Resoconto integrale



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PRESIDENTE: Consigliere Corace, si deve avviare alle conclusioni.

CORACE: ... entra dentro come un elefante per cercare di attuare la sua egemonia. Ho letto una terza ragione che, secondo me, dobbiamo prendere in considerazione. La furia di Bush, questo modo assolutamente inusuale di affrontare in questo momento la politica mondiale e di voler questa guerra, fa credere che vi sia da parte americana un'assoluta fedelta` a principi etici e morali che spingono alla "crociata" contro il Male e questo potrebbe essere la scelta prevalente, oggi, della politica estera americana e se fosse questo, avremmo mille ragioni per essere ancora piu` preoccupati. Che fare? Naturalmente abbiamo gia` firmato l'ordine del giorno che proponeva il Presidente Bassolino per una convocazione di tutti gli eletti per il sostegno per l'emergenza umanitaria, pero` avrei tentato e tenterei, lo propongo al Consiglio, di fare anche qualche passo in piu`. In realta` noi dobbiamo pensare anche al dopoguerra. Prima o poi questa guerra finirà, speriamo piu` prima che dopo, e poi si porra` il problema del dopo la guerra. Ebbene, noi dovremmo cominciare a lavorare per fare in modo che dopo la guerra si possa instaurare un'amministrazione fiduciaria dell'O.N.U.. Cominciamo da adesso a dire che gli americani si devono togliere dalla testa di dover loro guidare il nuovo Iraq. Intervenga quindi l'O.N.U.. Almeno su questo io credo che il Consiglio Regionale potrebbe anche essere unanime. Chiudo ricordando l'impegno che dobbiamo avere per la pace in Israele e Palestina e con l'assunto che oggi qui formalizzo ma che nella Commissione Statuto abbiamo gia` avviato, di introdurre nello Statuto l'impegno della Regione Campania per la pace, l'impegno perche' la Regione operi sempre per preservare la pace in ogni angolo del mondo.

PRESIDENTE: E` iscritto a parlare il Consigliere D'Acunzi, ne ha facolta`.

D'ACUNZI: Presidente, per la seduta del Consiglio Regionale sull'Iraq, non ripetero` alcune cose che il collega Daniele, anche in parte il collega Corace hanno gia` detto, pero` credo che sia giusto dire che la seduta del Consiglio Regionale sull'Iraq, oggi, e` sicuramente la testimonianza del nostro sentimento di pace, almeno questo dobbiamo dirlo. Ed e` anche la volonta`, a mio avviso, di un impegno di una grande Regione italiana come la Campania contro ogni guerra e dichiararlo in maniera forte contro ogni tipo di comportamento che produce morte.



(Fuori microfono i Consiglieri Specchio e Bianco discutono animosamente.)

E` giusto pero` introdurre qualche ricordo storico. Siamo in un periodo nel quale abbiamo vissuto un'epoca, il '900, che e` finita con una grande guerra, anche il nuovo secolo iniziò con un'immane tragedia, un grande conflitto, un altro poi, successivo che abbiamo tutti vissuto più da vicino la crisi nei Balcani, oggi il Medio Oriente, dopo pero`, a mio avviso ed e` giusto il riferimento del Presidente Bassolino, un anno terribile di rapporti tra Arabi e Palestinesi.

Il mondo, a mio avviso, gia` in questo momento e` in fiamme, ci sono decine di focolai accesi, si spara, si muore, mentre invece in questi nostri anni cruenti, proprio a causa di questi conflitti aperti, abbiamo anche il piu`gran numero di rifugiati dalla fine della II Guerra Mondiale. Questo e` un altro dato importante. Se la guerra nucleare e lo scontro diretto tra poteri mondiali appaiono improbabili a causa dell'esistenza di un unico superpotere politico e militare, è anche vero che mai come in questi anni, dal sud dell’Asia, dall'India, al Pakistan, al Medio Oriente, le guerre sono scoppiate sempre, senza sosta. Credo che non solo adesso, ma da un po' di tempo i morti non si contano piu`, siamo in una fase storica, credo, di frontiera, che vorrei definire indefinibile e inquietante. E` come se fosse, a mio avviso, scomparsa una linea di demarcazione, tra conflitti interni e conflitti internazionali. I Balcani e il Medio Oriente lo insegnano. Si stanno affievolendo anche differenze tra la pace e la guerra, si stanno anche affievolendo, purtroppo differenze tra tipo di pace e tipo di guerra. Sarebbe stato impensabile, fino al termine della guerra fredda, attraversare le frontiere da parte di un qualsiasi esercito per risolvere un conflitto interno ad uno Stato. C'e` oggi, pero`, invece, una corsa inquietante a conquistare, purtroppo, l'opinione pubblica per legittimare gli interventi armati. E` la seconda guerra questa, la guerra nella guerra, la guerra della propaganda io credo, del controllo mondiale dell'informazione per conferire al conflitto un obiettivo, la patente di legalita`.

E` il vecchio schema della guerra, della guerra giusta, un po' la logica dei "crociati". E qui veniamo a noi, alla politica. La politica di fronte a questo degrado etico deve aprire gli occhi di fronte ad un grande e vasto movimento pacifista, che si estende su tutto il pianeta. Questo composito movimento va guardato con attenzione, io credo che esso chieda di ricostruire una nuova scala di valori, che esclude la cultura della guerra e promuove la pace, la solidarieta e la cooperazione tra i popoli. Certo, collega Daniele, il riferimento ai giovani e` giusto. I giovani ci guardano. I giovani, oggi, anche quelli atei, agnostici ed anche i cattolici come me, si riconoscono, a mio avviso, in una posizione importante che e` quella del linguaggio universale e laicissimo del Pontefice. Saranno questi giovani, io credo, la forza centrale nei futuri cambiamenti sociali. Lo loro lontananza dalla politica, dobbiamo ammetterlo, e` la prova della nostra inadeguatezza. Non c'e` piu` tempo da perdere per dire che la guerra non e` la risposta adatta al "no" al terrorismo e su questo condivido l'opinione del Presidente Bassolino.



PRESIDENTE: Consigliere D'Acunzi, deve concludere.

D'ACUNZI: Ho 8 minuti a disposizione.

PRESIDENTE: E` stato ridotto il tempo, quindi si deve avviare alla conclusione.

D'ACUNZI: Va bene, questo Papa e` lo stesso che condanno` la dittatura e il piu` spinto capitalismo, ma e` lo stesso Papa che oggi fulmina la cultura della guerra. C'e` bisogno di una nuova anima per il mondo, la tradizione cristiano - sociale e` un faro per tutti, ma non potra` mai sostituirsi ai valori e al linguaggio di una politica moderna, che dalle nuove grandi sfide di pace dovra` riprendere il controllo di progetti e la cultura dei valori del progetto. Vado oltre ma comunque devo affermare che la politica e` la via d'uscita, dobbiamo dare, a chi la percorre, la possibilita` di allontanarsi dal baratro.

Credo a due cose, fondamentalmente...



PRESIDENTE: Consigliere, deve concludere.

D'ACUNZI: Sto concludendo, sto cercando di sintetizzare al massimo.

Dicevo, due cose sono importanti: noi dobbiamo riconquistare il valore di una Europa piu` unita, che dovra` poi esaltare ancora di piu` il ruolo degli organismi internazionali. Se questo messaggio è chiaro.



PRESIDENTE: Ho detto che deve concludere. La parola al collega De Luca per …

Il Consigliere D'acunzi, fuori microfono: "Mi faccia concludere con una proposta".

PRESIDENTE: Va bene, pero` deve concludere.

D'ACUNZI: La nostra riunione di oggi, credo che debba diventare un osservatorio permanente per tastare i polsi alle nostre comunita`, che subiscono la guerra. Oggi la priorita` e` di svolgere questo ruolo di aiuto. Il "no" alla guerra, se pure e` dentro di noi, deve diventare un "si" all'aiuto, questo "si" senza se e senza ma.

PRESIDENTE: E` iscritto a parlare il Consigliere De Luca, ne ha facolta`.

DE LUCA: Ovviamente, sia per il tempo, sia per l'importanza del tema vorrei esprimere due considerazioni nel solco della relazione del Presidente Bassolino, che, per quello che mi riguarda, condivido pienamente, sia per l'equilibrio , per la capacita` ` di proposta ed anche per uno spirito di prospettiva, specialmente rispetto ai temi di nuovi equilibri da ricercare rispetto a questa tragedia che vede il mondo con il fiato sospeso.

Mi auguro che il dibattito si concluda con un filo unitario, perche' non credo che su questi temi, tutti gli interventi, che ci sono stati finora, abbiano colto questo spirito: che ci si possa dividere in una strumentalizzazione di carattere provinciale , oggettivamente, credo che non sia utile, non sia opportuno, non sia , in questa fase, un aspetto da considerare. Ci troviamo rispetto a questa tragedia per due questioni di fondo, che hanno fatto precipitare in un attacco che, ovviamente, non abbiamo mai condiviso, per quella guerra preventiva rispetto a chi vuole imporre in un paese la democrazia e ha detto: "Condivido!". Un intervista che ho raccolto in questi giorni del Primo Ministro della Giordania, che immagina di imporre la democrazia con la forza o è infantilismo o è qualcuno che non si rende conto dei processi che il mondo in questo momento vive.

Dobbiamo fare riferimento a due punti essenziali, per tentare di dare una risposta come giustamente ha osservato il Presidente Bassolino: Politica internazionale che in questo momento rischia di far saltare non solo gli equilibri gia` difficili per tutte le altre guerre aperte in queste ore nel resto del mondo, ma proprio perche' il riferimento istituzionale non puo` che essere l'O.N.U., rispetto ad un equilibrio e un ruolo diverso dell'Europa. Altro che divisione dell'Europa. Credo che ci siano degli elementi da utilizzare con una condizione parallela. Parlo come cittadino di questo Paese, ma vorrei che il mondo avesse la possibilita` di recuperare un equilibrio saltato dopo l'89 e dopo l'11 settembre dove, probabilmente, l'America non ha colto la necessità di un nuovo equilibrio più democratico per le situazioni di instabilità esistenti tuttora nel mondo. Basta citare il dato, sottolineato anche dal collega Daniele, che il 20% del pianeta utilizza l'80% delle risorse, facendo diventare difficile qualsiasi tipo di ragionamento. La politica deve recuperare una funzione e un ruolo, al di la` delle polemiche, che avvengono sul piano nazionale, a onor del vero, all'interno del centro – sinistra. D’altro canto, il Governo nazionale ha assunto un ruolo incidente e diverso rispetto al ruolo storico di questo paese per la crescita d'Europa e per i processi che oggi l'Europa, specialmente dopo il 2004, l'anno prossimo, deve affrontare con l’allargamento del quadro comunitario ad altri 10 paesi dell'est. Dobbiamo recuperare in questo processo un nuovo equilibrio, attraverso la convenzione, attraverso il nuovo Statuto che diventa un soggetto di riferimento istituzionale e politico, una comunita` e credo che la Regione per le valutazioni, per quello che rappresenta nel Paese e nell'ambito dell'equilibrio del Mezzogiorno e del Mediterraneo, possa certamente aspirare ad dare un notevole contributo sui temi della nostra agenda. Credo che, oltre all’approvazione dell'ordine del giorno sugli aiuti umanitari, mi trova d’accordo il collega Corace, nello Statuto della Regione debba essere inserito non solo un riferimento alla pace, ma anche riprendere l'articolo 11 della Costituzione, che da` un segnale fortissimo sui temi della guerra, perche' diventa davvero inconcepibile ed assurdo la pretesa di imporre la democrazia.



Come e` altrettanto inconcepibile ed assurdo immaginare di coinvolgere tutti gli Stati Uniti e tutta l'America. Collega Daniele condivido la tua opinione, ci sono delle polemiche proprio di queste ore, che qualche Sindaco della Campania, il Sindaco di Salerno, immagina di non celebrare un anniversario, che per noi e` significato di liberta` e democrazia, in risposta a un'affermazione che onestamente non puo` coinvolgere una nazione. Eventualmente coinvolge il Governo, coinvolge il Presidente che non ha colto il ruolo diverso che dovrebbe svolgere all'interno della Comunita` Europea, dell'O.N.U. rispetto al nuovo equilibrio mondiale. Mentre, invece, dobbiamo fare riferimento a questi temi e a questi problemi. Vorrei avviarmi a concludere per rimanere nei tempi, con una valutazione e una riflessione aggiuntiva che, a mio avviso, e` di carattere non solo politico ma anche culturale, di civilta`. Tutti facciamo riferimento al Papa, all'ispirazione cristiano - cattolica, ma non facciamo riferimento alla riscoperta dell'uomo al centro dei processi che oggi l'universo, il mondo deve vivere. Non dobbiamo guardare all'individuo, al liberismo sfrenato, ma a un recupero delle energie di questi movimenti, di giovani, di donne, di anziani in tutto il mondo che oggi sono una straordinaria ricchezza, e le istituzioni e la politica e la cultura, devono tentare di far proprie senza niente imporre con la forza. Credo che il tema di fondo e` questo. Non mi appassiona il dibattito che è un po' anche strumentale, stando nella maggioranza al Governo della Regione Campania, perché quando siamo in presenza di questi problemi, che toccano gil equilibri mondiali, la democrazia e la liberta`, ognuno deve recuperare una propria capacita` di proposta. Questi tre aspetti insieme, Presidente Casamassa concludo, per cogliere l'opportunita` della nuova fase costituente che vive il Paese con la modifica del Titolo V della Costituzione, per recuperare il cittadino come arbitro (per richiamare Ruffilli). Per alcuni versi (non sembri un po' eccessivo il riferimento a quello che Moro, per il nostro Paese, ma anche sul piano Europeo, individuo` come la terza fase, dopo la guerra, dopo il processo democratico vissuto) in questa nuova fase bisogna creare tali condizioni, mettere insieme questi processi costituenti, per il nostro paese , per la Comunita` Europea, un nuovo equilibrio dell'O.N.U, dove scompaiano i veti. Con molta franchezza, i veti facevano parte della storia del dopoguerra, dove c'erano due blocchi che tenevano insieme il mondo. Non consideriamo come, ma oggi quella stagione e` assolutamente superata, il processo di recupero di partecipazione e di liberta` dei popoli, dei cittadini, dell'Europa, del mondo, deve fare in modo che anche il dopoguerra, che ognuno di noi si augura al piu` presto, possa vedere non solo gli Stati Uniti, ma l'O.N.U. e l'Europa, con un ruolo forte di indirizzo, di equilibrio nella stagione successiva della ricostruzione. Non sara` una ricostruzione solo dei danni all'Iraq, ma sara` una ricostruzione nuova, civile e democratica, che il mondo deve vivere, con un ruolo diverso dell'Europa - su questo condivido pienamente - e concludo, l'osservazione del Presidente Bassolino, che il nostro Paese, con la propria storia, con i propri padri, con la propria cultura, nell'Europa e nel mondo, deve assumere un ruolo di maggiore equilibrio, non un ruolo quasi anonimo, che nella guerra preventiva e` una cosa assurda, inconcepibile. Si darà una risposta a questi temi, se queste condizioni verranno rispettate con una capacita` costituente nuova e con un'idea di progetto che coinvolge l'uomo nella sua essenza. Ecco perche' credo che l'appello del Papa, dia qualcosa che ci fa sperare, dove la politica puo` aggrapparsi per recuperare una maggiore funzione rispetto a questa tragedia.

PRESIDENTE : E` iscritto a parlare il Consigliere Ronghi, ne ha facolta`.

RONGHI: Non posso che esprimere un sentimento avverso alle guerre, e non credo invece che ci possa essere qualcuno che le vorrebbe. Noi, pero`, non possiamo non considerare cio` che e` avvenuto in questi ultimi anni. Noi abbiamo nel mondo una serie di guerre. Abbiamo il problema Palestina, abbiamo il problema Cecenia, abbiamo il problema di tanti Paesi Arabi, che suscitano l’attenzione del mondo. Nessuno puo` affermare, che la guerra in Iraq sia` nata per caso. Io non posso che esprimere dolore per il fallimento della diplomazia sulla vicenda irachena. Al di la` della scontatissima solidarieta` al popolo inerme, non possiamo nascondere che era ed e` alla merce` di un dittatore sanguinario, non possiamo non considerare che Saddam Hussein e` uno che ha incentivato ed addirittura istituito un premio finanziario per le azioni terroristiche ed ha tentato e tenta continuamente di scatenare il terrorismo contro i paesi occidentali, che non ha esitato, nei giorni scorsi, a Bassora, a sparare contro il suo stesso popolo, invece che contro gli angloamericani. Si pone quindi lo stesso problema che coinvolse l'Italia nel 1999. Nella vicenda Iraq oggi il nostro Paese non e`belligerante, al pari della Germania, ha assunto una posizione chiara, al pari della stessa Francia non ha fatto altro che applicare i contenuti del Patto Atlantico. Altra cosa fu il '99, quando nessuno ricordo` responsabilmente l'articolo 11 della Costituzione, quando l'Italia divento` paese belligerante, mandando uomini, mezzi e aerei in Bosnia, perche' li` c'era da rimuovere una dittatura che sicuramente non era peggiore e drammatica di quella irachena. Presidente Bassolino, sarei molto cauto nel dichiarare che Saddam Hussein non sia in possesso di armi chimiche di distruzione di massa, perche' i segnali sono tutti di altra specie ed è preoccupante cio` che potra avvenire di qui a breve quando si tenterà la liberazione di Bagdad. Vedremo l'esasperazione di un dittatore che non vuole lasciare libero il suo popolo, mettere in campo tutto cio` di cui dispone, condannando e penalizzando il suo stesso popolo. Non si puo`, in questa fase, usare termini strumentali e far passare per pazzo il Presidente degli Stati Uniti d'America, Bush e non fare commenti su Saddam Hussein, che sembra quasi un martire dell'imperialismo oggi solo americano, ieri anche sovietico. Io non credo che uno stato possa ergersi a polizia del mondo e debba delineare gli scenari del mondo, sia economici, sia di governo occulto e tutto cio` che maschera un progetto di globalizzazione. Il mondialismo e` un concetto che personalmente, ma anche come forza politica, non ho mai concepito con la priorita` assoluta di un Paese, in questo caso gli Stati Uniti d'America. Ci sono le oggettive responsabilita` dell'Europa, perche' noi abbiamo costruito l'Europa dell'economia, ma non l'Europa dei popoli, l'Europa delle nazioni. Fin quando non costruiremo un'Europa forte, un'Europa dei popoli, un'Europa della cultura, noi potremmo soltanto sollevare inni strumentali o slogan contro l'americanismo e contro il mondialismo.

Si pone un problema politico di scelte: se l'Europa deve essere un paese coeso solo economicamente o se deve essere un insieme di nazioni che abbiano in comune non soltanto una filone culturale, o se invece debba essere anche una potenza. Si, una potenza economica, in grado di assicurare prima di tutto la propria difesa, senza chiedere sempre e comunque l’aiuto dei piu` forti, in questo caso degli americani, perche` non si e` in grado di mettere in campo poi quelle forze.



PRESIDENTE: Consigliere Ronghi, se deve lasciare tempo altri iscritti del suo Gruppo, si deve avviare alla conclusione.

RONGHI: Si, mi avvio alla conclusione. Non possiamo pensare di usare il grande tema della pace come strumentalizzazione politica. La pace e` un sentimento che deve essere interpretato da tutti senza strumentalizzazione di sorta. Non esiste una pace di sinistra e una pace di destra. Dovrebbe esistere la pace invece, molte manifestazioni pacifiste si sono trasformate in autentico vilipendio allo Stato. Non e` comprensibile, riteniamo che se bisogna dare democrazia, liberta` ad un popolo schiavizzato da un pericolosissimo terrorista qual e` Saddam Hussein e visto il fallimento della diplomazia, in troppi mesi, in troppi anni sono non si è raggiunto l'obiettivo del disarmo, non è riuscito l'O.N.U., tanto meno gli ispettori.

Quindi, questa non e` una guerra di conquista, ma di liberazione di un popolo. Su questo possiamo dividerci, ma dobbiamo trovare due temi che ci devono unire, uno l'abbiamo gia` individuato, gli aiuti umanitari post- bellici, perche` Saddam Hussein non consente neanche questo, quello di far giungere gli aiuti umanitari al suo popolo; l’altro, cominciare a discutere seriamente se l'Europa deve essere un'unione economica al servizio di quell'imperialismo che il centro - sinistra dice di non volere o se, invece, dobbiamo costruire una forte Europa dei popoli.



PRESIDENTE: E` iscritta a parlare la Consigliere Cioffi, ne ha facolta`.

CIOFFI: Signor Presidente, onorevoli colleghi saro` brevissima, ma tengo a parlare come Consigliere donna e non professionista della politica. Anch'io sono contro la guerra, sono contro la dittatura, sono contro l'ipocrisia che strumentalizza ogni cosa, anche le lacrime e il sangue dei bambini. Sono contro l'ignavia di chi ha paura di dire pane al pane, e vino al vino, ma non vuole rinunciare ne' al pane, ne' al vino. Sono contro tutte le guerre quelle che i marines inglesi ed americani conducono senza grande fair play contro un esercito chiaramente inferiore, contro la guerra che fa strage dei palestinesi e la martoriata patria del Cristo, contro la guerra condotta dai terroristi che viola ogni legge di natura contro le guerre che puzzano di petrolio, di uranio o soltanto di potere. Sono contro la dittatura di Saddam Hussein che ha vessato un popolo civile e ricco, violentandone corpo e mente, come ho avuto modo di costatare di persona visitando l'Iraq tre anni fa. Non ho il tempo di potervi raccontare quello che ho visto. Sono contro tutti gli altri dittatori e ce ne sono tanti, palesi e nascosti, con il coltello insanguinato o il coltello bianco o solo armati di tecnologia. Sono contro l'ipocrisia che ci fa perdere la memoria della storia, Saddam e` li` perche` li` l'hanno voluto gli americani.

Sono contro l'ipocrisia dei media che trasformano tragedie in spettacolo per guadagnare audience. Contro l'ipocrisia di chi nasconde sotto la bandiera della pace interessi economici e politici. Sono contro l'ipocrisia di chi finge di non capire l'invocazione del papa e di chi finge di non ricordare quello che non gli fa comodo che gli venga ricordato.

Sono contro l'ignavia di coloro, che come io stessa faccio adesso, predicano bene ma nella migliore delle ipotesi non razzolano affatto.

L'ambasciatore di Roma a Cartagine, dice Livio, prese la tunica e ne fece un sacco; al Senato cartaginese disse: "In questo sacco vi porto la pace o la guerra, scegliete".

Possiamo noi scegliere tra la pace e la guerra o dobbiamo limitarci a parlare, magari usando per nostri fini le sofferenze altrui. Non ho purtroppo la statura del condottiero che puo` trascinare tutti noi dal dire al fare. Chiedo allora a quelli tra voi che piu` o meglio di me sanno tradurre le parole in azioni di suggerire delle azioni.

"Sono pronto a fare la mia parte", disse Montanelli, che in genere non e` un personaggio che amo, ma questa volta lo cito. Disse un giorno del nostro paese: "In Italia puo` succedere di tutto, ma anche niente".

Vi prego colleghi facciamo in modo che questo non si debba dire di noi anche in questa circostanza.



PRESIDENTE: E` iscritto a parlare il Consigliere Marrazzo, ne ha facolta`.

MARRAZZO: Affrontare un dibattito su un tema cosi` delicato e mettersi d'accordo innanzitutto con la propria coscienza e cercare di non essere banali, ma fare lo sforzo di dare un contributo alla discussione, mi induce a partire da alcune brevi considerazioni.

La prima e` che negli Stati Uniti d'America, nazione che ha invaso, a prescindere se sia guerra preventiva o di liberazione, c'e` una grande massa di popolo che manifesta democraticamente contro questo evento.

C'e` invece, un'altra parte del mondo che assiste indifferente a quello che sta accadendo.

C'e` poi la posizione a livello mondiale del Papa, condivisa da credenti e non credenti, con il riconoscimento che questa grande personalita` e` l'unico che abbia la capacita` di leggere i tempi che viviamo, di essere precursore e di farsi ascoltare dalle coscienze umane.

Noi, invece, poveri operatori politici vogliamo entrare in questo dibattito, vogliamo dire la nostra e come al solito smarriamo il punto di partenza, perche` in quest’ansia di giudicare quello che accade, non ci accorgiamo, a mio modesto parere, che c'e` una forma di rivincita perche` dopo il crollo della ideologia rispetto alla quale il mondo aveva ritrovato il proprio equilibrio dopo la prima guerra mondiale ed dopo che sono venuti meno i valori, le convinzioni alle quali la nostra generazione era stata educata e cresciuta, in maniera sbagliata, perche` i valori universalmente riconosciuti sono da non mettere mai in discussione. Invece era stato fatto capire che potevano appartenere a un'idelogia o all'altra.

Venuto meno tutto cio`, quando capita un evento si dimostra l'incapacita` della comunita` internazionale a prevenirlo a a governarlo e noi cadiamo nell'antico errore di vedere una forma di rivincita perche` questo fatto che turba le nostre coscienze, che facilmente fa capire che rappresenta il male, lo possiamo addebitare a una parte che per noi ha vinto e che noi volevamo che quella parte non vincesse mai.

Su questo, ci divide l'Europa, su questo si divide la diplomazia, su questo parliamo di piccola politica, parliamo di affermazioni che non hanno senso e non hanno il significato di un messaggio. Mi sembra ancora piu` pericolosa la scelta di dire gli strumenti della politica probabilmente, sono insufficienti rispetto a quello che sta accadendo e a quello che potra` accadere, anzi proprio partendo dalle cose che ho detto credo invece, che la politica abbia il dovere di interrogarsi sugli errori passati, ma deve avere la capacita` di proporre rispetto alle cose che viviamo valori e modalita` e termini che possono aiutarci a governare una comunita` mondiale che viva...



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