoli extracomunitari presenti nell'agricoltura italiana e rappresentano la seconda principale componente dopo gli albanesi e prima dei marocchini. Il lavoro degli immigrati indiani - precisa la Coldiretti - è particolarmente apprezzato negli allevamenti per l'attività di mungitura e di gestione delle stalle dove hanno sostituito la tradizionale opera dei ''bergamini'', una figura storica nelle aziende della pianura padana. La presenza dei lavoratori indiani e degli altri extracomunitari è essenziale per il successo del Made in Italy agroalimentare come dimostra la presenza nelle campagne del 13 per cento di stranieri sul totale dei lavoratori agricoli, secondo il XVI Rapporto Caritas/Migrantes sull'immigrazione al quale ha collaborato la Coldiretti. Il fatto che siano saliti i rapporti di lavoro in agricoltura identificati negli archivi Inps e riconducibili a soggetti non italiani, dimostra - conclude la Coldiretti - la determinazione della stragrande maggioranza dell'imprenditoria agricola a perseguire percorsi di trasparenza e qualità del lavoro anche se permangono, purtroppo, inquietanti fenomeni malavitosi e di becero sfruttamento della manodopera, che gettano un'ombra pesante su un settore che ha invece scelto con decisione la strada della regolarità.


(2 febbraio 2009)
INTERNAZIONALE
ROMA - Lotta ai clandestini e integrazione sfide per l’Europa

"Con la visita del Comitato Parlamentare di controllo Schengen che si è conclusa ieri a Melilla (Spagna), piccolo enclave spagnolo in Marocco, abbiamo raggiunto la consapevolezza che il contrasto all'immigrazione clandestina e in contemporanea la necessità dell'integrazione sul territorio nazionale sono stati dei riscontri obiettivi, con metodi diversi ma che rappresentano una sfida difficile per i paesi della vecchia Europa". Lo ha detto Margherita Boniver, Presidente del Comitato Parlamentare di controllo Schengen, al termine di una visita di due giorni in Spagna. "In Spagna abbiamo notato come l'attenzione, il rigore e la duttilità siano usati con determinazione per contrastare il fenomeno dell'immigrazione clandestina, già attenuato a causa della grave crisi economica attuale. La frontiera che divide Melilla (Spagna) e il Marocco evidenzia due realtà differenti, sottolineate dai differenti redditi delle due nazioni. Torniamo in Italia – prosegue - con la consapevolezza che se abbiamo qualcosa da imparare dagli spagnoli è la loro indubbia capacità di mettere a frutto tutti i dispositivi europei predisposti per questa materia. Sarebbe vano e ingrato continuare a condurre il contrasto all’immigrazione clandestina con un'attenzione solo marginale. Ragion per cui non più Lampedusa provincia di Agrigento, ma Lampedusa, provincia di Bruxelles".


(28 febbraio 2009)

MADRID - Spagna, multe fino a 10mila euro per chi accoglie irregolari

Nuova polemica in Spagna sul giro di vite del governo socialista di José Luis Zapatero contro l'immigrazione illegale. Nel pre-progetto di riforma della 'Ley de Extranjeria' (Legge sugli stranieri), che regola l'immigrazione nel paese iberico, sono previste sanzioni fino a 10.000 euro per chi dà rifugio a immigranti illegali. Il progetto qualifica come "infrazione grave" il fatto di "promuovere la permanenza irregolare in Spagna di uno straniero", e questo avviene "quando lo straniero dipenda economicamente da chi compie l'infrazione" e questa ne prolunga "il soggiorno autorizzato al di là del periodo legalmente previsto". Per questo tipo di infrazioni le sanzioni vanno da 501 a 10.000 euro, anche se si devono tenere in conto "tutte le circostanze personali e familiari" nel valutare la condotta. La proposta di legge, che comincerà a breve il suo iter parlamentare, teoricamente potrebbe colpire chiunque dia lavoro a un collaboratore domestico o a una 'colf' irregolari, e ha destato timori per i programmi di alcune Ong e associazioni di aiuto agli immigrati irregolari che si propongono di dare loro rifugio e formazione (attive soprattutto con i minori irregolari). Ieri il segretario generale della Comision Espanola de Ayuda al Refugiado (Cear), Alfredo Abad, ha chiesto al governo di chiarire la formulazione del testo di riforma in modo da punire soltanto chi ottiene lucro sfruttando gli immigrati in sistuazione irregolare. Abad ha denunciato il fatto che "cercare di farsi complici le persone che li alloggiano" e come "convertire i cittadini in poliziotti". Il responsabile di Cear ha insistito che gli immigrati "hanno bisogno di aiuto" e non sono delinquenti per il solo fatto di non avere il permesso di soggiorno in regola.


(27 febbraio 2009)
SVIZZERA - Censimento: svizzeri aumentati a 7,7 milioni ... grazie agli stranieri

Nel 2008 la  popolazione svizzera e' cresciuta come non accadeva piu' dal 1963. L'aumento e' stato di 106.700 persone, pari all'1,4%, per un totale di 7.700.200 individui. Secondo i dati ancora provvisori dell'Ufficio statistico, i motivi della crescita sono due: la buona situazione economica per gran parte dell'anno scorso, e l'introduzione della libera circolazione delle persone dei 17 Stati Ue e dell'Efta dal primo giugno 2007. Oltre l'85'% dell'incremento e' attribuibile all'immigrazione. Il saldo tra entrate e uscite di persone ha portato a 55.800 nuovi abitanti; altre 35.700 persone derivano dal cambio di status -da residenti temporanei a definitivi, e le ultime 15.200 provengono dal saldo positivo nascite-decessi.


(27 febbraio 2009)
GERMANIA - Ministro Salute propone anonimato per immigrati clandestini

Il ministro della Sanita' della citta'-regione di Berlino, la senatrice di sinistra Katrin Lompscher, proporra' di garantire l'anonimato agli immigrati clandestini che usufruiscono delle prestazioni sanitarie pubbliche. E' quanto scrive oggi il quotidiano tedesco 'Sueddeutsche Zeitung', spiegando che in questo modo i pazienti illegali nel Paese potranno farsi curare senza doversi preoccupare di essere denunciati alle autorita' - come prevede la legge - e di essere rispediti nei Paesi d'origine. La proposta verra' presentata al Bundesrat, la Camera alta dei rappresentanti tedesca, con l'obiettivo di introdurre a livello nazionale una tessera sanitaria anonima per gli immigrati clandestini. Spesso, osserva il quotidiano, adesso i medici rinunciano a denunciare questi pazienti, anche a costo di non farsi pagare, mentre i clandestini tendono ad andare dal medico all'ultimo momento o solo nei casi piu' urgenti, facendo lievitare i costi dei trattamenti per la sanita' pubblica


(25 febbraio 2009)
SPAGNA - Naufragio Canarie, bilancio finale: morti 25 immigrati, 19 sono minori

Madrid, (Apcom) - Sono 25 i clandestini morti ieri mentre cercavano di raggiungere l’arcipelago spagnolo delle Canarie su un’imbarcazione di fortuna: è questo il nuovo bilancio fornito dai locali servizi di soccorso che ieri avevano segnalato 21 decessi. Fra le vittime si contano ben 19 minori.

Soltanto sei persone sono sopravvissute sulle circa 32 che trasportava la barca, naufragata nel tardo pomeriggio di ieri a poche decine di metri dall’isola di Lanzarote, dopo un viaggio di 42 ore da Tangeri. Un’altra persona risulta tuttora dispersa.

Il primo soccorso ai naufraghi era stato dato da alcuni surfisti che approfittavano del mare mosso nella zona, vicina al municipio di Teguise. Lo stesso mare mosso, assieme alla costa particolarmente rocciosa, aveva reso però molto difficili i soccorsi, che erano stati interrotti durante la notte.

Fonte: Virgilio Notizie
(18 febbraio 2009)
LONDRA- Lavoratori in Uk: aumentano gli immigrati, diminuiscono gli inglesi

Non si placano le polemiche sull'impiego di manodopera straniera in Gran Bretagna. Sull'argomento è tornata ieri la responsabile dell'Ufficio nazionale di statistica, Karen Dunnell, che ha confermato come il numero dei lavoratori stranieri nel paese sia cresciuto di 175.000 unità fino a 2,4 milioni nell'anno appena trascorso. A fronte di questo aumento, ha riferito, la manodopera britannica è scesa di 234.000 unità, fino a 27 milioni. L'Ufficio nazionale di statistica, si legge sul Times di oggi, ha deciso di rendere pubblici questi dati a causa della "grande importanza assunta dalla questione". Ma alcuni ministri del governo di Londra hanno reagito stizziti, accusando l'ente di avere compiuto un atto politico destinato a mettere in imbarazzo il primo ministro Gordon Brown. Numerosi deputati, a loro volta, hanno spiegato che i dati potrebbero essere male interpretati e potrebbero infiammare le polemiche e le proteste per la presenza dei lavoratori stranieri in Gran Bretagna. L'ultimo sciopero selvaggio contro al presenza di lavoratori stranieri in Gran Bretagna si è svolto ieri: centinaia di lavoratori della centrale di Staythorpe hanno infatti partecipato a una manifestazione contro la francese Alstom, rea di aver subappaltato parte dei lavori di costruzione dell'impianto a una ditta spagnola. I sindacati hanno chiesto una parte dei circa 850 posti di lavoro andati agli operai specializzati in maggioranza spagnoli. I manifestanti - circa 500 - hanno chiesto un accordo simile a quello trovato nel caso della raffineria di Lindsey, ovvero una ripartizione al 50% fra disoccupati britannici e operai stranieri.


(12 febbraio 2009)
FRANCIA: Permesso a chi denuncia i trafficanti

Un permesso di soggiorno a chi collabora a smantellare le reti della tratta degli esseri umani. È lo “scambio” proposto dal ministro per l’immigrazione francese Eric Besson agli immigrati irregolari che denunceranno i trafficanti e aiuteranno l’autorità giudiziaria a farli finire in manette. Una circolare firmata dal ministro giovedì scorso prevede, in questi casi, il rilascio di un permesso di soggiorno temporaneo rinnovabile fino alla fine del processo, dopodiché, in caso di condanna degli sfruttatori, potrà essere trasformato in una carta di soggiorno decennale. “È un segnale ai mafiosi” ha detto Besson, ma tra le associazioni che si occupano di immigrazione c’è scetticismo. Una disposizione di questa tipo, riservata alle prostitute, era già contenuta in una legge varata nel dall’allora ministro dell’Interno Nicolas Sarkozy, ma non ebbe gli effetti sperati. A vanificarla fu la paura di rappresaglie sulle famiglie rimaste in patria, che potrebbe bloccare adesso anche chi denuncia i trafficanti di uomini. Richiamandosi a questo precedente, l’associazione France Terre d'asile parla di una misura “spettacolarmente inefficace”. “Lo Stato francese è in grado di garantire la sicurezza fisica, nei loro Paesi d’Origine, dei familiari di chi denuncia i passeurs?” chiede invece l’associazione SOS-Racisme, preoccupata anche per l’”ufficializzazione delle pratiche di delazione”.


(9 febbraio 2009)
TRIPOLI - Fortress Europe: almeno 28 i centri di detenzione in Libia

Quanti sono i centri di detenzione degli immigrati in tutta la Libia? Sulla base delle testimonianze raccolte in questi anni, l'osservatorio Fortress Europe ne ha contati 28, perlopiù concentrati sulla costa. Ne esistono di tre tipi. Ci sono dei veri e propri centri di raccolta, come quelli di Sebha, Zlitan, Zawiyah, Kufrah e Misratah, dove vengono concentrati i migranti e i rifugiati arrestati durante le retate o alla frontiera. Poi ci sono strutture più piccole, come quelle di Qatrun, Brak, Shati, Ghat, Khums dove gli stranieri sono detenuti per un breve periodo prima di essere inviati nei centri di raccolta. E poi ci sono le prigioni: Jadida, Fellah, Twaisha, Ain Zarah, prigioni comuni, nelle quali intere sezioni sono dedicate alla detenzione degli stranieri senza documenti. Anche nelle prigioni, le condizioni di detenzione sono pessime. Scabbia, parassiti e infezioni sono il minimo che ci si possa prendere. Molte donne sono colpite da infezioni vaginali. E non mancano i decessi, dovuti perlopiù all’assenza di assistenza sanitaria o a ricoveri ospedalieri troppo tardivi. Il nome più ricorrente nei racconti dei migranti è quello del carcere di Fellah, a Tripoli, che però è stato recentemente demolito per far spazio a un grande cantiere edilizio, in linea con il restyling di tutta la città. La sua funzione è stata sostituita dal Twaisha, un’altra prigione vicino all’aeroporto.

Koubros è riuscito a scappare da Twaisha poche settimane fa. È un rifugiato eritreo di 27 anni. Viveva in Sudan, ma dopo che un amico eritreo è stato rimpatriato da Khartoum, non si è più sentito al sicuro e ha pensato all’Europa. Da Twaisha è uscito sulle stampelle. Non poteva pagare la cifra che gli aveva chiesto un poliziotto ubriaco. Allora l’hanno portato fuori dalla cella e preso a manganellate. È uscito grazie a una colletta tra i prigionieri eritrei. Per corrompere una delle guardie carcerarie sono bastati 300 dollari. Lo incontro davanti alla chiesa di San Francesco, a Tripoli. Come ogni venerdì, una cinquantina di migranti africani aspetta l’apertura dello sportello sociale della Caritas. Tadrous è uno di loro. È stato rilasciato lo scorso sei ottobre dal carcere di Surman. È uno dei pochi ad essere stato giudicato da una corte. La sua storia mi interessa. Era il giugno del 2008. Si erano imbarcati da Zuwarah, in 90. Ma dopo poche ore decisero di invertire la rotta, perché il mare era in tempesta. E tornarono indietro. Appena toccata terra furono arrestati e portati nella prigione di Surman. Il giudice li condannò a 5 mesi di carcere per emigrazione illegale. Finiti i quali è stato rilasciato. Gli chiedo se gli fu dato un avvocato d’ufficio. Sorride scuotendo la testa. La risposta è negativa.

Niente di strano, sostiene l’avvocato Abdussalam Edgaimish. La legge libica non prevede il gratuito patrocinio per reati passibili di pene inferiori a tre anni. Edgaimish è il direttore dell’ordine degli avvocati di Tripoli. Ci riceve nel suo studio in via primo settembre. Ci spiega che tutte le pratiche di arresto e detenzione sono svolte come procedure amministrative, senza nessuna convalida del giudice. Senza nessuna base legale dunque, ma solo sull’onda dell’emergenza. Anche in Libia una persona non potrebbe essere privata della libertà senza un mandato d’arresto. Ma questa è la teoria. La pratica invece è quella delle retate casa per casa nei sobborghi di Tripoli.


(4 febbraio 2009)
STRASBURGO - Il Parlamento europeo: sì alle sanzioni per chi impiega manodopera irregolare

E' stata approvata oggi dal Parlamento europeo - nella sua sostanza, anche se il voto formale è stato rimandato di un mese - la relazione di Claudio Fava (Pse, Sinistra democratica) sulle sanzioni per chi impiega manodopera non regolarizzata. Dato che sussiste un accordo di massima con il Consiglio dell'Ue, ovvero l'altro legislatore europeo, un regime comune di sanzioni per gli imprenditori che si affidano a irregolari potrà presto diventare realtà: gli Stati membri dovranno trasporre la direttiva in legislazione nazionale entro il 2011. Le sanzioni previste saranno sia di carattere amministrativo (multe), sia penali, il cui ammontare o durata saranno stabiliti da ogni Stato membro. Si ricorrerà al penale in quattro casi specifici: recidiva, impiego di un numero consistente di irregolari, impiego di irregolari quando si è al corrente del fatto che siano stati vittime di tratta e, infine, quando vi sono condizioni di lavoro particolarmente dure o degradanti.

Inoltre, gli imprenditori colti in fallo dovranno pagare ai lavoratori sfruttati la differenza tra i salari percepiti e quanto avrebbero percepito se fossero stati pagati come lavoratori regolari, oltre a tutti i contributi non versati nelle casse pubbliche. A opporsi alla direttiva sia il gruppo parlamentare dei Verdi europei che la Sinistra unitaria (Gue). Per i primi, la proposta di compromesso su cui si sono accordati il Pe e il Consiglio è stata molto indebolita rispetto alla proposta iniziale della Commissione europea, soprattutto a causa dell'abolizione della soglia minima al 10% di controlli da effettuare annualmente. I secondi, seppur favorevoli alle sanzioni, non sono d'accordo sull'approccio generale preso dall'Unione europea nei confronti della questione immigrazione. Secondo i deputati del Gue, è inaccettabile che la base della direttiva sia la lotta all'immigrazione clandestina. Inoltre, per loro, una tale proposta legislativa metterebbe in condizioni di maggior debolezza chi già soffre. La controproposta del Gue, in un rapporto di minoranza, è la regolarizzazione immediata di tutti i lavoratori irregolari.

Anche le parti sociali storcono il naso. Pur essendo sindacati e industriali d'accordo sul punire chi sfrutta, c'è disaccordo sull'efficacia delle misure. Dal lato dei datori di lavoro, rappresentati dalla confindustria europea BusinessEurope, la direttiva è sproporzionata rispetto al problema: si teme che vengano aumentati i carichi amministrativi per le aziende, e le sanzioni sono ritenute troppo pesanti. Si riconosce comunque la necessità di contrastare questa pratica illegale, in quanto "è una forma di concorrenza sleale”, dato che chi impiega irregolari può essere più competitivo in quanto paga meno la manodopera. Per la federazione sindacale europea Etuc, l'idea è buona, ma citando una legislazione simile adottata negli Usa, con le sanzioni si rischia di spingere ancora più nel sommerso gli irregolari: succederà che “i buoni saranno più buoni e i cattivi più cattivi”.

Inoltre entrambe le parti sociali concordano sulla difficoltà di applicare le sanzioni lungo tutta la catena di appalti e sub-appalti, dato che i controlli sarebbero difficilissimi e le responsabilità ardue da definire. Si stima che in Europa i lavoratori extra-comunitari privi di permesso di soggiorno siano compresi tra i 4 e gli 8 milioni, con 900 mila nuovi ingressi ogni anno. I settori di maggiore impiego sono l'edilizia, l'agricoltura e si servizi alberghieri e di ristorazione.

La direttiva 'sanzioni' fa parte del pacchetto immigrazione proposto nel 2007 dall'allora Commissario europeo Franco Frattini. Le altre componenti del pacchetto sono la direttiva sui rientri forzati (battezzata dagli oppositori direttiva della vergogna) e la proposta di una 'carta blu' per favorire l'ingresso di lavoratori extracomunitari altamente qualificati. Nei prossimi mesi la Commissione proporrà dei testi legislativi sull'immigrazione legale: uno sui lavoratori stagionali, l'altro sui tirocinanti.


(4 febbraio 2009)
ASILO
BRUXELLES - Un’agenzia UE per l’asilo politico

Creare un ufficio europeo che si occupi delle domande d’asilo presentate nell’Ue. La proposta arriva dalla Commissione europea ed è rivolta soprattutto ai paesi del sud dell'Ue, anzitutto  l'Italia e la Spagna, sulle cui coste approdano decine di migliaia di  persone.

La creazione dell'ufficio per l'asilo era stato previsto  nel patto europeo per l'immigrazione e l'asilo proposto dal presidente francese Nicolas Sarkozy nel 2008 e poi adottato in autunno dai leader dei Ventisette. "Una delle missioni di questo ufficio - ha spiegato il  commissario alla Giustizia, la libertà e la sicurezza Jacques Barrot  - sarà quella di fornire un'assistenza operativa o tecnica di  esperti" in materia. Il responsabile Ue ha sottolineato però che  "questo ufficio non avrà alcun potere decisionale, perché in materia di asilo tocca alle autorità nazionali prendere la decisione di concederlo o rifiutarlo".

In effetti, spiega una nota della Commissione, "l'Ufficio  sosterrà l'impegno degli Stati membri nell'attuare una politica  d'asilo più coerente ed equa, aiutandoli ad esempio ad individuare le buone prassi, organizzando formazioni a livello europeo e migliorando  l'accesso a informazioni valide sui paesi d'origine; avrà il compito  di coordinare le equipe di sostegno composte da esperti nazionali, cui potranno fare ricorso, su richiesta, gli Stati membri che devono far  fronte ad afflussi massicci di richiedenti asilo nel loro territorio; fornirà inoltre assistenza scientifica e tecnica ai fini dello  sviluppo della politica e della legislazione in materia d'asilo".

Il nuovo ufficio proposto della Commissione,  in caso di rapido accordo dei Ventisette, potrebbe diventare operativo entro il 2010. Esso avrà la forma di un'agenzia, organismo europeo  indipendente. La Commissione e gli Stati membri saranno rappresentati  nel consiglio d'amministrazione, che ne e' l'organo di direzione.  Inoltre l'Ufficio lavorerà in stretta cooperazione con le autorità  degli Stati membri competenti in materia d'asilo, e con l'Alto  Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati.

 Bruxelles ricorda che le attuali modalità d'attuazione del  diritto d'asilo mostrano che esistono grandi divergenze fra le prassi  degli Stati membri per quanto riguarda le domande di protezione  internazionale. "Un iracheno, ad esempio – spiega  la nota - ha il 71% di possibilità di ottenere tale protezione in uno Stato membro e il  2% in un altro". Per questo Barrot ha annunciato che nei prossimi mesi proporrà "l'armonizzazione delle procedure di asilo", e,  successivamente, una "definizione di rifugiato" comune a tutta l'Ue.


(19 febbraio 2009)
BRUXELLES - Corte europea: per protezione internazionale non sono necessarie motivazioni personali

Per richiedere protezione internazionale, non è necessario dover dimostrare di essere minacciati personalmente nel proprio paese d'origine ma basta che sussista un grado di violenza indiscriminata tale che possa mettere a rischio la vita del richiedente senza che per questo vi siano ragioni personali alla base. Lo ha stabilito oggi la Corte europea di Giustizia, pronunciandosi sulla causa introdotta dai coniugi Elgafaj, iracheni, cui era stato negato l'asilo nei Paesi Bassi. Ricorso dopo ricorso, il Consiglio di Stato olandese ha deciso infine di trasmettere gli incartamenti alla Corte di Lussemburgo per fare luce sull'interpretazione da dare alla direttiva 2004/83/EC che regolamenta l'asilo. Secondo una prima interpretazione, il giudice olandese aveva stabilito che i due coniugi non avevano dimostrato il rischio effettivo di minaccia grave e individuale cui asserivano di essere esposti in Iraq. Ma negli appelli successivi era sorto il dubbio che l’esistenza di minaccia grave e individuale alla vita o alla persona del richiedente protezione sia effettivamente da subordinare alla condizione che questi fornisca la prova di essere interessato in modo specifico. La Corte ha quindi osservato che il danno definito nella direttiva come costituito da "minaccia grave e individuale alla vita o alla persona" del richiedente riguarda un rischio di danno più generale degli altri due tipi di danni definiti nella direttiva, ovvero che riguardano situazioni in cui il richiedente è esposto in modo specifico al rischio di un danno particolare.

Infatti, viene considerata in modo più ampio quella che può essere una minaccia alla vita o alla persona di un civile, piuttosto che violenze specifiche a egli indirizzate. Inoltre, tale minaccia è inerente ad una situazione generale di "conflitto armato interno o internazionale". Infine, la violenza all’origine della detta minaccia viene qualificata come "indiscriminata", termine che implica che essa possa estendersi ad alcune persone a prescindere dalla loro situazione personale. A questo proposito, occorre precisare che tanto più il richiedente è in grado di dimostrare di essere colpito in modo specifico a causa di elementi peculiari della sua situazione personale, tanto meno elevato sarà il grado di violenza indiscriminata richiesto affinché egli possa beneficiare della protezione sussidiaria. Pertanto, secondo la Corte, le disposizioni della direttiva devono essere interpretate in modo più ampio di quello stabilito in un primo momento dalla giustizia olandese. Infatti, secondo i giudici di Lussemburgo, l’esistenza di una minaccia grave e individuale alla vita o alla persona del richiedente la protezione sussidiaria non è subordinata alla condizione che quest’ultimo fornisca la prova che egli è interessato in modo specifico a causa di elementi peculiari della sua situazione personale. Inoltre, l’esistenza di una tale minaccia può essere considerata, in via eccezionale, provata qualora il grado di violenza indiscriminata che caratterizza il conflitto armato in corso raggiunga un livello così elevato per cui un civile rientrato nel paese in questione correrebbe, per la sua sola presenza sul territorio, un rischio effettivo per la sua persona o la sua vita. (mm)
(17 febbraio 2009)


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