Sociolinguistica sociolinguistics l-20



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5.3VARIETÀ DI LINGUA

Cfr. Berruto 1995, pp. 75-6: “Ogni membro riconoscibile di un repertorio linguistico costituisce una varietà di lingua. […] Ciò che individua una varietà di lingua è il co-occorrere, il presentarsi assieme, di certi elementi, forme e tratti di un sistema linguistico e di certe proprietà del contesto d’uso: dal punto di vista del parlante comune una varietà di lingua è infatti designabile come il modo in cui parla un gruppo di persone o il modo in cui si parla in date situazioni. Le varietà di lingua sono insomma la realizzazione del sistema linguistico in, o meglio presso, classi di utenti e di usi: più tecnicamente ‘forme convenzionalizzate di realizzazione del sistema’, che rappresentano un modello ricorrente di concretizzazione, attivato dal contesto socio-situazionale, di alcune delle possibilità insite nel sistema. [...] una varietà di lingua è un insieme di tratti congruenti di un sistema linguistico che co-occorrono con un certo insieme di tratti sociali, caratterizzanti i parlanti o le situazioni d’uso.”, p. 77: “Una lingua è vista dal sociolinguista come una somma di varietà; e più precisamente come una somma logica di varietà, data dalla parte comune a tutte le varietà (il nucleo invariabile del sistema linguistico) più le parti specifiche di ogni singola varietà o gruppi di varietà.” e passim [i corsivi sono miei].

Varietà è ogni membro di un repertorio linguistico, ogni forma convenzionalizzata di realizzazione del sistema: il modo in cui parla un gruppo di persone o il modo in cui si parla in determinate situazioni.

La varietà è definita da tratti linguistici e tratti sociali.

Una lingua di può definire una somma di varietà. I variazionisti americani usano “lect” (letto) come sinonimo di “variety”.

I tratti linguistici che caratterizzano la varietà riguardano tutti i livelli d'analisi della lingua (fonologia, morfologia, sintassi, lessico e semantica, testualità e pragmatica) e devono essere congruenti.



Regole di co-occorenza: la scelta di un elemento di una certa varietà implica la scelta di altri elementi della stesa varietà o con essa compatibili.

Due varietà molto distanti possono essere percepite come due lingue diverse, se non c'è intercomprensibilità.

Ma varietà con accentuata intercomprensibilità sono considerate lingue diverse (tedesco e neerlandese; lingue scandinave: norvegese, svedese, danese). Viceversa italiano e certi dialetti sono considerati varietà della stessa lingua.

5.3.1Repertorio di varietà:


«totalità delle risorse linguistiche (forme invarianti e variabili) a disposizione dei membri di particolari comunità»; «gamma dei mezzi linguistici disponibili al singolo o alla comunità». Come minimo, il repertorio comprende almeno una lingua e le sue varietà.

L'insieme delle varietà di chiama anche DIASISTEMA: sistema di livello superiore costituito da un sottosiatema comune e da sottosistemi parziali


Es.: in una città italiana di provincia si rilevano le seguenti varietà:

- Italiano standard

- Italiano substandard. Varietà locale di italiano (particolarità fonetiche, lessicali, morfosintattiche)

- Dialetto locale borghese

- Parlata popolare

- Eventuali varietà rionali


Nelle situazioni di bi- o multilinguismo o diglossia i ruoli saranno assolti da una delle due o più lingue in gioco, nel caso di monolinguismo da una delle varianti della stessa lingua.

I singoli individui di solito possiedono un repertorio verbale più ristretto (non tutte le varietà della comunità cui appartengono).

La varietà usata da un singolo si chiama IDIOLETTO: modo di realizzare la lingua tipico di un parlante in un certo insieme omogeneo di situazioni.

Nelle varietà piccole, geograficamente e numericamente limitate, il repertorio linguistico della comunità coincide con la competenza del singolo parlante.



5.3.2Compartimentazione delle varietà


è la loro distribuzione funzionale in base al contesto d'uso (situazione e interlocutori), all'argomento trattato, ecc. (nettezza con cui le varietà sono separate fra di loro)

Si parla di "repertori fluidi" quando i passaggi da una varietà all'altra sono graduali.


Ogni comunità ha la sua gamma di repertori

Ogni singolo parlante ha la sua gamma di repertori al quale attinge scegliendo di volta in volta la varità appropriata alla situazione (contesto, interlocutori, argomento).



5.3.3COMMUTAZIONE DI CODICE


Le commutazioni di codice (code switching) sono passaggi da una varietà di lingua a un'altra nel corso dello stesso evento comunicativo (Berruto 255).

5.4COMPETENZA LINGUISTICA


Abilità grammaticale: saper produrre frasi ben formate, interpretare e dare giudizi sulle frasi prodotte da sé e da altri.
Per Noam Chomsky la competenza linguistica (nozione psicolinguistica) è un insieme di conoscenze implicite che un parlante-ascoltatore ideale di una comunità linguistica completamente omogenea mette in opera per produrre frasi in una data lingua. La competenza chomskyana è teorica: non tiene conto della variazione (postula comunità linguistiche omogenee, dotate di codici linguistici uniformi, impiegati principalmente in funzione referenziale).
Chomsky ha diffuso la coppia terminologica competenza/esecuzione, che ricalca le altre; langue/parole, codice/messaggio.

5.5COMPETENZA COMUNICATIVA


Concetto elaborato da D. Hymes, On Communicative Competence, Philadelphia, Univ. of Pennsylvania Press, 1971: “competenza riguardo a quando parlare e quando tacere e riguardo a che cosa dire, a chi, quando, dove, in qual modo».

Berruto, 22, 79. Giglioli 34. Jürgen Habermas in Giglioli 109 sgg.

= Capacità degli individui di comunicare gli uni con gli altri in condizioni determinate da situazioni e da norme (di natura linguistica, psichica, sociale, pragmatica).

= Insieme delle regole psicologiche, culturali e sociali che disciplinano l'uso linguistico in situazioni sociali.

In definitiva la competenza comunicativa è = abilità linguistica + abilità extralinguistiche interrelate:
- abilità sociali: saper produrre un messaggio adeguato alla situazione;

- abilità semiotiche: saper utilizzare altri codici in aggiunta o in alternativa alla lingua.
Competenza comunicativa si contrappone alla nozione di competenza linguistica di Chomsky (che è competenza “interna” al sistema). Perché la comunicazione si instauri non basta la semplice competenza linguistica (conoscenza del codice, che produce frasi grammaticali), ma occorrono altre competenze complementari, che integrano la comunicazione consentendo di produrre frasi appropriate. Essa utilizza strumenti linguistici, paralinguistici e cinesici ("Paralanguage"). [Cardona, Etnol. 163].
Es.: un concetto o atteggiamento, il disprezzo, sarà espresso a parole in una data comunità, in altre con un'esclamazione (onomatopea o ideofono) o col silenzio, con un gesto o movimento facciale, con l'immobilità, oppure con due o più di questi atteggiamenti.
Competenze comunicative:


  • Competenza linguistica (fonologica, morfologica, sintattica, testuale, ecc.)

  • Competenza paralinguistica: capacità di produrre e decodificare in modo corretto i tratti prosodici (soprasegmentali) e tutti gli elementi fonici che accompagnano la produzione verbale.

Es.: «La finestra!» ‘chiudete la finestra: entra corrente'

- fonosimbolismo (non necessariamente onomatopea).

- ricorso agli ideofoni, tipico della lingua parlata: zig-zag, tùppete, patapùmfete, zàcchete,

- lingue fischiate




  • Competenza cinesica: comunicazione gestuale, che integra e a volte sostituisce la formulazione linguistica. Insieme di attività comunicative non verbali che accompagnano il comportamento verbale.

Es.:- Per esprimere noia si può usare la comunicazione linguistica («sono stufo!», «non ne posso più», o quella gestuale (oscillazione delle mani aperte con muscoli rilassati), o quella onomatopeico-ideofonica (esclamazione: ufff!).

- negli ordini benedettini con l'obbligo del silenzio

- negli Indiani delle praterie

- Italia meridionale: l'annuire per dire sì


I sistemi cinesici sono universali? No: ogni cultura attribuisce ai gesti un valore particolare (arbitrarietà).


  • Competenza prossemica: utilizzazione dello spazio a scopo comunicativo; impostazione gestuale della comunicazione (disposizione del corpo, distanza tra gli interlocutori, minore nel mondo mediterraneo che in quello anglosassone).




  • Competenza performativa: capacità di agire mediante la lingua, di usare la comunicazione linguistica in rapporto a scopi socialmente riconosciuti che il parlante vuole raggiungere. Es. nel linguaggio mafioso.




  • Competenza pragmatica: capacità di usare nelle concrete situazioni tutte le altre competenze: adeguare i messaggi ad ogni singola situazione.




  • Competenza socioculturale: capacità di connettere la comunicazione linguistica con il complesso delle norme sociali della comunità. Consente di intendere i valori socioculturali veicolati dal linguaggio.

Esempi di valori socioculturali veicolati dal lessico: it. povero, cal. maru, it. giù di corda, galantuomo, bravo
Lo studio dell'evento linguistico (speech event) va visto in rapporto con la totalità dell'evento comunicativo (communicative event), con i suoi aspetti di organizzazione più o meno ritualizzata, le componenti cinesiche, prossemiche, ecc.


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