Sociolinguistica sociolinguistics l-20



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Dipartimento di Scienze Umane

anno accademico 2017-2018


SOCIOLINGUISTICA Sociolinguistics

L-20b Scienze della Comunicazione, Informazione e Marketing

(Curriculum b: Comunicazione d’Impresa, Marketing e Pubblicità (CIMP, Coord. Iasevoli)

40 ore, 6 CFU
Programma:

Fondamenti di Sociolinguistica. La funzione “conativa” del linguaggio. La Retorica.


Testi:

  1. G.R. Cardona, Introduzione alla Sociolinguistica, Bologna, Il Mulino 1998 oppure Gaetano Berruto – Massimo Cerruti, Manuale di Siciolinguistica.Torino, UTET, 2015.

  2. P. Martino, Strategie linguistiche nella comunicazione. Dispense di Sociolinguistica 2017-2018 (testo scaricabile: chiedere al docente)


Obiettivi formativi :

Il corso mira a introdurre lo studente di Scienze delle comunicazioni allo studio scientifico della Sociolinguistica. Saranno considerati aspetti dell’analisi sincronica e diacronica delle strutture linguistiche, la metodologia della ricerca sul campo, risorse linguistiche della comunicazione pubblicitaria.
This course is designed to supply to the students an introduction to the scientific study of the human language. Focus is placed on the principles and methods of synchronic and diachronic analysis in the framework of the current trends of language sciences.
Contenuto del corso

La dimensione sociale del linguaggio. Storia linguistica e ricostruzione culturale. Perché le lingue cambiano nel tempo? Metodi e strumenti di ricerca in sociolinguistica. Lingue in contatto; lingue settoriali, gerghi, dialetti. Risorse del linguaggio e strategie della comunicazione pubblicitaria.


The basic problems of sociolinguistics. Trends in general and historical sociolinguistics. Languages in contact. The languages of Europe: a historical, cultural and structural sketch. Why do languages change over time? Linguistic history and cultural reconstruction. Languages and dialects. Language and Advertising.
SOCIOLINGUISTICA

Prof. Paolo Martino



1COLLOCAZIONE DELLA DISCIPLINA


Scopo dei seguenti appunti è fornire agli studenti del CIMP, che non hanno avuto la possibilità di seguire un corso di Linguistica Generale, alcuni concetti preliminari.

1.11.1. LA SOCIOLINGUISTICA NEL PANORAMA DELLE SCIENZE DEL LINGUAGGIO.




1.1.1La Linguistica

Occorre distinguere tra Linguaggio (facoltà universale di cui il genere umano si serve per dare forma ai contenuti della coscienza) e Lingua (strumento tecnico con cui si espleta tale funzione).

Nel considerare le lingue (circa 9000 nel mondo), occorre tenere presente la dicotomia saussuriana tra Langue (codice, competenza, paradigma, sistema, potenza) e Parole (messaggio, esecuzione, sintagma, struttura, atto). L'atto linguistico (speech act), la “frase”, è una delle infinite realizzazioni possibili attingendo alle competenze fornite dall’interiorizzazione di una langue.

I due livelli di analisi riguardano il sistema (livello «emico», ingl. –emic) e, rispettivamente, la struttura (il livello «etico», ingl. –etic): si pensi alla coppia terminologica Phonemics (= fonologia) e Phonetics (fonetica).

La Fonemica o Fonematica o Fonologia studia i fonemi, unità funzionali astratte che compongono un sistema;

La Fonetica si interessa invece di descrivere i suoni linguistici dal punto di vista fisiologico, articolatorio, acustico (foni), caratterizzati da tratti pertinenti e non pertinenti (allofoni).


L’asse paradigmatico riguarda la competenza (competence): l'utente di un codice ha la possibilità e necessità, per produrre messaggi (combinazioni di elementi linguistici), di scegliere in un repertorio di elementi memorizzati suscettibili di comparire in una determinata posizione. La scelta si opera a tutti i livelli del sistema: fonologia, morfosintassi, lessico, ecc. (funzione “aut”).

L’asse sintagmatico riguarda invece l’esecuzione (performance) che richiede la funzione “et”. Nessuna esecuzione, nell’atto linguistico concreto è possibile senza la competenza di una langue.



1.1.2Definizione di sociolinguistica.


Alla lingua e al linguaggio ci si può accostare da molti punti di vista: culturale, psicologico, biologico, fisiologico, sociale, filosofico, ecc. Non esiste società senza lingua né lingua senza una società che la parli.

Già William Whitney (The Life and Growth of Language. An Outline of Linguistic Science, 1875) rilevava che la lingua è "istituzione sociale".

Per Ferdinand de Saussure (Cours, p. 19), la Lingua è «istituzione sociale convenzionale»: «La lingua è al tempo stesso un prodotto sociale della facoltà del linguaggio ed un insieme di convenzioni necessarie, adottate dal corpo sociale per consentire l'esercizio di questa facoltà negli individui».

L'atto individuale di lingua, la parole, presuppone almeno due individui, il minimo indispensabile perché il circuito della comunicazione sia completo. Ma è la langue che è un fatto sociale, esterno all'individuo, il quale da solo non può crearla né modificarla (la parole è sempre esecuzione individuale). La lingua è un sistema grammaticale esistente virtualmente nel cervello di ciascun individuo, ma non è completa in nessun singolo individuo; essa «esiste perfettamente soltanto nella massa», è «una sorta di contratto stretto tra i membri di una comunità» (Cours, pp. 23-4).

«Separando la langue dalla parole, si separa in un sol tempo:

1. ciò che è sociale da ciò che è individuale;

2. ciò che è essenziale da ciò che è accessorio e più o meno accidentale».
Per Gaetano Berruto (1974) la Sociolinguistica è la «Scienza che studia la lingua non in quanto sistema astratto, ma in quanto centrale strumento di comunicazione concretamente usato presso comunità sociali» (cf. Berruto 1995, pp. 6-11). Che la Sociolinguistica (= SL) abbia molte anime non è una scoperta recente. Fin dai suoi inizi, ciò che è stato inteso sotto l’etichetta di SL ha avuto interpretazioni e latitudini molto varie e differisce spesso in maniera sensibile da studioso a studioso, al di là dell’apparente unitarietà derivante dal fatto che gli elementi in gioco sono sempre, ovviamente, il linguaggio da un lato e la società dall’altro. I confini dell’area chiamata SL sono pertanto a tutt’oggi vasti e sfilacciati. […] Presso i sociolinguisti troviamo infatti tutt’altro che un’augurabile univocità di definizioni: concezioni anche molto restrittive e concezioni esageratamente ampie (e a volte anche esageratamente ambiziose) della SL sono ugualmente ben rappresentate. La questione è complicata dal fatto che le varie concezioni giocano su tre parametri principali tra loro disomogenei, vale a dire: Il rapporto fra la SL e la linguistica (con accento sui metodi e sul significato dello studio dei fatti sociolinguistici), la quantità e il genere dei fenomeni pertinenti (con accento sull’oggetto di studio), la relativa interdisciplinarità e pluridisciplinarità (con accento sull’impostazione e l’angolatura di studio) […]».
Più sintetica la definizione di Alberto Varvaro (1978): La sociolinguistica studia la varietà degli usi linguistici

(1) attraverso lo spazio

(2) attraverso il tempo

(3) attraverso i gruppi sociali

(4) attraverso le situazioni sociali.
• Joshua Fishman (1975) parla di sociologia del linguaggio come equivalente a SL che «concentra l’attenzione sull’intera gamma degli argomenti connessi con l’organizzazione sociale del comportamento linguistico»;

• per Hudson (1980) la SL è «lo studio della lingua in rapporto con la società»;

Cardona 1988 definisce la SL come «ramo della linguistica che si propone lo studio in senso lato dei rapporti tra società e attività linguistica»

• per David Crystal (2008) infine la SL è «a branch of linguistics which studies all aspects of the relationship between language and society».


1) la SL è un settore degli studi linguistici ed appartiene alle scienze del linguaggio, non a quelle della società;

2) i sociolinguisti si considerano e sono prima di tutto dei linguisti;

3) l’oggetto di studio della SL è ampio e dai contorni sfumati ed include sia il versante sociale che quello linguistico con preminenza di quest’ultimo.

L’interdisciplinarità è un ingrediente rilevante della SL: Mioni (1983: 135): “sotto l’etichetta interdisciplinare di ‘sociolinguistica’ si sogliono raggruppare tutti quegli studi che abbiano come loro oggetto principale il rapporto tra strutture e usi della lingua e strutture della società”. […] Pare comunque assodato, volendo tirare le fila dal nostro punto di vista che: a) La SL è un settore degli studi linguistici, appartiene alle scienze del linguaggio e non a quelle della società; b) i sociolinguisti si considerano di solito, e sono prima di tutto, linguisti; c) l’oggetto della SL è assai ampio e non ben definito, ma comprende comunque fenomeni linguistici visti sotto l’angolatura della dimensione sociale (assunta per lo più come variabile indipendente). Ci potremmo dunque avviare a riassumere una definizione di lavoro nei termini seguenti: la SL è un settore delle scienze del linguaggio che studia le dimensioni sociali della lingua e del comportamento linguistico, vale a dire i fatti e fenomeni linguistici che, e in quanto, hanno rilevanza sociale. [...] In sostanza, la SL si configura come una ‘sorta di linguistica dei parlanti’ (beninteso, spogliando tale formulazione dal sapore psicologico o idealistico che può avere nel clima culturale italiano), invece che del sistema: non per nulla, abbiamo detto sopra en passant che la SL in fondo si interessa di come parla la gente.

La convinzione che la lingua non possa essere analizzata e studiata soltanto come insieme compatto di rapporti logico-grammaticali e come meccanismo che funziona indipendentemente da ogni altro fattore era già tramontata da tempo allorché Fishman [1970] propose che i compiti della giovane disciplina si riassumessero in un riadattamento delle celebri "quattro W doppie" del giornalismo:

who speaks what language to whom and when

(chi parla, quale lingua, a chi e quando),

ed allorché Berruto [1974] propose di aggiungere, per completare l'individuazione degli scopi della sociolinguistica, le domande "come", "perché" e "dove".

1.1.3MICROSOCIOLINGUISTICA


L’esame del comportamento linguistico individuale in atti ed eventi linguistici, dell'interazione comunicativa tra singoli individui si chiama microsociolinguistica. E’ lo studio degli atti e degli eventi linguistici e l’indagine del nesso tra la loro tipologia e le varietà o gli usi linguistici concretamente impiegati. Di solito comporta l’analisi di un corpus di atti e di eventi linguistici. La scala di riferimento è l'evento comunicativo singolo.

1.1.4MACROSOCIOLINGUISTICA


La macrosociolinguistica studia i problemi linguistici a livello dell'intera società (o di singoli gruppi): problemi di pianificazione linguistica, politica linguistica, lealtà linguistica, fattori sociali del cambiamento linguistico, ecc. La scala di riferimento è l'intera comunità parlante. Esiste una covariazione tra struttura del comportamento linguistico e strutture sociali.

1.1.5SOCIOLINGUISTICA E LINGUISTICA TEORICA.


Elemento comune alle due discipline è la "necessità" storico-sociale del segno.

1.1.6Linguistica “interna” ed “esterna.


Interno è tutto ciò che inerisce al sistema e alle strutture linguistiche; esterno tutto ciò che, pur non essendo linguistico, influisce sui comportamenti linguistici (tradizioni, abitudini, ideologie, economia, cultura ecc.).

Il segno è logicamente “arbitrario” (immotivato): katà suntheken ‘per convenzione’, secondo la dottrina aristotelica, non phusei (‘per natura’), ma è storicamente necessario, perché frutto di una convenzione sociale. Il rapporto tra significante e significato, in riferimento alla comunità linguistica che l'impiega non è libero, ma imposto (Saussure, Cours, 89): non solo l'individuo non può modificarlo, ma la stessa massa sociale «non può esercitare la sua sovranità neppure su una sola parola».

Un altro dato da tenere presente è l’equivocità del segno, cioè il rapporto non biunivoco tra significante e significato. Sarà opportuno pertanto distinguere tra significato (denotazione) e senso (connotazione, ovvero significato calato nel contesto).


1.1.7L'“uso”


Giustamente il Wittgenstein diceva: non cercate il significato di una parola, cercate il suo uso. L'"uso" è rintracciabile principalmente nell'ambito sociale.

Con altri termini, Tullio De Mauro (1970): «L'errore sta nel credere che le parole e le frasi significhino. Solo gli uomini, mediante le parole e le frasi, significano».



1.1.8Significato "referenziale" e significato "sociale".


P.P. Giglioli (1973,35): La selezione tra due forme linguistiche equivalenti dal punto di vista referenziale (siano esse due lingue, due varietà di lingua, o scelte lessicali all'interno della varietà) trasmette principalmente, se non esclusivamente, informazioni sociali.

Non esistono, ad es., sinonimi perfetti.


Un atto linguistico, oltre al suo significato referenziale, ha anche un significato sociale, geografico, ecc. Esso non fa parte dell'intenzione comunicativa del parlante: è un "indice".
I tratti non distintivi del sistema linguistico (“ridondanti”, non pertinenti a livello di langue) possono essere sociolinguisti-camente pertinenti:

Es.: aperto [ɛ] ed chiuso [e], la sibilante sorda [s] e la sonora [z] in italiano, le assimilazioni dei nessi nt > nd, mp > mb; la pronuncia geminata della /r/ iniziale ecc. nei dialetti meridionali.

I tratti sociolinguisticamente pertinenti, come pure quelli idiosincratici (psicologici ecc.) conferiscono a un atto comunicativo il suo vero significato, riducendo l’entropia1.
Alcuni significati sociali sono intenzionali: significati emotivi, affettivi, stilistici, come l’alzare la voce nella concitazione (Napoleone parlava italiano nei momenti d'ira).

I significati sociali sono a volte più importanti di quelli referenziali:

Es.: - La comunicazione linguistica amorosa è basata più su contenuti affettivi che su contenuti referenziali. Il significato linguistico potrebbe essere opposto a quello sociale; vedi l'innamorata che dice affettuosamente «mostro» , «ti odio» al suo innamorato; o nel linguaggio infantile gli epiteti affettuosi monello, birbante detti dalla madre al figlioletto; oppure, nel linguaggio mafioso, il termine uomo d'onore.

Spesso il significato sociale si assesta nel sistema e da marker diventa stereotipo passando a volte come variante dialettale.




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