CONSIGLIO REGIONALE DELLA CAMPANIA
SETTORE RESOCONTI
RESOCONTO INTEGRALE
DELLA SEDUTA CONSILIARE
DEL 28/03/03
PRESIDENZA DEL PRESIDENTE CASAMASSA
INIZIO ORE 11,02
PRESIDENTE: La seduta e` aperta.
COMUNICAZIONI
CONGEDI
PRESIDENTE: Hanno chiesto congedo i Consiglieri Landi, Cuomo, Milo e Sagliocco.
L'unico punto all'ordine del giorno e` il dibattito sull'Iraq. Prevedendo che la seduta possa durare quattro ore, dobbiamo posticiparla alle ore 15,00, non piu` alle 14,00; contingentando un po' i tempi e assegnando 30 minuti al Presidente Bassolino per il suo intervento, come abbiamo fatto ieri sera, avremo una durata media di circa tre minuti e mezzo per quello di ogni Consigliere.
Ovviamente chi parla in rappresentanza del Gruppo puo` parlare per un tempo pari alla moltiplicazione dei minuti assegnati relativamente alla consistenza del Gruppo.
Questo e` l'orientamento scaturito ieri sera nella conferenza dei Capigruppo.
ORDINE DEI LAVORI
PRESIDENTE: E` iscritto a parlare il Consigliere Bianco sull'ordine dei lavori, ne ha facolta`.
BIANCO: L'ordine del giorno e l’orario e` quello che sappiamo, però non possiamo procrastinarlo oltre le 14,00, per i Consiglieri assenti, altrimenti andremo contro il Regolamento.
PRESIDENTE: Allora dobbiamo rivedere i tempi.
BIANCO: I tempi, che avevamo contingentato di 121 minuti per la maggioranza e 81 per la minoranza, si devono abbassare.
PRESIDENTE: Proporzionalmente di un'ora.
BIANCO: Mi sembra corretto dal punto di vista procedurale.
SULLA GUERRA IN IRAQ
PRESIDENTE: E` iscritto a parlare il Presidente Bassolino, ne ha facolta`.
BASSOLINO, PRESIDENTE DELLA GIUNTA REGIONALE: Come accade in ogni assemblea elettiva, spetta al Consiglio e ai Consiglieri, alla fine, assumere le conseguenti determinazioni. Ma vorrei rendere partecipe l’ Aula di alcune considerazioni, ben sapendo che non siamo l'O.N.U., nè il Parlamento della Repubblica Italiana. Siamo,pero`, la piu` importante assemblea democratica della Campania. Una Regione come la nostra, con poteri costituzionali nuovi e significativi, ha il dovere di discutere e di cercare di rappresentare i sentimenti, le ansie, le convinzioni dei cittadini.
Questa riunione straordinaria del Consiglio Regionale, infatti, si svolge in un momento drammatico. Credo sia stata una scelta giusta convocarla con l’intento di affrontare il tema della guerra. E` il tema piu` grande posto alla nostra attenzione in questi giorni. Discuterne, insieme a quello della pace, significa sottolineare come in realta` non si parli di altro, di avvenimenti lontani da noi, dalle leggi, dagli impegni che si potranno assumere in seno al Consiglio Regionale. Parliamo invece di “qualche cosa” che ci riguarda da vicino. Molto di ciò che accadrà in futuro, nel settore dell'economia e della politica, dipenderà da come si evolveranno gli accadimenti, dipenderà dall'esito di questa grave vicenda internazionale. E` cosi` per tutti i Paesi e per tutte le Regioni del mondo, e` cosi` soprattutto per noi, tanto vicini e uniti al Mediterraneo, noi che viviamo nel cuore dell'Europa che ci sentiamo anche parte della millenaria civilta` mediterranea.
Ormai da giorni siamo travolti dalla furia della guerra, di una guerra dura, una guerra che, a mio avviso, si poteva e si doveva evitare.
Si domanda, da diverse parti, quale potesse essere la strada per evitarla; io non ho dubbi .La strada c'era, era la strada di offrire piu` tempo agli ispettori, di ottenere il massimo del consenso e dell’ unita` affinchè gli ispettori - che avevano già svolto un buon lavoro- fossero messi in condizione di portarlo a termine e raggiungere l'obiettivo nella maniera più giusta: disarmare Saddam non con la guerra, ma con gli strumenti a disposizione dell'O.N.U. e della comunita` internazionale.
Adesso, invece, ci troviamo costretti a vivere un avvenimento dirompente: la realizzazione di una teoria, la messa in atto di una pratica della guerra preventiva che immette, nelle relazioni internazionali, una novita` davvero inedita. Siamo cioè in presenza di un'invasione, di un vero e proprio errore di guerra.
Fra le tante affermazioni ascoltate in questi giorni, ce n'e' soprattutto una che colpisce, che ferisce innanzitutto la sensibilita` delle persone. E` l'affermazione del Segretario di Stato americano alla Difesa, di Donald Rumsfeld, il proponimento cioè di sottoporre l'Iraq ad un terribile bombardamento, di quelli che il mondo non ha mai conosciuto.
Il ricordo va immediatamente ai tanti avvenimenti della storia degli ultimi decenni, corre a Dresda e alle tante altre citta` distrutte e ancora, questa mattina, il nostro primo pensiero, è andato ai morti, alle vittime, a tutte le vittime, alle vittime irachene, alle vittime americane e inglesi.
Sono scorse spaventose e terribili immagini sugli schermi della televisione e ancora di più ferisce l’ obiettivo dichiarato.
Si e` discusso anche sull'esatta traduzione in lingua italiana della parola d'ordine, divenuta segno di questa guerra, se si debba intendere “ colpisci e terrorizza” o “ colpisci e intimorisci". Sottili disquizioni linguistiche, che non fanno pero` i conti con il senso comune e l'interpretazione che la stampa di tutto il mondo ha dato della parola d'ordine. D'altra parte, basta leggere su uno dei piu` seri giornali italiani -come ritengo sia La stampa di Torino - l'intervento di Harlan Ullman, l’ideatore della nuova strategia, per rendersi conto della serieta` dei fatti.Leggo testualmente. Afferma Ullman:”… ha lo stesso effetto di Hiroschima, ma senza usare l'atomica. Questi attacchi servono a stroncare il nemico nel fisico e nella psiche, per indurlo a gettare le armi senza combattere. Se invece le tre divisioni che sono a Bagdad non cedessero, la citta` verrebbe assediata e presa per fame".
Siamo a questo. E d'altra parte l'informazione pervenutaci ( che non vi è grande preoccupazione per le mine, perche` gia` da un anno l'intelligence e i servizi anglo-americani avevano provveduto a tempo, da più di un anno, a fare in modo che le mine non fossero un problema ) ci dice chiaramente come la guerra fosse stata decisa da tempo, da lungo tempo, a prescindere dagli ispettori che già lavoravano intensamente in Iraq. Dunque, per tanti aspetti, è una guerra sbagliata, illegittima, senza l'O.N.U. e, penso, una guerra anche molto pericolosa.Si stabilisce che un paese, il piu` importante e grande del mondo, puo` agire da solo o con qualche altro, senza l'O.N.U. e perfino contro l'O.N.U..
E` chiaro il principio pericoloso che cosi` si viene a stabilire. Se altre nazioni e paesi decidessero di seguire la stessa strada? E se i turchi decidessero nelle prossime settimane di fare da se' e da soli nel Kurdistan? E` chiaro il rischio al quale viene esposta tutta la comunita` internazionale!.
Esiste poi un rischio ed un pericolo molto più serio, piu` grave , il rischio di una guerra non solo con tante vittime ma infinita.
Perché se la guerra e` preventiva e` evidente il corollario, il rischio che sia anche infinita. Dobbiamo così cercare di comprendere, insieme, le ragioni piu` profonde che hanno condotto al punto in cui siamo. C'entra e come il petrolio, c'entrano e come le ragioni economiche, sempre ragioni essenziali per indurre a mobilitare stati e uomini.
Ma a mio avviso sarebbe riduttiva un'analisi che mettesse l'accento esclusivamente o anche soltanto e soprattutto, sul petrolio. C'entrano il petrolio e le ragioni economiche , ma c'entra anche molto e soprattutto il grande tema del governo del mondo nell'epoca attuale. Di chi e come si governa il mondo di oggi, dopo la fine della guerra fredda, dopo la fine di una delle due grandi potenze mondiali, dopo che il mondo viene dominato da una sola grande potenza.
Francamente, penso che si voglia verificare con la guerra e nel suo esito il tentativo di fornire una risposta all’ evidente crisi del neoliberismo, una crisi diventata acuta e forte in questi ultimi tempi.
Per piu` di 15 - 20 anni il mondo e` stato dominato non solo da una politica economica ben precisa, ma da una filosofia, da una ideologia, da una sorta di nuova religione che ha avuto l'ambizione ed anche l'ardire - uso questo termine - di sfidare in qualche modo il cielo, di pensare di poter assoggettare il mondo ed ogni altra dimensione della vita umana alla dimensione neoliberista, considerata come l’ unica capace di governare il mondo intero.
Alla crisi di questa politica, di questa filosofia, di questo credo, si risponde anche con la guerra, come tentativo di tenere disperatamente in vita un modello entrato in crisi. La guerra e` una risposta sbagliata, drammaticamente sbagliata ad un problema reale : la lotta al terrorismo internazionale, al bisogno di contrastarlo, di combatterlo.
E` sbagliata, insufficiente come ogni analisi che non cerca di comprendere fino in fondo.
In questo senso l’11 settembre e` stata un grande tragedia.
Occorre riflettere. Dopo l'11 settembre molti si sono augurati che quel trauma potesse servire a rivedere i rapporti tra gli Stati Uniti, una grande nazione democratica, e il mondo intero. Molti di noi avevano sottolineato, dopo l'11 settembre, che bisognava unirsi e ricercare, insieme, strategicamente, con intelligenza la lotta migliore contro il terrorismo internazionale e la poverta`. Perchè il grandissimo, drammatico tema della poverta` non diventasse mai alibi per un qualsiasi inammissibile terrorismo. Lotta al terrorismo e guerra alla poverta`.
Invece il timore, la paura legittima, il trauma del dopo 11 settembre trova uno sbocco e una risposta anche nella guerra, anziche` in una revisione dei ruoli, dei comportamenti, dei rapporti internazionali.
In questo senso e per questa ragione - poiche` la guerra e` anche una risposta, sia pure drammaticamente sbagliata, ad un problema reale- penso bisogna saper parlare ai sentimenti dell'America, ai sentimenti di un grande paese.
Su questo devono chiarirsi le nostre opinioni.
Il movimento che scuote l'Italia, l'Europa e gran parte del mondo e` un grande movimento, da non confondere in alcun modo col l'antiamericanismo. E` un nuovo, grande e straordinario movimento che tocca le coscienze di tutti, al di la` delle appartenenze ideologiche e politiche, che si ripercuote anche in tante citta` americane. Nessuna identificazione, quindi, tra un grande movimento contro la guerra e per la pace e il sentimento antiamericano. Ma il rischio di sentimenti antiamericani esiste.
Esiste in diverse parti del mondo e c'e', soprattutto, nella parte piu` povera del mondo. Dobbiamo evitare, ognuno di noi, questo rischio; devono prestare attenzione in primo luogo gli stessi dirigenti americani per muoversi in maniera tale da non favorire, indirettamente e inconsapevolmente, il rischio della crescita di sentimenti antiamericani.
Gli Stati Uniti sono una grande nazione democratica, che puo` commettere errori - e ne ha commessi in questi anni - ma rimangono un grande paese democratico.Cerchiamo di parlare all'opinione pubblica americana. E qui si deve operare una distinzione: e` importante dialogare con l'opinione pubblica democratica di tutto il mondo e degli Stati Uniti, ma è necessario osservare e capire la nascita di un movimento che è altra cosa rispetto all'opinione pubblica.
E’ importante tenere in giusto conto l'opinione pubblica democratica, a largo raggio, ma anche, perchè utile alla crescita dei popoli, della nascita di un grande movimento che non si identifica solo nell’opinione pubblica.
Il movimento e` forte, e` organizzato, sono le bandiere delle pace, affermazioni di identita`, e` protagonismo, e` “voglia di fare” oltre che opinione pubblica che cerca di influenzare.
Considero di enorme ed eguale importanza sia lo sviluppo di un'opinione pubblica democratica - in Italia, nell'Europa e nel mondo - sia lo sviluppo e il rafforzamento di un grande movimento per la pace. Un’opinione pubblica e un movimento per la pace che sappiano e che possano intervenire nella situazione per evitare che la guerra si trasformi, di giorno in giorno, in un'avventura senza fine e in una strada senza sbocco e senza uscita..
In questo senso e` di enorme importanza il ruolo dell'Europa, un ruolo da ricucire, un'Europa da riunire e quindi il rilancio, il rafforzamento e la riforma dell'O.N.U..
E solo un'Europa e un'O.N.U. riformati, rafforzati sono in grado di confrontarsi con gli Stati Uniti d'America, in modo chiaro, democratico, libero, sapendo i vincoli che ci uniscono e continueranno ad unirci e sapendo anche le differenze che ci caratterizzano, soprattutto in questo momento.
Non vi è, a mio avviso, alcuna prospettiva seria se si pensa a un'Europa unita o ad un'O.N.U. rilanciato senza o contro gli Stati Uniti d'America. La prospettiva e` Europa unita, O.N.U. rilanciato e la possibilita` di franco confronto con gli Stati Uniti.
Occorre intervenire sia dall’esterno rispetto agli Stati Uniti, sia dall’interno, per far prevalere sempre di piu` la linea del dialogo. E il ruolo che l'Italia e l'Europa possono assumere è di grande rilievo, perche` possiamo mettere in campo un qualche cosa di politico e di culturale che ci e` proprio, che appartiene alla lunga storia europea, difficile da riscontrare in altre parti del mondo.
Questo qualcosa, che e` proprio della storia europea, e` e deve essere sempre di piu` la consapevolezza e nel confrontarci e nel dialogare con il Medio Oriente, con tante nazioni e paesi del terzo e del quarto mondo, dobbiamo saper eliminare ogni vecchia visione egocentrica, allontanarci da ogni vecchio isolazionismo occidentale.
Dobbiamo farlo con disponibilità culturale e politica , consapevoli che noi non siamo la storia del mondo, ma una storia del mondo, consapevoli che noi non siamo la cultura del mondo, ma una delle culture del mondo, consapevoli che non siamo la religione unica del mondo, ma una delle grandi religioni del mondo e che nel confronto e nel dialogo abbiamo da dire e da apprendere, abbiamo da insegnare e abbiamo da imparare.
Per questo, da laico, considero davvero di straordinaria importanza il ruolo del Papa, perche` e` stato un ruolo determinante, che ha impedito l’innescarsi di un possibile conflitto di religione, conflitto non sanato e chiuso, che potrebbe di qui a poco, nei prossimi giorni, divenire reale.
E` motivo di riflessione il fatto che sia stata soprattutto una grandissima autorita` religiosa - che considero anche una grandissima autorita` civile - ad agire molto piu` di tutte le altre autorita` politiche sparse nel mondo, ed esattamente su un delicatissimo nodo, relativo al rapporto tra storia, cultura e religione dell'Europa e dell'Occidente e storia, cultura e religione delle altre nazioni d’Oriente.
Per questo siamo grati al Papa, anche per aver voluto confermare la Sua volonta` di venire a Pompei; una scelta di intenso impegno religioso e al tempo stesso civile, una scelta contro la guerra, questa e contro le possibili altre guerre, una scelta per la pace, quella che desideriamo ora, subito, e quella che prospettiamo per il futuro.
Ecco l’importanza del confronto, del dialogo fondamentali per ricercare una risposta e una soluzione, a questo e al vero problema che lacera quella parte del mondo che non è l’Occidente; penso cioe` al conflitto tra Israele e Palestina, una guerra insanguinata, di anni, che determina le relazioni internazionali, i rapporti che instaurano nel mondo intero.
Avesse avuto la comunita` internazionale un millesimo dell’ attenzione, verso Israele e la Palestina, di quella che in modo ossessivo ha prestato verso l'Iraq in questo ultimo anno!.
Avessero avuto gli Stati Uniti, l'Europa e la comunita` internazionale un minimo di determinazione per inviare un anno fa, due anni fa, sei mesi fa centinaia e centinaia di ispettori, anche non necessariamente americani, ma dell'O.N.U. , dell'Europa in quella parte del Medio Oriente, in Israele e Palestina intendo ! Si sarebbe dato davvero un contributo serio. Invece, come sappiamo, nulla si e` mosso.
La situazione si e` drammaticamente aggravata tra le parti che, da sole, non ce la fanno più ad uscire dalla situazione. Troppo e` l'odio accumulato, troppo e` il rancore, troppo sanguinosa e` la storia. Solo una comunita` internazionale, autorevole e decisa poteva, puo`, potrebbe e dovrebbe intervenire.
Infine, vorrei fare due ultime considerazioni, una piu` politica e l'altra piu` istituzionale.
Quella piu` politica riguarda sì quest’ Aula, ma riguarda il mondo politico italiano, tutti, il centro - sinistra, il centro - destra, le forze di sinistra, le forze di destra ed è una considerazione sulla quale bisognera` ritornare in altre sedi, in sedi anche piu` politiche e non soltanto istituzionali.
Attraversiamo una fase che comunque lascera` dei segni. Si illude, secondo me, chi pensa si tornera`, in qualche modo, a come si era prima,al prima di questa vicenda, al prima di questa follia, al prima di questa guerra. E` una fase che lascera` il segno e ognuno di noi, quando si muovono grandi cose, deve cercare di riacuire la propria sensibilita`, il suo modo di pensare, perfino la sua sensitivita`, se posso esprimermi in questo modo.
Un fenomeno nuovo deve farci riflettere. Siamo in presenza di una nuova generazione: si muovono milioni di persone, ma sono soprattutto giovani, anzi, per meglio dire, giovanissimi, ragazzi, ragazzini, quasi bambini, come non era mai successo e in queste dimensioni non era successo neppure nel '68. E` un importante fenomeno, soprattutto di valore etico, morale oltre che politico.
Non vi sarebbe niente di piu` sbagliato e sarebbe anche l'ultimo grande errore nel quale potrebbero incorrere i Partiti ( tutti i Partiti, importanti e legittimi, ma che non sono più quelli di una volta, quelli che sapevano rappresentare un Paese) il cercare di mettere cappelli e coloriture, di qualunque genere, a questa straordinaria novita`.
Possiamo verificare con mano come sia cresciuta una generazione, che si ritrova nelle scuole e in un singolare rapporto, quello che si sta instaurando tra ragazzini e ragazzi, tra maestre di scuola e insegnanti e che fa venire allo scoperto una generazione con una cultura, una sensibilita` e un modo di guardare ai temi della guerra e della pace diverso, che si pone problemi di identita`, di appartenenza, di destino del mondo. Un atteggiamento che è tutt'altra cosa rispetto a quello degli anni '90 e degli anni '80, anni nei quali sono cresciuti e si sono affermati questo centro - destra e questo centro - sinistra. Siamo in un'altra epoca!
Ritengo sia un’importante sfida riuscire ad immergersi “dentro” questa nuova fase, che aprirà punti di vista diversi e occorrerà saper parlare ad una generazione diversamente nata, che fara` al suo interno differenti scelte politiche, accomunata però dallo stesso “filo culturale ed etico”, dal medesimo senso morale.
Mi chiedo se la politica italiana sia conscia di questo e affronti con mirata riflessione questo bisogno di innovazione che viene espresso, se sarà in grado di inventare - come esige una politica che vuole essere degna di essere chiamata politica - nuove forme di comunicazione al suo interno e tra sè e quello che si muove nella societa`.
Mi fermo qui, perche' sarà uno dei temi che ci accompagneranno nel prossimo futuro, sara` la grande sfida con cui si confronteranno tutte le forze politiche. Vedremo se sapranno farsi interpreti di questa fase nuova che, a mio avviso, agita il mondo di oggi.
Concludo con una considerazione piu` istituzionale. Sul tema ‘guerra’ e` legittima la distinzione, la differenza di vedute fra le forze politiche. Esiste in Parlamento, sarà presente in Consiglio Regionale come in ogni altra assemblea democratica. Sarebbe curioso e singolare se ciò non avvenisse. Questo e` legittimo e inevitabile. Pero` - e questa e` la mia considerazione istituzionale - credo che abbiamo scelto bene, gia` martedi` scorso, quando abbiamo approvato un ordine del giorno unitario, relativo agli interventi umanitari. E siamo andati avanti e la Giunta ha deliberato un primo stanziamento per i primi interventi. Ora,lavoreremo intensamente insieme, Giunta e delegazione del Consiglio Regionale.
Alla luce di questa prospettiva, invito il Consiglio Regionale a ritrovare anche oggi – nel rispetto inevitabile e legittimo delle differenze e distinzioni politiche generali - il filo unitario. Divisi come e` giusto e legittimo che sia, ma uniti da quel filo comune capace di coesione, nel quale si riconosce il Consiglio Regionale della Campania in tutta la sua rappresentatività.
Questo filo unitario puo` e deve sempre riguardare gli interventi umanitari. Potremmo oggi compiere un ulteriore passo in avanti rispetto alla volta scorsa. Spero, così, si possa addivenire ad un ordine del giorno, firmato da tutti i Capigruppo, con il quale il Consiglio Regionale promuove e indice, al più presto, una grande assemblea degli eletti di tutta la Campania ( Consiglieri Regionali, Consigli Comunali e Provinciali di centro - sinistra, di centro - destra, Sindaci indipendenti, liste civiche ) alla quale affidare il compito di affrontare il tema degli aiuti e degli interventi umanitari. Una scelta significativa, in grado di fornire il senso delle azioni, che affermi l’esistenza di quel qualcosa che ci unisce,oltre le legittime distinzioni e divisioni , e su cui ritengo giusto e doveroso impegnarci tutti
ORDINE DEI LAVORI
Il Consigliere Bianco, fuori microfono:" Presidente, chiedo la parola sull'ordine dei lavori".
PRESIDENTE: E` iscritto a parlare il Presidente Bianco, ne ha facolta`.
BIANCO: Presidente, sul dibattito di oggi ho fatto un po' di calcoli matematici. Poichè sono iscritti a parlare 10 Consiglieri della maggioranza e 3 della minoranza, rimodulando i tempi, alla maggioranza spettano 86,4 minuti, alla minoranza 55,2 minuti. Ma è necessario autodisciplinarsi, per restare nei tempi stabiliti.
Presidente, la prego di controllare la durata degli interventi sia per la maggioranza, che per la minoranza.
PRESIDENTE: Speriamo di riuscirci. E` iscritto a parlare il Consigliere Daniele, ne ha facolta`.
DANIELE: Presidente, io sono pronto per intervenire. Per una logica di alternanza, se vuole intervenire prima un collega dell'opposizione, lo puo` fare, diversamente prendo la parola, subito dopo il Presidente.
PRESIDENTE: Collega Bianco, sono 4, e non 3, i Consiglieri della minoranza prenotati per gli interventi. E` iscritto a parlare il Consigliere Bianco, ne ha facolta` .
BIANCO: Signor Presidente. Colleghi Consiglieri, Presidente Bassolino, sinceramente ho apprezzato molto la sua relazione, perche' e` stata una relazione di pace, di cui oggi abbiamo tanto bisogno. Un'analisi politica ed approfondita nella quale non sono mancati alcuni riferimenti rispetto al coinvolgimento dei popoli in una qualsiasi guerra. Non dimentichiamo che vi sono guerre anche in tante altri parti del mondo e adesso l'attenzione dei mass media è polarizzata sull'Iraq, diventato un fenomeno mediatico con tanti commentatori esperti, anche militari. Anche io ho ascoltato il mio ex Capo di Stato Maggiore, Generale Arpino, un vero competente in materia di intelligence militare. Chiaramente, siamo preoccupati, sia chiaro a tutti, ai mass media, ai colleghi. Siamo per la pace, io non credo che ci sai al mondo qualcuno che non sia per la pace, tranne, e mi fa piacere che il Presidente Bassolino abbia richiamato, quello che e` il vero pericolo per l'umanita` intera, l'estremismo, responsabile degli attentati. Il dramma di vivere sempre e comunque in compagnia della paura, che in una qualsiasi parte del mondo possa avvenire quello che, ahime`, e` avvenuto l'11 settembre di due anni fa. Forse noi europei, vedendolo attraverso la televisione, abbiamo dimenticato troppo in fretta, ma il popolo americano no; qualche mio amico, che vive a New York, mi racconta che nella zona delle Torri Gemelle e in quelle circostanti si sente ancora l'odore acre del bruciato, compreso quello dei cadaveri.
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