l'aspettano. Sebbene ufficialmente sia un segreto, al Tempio tutti sanno che
il Signore dell'Oltretomba non è davvero tale, ma semplicemente uno dei
cortigiani travestito. Come ogni altra cosa a Sakiel-Norn anche questa ca-
rica è in vendita, e si dice che ingenti somme passino da una mano all'altra
per questo privilegio - sottobanco, naturalmente. Beneficiaria degli illeciti
compensi è la Somma Sacerdotessa, che è facilmente corruttibile e di cui è
noto il debole per gli zaffiri. Si giustifica giurando di destinare il denaro in
beneficenza, e in realtà ne usa un po' in quel modo, quando si ricorda. Le
fanciulle possono difficilmente lamentarsi di questa parte della loro prova,
dal momento che sono senza lingua o materiale per scrivere, e comunque il
giorno dopo sono tutte morte. Soldi venuti dal cielo, dice la Somma Sacer-
dotessa tra sé e sé mentre raccoglie il denaro.
Nel frattempo in lontananza una grande orda lacera di barbari è in mar-
cia, decisa a conquistare la famosa città di Sakiel-Norn, quindi a saccheg-
giarla e a raderla al suolo. Hanno già fatto lo stesso a parecchie altre città
più a ovest. Nessuno - nessuno tra i paesi civili, cioè - può spiegarsi il loro
successo. Non sono né ben equipaggiati né ben armati, non sanno leggere e
non possiedono nessun ingegnoso strumento di metallo.
Non solo, non hanno un Re, soltanto un capo. Questo non ha neanche un
nome; ha rinunciato al suo nome al momento di diventare il capo, e al suo
posto gli è stato dato un titolo. Il suo titolo è Servitore della Gioia. I suoi
seguaci si riferiscono a lui anche come al Flagello dell'Onnipotente, Pugno
Destro dell'Invincibile, Purificatore delle Iniquità e Difensore della Giusti-
zia e della Virtù. La patria originale dei barbari è sconosciuta, ma si è d'ac-
cordo nell'affermare che provengano dal nord-ovest, dove hanno origine
anche tutti i venti. I loro nemici li chiamano il Popolo della Desolazione,
ma loro si definiscono il Popolo della Gioia.
Il loro attuale capo reca i segni del favore divino: alla nascita aveva in
testa un brandello di sacco amniotico, ha il piede ferito e un segno a forma
di stella sulla fronte. Cade in trance e comunica con l'altro mondo ogni-
qualvolta non sa quale sarà la sua prossima mossa. Si appresta a distrugge-
re Sakiel-Norn perché gli è stato ordinato da un messaggero degli Dei.
Il messaggero gli è apparso sotto forma di fiamma con numerosi occhi e
guizzanti ali di fuoco. Si sa che simili messaggeri parlano in tortuose para-
bole e assumono varie forme: thulk ardenti o sassi parlanti, o fiori che
camminano, o ancora creature con il corpo di uomo e la testa di uccello.
Ma potrebbero assumere l'aspetto di una persona qualsiasi. Chi viaggia da
solo o in coppia, uomini dalla fama di ladri o maghi, stranieri che parlano
parecchie lingue e mendicanti ai margini della strada sono coloro sotto le
cui sembianze si nascondono con più probabilità dei messaggeri, dice il
Popolo della Desolazione: perciò ognuno di loro deve essere trattato con
grande circospezione, almeno finché non sia dato scoprire la loro vera na-
tura.
Se risultano emissari divini, la cosa migliore è offrire loro cibo e vino e
l'uso di una donna, se richiesto, ascoltarne rispettosamente i messaggi e poi
lasciarli andare per la loro strada. In caso contrario, andrebbero lapidati a
morte e le loro proprietà confiscate. Puoi star certa che tutti i viaggiatori,
maghi, stranieri o mendicanti che si trovino nelle vicinanze del Popolo del-
la Desolazione provvedono di rifornirsi di una riserva di oscure parabole -
parole nebulose, sono chiamate, o seta intrecciata -, abbastanza arcane da
tornare utili nelle varie occasioni che le circostanze possono dettare. Viag-
giare tra il Popolo della Desolazione senza un indovinello o versi enigma-
tici equivarrebbe ad andare incontro a morte sicura.
Secondo le parole della fiamma con gli occhi, la città di Sakiel-Norn era
stata prescelta per essere distrutta in considerazione della sua lussuria, del
suo culto di falsi dei, e soprattutto dei suoi ripugnanti sacrifici di bambini.
A causa di questa pratica tutta la popolazione della città, compresi gli
schiavi e i bambini e le vergini destinate al sacrificio, dovevano essere
passati a fil di spada. Il fatto che i barbari volessero uccidere perfino colo-
ro la cui ingiusta condanna a morte era la ragione della loro calata può
sembrare strano, ma per il Popolo della Gioia non è la colpa o l'innocenza
a essere determinante, ma l'essere o meno contaminati, e per quello che ri-
guarda il Popolo della Gioia in una città contaminata ognuno è contamina-
to come tutti gli altri.
L'orda avanza inesorabile, sollevando al suo passaggio una scura nube di
polvere; la nube fluttua sopra di essa come una bandiera. Tuttavia, non è
abbastanza vicina perché le sentinelle piazzate sulle mura di Sakiel-Norn
possano avvistarla. Chiunque sia in grado di dare l'allarme - pastori sper-
duti, mercanti in transito e così via - viene scovato e massacrato senza pie-
tà, eccezion fatta per coloro che potrebbero rivelarsi messaggeri divini.
Il Servitore della Gioia cavalca davanti a tutti, il cuore puro, la fronte
corrugata, gli occhi fiammeggianti. Sulle spalle ha un rozzo mantello di
cuoio, sulla testa l'insegna della sua carica, un copricapo a cono rosso. Die-
tro di lui vengono i suoi seguaci, scoprendo i canini. Gli erbivori fuggono
dinanzi a loro, i saprofagi li seguono, i lupi avanzano a lunghi balzi ai loro
fianchi.
Intanto, nella città ignara di tutto, è in corso una congiura per rovesciare
il Re. È stata organizzata (come di consueto) da un gruppo di cortigiani al-
tamente fidati. Hanno assoldato il più abile degli assassini ciechi, un gio-
vane che da bambino era stato tessitore di tappeti per poi essere venduto
nei bordelli, ma che dal momento della sua fuga è divenuto famoso per i
modi silenziosi e furtivi, e per la spietatezza della mano nel brandire il col-
tello. Il suo nome è X.
Perché X?
Uomini come quello si chiamano sempre X. Non sanno che farsene dei
nomi, per loro i nomi sono solo un vincolo. Comunque, X sta per raggi X:
se sei X, puoi passare attraverso solidi muri e guardare attraverso i vestiti
delle donne.
Ma X è cieco, dice lei.
Ancora meglio. Vede attraverso i vestiti delle donne con l'occhio interno
che è la felicità della solitudine.
Povero Wordsworth! Non essere irriverente! fa lei, deliziata.
Non posso farci nulla, è da quando sono bambino che sono irriverente.
X deve penetrare nel recinto del Tempio delle Cinque Lune, trovare la
porta della stanza dove avverrà il sacrificio della vergine destinata a morire
il giorno dopo e tagliare la gola alla sentinella. Poi deve uccidere anche la
fanciulla, nasconderne il corpo sotto il leggendario Letto di Una Notte e
indossarne i veli cerimoniali. Deve aspettare finché il cortigiano che im-
persona il Signore dell'Oltretomba - che in realtà altri non è che il capo
dell'imminente colpo di mano - arrivi, prenda ciò per cui ha pagato e se ne
rivada. Il cortigiano ha pagato una bella somma e vuole qualcosa che valga
il denaro sborsato, il che non significa una ragazza morta, anche se appena
uccisa. Vuole che il cuore le batta ancora.
Ma nel prendere accordi si è fatta confusione. C'è stato un malinteso sui
tempi: così come stanno le cose, l'assassino cieco sarà il primo a tagliare il
traguardo.
È troppo macabro, dice lei. Hai una mente contorta.
Lui le passa un dito lungo il braccio nudo. Vuoi che continui? Di regola
lo faccio per soldi. Tu lo stai avendo per niente, dovresti essermi grata.
Comunque, non sai cosa accadrà. Sto solo intricando la trama.
Direi che era già abbastanza intricata.
Le trame intricate sono la mia specialità. Se ne vuoi di più esili, cerca al-
trove.
Va bene, va bene. Continua.
Travestito con gli abiti della fanciulla uccisa, l'assassino deve aspettare
fino al mattino e poi farsi condurre lungo i gradini che portano all'altare,
dove, al momento del sacrificio, pugnalerà il Re. Sembrerà dunque che il
Re sia stato colpito dalla Dea in persona, e la sua morte sarà il segnale per
un'insurrezione orchestrata con cura.
Alcuni degli elementi più violenti, debitamente corrotti, insceneranno
una rivolta. Dopodiché gli eventi seguiranno lo schema consacrato dal
tempo. Le sacerdotesse del Tempio saranno prese in custodia, per la loro
incolumità, si dirà, ma in realtà per costringerle ad appoggiare la rivendi-
cazione dei cospiratori all'autorità spirituale. I nobili fedeli al Re saranno
trafitti sul posto; i loro figli maschi saranno anch'essi uccisi, per evitare
vendette successive; le loro figlie verranno date in spose ai vincitori per
legittimare la confisca delle ricchezze delle loro famiglie, e le loro mogli
viziate e sicuramente adultere date in pasto alla folla. Quando i potenti ca-
dono, è un gran piacere potercisi pulire sopra i piedi.
L'assassino cieco progetta di fuggire nella confusione che seguirà, tor-
nando più tardi a reclamare l'altra metà del suo generoso compenso. In re-
altà i cospiratori intendono ucciderlo subito, perché sarebbe un disastro se
fosse catturato e - in caso di fallimento del complotto - costretto a parlare.
Il suo cadavere sarà ben nascosto, perché tutti sanno che gli assassini cie-
chi lavorano soltanto se prezzolati, e prima o poi la gente potrebbe comin-
ciare a chiedersi chi fosse stato a prezzolare lui. Organizzare la morte di un
Re è una cosa, essere scoperti è tutt'altra.
La fanciulla rimasta finora senza nome giace sul suo letto di broccato
rosso, aspettando il falso Signore dell'Oltretomba e rivolgendo un muto
addio alla vita. L'assassino cieco avanza furtivo nel corridoio con indosso
le vesti grigie di un'ancella del Tempio. Raggiunge la porta. La sentinella è
una donna, dal momento che a nessun uomo è concesso di servire all'inter-
no del recinto. Attraverso il suo velo grigio l'assassino le sussurra che ha
un messaggio da parte della Somma Sacerdotessa destinato solo alle sue
orecchie. La donna si china, il coltello si muove un'unica volta, la saetta di
Dio è misericordiosa. Le mani cieche guizzano verso il tintinnio delle
chiavi.
La chiave gira nella serratura. Dentro la stanza, la fanciulla la sente. Si
alza.
La sua voce si ferma. Rimane in ascolto di qualcosa fuori in strada.
Lei si solleva su un gomito. Che c'è? chiede. È solo lo sportello di una
macchina.
Fammi un favore, dice lui. Da brava, mettiti la sottoveste e sbircia fuori
della finestra.
E se qualcuno mi vede? dice lei. Siamo in pieno giorno.
Non c'è problema. Non ti riconosceranno. Vedranno soltanto una donna
in sottoveste, non è uno spettacolo fuori del comune da queste parti; pense-
ranno semplicemente che sei una...
Una donna di facili costumi? dice lei disinvolta. È quello che pensi an-
che tu?
Una vergine violata. Non è la stessa cosa.
Molto galante da parte tua.
A volte sono il mio peggior nemico.
Se non fosse per te sarei molto più violata, dice lei. Ora è alla finestra,
solleva l'avvolgibile. La sua sottoveste è del verde freddo del ghiaccio a ri-
va, ghiaccio spaccato. Non potrà restarle aggrappato, non a lungo. Si squa-
glierà, si allontanerà, gli scivolerà di mano.
Non c'è niente là fuori? dice lui.
Nulla di anormale.
Torna a letto.
Ma lei ha guardato nello specchio sopra il lavandino, si è vista. Il viso
senza trucco, i capelli scompigliati. Controlla l'orologio d'oro. Dio, che di-
sastro, dice. Devo andare.
The Mail and Empire, 15 dicembre 1934
VIOLENTO SCIOPERO SOFFOCATO
DALL'ESERCITO
PORT TICONDEROGA, ONT.
Nuove violenze sono scoppiate ieri a Port Ticonderoga dopo i
disordini verificatisi nel corso della settimana in seguito alla chiu-
sura, allo sciopero e alla serrata delle Industrie Chase & Figli. Es-
sendosi le forze di polizia dimostrate insufficienti numericamente
ed essendo stati richiesti rinforzi dall'assemblea legislativa pro-
vinciale, nell'interesse della sicurezza pubblica il Primo Ministro
ha autorizzato l'intervento di un distaccamento del Royal Cana-
dian Regiment, che è giunto sul posto alle due pomeridiane.
Prima che l'ordine fosse ristabilito, un'assemblea di scioperanti
ha perso il controllo. Le vetrine dei negozi della strada principale
della città sono state infrante e lungamente saccheggiate. Parecchi
negozianti che cercavano di difendere le loro proprietà hanno ri-
portato contusioni e sono ora ricoverati in ospedale. A quanto pa-
re un poliziotto è in grave pericolo di vita per la commozione ce-
rebrale causatagli da un colpo di mattone alla testa. Si stanno
conducendo indagini su un incendio divampato alla Fabbrica Uno
alle prime ore del mattino e domato dai vigili del fuoco cittadini, e
si sospetta il dolo. Il guardiano notturno, il signor Al Davidson,
una volta trascinato al sicuro lontano dalle fiamme, è stato dichia-
rato morto per un colpo alla testa e intossicazione da fumo. Sono
in corso le ricerche degli esecutori dell'attentato, e molti sospetti
sono già stati individuati.
L'editore del quotidiano di Port Ticonderoga, il signor Elwood
R. Murray, ha affermato che a causare i disordini è stato l'alcol in-
trodotto tra la folla da numerosi agitatori esterni. Ha sostenuto che
i lavoratori del luogo sono sempre stati rispettosi della legge e non
si sarebbero sollevati, se non fossero stati provocati.
Il signor Norval Chase, Presidente delle Industrie Chase & Fi-
gli, non ha rilasciato commenti.
L'assassino cieco: I cavalli della notte
Una casa differente questa settimana, una stanza differente. Almeno tra
la porta e il letto c'è lo spazio per girarsi. Le tende sono messicane, a stri-
sce gialle, blu e rosse; il letto ha una testiera di acero, c'è una coperta della
Compagnia della Baia di Hudson, di quelle che costituivano oggetto di
scambio con i nativi, color cremisi e ruvida, che è stata gettata a terra. Alla
parete il manifesto di una corrida spagnola. Una poltrona, il cuoio di un
marrone rossiccio; una scrivania, quercia patinata, un vaso con alcune ma-
tite, tutte ben appuntite; una rastrelliera di pipe. L'aria è densa di particola-
to di tabacco.
Uno scaffale di libri: Auden, Veblen, Spengler, Steinbeck, Dos Passos.
Il tropico del cancro è in bella vista, deve essere stato importato di nasco-
sto. Salammbô, Lo strano fuggitivo, Il crepuscolo degli idoli, Addio alle
armi. Barbusse, Montherlant. Hammurabis Gesetz: Juristische Erläute-
rung. Questo nuovo amico ha interessi intellettuali, pensa lei. E anche più
soldi. Perciò è meno fidato. Ha tre diversi cappelli sull'attaccapanni di le-
gno ricurvo, nonché una vestaglia di stoffa scozzese, di puro cachemire.
Hai letto qualcuno di questi libri? ha chiesto lei dopo che sono entrati e
lui ha chiuso la porta a chiave. Si è tolta il cappello e i guanti.
Qualcuno, ha detto lui. Non è entrato in dettagli. Dai, gira la testa. Le ha
sfilato una foglia dai capelli.
Stanno già cadendo.
Lei si chiede se l'amico sappia. Non solo che c'è una donna - avranno ar-
chitettato qualcosa tra loro in modo che l'amico non piombi all'improvviso,
gli uomini fanno certe cose -, ma chi è. Il suo nome e così via. Spera di no.
È sicura dai libri, e soprattutto dal manifesto della corrida, che questo ami-
co le sarebbe ostile per principio.
Oggi lui era stato meno impetuoso, più riflessivo. Aveva preferito indu-
giare, ritardare. Scrutare.
Perché mi guardi così?
Ti sto memorizzando.
Perché? ha chiesto lei, mettendogli una mano sugli occhi. Non le piaceva
essere esaminata a quel modo. Palpata.
Per averti più tardi, ha risposto lui. Una volta che te ne sarai andata.
Zitto. Non rovinare questa giornata.
Batti il ferro finché è caldo, ha detto lui. È questo il tuo motto?
Piuttosto chi risparmia guadagna, ha detto lei. Allora lui aveva riso.
Ora lei si è avvolta nel lenzuolo, se lo è ripiegato sul seno; è stesa contro
di lui, le gambe nascoste in una lunga e sinuosa coda di pesce di cotone
bianco. Lui tiene le mani dietro la testa: sta fissando il soffitto. Lei gli offre
dei sorsi del suo drink, whisky di segale e acqua, questa volta. Meno caro
dello scotch. Vuole portare lei qualcosa di buono - qualcosa di bevibile -,
ma finora se n'è dimenticata.
Continua, dice.
Deve venirmi l'ispirazione, fa lui.
Cosa posso fare per ispirarti? Non devo essere di ritorno fino alle cin-
que.
Rimandiamo a dopo l'ispirazione seria, dice lui. Devo rimettermi in for-
ze. Dammi mezz'ora.
O lente, lente currite noctis equi!
Cosa?
Correte piano, piano, cavalli della notte. È di Ovidio, dice lei. In latino il
verso va a un galoppo lento. Che cosa goffa, penserà che mi stia dando
delle arie. Non capisce mai quando lui riconosce o meno un'allusione. A
volte finge di ignorare una cosa e poi, dopo che gliel'ha spiegata, dimostra
di saperla eccome, di averla sempre saputa. Prima la stana e poi la fa secca.
Sei strana, tesoro, dice lui. Perché sono cavalli della notte?
Tirano il carro del Tempo. Lui è con la sua concubina. Ciò significa che
vuole che la notte si allunghi, in modo da poter rimanere più a lungo con
lei.
A che pro? fa lui pigramente. Cinque minuti non gli bastano? Non ha
nulla di meglio da fare?
Lei si tira su. Sei stanco? Ti sto annoiando? Vuoi che me ne vada?
Torna giù. Tu non vai da nessuna parte.
Lei vorrebbe che non lo facesse - parlare come un cowboy dei film. Lo
fa per metterla in condizione di inferiorità. Malgrado ciò, allunga il braccio
e glielo fa scivolare sopra.
Metti la mano qui, signora. Lì sì che sta bene. Chiude gli occhi. Concu-
bina, dice. Che termine d'altri tempi. Tipicamente vittoriano. Dovrei ba-
ciarti la scarpina, o riempirti di cioccolatini.
Forse io sono d'altri tempi. Forse sono tipicamente vittoriana. Amante,
allora. O una da portare a letto. È più moderno? Più al tuo livello?
Sicuro. Ma credo di preferire concubina. Perché noi non siamo allo stes-
so livello, vero?
No, dice lei. Non lo siamo. Comunque, vai avanti.
Lui dice: Al calare della notte, il Popolo della Gioia si è accampato a un
giorno di marcia dalla città. Schiave catturate nelle precedenti conquiste
versano hrang scarlatto dalle fiasche di pelle in cui viene fatto fermentare
e piegano umilmente la schiena, si curvano e servono, portando scodelle di
stufato duro e poco cotto preparato con i thulk rubati. Le mogli degli uffi-
ciali siedono nell'ombra, gli occhi scintillanti negli scuri ovali dei loro faz-
zoletti, attente alle insolenze. Sanno che quella notte dormiranno sole, ma
più tardi potranno frustare le fanciulle prigioniere perché maldestre o irri-
verenti, e non mancheranno di farlo.
Gli uomini sono accovacciati attorno ai loro piccoli fuochi, avvolti nei
loro mantelli di cuoio, intenti a mangiare la loro cena, borbottando tra sé e
sé. Non sono di umore gioviale. L'indomani, o il giorno dopo ancora - di-
pende dalla loro velocità e dalla vigilanza del nemico - dovranno combat-
tere, e questa volta potrebbero anche non vincere. È vero, il messaggero
dagli occhi di fuoco che ha parlato al Pugno dell'Invincibile ha promesso
che sarebbe stata concessa loro la vittoria se avessero continuato a essere
devoti e obbedienti e coraggiosi e astuti, ma ci sono sempre tanti se in que-
ste faccende.
Se perdono verranno uccisi, e lo stesso le loro donne e i loro bambini.
Non si aspettano pietà. Se vincono, toccherà a loro uccidere, cosa non
sempre piacevole come a volte si crede. Dovranno massacrare tutti nella
città: questi sono gli ordini. Nessun bambino maschio dovrà essere lasciato
vivo, per crescere agognando di vendicare il padre massacrato; nessuna
bambina femmina, per corrompere il Popolo della Gioia con i suoi modi
depravati. Nelle città conquistate in passato hanno risparmiato le fanciulle
giovani e le hanno spartite tra i soldati, una o due o tre a seconda del valo-
re e del merito, ma ora il messaggero divino ha detto basta.
Tutte quelle uccisioni saranno stancanti, e anche rumorose. Uccidere su
così vasta scala è molto duro e inoltre contamina, e va fatto senza eccezio-
ni, altrimenti il Popolo della Gioia si troverà in grossi guai. L'Onnipotente
sa come imporre la lettera della legge.
I loro cavalli sono impastoiati a una certa distanza l'uno dall'altro. Sono
pochi, e cavalcati soltanto dai capi - bestie snelle, ombrose, con bocche in-
durite, lunghi musi tristi e occhi teneri, vili. Di nulla di tutto ciò hanno
colpa: ci sono stati costretti.
Se si possiede uno di questi animali si può prenderlo a calci e picchiarlo,
ma non ucciderlo e mangiarlo, perché molto tempo fa un messaggero del-
l'Onnipotente apparve nelle sembianze del primo cavallo. I cavalli ne han-
no memoria, si dice, e ne sono fieri. Per questo permettono solo ai capi di
cavalcarli. O almeno, questa è la ragione che ne viene data.
Mayfair, maggio 1935
PETTEGOLEZZI SULLA TORONTO CHE CONTA
DI YORK
Questo aprile la primavera ha fatto un ingresso spumeggiante,
annunciata da una vera e propria sfilata di limousine con autista
che conducevano una folla di illustri ospiti a uno dei più interes-
santi ricevimenti della stagione, l'incantevole festa che il 6 aprile
scorso la signora Winifred Griffen Prior ha dato nella sua maesto-
sa residenza in stile Tudor di Rosedale in onore della signorina I-
ris Chase di Port Ticonderoga, Ontario. La signorina Chase è fi-
glia del Capitano Norval Chase e nipote della defunta signora
Benjamin Montfort Chase, di Montreal. È in procinto di sposare il
fratello della signora Griffen, il signor Richard Griffen, a lungo
considerato uno degli scapoli più appetibili della provincia, in un
brillante matrimonio che promette di essere uno degli eventi da
non perdere nel calendario nuziale del mese di maggio.
Le debuttanti della scorsa stagione e le loro madri erano ansiose
di dare un'occhiata alla giovane sposina, affascinante in una so-
bria creazione della Schiaparelli in crespo beige con effetto in ri-
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