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3.1. Chiesa della Visitazione


(angolo via XX Settembre - via Arcivescovado)
Il chierico Giovanni Bosco fece gli esercizi spirituali, prima delle sacre ordinazioni, in Torino. Il compito di preparare i chierici agli ordini mediante la predicazione degli esercizi e­ra affidato, nella diocesi di Torino, ai Lazzaristi, religiosi fondati da san Vincenzo de' Paoli, detti anche Preti o Signori della Missione (o, più semplicemente, Missionari).

3.1.1. Casa dei Preti della Missione (via XX Settembre, n. 23)


La casa che oggi vediamo è stata ricostruita nel dopoguerra, sulle rovine dell'antico monastero della Visitazione (suore di san Francesco di Sales), fondato nel 1638 da santa Giovanna Fran­cesca di Chantal che per l'occasione si fermò sette mesi in Tori­no.

Le suore Visitandine vissero qui fino alla soppressione de­gli ordini religiosi attuata dal governo francese nel 1802. La loro presenza a Torino contribuì alla diffusione del culto e della spiritualità di san Francesco di Sales, uno dei santi più amati negli Stati Sabaudi. Nella Restaurazione le suore salesiane furo­no trasferite nel monastero di santa Chiara e questo edificio venne affidato ai Missionari di san Vincenzo de' Paoli (1830).

I Preti della Missione, sotto la guida del padre Marcantonio Durando, subito costruirono una nuova ala dell'edificio (proprio sull'attuale via XX Settembre) allo scopo di accogliere ecclesia­stici e laici per gli esercizi spirituali. I lavori terminarono nel 1832. Mons. Colombano Chiaveroti, arcivescovo di Torino (1818-1831), infatti, già da qualche anno aveva affidato a questi religiosi la formazione dei chierici della città che non vivevano in seminario e la predicazione degli esercizi spirituali a tutti coloro che si preparavano a ricevere gli ordini. Fu una scelta felice, poiché i Lazzaristi influenzarono notevolmente e positi­vamente il clero torinese, veicolando gli elementi più vitali della spiritualità sacerdotale italiana e francese (specialmente quella derivata dall'Oratorio francese del Bèrulle e da san Fran­cesco di Sales) e propugnando un modello di prete zelante nell’azione pastorale e santo nella vita personale.

Anche san Giovanni Bosco per tre volte, in questa casa, fe­ce gli esercizi spirituali: in preparazione del suddiaconato (settembre 1840), del diaconato (marzo 1841) e del presbiterato (dal 26 maggio al 5 giugno 1841).

Scrive egli a proposito del ritiro spirituale in occasione del suddiaconato:
“Per l'ordinazione delle quattro tempora di autunno (ndr.: 19 settembre 1840) sono stato ammesso al suddiacona­to. Ora che conosco le virtù che si ricercano per quell'im­portantissimo passo, resto convinto che io non era abbastan­za preparato; ma non avendo chi si prendesse cura diretta della mia vocazione, mi sono consigliato con D. Caffasso che mi disse di andare avanti e riposare sopra la sua paro­la. Nei dieci giorni di spirituali esercizi fatti nella casa della Missione in Torino ho fatto la confessione generale, affinché il confessore potesse avere un'idea chiara di mia coscienza e darmi l'opportuno consiglio” (MO 109).
I propositi fatti durante gli esercizi spirituali per il presbiterato rispecchiano tematiche care alla spiritualità e al modello sacerdotale propugnato dai Lazzaristi e diffuso anche da don Cafasso, con un significativo richiamo al metodo pastorale di san Francesco di Sales:
“Ho cominciato gli esercizi spirituali nella casa della Missione il giorno 26 maggio festa di S. Filippo Neri 1841 (...).

Conclusione degli esercizi fatti in preparazione della celebrazione della prima S. Messa, fu: Il prete non va da solo al cielo, non va da solo all'in­ferno. Se fa bene andrà al cielo con le anime da lui salvate col suo buon esempio; se fa male, se dà scandalo andrà alla perdizione colle anime dannate pel suo scandalo.

Risoluzioni:

1° Non fare mai passeggiate se non per gravi necessità: vi­site a malati etc.

2° Occupare rigorosamente bene il tempo.

3° Patire, fare, umiliarsi in tutto e sempre, quando tratta­si di salvare anime.

4° La carità e la dolcezza di S. Francesco di Sales mi gui­dino in ogni cosa.

5° Mi mostrerò sempre contento del cibo che mi sarà appre­stato, purché non sia cosa nocevole alla sanità.

6° Berrò vino adacquato e soltanto come rimedio: vale a dire solamente quando e quanto sarà richiesto dalla sanità.

7° Il lavoro è un'arma potente contro ai nemici dell'anima, perciò non darò al corpo più di cinque ore di sonno ogni notte. Lungo il giorno, specialmente dopo pranzo, non pren­derò alcun riposo. Farò qualche eccezione in casi di malat­tia.

8° Ogni giorno darò qualche tempo alla meditazione, alla lettura spirituale. Nel corso della giornata farò breve vi­sita o almeno una preghiera al SS.mo Sacramento. Farò almeno un quarto d'ora di preparazione, ed altro quarto d'ora di ringraziamento alla S. Messa.

9° Non farò mai conversazione con donne fuori del caso di a­scoltarle in confessione o di qualche altra necessità spiri­tuale”


(F. Motto [Ed.], Memorie dal 1841 al 1884-5-6 pel Sac. Gio. Bosco a’ suoi figliuoli Salesiani, in RSS 4 [1985] 88-90).
Nell'attuale casa della Missione, in una stanza al pian terreno, sono conservati numerosi ricordi di san Vincenzo de' Pao­li: reliquie, scritti, abiti e oggetti personali. Di particolare importanza alcune lettere spedite da san Vincenzo ai primi Mis­sionari mandati a Torino nel 1655, conservate nell’archivio della Casa.
Il padre lazzarista beato Marcantonio Durando (1801-1880) - superio­re di questa casa fin dal 1831 e visitatore della Provincia Vin­cenziana dell'Alta Italia dal 1837 - è stato uno dei personaggi più significativi ed influenti della chiesa torinese nell'Otto­cento. Apparteneva ad una famiglia della borghesia piemontese. Due suoi fratelli furono noti liberali ed ebbero parte attiva nell'unificazione italiana: Giovanni (1804-1869) fu prima gene­rale dell'esercito pontificio (1847-1848), poi di quello piemon­tese, quindi senatore del nuovo Regno d'Italia (1860); Giacomo (1807-1894) fu generale, deputato, Ministro della Guerra e Mi­nistro degli Esteri (1862), infine Presidente del Senato (1884).

Il padre Durando si impegnò attivamente su più fronti: for­mazione del giovane clero; predicazione di esercizi spirituali e di missioni popolari; direzione e organizzazione della Figlie della Carità (per suo interessamento e sotto la sua guida le loro case passarono da due a quaranta tra 1831 e 1848); fondazione delle Dame di Carità (1836); grande im­pulso alle Missioni Estere in America del Nord, Etiopia, Medio O­riente e Cina; diffusione dell'Opera di Propaganda Fide in Pie­monte ed Italia; collaborazione con la marchesa Barolo nella fon­dazione delle suore Maddalene (1839); sostegno nella fondazione delle suore Clarisse-Cappuccine (1856); fondazione delle suore Nazarene, con l'aiuto di suor Luisa Borgiotti (1865); impulso e collaborazione a molte opere caritative, tra cui le Misericordie e le Conferenze di san Vincenzo. Fu anche consigliere di mons. Fransoni, intervenendo attivamente, con equilibrio e prudenza, in difesa dell'arcivescovo e dei diritti della Chiesa nei momenti di tensione con l'autorità civile; inoltre, in occasione delle leggi di soppressione (1855 e 1866), si impegnò per riaprire il dialogo tra vescovi e governo liberale.

Il padre Durando ebbe rapporti molto cordiali anche con don Bosco e nel 1864 esaminò, per conto dell'autorità diocesana, i primi abbozzi delle Costituzioni della Società Salesiana, dando un apporto decisivo nel chiarire problemi di indole giuridica e l'impostazione della vita religiosa (cf MB 6, 723-725). In seguito esaminò anche le Costituzioni delle Figlie di Maria Ausiliatrice.

È stato proclamato beato da Giovanni Paolo II il 20 ottobre 2002.




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