niero, insignificante, praticamente sconosciuto, che si
L~ accontentava di trascorrere le sue ultime ore su Tran-
,~ tor ammirando con occhio provinciale quel mondo
enorme e maestoso. Ora che stava finalmente capaci-
tandosi della situazione, invece... era un "ricercato", le
forze imperiali gli davano la caccia... Di fronte a tale
assurdità, Seldon rabbrividì.
F «E voi e la vostra iniziativa?«
Hummin rispose pensoso: «Be', non avranno un at-
teggiamento amichevole nei miei confronti, suppongo.
Qualche aggressore misterioso, e destinato a rimanere
per sempre misterioso, potrebbe spaccarmi la testa o
spappolarmi il torace con una scarica«.
Lo disse senza un tremito nella voce, l'espressione
calma come sempre.
Ma Seldon sussultò. «Sicuramente lo sapevate fin
dall'inizio di rischiare grosso. Non sembrate preoccu-
pato.~
« Sono un Trantoriano di una certa esperienza. Cono-
sco bene il pianeta. Conosco molte persone, e molti mi
devono dei favori. Mi considero un tipo scaltro, diffici-
le da battere. In parole povere, Seldon, sono sicuro di
poter badare a me stesso.«
« Sono contento che proviate tanta sicurezza e spero
che sia giustificata, Hummin, ma non riesco proprio a
capire perché lo facciate. Cosa sono io per voi? Perché
correre dei rischi per un estraneo?~
Hummin controllò un attimo i comandi, poi si voltò
verso Seldon, lo sguardo fermo e serio.
«Voglio salvarvi per lo stesso motivo per cui l'Impe-
ratore vuole servirsi di voi... per le vostre capacità pre-
dittive.~
Seldon si sentì profondamente deluso. In fin dei con-
salvezza c'entrava ben poco. Era solo una pre-
~fesa, contesa da predatori avversari. Disse rab-
~:Non riuscir~ mai più a togliermi di dosso il pe-
~11 quella relazione al Convegno Decennale. Mi sono
~vinato l'esistenza«.
` «No. l~iente conclusioni avventate, professore. L'Im-
peratore e i suoi funzionari vi vogliono per una sola ra-
gione... per rendere le loro vite più sicure e tranquille.
A loro le vostre capacità interessano unicamente per-
ché potrebbero essere sfruttate per salvare l'autorità
dell Imperatore, per trasmetterla poi al suo erede, per
conservare i privilegi e i poteri dei suoi funzionari. A
me, invece, le vostre capacità interessano per il bene
della Galassia.«
«C'è qualche differenza?« sibilò sarcastico Seldon.
Accennando un'espressione corrucciata, Hummin ri-
batté: «Se non vedete la differenza, dovreste vergo-
gnarvi. Gli esseri umani abitavano la Galassia prima
di questo Imperatore, prima della dinastia che lui rap-
presenta, prima dell'Impero stesso. L'umanità è molto
più vecchia dell'Impero. Forse è addirittura molto più
antica dei venticinque milioni di mondi della Galassia.
Ci sono delle leggende che parlano di un'epoca in cui
I umanità abitava un solo pianeta«.
«Leggende!« sbottò Seldon, stringendosi nelle spal-
«Sì, leggende, ma non vedo perché non dovrebbero
riferirsi a un fatto vero, trattandosi di ventimila anni
fa o più. L'umanità non è venuta al mondo già correda-
ta delle conoscenze necessarie per realizzare i viaggi
iperspaziali, suppongo. Deve esserci stata un'epoca in
cui I uomo non poteva viaggiare a velocità ultraluce ed
era confinato in un unico sistema planetario. E se guar-
diamo avanti nel tempo, gli esseri umani dei mondi
della Galassia certamente continueranno a esistere do-
po che voi e l'Imperatore sarete morti, dopo che la stir-
pe imperiale sarà terminata, quando le istituzioni del-
I'Impero stesso si saranno disgregate. Quindi non è im-
portante preoccuparsi troppo degli individui, dell'Im-
peratore e del giovane Principe Imperiale, e neppure
dei meccanismi dell'Impero. E i trilioni di persone che
~- esistono nella Galassia?«
Seldon disse: «I mondi e le persone continueranno,
presumo«.
F «Non sentite il bisogno intenso di esaminare ed
esplorare le circostanze possibili in cui continueranno
a esistere?«
«Si può supporre che continueranno a esistere più o
meno come ora.«
«Si può supporre. Ma non sarebbe possibile saperlo
con la tecnica predittiva di cui parlate?«
«Io la chiamo psicostoria... Sì, in teoria si potrebbe.«
aE non avvertite l'esigenza di tradurre questa teoria
in pratica?«
«Mi piacerebbe, Hummin, però dal desiderio non na-
sce automaticamente la capacità. Ho detto all'Impera-
tore che è impossibile trasformare la psicostoria in una
tecnica pratica, e sono costretto a dirlo anche a voi.~
·~E non avete intenzione di provare almeno a trovar-
la, questa tecnica?«
« No, assolutamente... come non proverei mai a pren-
dere un mucchio di sassi grande quanto Trantor, a con-
tarli ad uno ad uno e a disporli in ordine decrescente
secondo la massa. Sapreidi non poter completare l'im-
presa nemmeno impiegando un'intera vita, e non sarei
tanto sciocco da avere la pretesa di tentare.«
«Ci provereste se conosceste la verità sulla situazio-
ne del genere umano?~
«E una domanda assurda. Qual è la verità sulla si-
tuazione dell'umanità? Sostenete per caso di cono-
scerla?«
«Sì. E in cinque parole.)~ Hummin tornb a guardare
di fronte a sé, voltandosi per alcuni attimi verso il tun-
L~ immutabile che correva incontro a loro espanden-
_ ~n mano per poi scivolar via rimpicciolendo. In-
_ pronunciò quelle cinque parole, I'aria torva.
rFDlsse: «L'Impero Galattico sta morendo«.
Università.
UNIVERSIT~ Dl STREELING... Centro culturale di livello superio-
re nel Settore di Streeling dell'antico Trantor... Nonostante i
suoi meriti e la sua importanza nel campo delle dottrine
1~ umanistiche e delle scienze, non è per questo che l'Università
E occupa un ruolo di spicco nella coscienza attuale. Probabil-
mente le generazioni di studiosi dell'Università sarebbero ri-
maste stupefatte nell'apprendere che in epoche successive
I'Università di Streeling sarebbe stata ricordata soprattutto
perché ospitò per qualche tempo un certo Hari Seldon du-
rante il periodo della Fuga.
ENCICLO~EDIA GALATTICA
~/
Hari Seldon rimase in silenzio per un po', a disagio, do-
po le parole pacate di Hummin. Si chiuse in se stesso,
riconoscendo di colpo le proprie deficienze.
Aveva inventato una nuova scienza: la psicostoria.
Aveva esteso le leggi della probabilità in modo molto
ingegnoso per tener conto di nuove complessità e inde-
terminazioni, ed era approdato a equazioni armoniose
con innumerevoli incognite... forse infinite; non era in
grado di dirlo.
Ma era un gioco matematico, nient'altro.
Aveva la psicostoria, o almeno le basi della psicosto-
ria, ma solo come curiosità matematica. Dov'erano le
conoscenze storiche che forse avrebbero potuto dare
qualche significato alle equazioni sterili?
Gli mancavano. La storia non gli era mai interessata.
Conosceva il profilo storico di Helicon. Ovvio, lo studio
di quel minuscolo frammento di storia umana era ob~
bligatorio nelle scuole heliconiane. Ma a parte quello?
Senza dubbio le altre cose che aveva appreso erano sol-
tanto i dati sommari che tutti conoscevano... un misto
di leggende e informazioni distorte.
Eppure, com'era possibile dire che l'Impero Galat-
tico stava morendo? Esisteva da diecimila anni come
entità riconosciuta, e anche prima di allora Trantor,
in qualità di capitale del regno principale, era stato
in pratica il fulcro di un impero per duemila anni.
L'Impero era sopravvissuto ai secoli iniziali, quando
interi settori della Galassia occasionalmente si erano
rifiutati di accettare la fine della loro indipendenza
locale. Era sopravvissuto alle vicissitudini delle rivol-
te, alle guerre dinastiche, ad alcuni gravi periodi di
crisi. La maggior parte dei mondi non erano quasi
stati toccati da simili eventi, e Trantor stesso era cre-
sciuto costantemente fino a diventare l'agglomerato
umano sterminato che ora si fregiava del titolo di
Mondo Eterno.
Si, in effetti negli ultimi quattro secoli i disordini
erano aumentati leggermente, e c'era stata un'ondata
di assassinii d'imperatori e di prese del potere. Però la
situazione andava normalizzandosi, e adesso la Galas-
sia era calma come un tempo. Sotto Cleon I, e prima di
lui sotto suo padre Stanel VI, i mondi prosperavano... e
lo stesso Cleon non era considerato un tiranno. Perfino
quelli che non sopportavano l'Impero come istituzione
avevano modo di dire qualcosa di veramente negativo
riguardo Cleon solo raramente... per quanto potessero
inveire contro Eto Demerzel.
Allora, perché Hummin aveva detto con tanta con-
vinzione che l'Impero Galattico stava morendo?
Hummin era un giornalista. Probabilmente conosce-
va la storia galattica in modo abbastanza approfondi-
to, e doveva capire molto bene la situazione attuale.
Era grazie a questo che disponeva delle conoscenze ne-
cessarie per poter fare un'affermazione del genere? E
in tal caso, cos'era che sapeva?
Parecchie volte Seldon fu sul punto di chiederglielo,
di esigere una risposta, ma nel volto solenne di Hum-
min c'era qualcosa che lo bloccava. E c'era un'altra co-
sa che gli impediva di chiedere... Per Seldon l'Impero
Galattico era un principio generale, un assioma, la pri-
ma pietra su cui poggiava tutto. Era una convinzione
innata per lui... e in fin dei conti, se era sbagliata, Sel-
don preferiva non saperlo.
No, impossi~ile che si sbagliasse! L'Impero Galattico
non poteva finire, proprio come l'universo non poteva
finire. O meglio, solo se l'universo avesse cessato di esi-
stere, sarebbe scomparso anche l'Impero.
Seldon chiuse gli occhi, cercando di dormire, ma na-
turalmente non ci riuscl. Avrebbe dovuto studiare la
storia dell'universo per perfezionare la sua teoria psi-
ostorica?
Impossibile! C'erano venticinque milioni di mondi,
ognuno con una propria storia incredibilmente com-
plessa. Uno studio impossibile!
Sapeva che c'erano videotesti in molti volumi sulla
storia galattica. Una volta, per qualche ragione che
non ricordava più, ne aveva perfino letto rapidamente
uno, ma non era arrivato nemmeno a metà tanto gli
era parso noioso.
Il videolibro parlava dei mondi importanti. Di alcu-
ni, illustrava tutta o quasi tutta la storia; di altri illu-
strava solo i momenti significativi prima del ritorno
nell'anonimato. Ricordava di aver cercato Helicon nel-
l'indice e di avere trovato soltanto una citazione. Ave-
va battuto il comando di lettura della citazione e aveva
trovato Helicon in un elenco di mondi che una volta,
per un breve periodo, si erano schierati con un certo
pretendente al trono imperiale che poi non era riuscito
nel suo intento. Helicon non era stato punito per quel
gesto, probabilmente perché non era nemmeno abba-
stanza importante da meritare una punizione.
A che serviva quel tipo di storia? La psicostoria
avrebbe sicuramente dovuto tener conto delle azioni,
delle reazioni e delle interazioni di ogni mondo... di
tutti i mondi. E chi era in grado di studiare la storia di
venticinque milioni di mondi considerando tutte le lo-
ro interazioni possibili? No, era un compito assurdo,
era l'ennesima conferma che la psicostoria possedeva
si un interesse teorico, però non sarebbe mai stato pos-
sibile utilizzarla per un'applicazione pra~ica.
Seldon avvertì una lieve spinta in avanti. L'aerotaxi
stava decelerando, rifletté.
«Che succede?~ chiese.
«Abbiamo percorso un tratto sufficiente, credo~ ri-
spose Hummin. nPossiamo correre il rischio e fare una
breve sosta per mangiare un boccone, bere qualcosa, e
fare una visitina al gabinetto.n
Dopo una quindicina di minuti, durante i quali l'ae-
rotaxi continuò a rallentare, raggiunsero un'area illu-
minata. Abbandonarono il tunnel e trovarono un posto
per parcheggiare tra cinque o sei veicoli.
L'occhio esperto di Hummin sembrò cogliere con un
solo sguardo il recesso, gli altri taxi, il ristorante, i pas-
saggi, e gli uomini e le donne presenti. Seldon, sforzan-
dosi di non farsi notare e continuando a non sapere co-
me comportarsi, osservò Hummin, cercando di essere
discreto.
Quando sedettero a un tavolino e batterono l'ordina-
zione Seldon, ostentando un tono indifferente, disse:
«Tutto bene?«.
«Pare di si« rispose Hummin.
«Come fate a dirlo?«
Gli occhi scuri di Hummin si posarono un istante
su Seldon. oIstinto. Anni passati a caccia di notizie.
Ti guardi attorno e capisci subito: «Qui non succede
nulla".«
Seldon annui e provb un senso di sollievo. Forse
Hummin aveva fatto dell'ironia, però le sue parole do-
vevano contenere una percentuale di verità.
La soddisfazione di Seldon svanì al primo morso di
sandwich. Guardò Hummin con la bocca piena e un'e-
spressione di dolorosa sorpresa.
Hummin disse: «Questo è un ristorante per viaggia-
tori, amico mio. Economico, rapido, e non molto buo-
no. Gli alimenti sono prodotti localmente e contengono
~ lieviti dal gusto piuttosto aspro. I palati trantoriani ci
t'!!; sono abituati«.
Seldon deglutl a fatica. «Ma in albergo...«
«Eravate nel Settore Imperiale, Seldon. Là gli ali-
menti sono importati, e i microalimenti usati sono di
l~ ottima qualità. Sono anche costosi.«
', Seldon si chiese se fosse il caso di continuare a man-
'~ giare. ~
Hummin lo invitò a tacere sporgendo le labbra.
«Non date a nessuno l'impressione di essere abituato a
cibo migliore. In certe parti di Trantor un aristocratico
~- è guardato peggio di uno straniero. Il cibo non sarà co-
sì cattivo dappertutto, ve l'assicuro. Questi ristoranti
lungo la strada sono famosi per la loro qualità scaden-
te. Se riuscirete a mandar giù quel sandwich, riuscire-
te a mangiare in qualsiasi zona del pianeta. E non vi fa-
rà male. Quel sandwich non è guasto o tossico o qual-
cosa del genere. Ha solo un gusto forte, aspro... e, fran-
camente, può anche darsi che vi ci abituiate. Ho cono-
sciuto dei Trantoriani che sputano il cibo decente di-
cendo che gli manca quel sapore piccante casereccio.~
«Producono molti alimenti su Trantor?« chiese Sel-
don. Si guardò attorno rapidamente, vide che non c'era
nessuno seduto vicino a loro, e parlò sottovoce. «Ho
sempre sentito dire che ci vogliono venti mondi per ri-
fornire le centinaia di mercantili necessari per soddi-
sfare ogni giorno i bisogni alimentari di Trantor.«
« Lo so. E centinaia per portare via il carico di rifiuti.
E se si vuole concludere la storia nel modo migliore, si
dice che le stesse navi arrivano col cibo e ripartono coi
rifiuti. E vero che importiamo quantità considerevoli
di alimenti, ma si tratta perlopiù di generi di lusso. Ed
esportiamo moltissimi rifiuti, trattati e innocui, come
importante fertilizzante organico... importante per gli
altri mondi quanto il cibo lo è per noi. Ma questa è solo
una piccola parte del tutto.«
«Davvero?«
72 73
«Si. Oltre ai pesci marini, ci sono coltivazioni di or-
taggi ovunque. E alberi da frutta e pollame e conigli e
grandi colture di microrganismi... chiamate di solito
"centri del lieviton, anche se il lievito rappresenta solo
una percentuale minore della produzione. E i nostri ri-
fiuti perlopiù vengono utilizzati qui su Trantor in que-
sto grande apparato produttivo. Per molti versi, Tran-
tor è una specie di enorme insediamento spaziale. Ne
avete mai visitato uno?«
«Certo.~
«Gli insediamenti spa~iali sono fondamentalmente
delle città chiuse, dove tutto ha un ciclo artificiale...
aerazione artificiale, fase diurna e notturna artificiale,
e cosi via... Trantor è diverso solo perché il più grande
insediamento spaziale al massirno ha una popolazione
di dieci milioni di abitanti, mentre la popolazione di
Trantor è quattromila volte superiore. Naturalmente,
noi abbiamo una gravità vera. E nessun insediamento
spaziale è in grado di eguagliare i nostri microalimen-
ti. Le nostre colture di lieviti, di funghi, di alghe, sono
sterminate. E siamo molto abili con gli aromi naturali,
che aggiungiamo senza risparmio. Ecco cos'è che dà il
sapore a quello che state mangiando.«
Seldon aveva mangiato quasi tutto il sandwich, e
malgrado il primo boccone non l'aveva trovato poi cosi
disgustoso. «E non avrà effetti spiacevoli su di me?«
«A dire il vero, la flora intestinale ne risente, e di tan-
to in tanto qualche straniero sfortunato viene colpito
dalla diarrea... ma è raro, è un disturbo che scompare
in fretta. Comunque, bevete il vostro frullato, che pro-
babilmente non vi piacerà. Contiene un antidiarroico
che dovrebbe scongiurare il pericolo, anche se doveste
essere particolarmente sensibile a certe cose.«
Seldon disse piagnucoloso: «Non parlatene, Hum-
min. Una persona può essere anche suggestionabile«.
«Finite il frullato e dimenticate la suggestionabi-
lità.
74
Terminarono il pasto in silenzio e poco dopo riprese-
ro il viaggio.
Stavano di nuovo percorrendo il tunnel velocemente.
Seldon decise di porre la domanda che lo tormentava
ormai da un'ora.
«Perché dite che l'Impero Galattico sta morendo?«
Hummin si voltò ancora a guardarlo. «Come giorna-
lista, sono bombardato di statistiche da ogni lato, tan-
to che mi escono dalle orecchie. E posso divulgarne so-
lo una minima parte. La popolazione di Trantor sta di-
minuendo. Venticinque anni fa, raggiungeva quasi i
quarantacinque miliardi di abitanti. In parte, questo
calo è dovuto a un abbassamento dell'indice di natali-
tà. E vero, Trantor non ha mai avuto un indice di nata-
lità molto alto. Se vi guardate attorno, non vedrete
molti bambini su Trantor, considerata la sua enorme
popolazione. In ogni caso, questo indice è in ribasso.
Poi c'è l'emigrazione. Quelli che lasciano Trantor sono
più numerosi di quelli che vengono qui.~
«Considerato il numero di abitanti, non è sorpren-
dente« disse Seldon.
«Ma è ugualmente insolito, perché prima non succe-
deva. Ma continuiamo... in tutta la Galassia il commer-
cio sta ristagnando. Dato che adesso non ci sono ribel-
lioni e la situazione è tranquilla, la gente pensa che tut-
to vada bene e che le difficoltà degli ultimi secoli siano
superate. Ma le lotte politiche, le rivolte e i fermenti so-
ciali sono anche segni di una certa vitalità. E adesso c'è
una stanchezza generale. La situazione è calma non
perché la gente sia soddisfatta, ma perché è stanca e ha
rinunciato.«
«Be', non saprei~ fece Seldon dubbioso.
«Io lo so. E il fenomeno dell'antigravità di cui abbia-
mo parlato è un altro esempio significativo. Abbiamo
alcuni ascensori gravitazionali in funzione, ma non ne
stanno costruendo altri. E un'impresa antieconomica,
e pare che nessuno voglia cercare di renderla economi-
ca. Sono secoli che il ritmo del progresso tecnologico
sta rallentando, e adesso è quasi fermo. In certi casi si è
arrestato del tutto. Non l'avete notato? In fin dei conti,
siete un matematico.«
«Non mi sono mai sofrermato a riflettere sul proble-
ma, a dire il vero.«
«Già, nessuno ci pensa. Oggi gli scienziati sono mol-
to bravi a dire che le cose sono impossibili, poco prati-
che, inutili. Condannano subito qualsiasi processo spe-
culativo. Voi, per esempio... Cosa pensate della psico-
storia? Teoricamente è interessante, però è inutile al-
l'atto pratico. Ho ragione?«
«Sì e no« rispose Seldon, seccato. «Certo, è inutile al-
l'atto pratico, ma non perché il mio spirito d'avventura
sia venuto meno, ve l'assicuro. E proprio inutile.«
«Questa almeno è la vostra impressione, in questa
atmosfera di decadenza in cui tutto l'Impero vive« dis-
se Hummin con una punta di sarcasmo.
«Questa atmosfera di decadenza è una vostra im-
pressione« replicò Seldon rabbioso. ~
vi, no?«
Hummin esitò un istante, pensoso, poi disse: « Sl, po-
trei sbagliarmi. Parlo solo basandomi sull'intuizione,
su delle ipotesi. Mi occorre una tecnica psicostorica
che funzioni«.
Seldon si strinse nelle spalle e non abboccò. aNon ho
nessuna tecnica del genere da offrirvi... Ma supponia-
mo che abbiate ragione, che l'Impero sia davvero in de-
clino e che l'attendano la paralisi e la disgregazione...
Il genere umano continuerà comunque a esistere.«
«Ma in che situazione, Seldon? Da circa dodicimila
anni Trantor, grazie a sovrani risoluti, mantiene e tute-
la la pace. Ci sono state delle interruzioni, certo... rivol-
r
~ te, guerre civili locali, episodi tragici... però complessi-
h V amente, in vasti settori, c'è stata la pace. Perché Heli-
,1~ con è così favorevole all'autorità imperiale? Perché il
vostro mondo è un mondo piccolo, e sarebbe divorato
dai suoi vicini se non ci fosse l'Impero a garantire la
sua sicurezza.«
«State predicendo la guerra universale e l'anarchia
se l'Impero verrà a mancare?«
~ «Certo. Non mi piace l'Imperatore, né le istituzioni
F imperiali in genere, però non ho nulla che possa sosti-
tuire tutto questo e mantenere la pace. E non sono di-
sposto a rinunciare, finché non avrò in mano qualco-
s'altro.«
«Parlate come se foste il padrone della Galassia. Voi-
non siete disposto a rinunciare... voi dovete avere in
mano qualcos'altro? Chi siete, per parlare così?«
«Sto parlando in generale, in senso figurato« disse
Hummin. «Non mi preoccupo per Chetter Hummin
personalmente. L'Impero vivrà più a lungo di me, forse
mostrerà addirittura segni di miglioramento durante
la mia vita. Il declino non ha un andamento rettilineo.
Può darsi che debbano passare mille anni prima del
crollo definitivo, e allora io sarò già morto e sicura-
mente non avrò discendenti. Per quanto riguarda le
donne, ho solo qualche relazione occasionale e passeg-
gera, e non ho figli, né intendo averne... Niente persone
care che possano condizionarmi l'esistenza... Dopo la
conferenza mi sono informato, Seldon. Nemmeno voi
avete figli.«
«Ho i genitori e due fratelli, ma niente figli.« Seldon
abbozzò un sorriso fiacco. «Un tempo ero molto legato
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