Resoconto integrale


Il Consigliere Specchio, fuori microfono:" In Palestina si sente da decenni"



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Il Consigliere Specchio, fuori microfono:" In Palestina si sente da decenni".

BIANCO: Per cortesia, non vorrei essere interrotto, poi ognuno esprimera' la propria idea. Se al collega Specchio sembra giusto, per compensare quello che succede in Palestina, facciamo in modo tale che i 250 morti sono tra la popolazione irachena; ammazziamo anche altri 350 americani e cosi' siamo in parita`. Se questa e` la logica che appartiene al mio collega, certo, c'entra sicuramente l'economia mondiale, come in tutte le guerre dall’inizio della storia dell'umanita`. Rileggendo i libri di storia, dei vari imperi, a cominciare da quelli piu` lontani, proprio in quelle aree, dagli Assiri, dai Babilonesi, dai Cartaginesi, dai Romani, le guerre si sono fatte sempre e comunque per interesse. Non vi e` altra motivazione! Sono fortemente preoccupato per altro; quando si fanno guerre e, soprattutto, attentati, in nome di una ideologia estremista, mi preoccupa di piu`, perche' li` vi e` un interesse diverso. Anche su questo mi e` piaciuto l’intervento del Presidente Bassolino, che insiste sul fattore ideologico: dobbiamo evitare di far credere che vi sia in atto una guerra di religione. Nessuno pensa che la nostra religione sia migliore, ma poiché, sono cristiano e cattolico, non posso non considerare che Cristo, avendo predicato il bene, l’uguaglianza e la pace per tutti, fu messo in croce, il che la dice lunga sull'origine dell'animo umano.

Continue interruzioni del consigliere Specchio.

BIANCO: Non voglio fare un intervento sulle religioni; io sono cristiano e sono orgoglioso di esserlo, però non mi piacciono, ovviamente, alcuni aspetti estremistici delle religioni, come nel Medioevo, nel 400, il Papa per questo ha chiesto sempre perdono per le colpe della Santa Inquisizione. Molte volte in nome delle religioni si sono commessi tanti misfatti. Noi cristiani li abbiamo commessi 400, 500 anni fa. Adesso ci troviamo di fronte ad un integralismo in ritardo rispetto a noi. Questa e` l'unica differenza:. parlo di estremismi, ovviamente, non di maggioranza. Molto spesso confondiamo la maggioranza. con i pochi, che, abbracciando una certa fede, pensano di andare in Paradiso facendosi ammazzare per combattere l’Occidente. Quello e’ integralismo, come lo e` stato il nostro quando pensavamo, andando nelle Americhe Latine, di convertire gli Aztechi, per esempio.

Ma io non voglio soffermarmi su questo. Ho fatto solo un passaggio su quello che può significare l'integralismo in tutto il mondo, che preoccupa molto di piu`. E` vero che le guerre vengono fatte per interesse, pero` spesso gli interessi possono trovare un equilibrio, come all’epoca del muro di Berlino; ma questo diventa improponibile con il fondamentalismo, perche' li` c'e` l'intima convinzione di quello che si fa, anzi c’è l’obbligo di commettere un attentato per far sorgere il dramma che hanno vissuto gli americani. Non dimentichiamo mai quello che e` successo.



Ancora interruzioni del consigliere Specchio.

BIANCO: Tu avrai tutto il tempo per poter intervenire. Parlerai dei guerrafondai, affermarai che la tua religione e` la migliore. Non lo so nemmeno se hai una religione.

Il Consigliere Specchio, fuori microfono: " Sono ateo".

BIANCO: Credere soltanto nell'essere umano e nel super io, anche questa e` una religione; Presidente Bassolino, mi ha colpito un suo passaggio: saper parlare all'opinione pubblica americana. Credo che sarebbe opportuno soffermarci su questo aspetto, perche' , probabilmente, pochi hanno capito che l'opinione pubblica americana ricorda ancora quello che e` successo l'11 settembre e non lo ricorda soltanto il Presidente Bush. Lei non l'ha detto nella sua relazione e io sono veramente felice che non l'abbia detto. Ma per alcune sue dichiarazioni, riprese dalla stampa nei giorni scorsi, non mi e` piaciuto un suo passaggio, signor Presidente, quando ha detto: "Noi siamo contro Bush, d'altronde ha vinto per pochi voti", quasi che dei 150 milioni di elettori americani, i 75,001 milioni, che hanno votato per Bush, sono guerrafondai.

Continue e reiterate interruzioni del consigliere Specchio.

BIANCO: Inviterei il Consigliere Specchio, che ha la possibilita' di viaggiare per il mondo, andando solo nel Medio Oriente, perche' li c’e` una nazione democratica, di andare negli Stati Uniti e fare un suo sondaggio, per vedere cosa ne pensano gli americani dell'azione di Bush.

Signor Presidente, quell'aspetto non mi piace, io sono felice che Lei non l'abbia ripreso, perche' tutti, proprio tutti,dobbiamo concorrere a far qualcosa di positivo e a non criticare soltanto, stando comodamente seduti sulle nostre poltrone, con la speranza che mai tocchera` all'Italia, tanto si allea secondo i momenti, poi c'e` il movimento pacifista; figuriamoci se Saddam Hussein ordina un attentato in Italia. Ha tanti movimenti pacifisti contro gli Americani, non lo farebbero mai. Sarebbero sciocchi, provocherebbero.



Il Consigliere Specchio, fuori microfono: " ma che stai dicendo, che cosa c'entra?".

BIANCO: Presidente, posso pregarla di zittire quella persona?

PRESIDENTE: Consigliere Specchio, un po' di silenzio.

BIANCO: Signor Presidente, qual e` il ruolo dell'Europa e qual e` il ruolo dell'O.N.U? Sulla pace l'Europa, come Lei sa, si e` spaccata, e per l'Italia si è invocato un principio costituzionale.

la Germania, la Francia e poi la Russia si sono dette in disaccordo con l'intervento armato; addirittura. e Lei lo sa, la seconda risoluzione dell'O.N.U. non vi e` stata per il veto della Francia, per un anacronismo.



BIANCO: Termino, me ne vado!

Il Consigliere Ronghi :" Presidente, lei deve garantire i lavori del Consiglio".

PRESIDENTE: Specchio, saro' costretto ad adottare i provvedimenti previsti dal Regolamento.

Il Consigliere Bianco, fuori microfono: "Specchio non lo sa che lui non era in democrazia quando appoggiava l'Unione Sovietica?".

PRESIDENTE: Presidente Bianco, continui.

BIANCO: Non sa che la fortuna che gli e` capitata, anche grazie agli americani.

Che cosa significa quando i movimenti pacifisti, ma soprattutto le forze politiche della sinistra, con dei distinguo, come lei sa, come il corteo di Roma che si e` diviso in due per ammissione stessa dei partecipanti, affermano che l'Italia doveva fare come la Francia, come la Germania, come la Russia? l'Italia non aveva, purtroppo, stipulato un contratto di estrazione di petrolio dall'Iraq, sottoscritto direttamente con il Presidente iracheno Saddam Hussein, come per la Francia per l'estrazione in esclusiva del 75% del petrolio e l'altro 25% lasciato alla Russia. Forse se ci fosse stato questo contratto, probabilmente anche il nostro sarebbe stato un atteggiamento diverso. l'Italia, invece, ha avuto un atteggiamento sicuramente coerente con le proprie tradizioni, con la Costituzione e con il voto del Parlamento. Noi abbiamo detto che non siamo belligeranti, ma si fanno lo stesso strumentalizzazioni. Da Vicenza sono partiti gli elicotteri, diciamo che sono partiti gli elicotteri per la pace, si sono fermati a Cipro perche' dovevano fare rifornimento e da li`, poi, si sono recati in Iraq per la guerra; cosi` abbiamo tranquillizzato anche quella parte della sinistra che, ogni volta che succede qualcosa sul nostro territorio, pare voglia dire, ed e` questo che dispiace, signor Presidente Bassolino, che il vero guerrafondaio, chi ha scatenato la guerra, come al solito e` il Presidente Berlusconi, perché probabilmente l'Italia avendo grande voce in capitolo si sarebbe fatta sentire, come si e` fatta sentire quando c'era il Governo D'Alema, quando senza l’egida dell'O.N.U., anzi contro l'O.N.U., ha partecipato attivamente, mandando i nostri Tornado nella guerra nei Balcani. Li` era diverso, i movimenti pacifisti non si sono visti. Ritengo che la maggioranza dei giovani e delle persone scese spontaneamente in piazza siano sicuramente in buona fede quando manifestano per la pace. Vi sono state solo le bandiere della pace, poi ho visto chi invece era attrezzato, organizzato, con varie bandiere che rappresentavano le proprie ideologie politiche. Vorrei che si facesse ogni volta che monta sempre di piu` questo movimento, che insieme alla pace ci fosse anche una bandiera di condanna alla dittatura irachena. Ho dato atto pubblicamente alla trasmissione di Maurizio Costanzo, che certamente non e` di destra, quando ha messo sullo stesso tavolo la bandiera italiana, la bandiera della pace, la bandiera dell'Iraq. Questo si! Ma non la bandiera di Saddam Hussein. Signor Presidente Bassolino, qualche parola di condanna, alla dittatura sanguinaria di Saddam Hussein l'ho sentito adesso, da Lei, quando ha affermato che il terrorismo internazionale e` il vero problema. Sono assolutamente d'accordo. Allora qual e` il nostro ruolo? Signor Presidente, e` l'appello che lei ha fatto alla fine, considerando che tutte le guerre sono risposte sbagliate ai vari terrorismi internazionali, perche` procurano altri terrorismi. Ma l'apprezzamento che lei ha fatto per la solidarieta` al popolo americano e la solidarieta` al popolo iracheno, alle vittime civili, inermi, usate anche come scudi umani, questo si! Il suo appello finale è giusto. Ma le interruzioni che ho sentito durante il mio intervento, indicano che c'e` un odio viscerale verso gli americani; su questo non ci siamo.

Accolgo il suo invito, come capogruppo di Forza Italia, convinto anche della volontà degli altri colleghi della Casa delle Liberta`, che spendero` le mie energie insieme agli altri Capigruppo di buona volonta` della sua maggioranza, per giungere a un documento unitario di pace, ma anche di solidarieta` per il popolo iracheno inerme, che sta morendo per la guerra e soprattutto a causa di questo dittatore sanguinario che al pari di Milosevic potrebbe essere chiamato “macellaio”.

Si faccia qualcosa di concreto. La Giunta ha gia` stanziato dei fondi, il Consiglio Comunale di Napoli oggi si appresta a deliberare, perche` è stato già aperto un conto corrente per gli aiuti umanitari alle vittime. In Consiglio Comunale faremo una dichiarazione simbolica, pero` importante, rinunciare ad un gettone di presenza a favore di queste vittime, certamente poca cosa, perché c'e` bisogno di miliardi e miliardi di danaro per poter risollevare quelle popolazioni cosi` martoriate.

Accogliere almeno questa iniziativa, ognuno di noi devolga una giornata del proprio lavoro per questi aiuti umanitari, penso che sia il miglior gesto simbolico.

Signor Presidente, speriamo nell'unita` al di la` delle differenti considerazioni politiche sulla genesi di questa guerra. Grazie comunque della sua relazione che finalmente ha messo in pace anche la mia coscienza rispetto a quello che avevo ascoltato nei giorni scorsi.

PRESIDENTE: E` iscritto a parlare il Consigliere Daniele, ne ha facolta`.

DANIELE: E` nostra profonda convinzione che la guerra che si sta combattendo in Iraq, sia una guerra sbagliata, ingiusta e illegale.

E` una critica che noi facciamo partendo da quello che riteniamo essere effettivamente i valori dell'occidente e il senso autentico della democrazia.

Sono osservazioni che sono state mosse non solo dal movimento pacifista, anche da chi ritiene che possa anche esistere una guerra giusta; sono stati usati questi stessi termini nei confronti della scelta di muovere guerra all'Iraq. Questi stessi termini: sbagliata, ingiusta e illegale, sono i termini di Jimmy Carter, gia` Presidente degli Stati Uniti d'America.

Proprio partendo dalla tesi che vi possa essere una guerra giusta, egli ha ricordato che non sussistevano, in questo caso, neanche le motivazioni che potessero portare una democrazia alla piu` drammatica delle decisioni, quella della guerra.

Non esisteva nei fatti nessuna minaccia attuale e incombente per le democrazie occidentali da parte dell'Iraq. Cio` spiega anche l'impossibilita` da parte della coalizione angloamericana di ottenere il consenso dell'O.N.U. Perche` poniamo questa critica in nome della democrazia?

E` questa brevemente la questione che vorrei sollevare sostanzialmente.

Mi limito a sottolineare alcuni degli argomenti che maggiormente sono stati rappresentati evitando di essere ripetitivi: ci deve essere per le democrazie, questo e` il tema di fondo, una coerenza fra mezzi e fini.

Questo distingue sostanzialmente l'ideale democratico da ogni altra teoria sul potere. Non vi puo` essere un fine buono perseguito con mezzi sbagliati; e` il mezzo stesso che in qualche modo qualifica il fine, non puo` essere disgiunto dal fine. Questo si e` cercato di sostenere, come lo abbiamo sostenuto anche in occasione della guerra in Afghanistan.

E` il problema che si e' aperto dopo l'11 settembre di fronte alla minaccia del terrorismo.

Le democrazie devono combattere il terrorismo, senza smentire se stesse, senza modificare se stesse. Questo e` il problema, perche’, diversamente, se una democrazia, di fronte alla minaccia del terrorismo e per combatterlo, agisse con mezzi che modificano la sua natura, in quel momento il terrorismo avrebbe gia` cominciato a vincere. Questo e` il grande dilemma di fronte a cui si trova il mondo occidentale, a cui certamente la risposta piu` sbagliata e` la guerra.

Trovo davvero incomprensibile, lo rifiuta il mio sentire democratico, ritenere legittima la motivazione per la guerra in Iraq, tra le tante che sono state poste, della democratizzazione di quel regime.

La democrazia occidentale, che intende parlare a quei cittadini con un linguaggio della democrazia che si fa muto attraverso il fragore delle bombe e delle armi, e` una democrazia che in qualche modo smentisce e snatura se stessa. In democrazia il rapporto tra forza e consenso sta tutto a vantaggio del consenso; e la forza della nostra democrazia occidentale sta nella sua capacita` espansiva, nella capacita` di costruire il consenso, di allargarlo attraverso la liberta` della scelta. Ciò è quanto è` accaduto, per certi aspetti in modo straordinario ed inaspettato, con il crollo dei regimi dell'est europeo.

Molto diverso e` quello che si cerca di esportare attraverso lo strumento della guerra.

Le ragioni vere, le ragioni effettive di questa guerra, mi sembra del tutto evidente che stiano nella mente dei circoli dirigenti degli Stati Uniti d'America, in particolare dell'amministrazione Bush: dar corso a un governo del mondo, ad una gerarchizzazione del mondo intorno ad un ruolo unipolare della potenza americana, una gerarchizzazione unipolare del governo del mondo attuale.

Se questo è il problema, gli interrogativi sono dunque: e` desiderabile questa gerarchizzazione unipolare del mondo? La mia risposta, la nostra risposta e`: no! Non e` desiderabile.

E` necessaria`? Potrebbe essere non desiderabile e essere necessaria. La risposta non puo` che essere, a un'analisi razionale della situazione , non puo` che essere: "No! non e` necessaria.

E` giusta? Penso che sia ingiusta soprattutto questa gerarchizzazione unipolare che ha spazzato via quel fragile sistema internazionale di governo del mondo cosi` complicato e drammatico di oggi. E` ingiusto, perche` e` velleitario; l'ha detto il Presidente Bassolino, mi sembra il passaggio piu` convincente della sua relazione, mi sembra particolarmente condivisibile.

E` un'illusione pensarlo, e` velleitario, e` foriero di catastrofi, che noi possiamo contenere il mondo di oggi e i popoli della terra, le sue contraddizioni e le sue colossali ingiustizie in una gerarchia nella quale il 20% della popolazione mondiale consuma l'80% delle risorse. Finche` ci sara` un mondo ingiusto, con queste caratteristiche, non ci sara` liberta` che possa affermarsi. Sono problemi immani, ma non c'e` dubbio che la scorciatoia della guerra non ce li risolvera`, anzitutto ci lascia immaginare che li aggravera`.

Prego il Presidente di avvisarmi in tempo quando devo concludere.

La seconda considerazione è che ci sarebbe molto da discutere sulla guerra tecnologica, che gia` oggi sta cambiando strategia, sta misurando il fallimento delle nuove tecnologie. Questa guerra sta per trasformarsi in guerra di assedio; e` finita l'illusione della marcia trionfale e rapida e adesso si comincia a organizzare una lunga strategia di assedio a Bagdad, nella quale i cittadini di Bagdad avranno l’opzione di ribellarsi e quindi, probabilmente, cadere vittima della repressione del regime sanguinario di Saddam oppure di morire di fame. Siamo passati dall'apoteosi della guerra tecnologica ad un'impostazione militare di natura medievale o forse ancora piu` antica.

Questo dovrebbe far riflettere profondamente. Terzo, vi e` il problema delle vittime di questa guerra. La prima, sicuramente fondamentale, e` la verita`.

Purtroppo per noi le scelte di Bush e di Blair hanno hanno contribuito a fare una vittima che a noi sta molto a cuore, come del resto le persone che stanno morendo.

La vittima e` l'Europa. Purtroppo era inevitabile in questa logica unipolare, che l'Europa fosse vittima di questa guerra. La logica imperiale, alla base delle scelte dell'amministrazione Bush, non poteva che comportare che l'Europa vedesse compromesso il proprio cammino unitario. L’assenza dell'Europa, la debolezza dell'Europa, le difficolta` dell'Europa segnano drammaticamente il mondo di oggi.

Concludendo, vorrei ricordare che gli storici delle Annales, la piu` grande scuola storica francese, scuola storica di oggi,che ragionava su quanto e` nata l'Europa, su quando sorge l'Europa.

Quando comincia a venir fuori, ad affermarsi, a diventare realta` storica l'Europa?

Lucian Febre, che e` stato il fondatore di questa scuola di grande pensiero storico, dava la risposta, citando un altro grande storico: "Quando e` nata l'Europa o piu` esattamente quando si sono trovati riuniti, raccolti ed evidenti gli elementi costitutivi della nostra Europa?” A questa domanda ha risposto Mark Blok , con una formula incisiva che leggo nelle Annales del 1935 "L'Europa e` sorta esattamente quando l'impero romano e` crollato". Credo che oggi noi possiamo dire: l'Europa crolla nel momento in cui nel mondo predomina una nuova logica imperiale.

Oggi l'Europa crolla nel momento in cui si afferma, purtroppo, una visione imperiale della politica americana. L'Europa nacque quando crollo` un impero, mi sembra evidente che l'Europa potra` risorgere quando si ridimensionera` o quando si rivelera`, come e` del tutto evidente, inefficace questo tentativo di gerarchizzare in modo unipolare il mondo.

Resta solo la speranza.

Nei giorni scorsi ad alimentare in particolare in Europa il grande movimento per la pace sono stati, quasi interamente, tanti giovani dell'Europa, una nuova generazione di europei,. Si, signor Kissinger lei che ha usato sprezzantemente nei confronti dell'Europa, il termine, come tanti di voi, "vecchia Europa". E` lei che ebbe modo di dire "Europa? Si ma qual e` il numero di telefono". Noi possiamo rispondere in questo momento in cui il Parlamento Europeo tradito dalla sua rappresentanza attuale, non riesce a dire una parola contro la guerra, a trovare una risoluzione quale che sia, pero` noi siamo sicuri in ogni caso che la speranza resta l'Europa.

C'e` stata una Giovine Europa, ( qui ci viene in mente la Giovine Italia e la Giovine Europa) questa e` la speranza che e` nata. Per questa giovane Europa e questa giovane Italia vorrei concludere leggendo proprio la pagina conclusiva di un bellissimo libro di Jack Legof "L'Europa raccontata ai giovani, ai giovani che sono la nostra speranza di Europa e di pace, deve essere un'Europa dei diritti dell'uomo, un principio che essa ha creato, della donna, dei bambini. Un'Europa piu` giusta che lotti contro le ineguaglianze, la disoccupazione, la discriminazione. Mali gli europei riusciranno a fare scomparire soltanto uniti un'Europa piu` attenta al rispetto dell'equilibrio tra gli uomini, gli animali e la natura . Penso che la realizzazione di un'Europa bella e giusta sia il grande progetto che si offre alla vostra generazione. Soprattutto quando ci sono i giovani, e` necessario avere un grande scopo che sia un ideale e una passione. Appassionatevi alla costruzione europea, ne vale la pena. Se darete il vostro contributo alla sua realizzazione, ne sarete ripagati anche se dovrete sostenere delle prove.

Non e` possibile raggiungere un grande obiettivo senza difficolta`. Non dimenticate, vi prego, che non si puo` far niente di buono senza memoria e che la storia e` fatta per offrirvi una memoria valida che attraverso il passato illuminera` il vostro presente e il vostro futuro".

Come vedete in nessuna delle nostre espressioni, in nessuna delle nostre intenzioni, in nessuna delle nostre motivazioni vi e` la minima ombra, il minimo sospetto di un'equidistanza o addirittura di un qualche antiamericanismo. No! Noi sappiamo che l'Europa sorgera` e sara` all'altezza di queste speranze e di queste passioni, sorgera` anche quando e soprattutto, negli Stati Uniti prevarra`, grazie allo spirito democratico e alle risorse democratiche di quella grande nazione, analoga passione ed analogo ideale, come e` stata in tante pagine fondamentali della storia del mondo, della democrazia e della liberta`.

PRESIDENTE: E` iscritto a parlare il Consigliere Corace, ne ha facolta'.

CORACE: Signor Presidente del Consiglio, avrei voluto stamane approfittare della sua benevolenza, la benevolenza che nei giorni scorsi ella ha concesso ad alcuni Consiglieri di questo Consiglio, consentendo loro di esporre bandiere nei loro banchi.

Anch'io ho cercato una bandiera che avrei esposto molto volentieri questa mattina, ma non l'ho trovata. La bandiera che volevo esporre, e` la bandiera dell'arcobaleno con la scritta, invece di pace "peace", la stessa bandiera che milioni di americani e milioni di inglesi hanno portato nelle piazze e nelle strade dei loro paesi per testimoniare la loro volonta` di pace.

Mi sento americano, mi sento inglese, mi sento cittadino di tutto il mondo libero e democratico, come del resto e` nella tradizione del socialismo italiano che nei suoi oltre 100 anni di storia ha considerato sempre indissolubile il legame tra lo scopo primario della giustizia sociale e con i valori di liberta` e democrazia.

Li cito, Turati e Sandro Pertini, Matteotti e Saragat, Nenni, Craxi, De Martino, la loro storia, la loro vita e` legata a questi tre valori, giustizia sociale, liberta`, democrazia.

Vi chiedo scusa se ho rispolverato i gioielli di famiglia, ma c'e` un'interrogativo che ha posto il Presidente Bassolino che subito vorrei riprendere. La politica italiana, ha chiesto Bassolino, e` consapevole di questo nuovo che incalza?

E` consapevole dei valori che oggi avanzano e che si affermano con le nuove generazioni? E` consapevole delle trasformazioni che abbiamo davanti a noi ed e` in grado di affrontare?

Il Presidente Bassolino, non ha risposto ma e` evidente che la domanda ha come risposta un no molto grande; la politica italiana non e` pronta a tutto questo.

La politica italiana si consuma in polemiche provinciali, insulse, fatte solo per difendere piccoli interessi di piccole botteghe.

La politica italiana consente ad un leader del centro - sinistra, ad uno dei leader del centro - sinistra, di definire Bush pazzo e guerrafondaio. Vada per il guerrafondaio, ma definire pazzo il Presidente di una grande democrazia, significa ricorrere alle categorie che pensavamo ormai fossero superate. Quando parliamo di pazzia a me vengono in mente i processi di impianto stalinista e leninista e di tutto abbiamo bisogno fuorche` di tornare a quei tempi e a quei metodi.

E` talmente inadeguata la politica italiana che oggi si consuma una polemica davvero insensata. Tutto l'Ulivo insorge perche` sono partiti per l'Iraq i paracadutisti che erano a Vicenza. Cosa dovevamo fare? Sequestrarli, chiuderli in un recinto, non consentire loro di muoversi?

Sono altre, piu` alte le ragioni di polemica, tutte le ragioni oggi stanno dalla nostra parte, noi facciamo di tutto ancora una volta per insistere su temi di piccolo cabotaggio e per prenderci il gusto di polemiche senza sbocchi e senza risultati.

Detto questo, che mi sembrava importante e prioritario rispetto a tutto il resto e` utile che ricordi, come noi socialisti siamo stati assolutamente, e lo siamo contro questa guerra.

I motivi sono stati illustrati benissimo dal Presidente Bassolino, bene li ha posti anche Nino Daniele. Il concetto della guerra preventiva è aberrante, nessuna delle ragioni che in qualche modo avrebbero potuto giustificarla, si è mostrata ad oggi e penso che non si potrà dimostrare valida. Il legame tra l'Iraq e il terrorismo: non ne e` apparsa nemmeno l'ombra. L'altro aspetto: le armi di distruzione di massa, ormai la guerra e` in atto da 15 giorni e non se ne vede l'ombra, ne' gli ispettori dell'O.N.U. che sono stati lì tanto tempo, hanno potuto scoprire l'indizio delle armi di distruzione di massa. Nonostante questo, Bush e` andato avanti, e` riuscito nel capolavoro politico e diplomatico di isolare completamente l'America. Al di la` del legame che ha con l'Inghilterra, e` rimasto davvero ben poco, basta vedere quello che loro hanno sbandierato, i paesi che sono con loro, per dimostrare che tutto il mondo e` sostanzialmente contro questa guerra e in questo momento l'America si trova del tutto isolata. L'America che aveva avuto grandissime e convinte solidarieta` dopo l'11 settembre , e` riuscita a sperperare questo grandissimo patrimonio. Il Presidente Bassolino ha detto due cose che condivido: intanto la non prevalenza delle ragioni economiche per questo intervento americano voluto a tutti i costi contro l'Iraq. Anch'io sono convinto che sarebbe davvero ben poca cosa se la partita in palio fosse il petrolio dell'Iraq. Certo, ci sono sempre in queste circostanze, motivazioni di questa natura, ma non e` forse la ragione piu` importante. Ne ha posta un'altra il Presidente Bassolino ed e` la crisi, in sostanza, di un modello di organizzazione mondiale che oggi viviamo, nella quale crisi l'America entra dentro come...



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