Corte di Cassazione: no alla discriminazione di immigrati vittime di incidenti
Anche i familiari all’estero hanno diritto al risarcimento del danno. La Corte di Cassazione estende ai familiari delle vittime di incidenti subiti in Italia il diritto al risarcimento anche se risiedono all’estero ed in assenza della condizione di reciprocità. Con una sentenza depositata la scorsa settimana, la Corte di Cassazione ha stabilito un importante principio in materia di discriminazione fondata sulla nazionalità nell’ambito di un procedimento penale per omicidio colposo a seguito di incidente stradale. Vittima un immigrato straniero regolarmente soggiornante in Italia i cui parenti, residenti all’estero, avevano chiesto al responsabile il risarcimento del danno. I giudici di merito avevano respinto la richiesta risarcitoria sostenendone la inammissibilità a causa del mancato accertamento della “condizione di reciprocità”. In parole più semplici per la Corte di appello il diritto al risarcimento - quando il parente non risiede in Italia - sussiste solo se, nella medesima situazione, lo Stato estero di appartenenza riconosce analogo diritto al cittadino italiano. Per la Cassazione, invece, il diritto al risarcimento del danno deve essere riconosciuto a prescindere dalla “condizione di reciprocità” in quanto, altrimenti, si dovrebbe ammettere che la vita di un immigrato regolare in Italia avrebbe un diverso valore, a seconda che abbia o meno i suoi parenti nel Belpaese.
(9 febbraio 2009)
Circolare INPS n. 104 del 1 dicembre 2008
Possibile ogni lavoro, anche occasionale, con il permesso di soggiorno per studio o formazione, purché nell’ambito delle 20 ore settimanali. Con la risposta del Ministero dell’interno ad un quesito dell’INPS, si sciolgono i dubbi circa la possibilità di assumere studenti stranieri per prestazioni occasionali e pagarli con i voucher lavoro. Con circolare n. 104 del 1 dicembre 2008 l’INPS ha esteso la possibilità di utilizzazione del lavoro occasionale di tipo accessorio attraverso i c.d. voucher o buoni lavoro, oltre che nel settore agricolo, anche nel settore commercio, al turismo e ai servizi e nell’ambito dell’impresa familiare di cui all’articolo 230 bis del codice civile, limitatamente al commercio, al turismo e ai servizi. Da qui la necessità di chiarire se anche gli studenti stranieri possano essere utilizzati per prestazioni di lavoro occasionale e retribuiti con i voucher. Secondo il Ministero dell’interno “ai cittadini stranieri titolari di permesso di soggiorno per studio e formazione è consentito lo svolgimento di qualsiasi attività lavorativa, rispettando però l’orario massimo di 20 ore settimanali, anche cumulabili per cinquantadue settimane fino al limite massimo di 1.040 ore annuali. Per prestazioni lavorative superiori è necessario convertire il permesso di soggiorno per studio in permesso di soggiorno per lavoro (autonomo o subordinato)”.
(4 febbraio 2009)
NOTIZIE INAS – CISL
Cittadini neocomunitari in Italia: disoccupazione agricola e trattamenti di famiglia
Ecco alcune precisazioni che l’Inps ha fornito in merito alla trattazione delle domande di disoccupazione agricola presentate dai lavoratori agricoli neocomunitari. I lavoratori subordinati cittadini dei seguenti paesi neocomunitari: Estonia, Lettonia, Lituania, Polonia, Slovenia, Ungheria, Slovacchia, Repubblica Ceca, i periodi di lavoro dipendente svolta nel settore agricolo a partire dal 1° maggio 2004 – data di ingresso di questi paesi nella UE - sono soggetti all'assicurazione per la disoccupazione involontaria e per i trattamenti di famiglia anche quando si riferiscono a lavoro di natura stagionale. Analogamente, sono soggetti all'assicurazione per la disoccupazione involontaria e per i trattamenti di famiglia i periodi di lavoro dipendente agricolo – stagionale o meno - svolti dai cittadini bulgari e rumeni a partire dal 1° gennaio 2007.
Ai fini del perfezionamento del requisito assicurativo, quando questo vada ricercato nei periodi antecedenti al 2004 e 2007, sono considerati utili i periodi di lavoro dipendente agricolo (ed eventualmente non agricolo) svolti in Italia, purché di natura non stagionale, e/o i periodi assicurativi relativi a lavoro svolto nel paese d'origine. Nel caso in cui il lavoratore neocomunitario, nell'anno solare precedente alla data di entrata nella Ue (2003 e 2006 rispettivamente) abbia svolto attività lavorativa agricola subordinata di natura stagionale e non, il requisito assicurativo è perfezionato sulla base dell'attività non stagionale: l'assicurazione da disoccupazione involontaria per attività agricola dipendente, anche se versata per parte dell'anno, copre infatti l'anno intero.
Uno studio della Commissione europea su educazione e assistenza alla prima infanzia
E’ la povertà il fattore che incide maggiormente sul rischio di insuccesso scolastico dei bambini. Lo dice la Commissione Europea, che ha presentato uno studio dedicato all'istruzione e all'assistenza fornite ai bambini in età prescolare in Europa e alle misure adottate per favorire la partecipazione dei gruppi sociali più svantaggiati.
Lo studio, che ha esaminato i sistemi scolastici dei 27 Stati o membri più Norvegia, Islanda e Liechtenstein, verte sulle modalità organizzative dell'educazione e dell'assistenza alla prima infanzia in Europa, sui vantaggi offerti dai diversi sistemi e sugli interventi necessari per rendere più efficace l'istruzione e l'assistenza ai più piccoli. La Commissione Europea ha recentemente proposto un nuovo obiettivo per l'Europa, vale a dire raggiungere la soglia del 90% di bambini di quattro anni che frequentano una scuola materna entro il 2020. Nel 2006, in media, l'87% dei bambini di quest'età seguiva già una forma d'insegnamento prescolastico. Tutti i paesi dell'Europa propongono ai bambini programmi educativi prima dell'inizio della scolarità obbligatoria, ma esistono grandi differenze tra i paesi, ed anche tra regioni, con riferimento all'età d'ammissione, al tasso di partecipazione e al tipo d'istruzione e di assistenza disponibili.
In Europa esistono due grandi modelli organizzativi dell'offerta di insegnamento e di servizi prescolari: una struttura unica per tutti i bambini in età prescolare (modello integrato), in cui gli insegnanti possiedono le stesse qualifiche e sono inquadrati nel medesimo livello retributivo indipendentemente dall'età dei bambini di cui si occupano, come avviene in Finlandia, Islanda, Lettonia, Norvegia, Slovenia e Svezia; oppure strutture distinte secondo il gruppo d'età - da 0 a 3 anni e da 3 a 6 anni – con differenze nelle qualifiche del personale, nei criteri qualitativi e nel finanziamento. Questo modello è più diffuso in Europa. In alcuni paesi, i due modelli coesistono (Cipro, Danimarca, Grecia, Lituania, Spagna). Il Regno Unito sta attuando alcune disposizioni unitarie anche per i bambini di età prescolare.
La combinazione di molti fattori sociali, culturali ed economici può comportare, secondo la Commissione Europea, un grave rischio di insuccesso scolastico per i bambini. E’ tuttavia la povertà il fattore che incide maggiormente. In Europa, quasi una famiglia su sei con un figlio di età inferiore ai 6 anni vive al limite della soglia di povertà. La situazione è particolarmente preoccupante in Estonia, Italia, Lituania, Lussemburgo, Polonia, Portogallo e nel Regno Unito. Un insegnamento prescolare di qualità porta con sé grandi vantaggi: offre a tutti i bambini una buona base per l'istruzione e la formazione lungo tutto l'arco della vita e contribuisce a ridurre il divario educativo per i bambini a rischio. Sembra tuttavia che i bambini provenienti da minoranze etniche che vivono in famiglie svantaggiate e i figli di famiglie monoparentali frequentino meno di tutti i programmi d'istruzione e beneficino meno delle forme di assistenza offerte alla prima infanzia.
Generalmente il finanziamento è garantito dagli enti locali, dalle rette dei genitori e da un contributo dell'amministrazione centrale, con differenze significative tra paesi. Tranne che nei paesi che garantiscono un diritto universale all'educazione e all'assistenza alla prima infanzia (Danimarca, Finlandia, Svezia, Norvegia, Spagna e Slovenia), esiste in Europa un evidente deficit nell'ambito delle cure offerte ai più piccoli. Per questo motivo, nella maggior parte dei paesi contemplati dallo studio, garantire un posto a tutti i bambini e fornire loro un'assistenza di qualità richiederebbe un considerevole finanziamento supplementare da parte delle autorità pubbliche. E tuttavia, i dati disponibili indicano – conclude la Commissione - che questo è il settore più importante nel quale occorre investire risorse limitate se si vogliono organizzare sistemi d'istruzione equi ed efficaci.
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