164. THEY WILL FALL
Not Moving
(1989)
(lyrics by Dome La Muerte-music Not Moving)
They made their kingdom
On corpses and debris
Founded a company
Of death and tears
There's a rumble
But they can't hear it now
Their dirty lies
Are comin' out
How can you believe
(How can they be heard)
Who still kills
Their Mother and their sons
You can really be sure
If the wind blows
That their ways are closed
They are lost
There are no more cannon balls
Guns,cudgels or bombs
Can stop all over the Earth
The peoples' howl
They had a meal of wars
and our blood
But the river will flow
An' still the Mother will live
They will fall
They' re burning down
They will fall
They' re going down
Their soldiers and slaves
With ashes they' re playing
An' they will fall
They' re going down
*
LORO CADRANNO
Versione italiana di Paolo Sollier
Hanno costruito il loro regno
Su cadaveri e macerie
Fondato una compagnia
Di morte e di lacrime
C'è un rullio
Ma ora non
lo possono sentire
Le loro sporche menzogne
Stanno venendo fuori
Come puoi credere
(Come possono essere ascoltati)
Chi ancora uccide
La propria Madre ed i propri figli
Puoi esserne veramente certo
Se il vento soffia
Che le loro strade sono chiuse
Sono perduti
Non ci sono più palle di cannone
Pistole,manganelli o bombe
Che possano fermare su tutta la Terra
L'urlo della gente
Si sono nutriti
Di guerre e del nostro sangue
Ma il fiume scorrerà
E la Madre vivrà ancora
Loro cadranno
Stanno bruciando
Loro cadranno
Stanno cadendo
I loro soldati e schiavi
Stanno giocando con le ceneri
E loro cadranno
Stanno cadendo
165. ZOMBIE
Cranberries
Another head hangs slowly
Child is lowly taken
And the violence caused such silence
Who are we mistaken
But you see it's not me
It's not my family
In your head, in your head they are fighting
With their tanks and their bombs
And their bombs and their gungs
In your head, in your head they are crying
In your head, in your head
Zombie, zombie, zombie
What's in your head, in your head?
Zombie, zombie, zombie
Another mother's breaking
Child is taken over
When violence causes silente
We must be mistaken
It's the same old theme since 1916
In your head, in your head they're still fighting
With theyr tanks and their bombs
And their bombs and their gungs
In your head, in your head they are dying
*
ZOMBIE
Versione italiana di Faber ‘Dad
Un'altra testa cade lentamente
Un bambino è preso umilmente
E la violenza causa un tale silenzio
Con chi stiamo sbagliando
Ma tu vedi: non sono io
Non è la mia famiglia
Nella tua testa, nella tua testa, stanno combattendo
Con i loro carri armati e le loro bombe
E le loro bombe e le loro pistole
Nella tua testa stanno piangendo
Nella tua testa, nella tua teste
Zombie, zombie, zombie
Cosa c'è nella tua testa, nella tua testa?
Zombie, zombie, zombie
Un'altra madre è stata colpita dalla tragedia:
Un figlio è sopraffatto
Quando la violenza causa silenzio
Stiamo sbagliando per forza
È la stessa vecchia storia fin dal 1916
Nella tua testa, nella tua testa combattono ancora
Con i loro carri armati, e le loro bombe
E le loro bombe e le loro pistole
Nella tua testa, nella tua testa giacciono inerti
166. INNO ANTIMILITARISTA
Anonimo
Sull’aria dell’ “Inno dei Lavoratori”
Non è che fossi tentato troppo dal "postare" la "mia" canzone contro la guerra.
Ma ritengo che vada fatta chiarezza su cosa sia il pacifismo, e cosa sia l'antimilitarismo, e come spesso sia solo quest'ultimo, alla fine, a rimanere a farsi carico della "battaglia per la pace". Anche dove gli altri, i pacifisti, ammainate le loro bandiere, non possono arrivare.
Credo che questa canzone riesca a rendere bene l'idea di come si possa essere per la "pace". Laddove si assume che c'è un solo modo per estirpare la guerra, definitivamente.
[Franco Senia]
Ci carpiscono ai ginocchi delle madri affettuose
ci rivoltano negl'occhi una benda di viltà
E poi ci armano la mano che non seppe mai ferir
ci ubriacano e lontano poi ci spingono a pugnar
Cade ognun per lo stendardo che la patria all'aria dà
se vedesse il nostro sguardo tremerebbe di pietà
Ma la mischia fratricida è più atroce nelle piazze
ove il popolo con grida chiede pane e libertà
Son pezzenti scamiciati sono i nostri genitor
che sfruttati ed affamati son costretti a scioperar
I vigliacchi gallonati ci costringono a sparar
son da noi assassinati quei che avremmo a vendicar
Siamo ciechi paladini di color che ci fan servi
siamo schiavi ed assassini pel dominio dei signor
Siamo poveri e incoscienti strumentacci di conquista
siamo sciabole viventi nelle man dell'oppressor
Su soldati alla rivolta! Il Dover deve cascar
ammazziamo questa volta chi c'ingiunge d'ammazzar!
Abbiam noi la forza in mano per poterci liberar
vinceremo se vogliamo le nostr'armi bene oprar.
E strappandoci la benda che ci fece vili e schiavi
la plebea lama tremenda impugnsare noi saprem!
Su avanti o miei fratelli su venite via con me
coi moschetti e coi martelli cadon l'are cadon i re!
167. E’ BELLISSIMO
Autore sconosciuto
Forse la canzone non e' 'espressamente' contro la guerra ma sicuramente e' dalla parte opposta alla guerra, cioe' aiutare al prossimo e costruire.
(Andrea Masetti dal ng it.fan.musica.de-andre)
Mi son fermato per un attimo:
c’era una cattedrale bellissima,
un castello bellissimo,
con un amore dolcissimo.
Tutto intorno a me:
c’era un bosco bellissimo,
con una fonte bellissima ma....
Ho continuato la mia strada
ed ora dentro me
sento di avere nel mio cuore
la gioia e quello che
e' bellissimo... e' bellissimo... ma...
Mi son fermato per un attimo:
mille uomini mi han detto una parola,
altri mille mi han sorriso,
altri mille mi han detto 'resta',
e tutto questo e' bellissimo ma....
Ho continuato la mia strada
ed ora dentro me
sento di avere nel mio cuore
la gioia e quello che
e' bellissimo... e' bellissimo... ma...
Mi son fermato per un attimo:
ho costruito mille capanne,
ho acceso mille fuochi,
ho aiutato mille famiglie,
e tutto questo e' bellissimo ma....
Ho continuato la mia strada
ed ora dentro me
sento di avere nel mio cuore
la gioia e quello che
e' bellissimo... e' bellissimo... ma...
168. LA LUNA
da “Forza venite gente”
[M.Castellacci - R.Biagioli
L.Paulicelli - A.Oliva - C.Giancamilli]
(FRANCESCO)
Luna luna là
che solitaria in cielo stai,
e tutto vedi e nulla sai...
(CAPO ARABO)
Luna luna là
che sui confini nostri vai
e fronti e limiti non hai
e tutti noi uguali fai...
(F)
Tu che risplendi
sui nostri visi bianchi o neri
tu che ispiri e diffondi
uguali brividi e pensieri
fra tutti noi quaggiù...
(CA)
Luna luna là
mantello bianco di pietà
presenza muta di ogni Dio
del suo del mio
del Dio che sa.
(F)
Tu che fai luce
All'uomo errante in ogni via
Dacci pace, la tua pace,
la bianca pace e così sia,
per questa umanità.
(CORO)
Bianca luna, bianca luna..
169. WASHINGTON BULLETS
The Clash
Oh! Mama Mama look there !
Your children are playing in that street again Don't you know what happened
down there ?
A youth of fourteen got shot down there
The Kokaine guns of Jamdown Town
The killing clowns, the blood money men
Are shooting those Washington bullets again
As every cell in Chile will tell
The cries of the tortured men
Remember Allende and the days before
Before the army came
Please remember Victor Jara
In the Santiago Stadium
Es Verdas
Those Washington bullets again
The Bay of Pigs, in 1961
Havana for the playboys in the Cuban sun
For Castro is the colour. ..
Is a redder than red
Those Washington bullets want Castro dead
For Castro is the colour...
... That will earn you a spray of lead
For the very first time ever
When they had a revolution in Nicaragua
There was no interference from America
Human rights in Amerika !
Well the people fought the leader
And up he flew.
With no Washington bullets what else could he do ?
And if you can find an Afghan rebel
That the Moscow bullets missed
Ask him what he thinks of voting Communist. Ask the Dalai Lama in the hills
of Tibet
How many monks did the Chinese get
In a war-torn swamp stop any mercenary
And check the British bullets in his armoury
Que ?
Sandinista !
*
PALLOTTOLE DI WASHINGTON
Versione italiana di Carlo Boni
Oh ! Mamma, mamma guarda là !
I tuoi bimbi giocano di nuovo in quella strada
Non sai che cosa è capitato là ?
Hanno sparato a un giovane di 14 anni
Le pistole di kokaina dalla Città Ingorgata
I pagliacci assassini, gli uomini del denaro insanguinato
Sparano ancora quelle pallottole di Washington Come può raccontare ogni
cella del Cile
Il grido degli uomini torturati
Ricordati Allende ed i giorni precedenti
Prima che arrivasse l'esercito
Ricordati ti prego di Victor Jara
Nello stadio di Santiago Es Verdas (è vero)
Ancora quelle pallottole di Washington
La Baia dei Porci, nel 1961
Avana per i playboy nel sole di Cuba
Perché Castro è un colore
Più rosso del rosso
Quelle pallottole di Washington vogliono Castro morto
Perché Castro è il colore.
..Che vi offrirà una sventagliata di piombo
Per la primissima volta in assoluto
Quando hanno fatto la rivoluzione in Nicaragua
Non c'è stata interferenza americana
Diritti umani in Amerika !
Così la gente ha combattuto il dittatore
E lui se l'è filata.
Senza pallottole di Washington che altro poteva fare ?
E se riesci a trovare un ribelle afgano
Scampato alle pallottole di Mosca
Domandagli se pensa di votare comunista..
Chiedi al Dalai Lama sui monti del Tibet
Quanti monaci sono stati presi dai cinesi
Ferma un mercenario qualunque in una palude straziata dalla guerra
E controlla quante pallottole britanniche ha nel suo arsenale
Que ? (Cosa?)
Sandinista !
170. GRACIAS A LA VIDA
Violeta Parra
Forse il più bell’inno alla vita in forma di canzone che sia mai stato scritto, quindi per natura una canzone contro la guerra.
Gracias a la vida, que me ha dado tanto
Me dió dos luceros, que cuando los abro
Perfecto distingo, lo negro del blanco
Y en el alto cielo, su fondo estrellado
Y en las multitudes, el hombre que yo amo
Gracias a la vida, que me ha dado tanto
Me ha dado el oído, que en todo su ancho
Graba noche y día, grillos y canarios
Martillos, turbinas, ladridos, chubascos
Y la voz tan tierna, de mi bien amado
Gracias a la vida, que me ha dado tanto
Me ha dado el sonido, y el abecedario
Con el las palabras, que pienso y declaro
Madre, amigo, hermano y luz alumbrando
La ruta del alma del que estoy amando
Gracias a la vida, que me ha dado tanto
Me ha dado la marcha, de mis pies cansados
Con ellos anduve, ciudades y charcos
Playas y desiertos, montañas y llanos
Y la casa tuya, tu calle y tu patio
Gracias a la vida, que me ha dado tanto
Me dió el corazón, que agita su marco
Cuando miro el fruto del cerebro humano
Cuando miro el bueno tan lejos del malo
Cuando miro el fondo de tus ojos claros
Gracias a la vida, que me ha dado tanto
Me ha dado la risa y me ha dado el llanto
Así yo distingo dicha de quebranto
Los dos materiales que forman mi canto
Y el canto de ustedes, que es el mismo canto
Y el canto de todos, que es mi propio canto
Y el canto de ustedes, que es mi propio canto.
171. IL MONUMENTO
Enzo Jannacci
(1975)
Il nemico non è, no non è
oltre la tua frontiera;
il nemico non è, no non è
oltre la tua trincea;
il nemico è qui tra noi,
mangia come noi, parla come noi,
dorme come noi, pensa come noi
ma è diverso da noi.
Il nemico è chi sfrutta il lavoro
e la vita del suo fratello;
il nemico è chi ruba il pane
il pane e la fatica del suo compagno;
il nemico è colui che vuole il monumento
per le vittime da lui volute
e ruba il pane per fare altri cannoni
e non fa le scuole e non fa gli ospedali
per pagare i generali, quei generali
quei generali per un'altra guerra...
172. DAI MONTI DI SARZANA
Anonimo
(1944)
Inno del battaglione partigiano anarchico “Lucetti”
Momenti di passione,
Giornate di dolore
Ti scrivo, cara mamma,
Domani c'è l'azione
E la Brigata Nera
Noi la farem morir.
Dai Monti di Sarzana
Un dì discenderemo,
All'erta, Partigiani
Del battaglion "Lucetti"
Il battaglion "Lucetti"
Son libertari e nulla più,
Coraggio e sempre avanti!
La morte e nulla più.
Bombardano i cannoni
E fischia la mitraglia,
Sventola l'anarchica bandiera
Al grido di battaglia
Più forte sarà il grido
Che salirà lassù,
Fedeli a Pietro Gori
Noi scenderemo giù.
*
FROM THE MOUNTAINS OF SARZANA
Versione inglese di Riccardo Venturi
(2000)
Moments of passion,
Days of sorrow:
I write you, dear mother,
That we’ll move tomorrow
And the Black Brigade
We’re ordered to destroy
From the mountains of Sarzana
We’ll get downhill one day
Look out, you Partisans
Of Lucetti Battalion!
The Lucetti Battalion,
They’re only Libertarians:
Don’t be afraid! Let’s move!
Death is waiting for us!
The guns are bombing,
The machine-gun is roaring,
The Anarchist flag flutters
With the battle cry!
And our cry will be louder,
It will be heard in the sky,
Faitfhul to Pietro Gori
We shall get downhill.
173. 1999
Lucio Dalla
E' bruciato anche l'ultimo fiore grigio fumo
è il colore del sole sono solo in un mondo che tace
finalmente è scoppiata la pace
aspettavo che venisse il momento
ora parlo solamente col vento
finalmente questo mondo è più bello
il fratello più non odia il fratello
Cosa farò non lo so
cosa dirò niente, niente, niente
Son salito su di un tram che non parte
sto seduto come sempre in disparte
non mi piace tutto quello che dico
ho paura io mi sento nemico
Cosa farò non lo so
cosa dirò niente, niente, niente.
174. LA BOMBA
Daniele Silvestri
Riflettendo sui fatti,
sui modi e sui tempi
c'è da finire matti a pensare che un attimo solo bastò
adesso lo so.
E non è che rimpiangi,
nemmeno una volta
e non è la coscienza che brucia, è l'assenza che il buio portò
e che un giorno riavrò.
Non c'era nemmeno un segnale o il tempo di avere terrore
soltanto l'odore bruciato di plastica e un cielo che ha sbagliato colore
è la luce che cambia, che cresce che esplode
è la rabbia che sale e col sangue corrode
e intanto intuire o persino sapere che niente e nessuno
potrà mai spiegarmi perché
Ma tornando al presente,
c'è un rumore costante
una nota stridente che ancora la mente scordare non può.
È il regalo che ho avuto,
da quel giorno per me il mondo è muto
e non chiedo un aiuto, anzi evito meglio di dire di no
a chi cerca in quello che so.
Non c'era nemmeno un segnale o il tempo di avere terrore
soltanto l'odore bruciato di plastica e un cielo che ha cambiato colore
e la luce che cambia, che cresce, che esplode
e la rabbia che sale e col sangue corrode
e intanto intuire, o perfino sapere
che niente e nessuno potrà mai spiegarmi perché.
175. IL CUOCO DI SALO’
Francesco de Gregori
Alla sera vedo donne bellissime
da Venezia arrivare fin qua
e salire le scale e frusciare
come mazzi di rose
Il profumo rimane nell'aria
quando la porta si chiude
ed allora le immagino nude a aspettare
sono attrici scappate da Roma
o cantanti non ancora famose
che si fermano per una notte
o per una stagione
al mattino non hanno pudore
quando scendono per colazione
puoi sentirle cantare.
Se quest'acqua di lago fosse acqua di mare
quanti pesci potrei cucinare stasera
anche un cuoco può essere utile in una bufera,
anche in mezzo a un naufragio si deve mangiare.
Che qui si fa l'Italia e si muore
dalla parte sbagliata
in una grande giornata si muore
in una bella giornata di sole
dalla parte sbagliata si muore.
E alla sera da dietro a quei monti
si sentono colpi non troppo lontani
c'è chi dice che sono banditi
e chi dice americani
io mi chiedo che faccia faranno
a trovarmi in cucina
e se vorranno qualcosa per cena.
Se quest'acqua di lago potesse ascoltare
quante storie potrei raccontare stasera
quindicenni sbranati dalla primavera,
scarpe rotte che pure li tocca di andare.
Che qui si fa l'Italia e si muore
dalla parte sbagliata
in una grande giornata si muore
in una bella giornata di sole
dalla parte sbagliata si muore
in una grande giornata si muore
dalla parte sbagliata
in una bella giornata di sole
qui si fa l'Italia e si muore.
176. SENZA VOCE
Goran Kuzminac
Dal CD single - Goran Kuzminac - "Una notte ideale per contare le stelle" (1999)
Da qui a laggiù c'è ancora terra
e tanta polvere negli occhi
si guardi giù non c'è una casa
non c'è nessuno che si aspetta
solo strade senza sbocchi.
E tuoni e lampi in fondo al cielo
brutto colore del cemento
l'ombra sui pioli della scala
braccia di uomini al lavoro
a scavare con una pala...
distruggeranno una città
e gli ingranaggi con la gente
senza parole, senza pietà
ma non sentiremo niente...
e avremo buchi nelle mani
abbaieranno solamente i cani,
e il giorno avrà un ghigno feroce
e poi saremo senza voce.
E poi saremo senza voce.
Faranno i nodi alle bandiere,
reticolati addosso al muro
lingue d'asfalto e di cemento
laggiù in quel prossimo futuro
vite cambiate in un momento.
Da qui a laggiù c'è ancora terra
e troppe lacrime negli occhi
se guardi bene c'é la guerra
ma certe volte poi sentire
la campana e i suoi rintocchi.
Abbaieranno solamente i cani
e il giorno passerà veloce
avremo macchie da pulire
e pianteremo un'altra croce
non si potrà mai più dormire
sarà vietato anche sognare
avremo macchie da pulire,
sarà un peccato per donare
e avremo buchi nelle mani
abbaieranno solamente i cani
e il giorno avrà un cigno feroce
e poi saremo senza voce
e poi saremo senza voce...
177. GLI ANGOLI DEL MONDO
Goran Kuzminac
Dal CD - Goran Kuzminac - "Gli Angoli del Mondo" (1999)
Sono orfani di cuore, mercenari del rumore
Arrivati da lontano, arrivisti senza meta
E sono padri di nessuno che nessuno vuole figli
Non accettano consigli, brutte copie di Caino.
Sono magri da vicino, hanno chiodi nelle mani
A mentire sono bravi, perchè abbaiano da cani
E sono ganci sulle travi, non conoscono pietà...
Sono nati da una donna, senza nome e senza età.
Marinaio bel marinaio
Tira fuori i bambini dal mare
Ogni lacrima diventerà... un'onda
Dagli una mano non sanno nuotare....
Marinaio dal ciuffo biondo
Un pesce li vuole mangiare
Tienili in braccio non farli cadere
Chissà... quanti ne riesci a salvare.
Hanno l'alito cattivo, perchè mettono paura
Impugnare la pistola, è soltanto un'avventura
e danno pugni volentieri, contro gli angoli del mondo
Nelle liti sono i primi, ad andare fino in fondo.
Sanno fare solo i furbi, nelle vene c'è liquore
E non vogliono dormire, perchè vendono dolore
Non ascoltano ragione, sanno solo bestemmiare
E s'incazzano davvero, quando sentono cantare
Marinaio bel marinaio
Tira fuori i bambini dal mare
Ogni lacrima diventerà... un'onda
Dagli una mano non sanno nuotare
Marinaio dal ciuffo biondo
Un pesce li vuole mangiare
Tienili in braccio non farli cadere
Chissà quanti ne riesci a salvare.
178. LES PATRIOTES
Georges Brassens
(1976)
Sull’individualismo anarchico fondamentalmente innocuo ed intriso di bonomia di Georges Brassens, e sul suo “teatrino” senza tempo, ci sarebbe molto da dire, cosi’ come su certo suo qualunquismo espresso in canzoni pur contro la guerra come Les deux oncles o Mourir pour des idées ; sta di fatto che molte sue canzoni sono comunque portatrici di un sincero orrore per la guerra e per ogni forma di militarismo; un orrore espresso con la sua consueta ironia e le sue gauloiseries. La traduzione è stata un po’ “adattata”, quasi una riscrittura.
Les invalid's chez nous, l'revers de leur médaille
C'est pas d'être hors d'état de suivr' les fill's, cré nom de nom,
Mais de ne plus pouvoir retourner au champ de bataille.
Le rameau d'olivier n'est pas notre symbole, non!
Ce que, par-dessus tout, nos aveugles déplorent,
C'est pas d'être hors d'état d'se rincer l'œil, cré nom de nom,
Mais de ne plus pouvoir lorgner le drapeau tricolore.
La ligne bleue des Vosges sera toujours notre horizon.
Et les sourds de chez nous, s'ils sont mélancoliques,
C'est pas d'être hors d'état d'ouïr les sirènes, cré de nom de nom,
Mais de ne plus pouvoir entendre au défilé d'la clique,
Les échos du tambour, de la trompette et du clairon.
Et les muets d'chez nous, c'qui les met mal à l'aise
C'est pas d'être hors d'état d'conter fleurette, cré nom de nom,
Mais de ne plus pouvoir reprendre en chœur la Marseillaise.
Les chansons martiales sont les seules que nous entonnons.
Ce qui de nos manchots aigrit le caractère,
C'est pas d'être hors d'état d'pincer les fess's, cré nom de nom,
Mais de ne plus pouvoir faire le salut militaire.
jamais un bras d'honneur ne sera notre geste, non!
Les estropiés d'chez nous, ce qui les rend patraques,
C'est pas d'être hors d'état d'courir la gueus', cré nom de nom,
Mais de ne plus pouvoir participer à une attaque.
On rêve de Rosalie, la baïonnette, pas de Ninon.
C'qui manque aux amputés de leurs bijoux d'famille,
C'est pas d'être hors d'état d'aimer leur femm', cré nom de nom,
Mais de ne plus pouvoir sabrer les belles ennemies.
La colomb' de la paix, on l'apprête aux petits oignons.
Quant à nos trépassés, s'ils ont tous l'âme en peine,
C'est pas d'être hors d'état d'mourir d'amour, cré nom de nom,
Mais de ne plus pouvoir se faire occire à la prochaine.
Au monument aux morts, chacun rêve d'avoir son nom.
*
I PATRIOTI
Versione italiana di Riccardo Venturi
Per gli invalidi nostrani, il rovescio della medaglia
non è non poter più correr dietro alle ragazze, porca vacca,
ma di non poter più ritornare sul campo di battaglia.
Il ramoscello d’ulivo non è il nostro simbolo, no!
Quel che i nostri ciechi deploran con terrore
non è non poter più rifarsi gli occhi, porca vacca,
ma di non poter più occhieggiare al tricolore.
La linea del Piave sarà sempre il nostro orizzonte.
E i sordi di casa nostra son tristi li’ a guardare,
E non è perché non senton più le sirene, porca vacca,
ma perché non posson più, alla parata militare
ascoltar corni e tamburi, le trombe e la grancassa.
E i muti, qui da noi, gli si rizzano i peli
e non per non poter più parlare d’amore, porca vacca,
ma perché non posson più cantare l’inno di Mameli.
Le canzoni marziali son le sole che intoniamo.
E, dalle nostre parti, ai monchi gli va male,
e non per non poter più pizzicottare i culi, porca vacca,
ma per non poter più fare un saluto marziale.
Mai un gesto dell’ombrello sarà il nostro saluto, no!
Gli storpi, qui da noi, sono in preda allo smacco,
e non per non poter più saltar la cavallina, porca vacca,
ma per non poter più lanciarsi all’attacco.
Nei sogni han baionette, e non Rosa o la Nina.
E quello che più manca a chi gliele han tagliate
non è non far più niente con mogli o fidanzate, porca vacca,
ma non sciabolar più le donne del nemico.
La colomba della pace, la cuciniamo con le cipolline.
E quanto ai nostri morti, se son tutti abbacchiati,
non è per non poter più morir d’amore, porca vacca,
ma perché mai più alla guerra potranno anna’ a mori’ ammazzati.
E sognano il loro nome sul monumento ai caduti.
179. BALLADE DES GENS QUI SONT NÉS QUELQUE PART
Georges Brassens
(1972)
Canzone da dedicarsi a tutti i campanilisti, localisti, leghisti, fautori delle “piccole patrie” eccetera eccetera eccetera. Recentemente reinterpretata da Miossec in un album di omaggio a Georges Brassens.
C'est vrai qu'ils sont plaisants tous ces petits villages
Tous ces bourgs, ces hameaux, ces lieux-dits, ces cités
Avec leurs châteaux forts, leurs églises, leurs plages
Ils n'ont qu'un seul point faible et c'est être habités
Et c'est être habités par des gens qui regardent
Le reste avec mépris du haut de leurs remparts
La race des chauvins, des porteurs de cocardes
Les imbéciles heureux qui sont nés quelque part
Les imbéciles heureux qui sont nés quelque part
Maudits soient ces enfants de leur mère patrie
Empalés une fois pour toutes sur leur clocher
Qui vous montrent leurs tours leurs musées leur mairie
Vous font voir du pays natal jusqu'à loucher
Qu'ils sortent de Paris ou de Rome ou de Sète
Ou du diable vauvert ou bien de Zanzibar
Ou même de Montcuq il s'en flattent mazette
Les imbéciles heureux qui sont nés quelque part
Les imbéciles heureux qui sont nés quelque part
Le sable dans lequel douillettes leurs autruches
Enfouissent la tête on trouve pas plus fin
Quand à l'air qu'ils emploient pour gonfler leurs baudruches
Leurs bulles de savon c'est du souffle divin
Et petit à petit les voilà qui se montent
Le cou jusqu'à penser que le crottin fait par
Leurs chevaux même en bois rend jaloux tout le monde
Les imbéciles heureux qui sont nés quelque part
Les imbéciles heureux qui sont nés quelque part
C'est pas un lieu commun celui de leur connaissance
Ils plaignent de tout cœur les petits malchanceux
Les petits maladroits qui n'eurent pas la présence
La présence d'esprit de voir le jour chez eux
Quand sonne le tocsin sur leur bonheur précaire
Contre les étrangers tous plus ou moins barbares
Ils sortent de leur trou pour mourir à la guerre
Les imbéciles heureux qui sont nés quelque part
Les imbéciles heureux qui sont nés quelque part
Mon dieu qu'il ferait bon sur la terre des hommes
Si on y rencontrait cette race incongrue
Cette race importune et qui partout foisonne
La race des gens du terroir des gens du cru
Que la vie serait belle en toutes circonstances
Si vous n'aviez tiré du néant tous ces jobards
Preuve peut-être bien de votre inexistence
Les imbéciles heureux qui sont nés quelque part
Les imbéciles heureux qui sont nés quelque part
*
BALLATA DI QUELLI NATI IN QUALCHE POSTO
Versione italiana di Mario Mascioli e Nanni Svampa
Sono davvero ameni tutti questi piccoli paesi,
tutti questi borghi, queste frazioni, queste località, queste città vecchie
con le loro roccaforti, le loro chiese, le loro spiagge;
hanno un solo punto debole, e cioè quello di essere abitati
e cioè di essere abitati da gente che guarda
tutto il resto con disprezzo dall’alto dei loro bastioni:
la razza degli sciovinisti, dei portatori di coccarde,
i beati imbecilli che son nati in qualche posto.
Siano maledetti questi figli della loro madrepatria,
impalati una volta per sempre sul loro campanile,
quelli che vi mostrano le loro torri, i loro musei, il loro municipio
vi fanno vedere il paese natio fino a farvi divenire strabici.
Che vengano da Parigi, da Roma o da Sète,
o da casa del diavolo oppure da Zanzibar,
o anche da Montcuq, se ne vantano, caspita,
i beati imbecilli che son nati in qualche posto.
Non c’è niente di più fine della sabbia
sotto la quale delicatamente i loro struzzi nascondono la testa.
Quanto all’aria che usano per gonfiare i loro palloni,
le loro bolle di sapone, è afflato divino.
E, piano piano, ecco che si montano
la testa fino a pensare che lo sterco fatto
dai loro cavalli, anche quelli di legno, susciti l’invidia di tutti,
i beati imbecilli che son nati in qualche posto.
Non è un luogo comune quello della loro nascita,
compatiscono con tutto il cuore i poveri disgraziati
i piccoli fessacchiotti che non ebbero la presenza,
la presenza di spirito di venire alla luce nel loro paese.
Quando suonano le campane a martello sulla loro precaria felicità,
per combattere gli stranieri, tutti più o meno barbari,
escono dal loro buco e vanno a morire in guerra,
i beati imbecilli che son nati in qualche posto.
Mio Dio, come si starebbe bene sulla terra degli uomini
se non vi si incontrasse questa razza di scorretti,
questa razza molesta e che abbonda dappertutto:
la razza della gente del suo paese d’origine, della gente del posto.
Come sarebbe bella la vita in ogni momento
se tu non avessi tratto dal nulla questi balordi,
che sono la prova, forse, della tua inesistenza:
i beati imbecilli che son nati in qualche posto.
180. LA VISITE
Georges Brassens
(1978)
On n'était pas des Barbe-Bleue,
Ni des pelés, ni des galeux,
Porteurs de parasites.
On n'était pas des spadassins,
On venait du pays voisin,
On venait en visite.
On n'avait aucune intention
De razzia, de déprédation,
Aucun but illicite.
On venait pas piller chez eux,
On venait pas gober leurs œufs,
On venait en visite.
On poussait pas des cris d'Indiens,
On avançait avec maintien
Et d'un pas qui hésite.
On braquait pas des revolvers,
On arrivait les bras ouverts,
On venait en visite.
Mais ils sont rentrés dans leurs trous,
Mais ils ont poussé les verrous
Dans un accord tacite.
Ils ont fermé les contrevents,
Caché les femmes, les enfants,
Refusé la visite.
On venait pas les sermonner,
Tenter de les endoctriner,
Pas leur prendre leur site.
On venait leur dire en passant,
Un petit bonjour innocent,
On venait en visite.
On venait pour se présenter,
On venait pour les fréquenter,
Pour qu'ils nous plébiscitent,
Dans l'espérance d'être admis
Et naturalisés amis,
On venait en visite.
Par malchance, ils n'ont pas voulu
De notre amitié superflue
Que rien ne nécessite.
Et l'on a refermé nos mains,
Et l'on a rebroussé chemin,
Suspendu la visite
...
Suspendu la visite.
*
LA VISITA
Versione italiana di Riccardo Venturi
No, non si era dei Barbablù,
dei pezzenti, dei rognosi,
o una massa di pidocchiosi.
Non si voleva far casino,
si veniva da qui vicino
per fare una visita.
Non si aveva alcuna intenzione
di razzia, di depredazione,
nessun fine illecito.
Non si veniva a rubare,
o le loro uova a sbafare,
si veniva in visita.
Niente urla da forsennati,
s’avanzava moderati
ed a passo esitante,
non si puntavano pistole,
si veniva a braccia aperte
per fare una visita.
Ma quelli si son rinserrati,
tutti gli usci ci hanno sprangati
con un tacito accordo.
Han chiuso le persiane a scuro,
mogli e figli han messo al sicuro,
la visita han rifiutato.
Non si veniva a predicare,
a cercare d’indottrinare
o a rubargli la terra,
s’era li’ per venire a fare
un salutino, e poi ritornare,
per fare una visita.
Si veniva per presentarci,
si veniva per frequentarli,
ed essere accettati,
sperando d’essere accolti
e naturalizzati amici,
per fare una visita.
Ma purtroppo non han voluto
né l’amicizia, né il saluto
che niente vuole in cambio;
e le mani si son richiuse,
dietro front, e tante scuse,
la visita è sospesa.
…
La visita è sospesa.
181. PARACHUTISTE
Maxime Le Forestier
La traduzione viene cosi’ commentata dall’autore (che all’epoca abitava a Livorno) sul NG it.fan.musica.de-andre, il 23 marzo 2001: “Tradotta da uno che sta nella città dei Folgorini e che ha un paracadutista nel suo palazzo. Al quarto piano. Il tenente Morgillo, tiranneggiato da una moglie più paracadutista di lui. Un giorno le farò fare una paracadutata dalle scale.”
Tu avais juste dix-huit ans
Quand on t'a mis un béret rouge,
Quand on t'a dit : "Rentre dedans
Tout ce qui bouge."
C'est pas exprès qu' t'étais fasciste,
Parachutiste.
Alors, de combat en combat,
S'est formée ton intelligence.
Tu sais qu'il n'y a ici-bas
Que deux engeances :
Les gens bien et les terroristes,
Parachutiste
Puis on t'a donné des galons,
Héros de toutes les défaites
Pour toutes les bonnes actions
Que tu as faites.
Tu torturais en spécialiste,
Parachutiste.
Alors sont venus les honneurs,
Les décorations, les médailles
Pour chaque balle au fond d'un cour,
Pour chaque entaille,
Pour chaque croix noire sur ta liste,
Parachutiste
Mais, malheureusement pour toi,
Bientôt se finira ta guerre :
Plus de tueries, plus de combats.
Que vas-tu faire ?
C'est fini le travail d'artiste,
Parachutiste.
C'est plus qu'un travail de nana
D' commander à ceux qui savent lire,
Surtout qu' t'as appris avec moi
Ce que veut dire
Le mot " antimilitariste ",
Parachutiste.
T' as rien perdu de ton talent,
Tu rates pas une embuscade
Mais comme on n' tire pas vraiment,
Tu trouves ça fade.
C'est pt'êt pour ça qu' t' as les yeux tristes,
Parachutiste.
Mais si t' es vraiment trop gêné
D'être payé à ne rien faire,
Tu peux toujours te recycler
Chez tes p'tits frères.
J' crois qu'on engage dans la Police,
Parachutiste.
*
PARACADUTISTA
Versione italiana di Riccardo Venturi
(2001)
Avevi giusto diciott'anni
Quando ti han messo un berretto rosso,
Quando t'han detto: "Stendi
Tutto quel che si muove."
Non l’hai fatto apposta a esser fascista,
Paracadutista.
Allora, di battaglia in battaglia,
S'è formata la tua intelligenza.
Tu sai che quaggiù
Non esiston che due razze:
La gente perbene e il terrorista,
Paracadutista.
Poi t'anno dato dei galloni,
Eroe di tutte le sconfitte,
Per tutte le buone azioni
Che hai fatto.
Tu torturavi da specialista,
Paracadutista.
E sono arrivate le onorificenze,
Le decorazioni, le medaglie,
Per ogni palla ficcata in cuore,
Per ogni tacca,
Per ogni croce nera sulla tua lista,
Paracadutista.
Ma, purtroppo per te,
La tua guerra finirà presto :
Niente più massacri né battaglie.
E che ti ritroverai a fare?
E' finito il lavoro da artista,
Paracadutista.
E' un lavoro da mammoletta
Comandare a quelli che san leggere,
Specie quando hai imparato
Assieme a me quel che vuol dire
La parola "antimilitarista",
Paracadutista.
Non hai perso nulla del tuo talento,
E non fallisci un'imboscata;
Ma siccome non si tira sul serio
Lo trovi insipido.
E' per questo che hai l’aria trista,
Paracadutista.
Ma se davvero ti rompe le scatole
D'esser pagato per non far niente,
Puoi sempre riciclarti
Dai tuoi fratellini.
Stanno arruolando in Polizia, credo,
Paracadutista.
182. PEACE ON EARTH
U2
Heaven on Earth
We need it now
I'm sick of all of this
Hanging around
Sick of sorrow
I'm sick of the pain
I'm sick of hearing
Again and again
That there's gonna be
Peace on Earth
Where I grew up
There weren't many trees
Where there was we'd tear them down
And use them on our enemies
They say that what you mock
Will surely overtake you
And you become a monster
So the monster will not break you
And it's already gone too far
Who said that if you go in hard
You won't get hurt
Jesus can you take the time
To throw a drowning man a line
Peace on Earth
Tell the ones who hear no sound
Whose sons are living in the ground
Peace on Earth
No whos or whys
No one cries like a mother cries
For peace on Earth
She never got to say goodbye
To see the color in his eyes
Now he's in the dirt
Peace on Earth
They're reading names out
Over the radio
All the folks the rest of us
Won't get to know
Sean and Julia
Gareth, Ann, and Breda
Their lives are bigger than
Any big idea
Jesus can you take the time
To throw a drowning man a line
Peace on Earth
To tell the ones who hear no sound
Whose sons are living in the ground
Peace on Earth
Jesus in this song you wrote
The words are sticking in my throat
Peace on Earth
Hear it every Christmas time
But hope and history won't rhyme
So what's it worth
This peace on Earth
Peace on Earth
Peace on Earth
Peace on Earth
183. SARGENTO BOLILLA
Ska-P
Iba yo contento a casa
Carta en la mesa del cuartel general
Recluto filas, y veo tu cara
Sargento Bolilla ¡que cara de animal!
¡Sargento Bolilla! ¡Cuádrese usted!
¡Sargento Bolilla! ¡Ostia del revés!
¡Sargento Bolilla! ¡Nunca serás!
¡Sargento Bolilla! ¡Un buen militar!
¡Sargento Bolilla! ¡A mi me da igual!
¡Sargento Bolilla! ¡Yo me quiero ir!
¡Sargento Bolilla! ¡Volver a soñar!
¡Sargento Bolilla! ¡Con la libertad!
Barrigón, gordo barrigón
Me piro a mi casa viva la insumisión.
Barrigón, gordo barrigón
Me piro a mi casa viva la insumisión.
Ya lo ves, Sargento Bolilla
Yo no he nacido para ser militar
Crecí con ideas antimilitares
Odio las armas quiero vivir en paz.
¡Sargento Bolilla! ¡Cuádrese usted!
¡Sargento Bolilla! ¡Ostia del revés!
¡Sargento Bolilla! ¡Nunca serás!
¡Sargento Bolilla! ¡Un buen militar!
¡Sargento Bolilla! ¡A mi me da igual!
¡Sargento Bolilla! ¡Yo me quiero ir!
¡Sargento Bolilla! ¡Volver a soñar!
¡Sargento Bolilla! ¡Con la libertad!
Barrigón, gordo barrigón
me piro a mi casa viva la insumisión.
Barrigón, gordo barrigón
Me piro a mi casa viva la insumisión.
(No quiero hacer la mili).
Ya lo se, Sargento Bolilla
Eres muy hombre dentro del cuartel
Pero cuando sales se te ven las plumas
Te vistes de cuero en los locales gays.
¡Sargento Bolilla! ¡Cuádrese usted!
¡Sargento Bolilla! ¡Ostia del revés!
¡Sargento Bolilla! ¡Nunca serás!
¡Sargento Bolilla! ¡Un buen militar!
¡Sargento Bolilla! ¡A mi me da igual!
¡Sargento Bolilla! ¡Yo me quiero ir!
¡Sargento Bolilla! ¡Volver a soñar!
¡Sargento Bolilla! ¡Con la libertad!
Barrigón, gordo barrigón
me piro a mi casa viva la insumisión.
Barrigón, gordo barrigón
me piro a mi casa viva la insumisión.
arrigón, gordo barrigón
me piro a mi casa viva la insumisión.
Barrigón, gordo barrigón
Me piro a mi casa viva la insumisión.
Chiribarribarribarribarribarribarribarribarrigón
Me piro a mi casa viva la insumisión.arrib
Chiribarribarribarribarribarribarribarribarrigón
Me piro a mi casa viva la insumisión.
Me piro.
*
SERGENTE BOLILLA
Versione italiana di ZarZ
Andavo contento a casa
Lettera sul tavolo del quartiere generale
Mi metto in fila, e vedo la tua faccia
Sergente Bolilla, che faccia da animale!
Sergente Bolilla! Si metta sull'attenti!
Sergente Bolilla! Pezzo d'inutile!
Sergente Bolilla! Non sarai mai!
Sergente Bolilla! Un buon militare!
Sergente Bolilla! A me non interessa!
Sergente Bolilla! Io me ne voglio andare!
Sergente Bolilla! Tornare a sognare!
Sergente Bolilla! Con la libertà!
Pancione, grasso pancione
Me la squaglio a casa mia, viva la renitenza.
Pancione, grasso pancione
Me la squaglio a casa mia, viva la renitenza.
Già lo vedi Sergente Bolilla
Io non sono nato per fare il militare
Sono cresciuto con idee antimilitari
Odio le armi, voglio vivere in pace.
Sergente Bolilla! Si metta sull'attenti!
Sergente Bolilla! Pezzo d'inutile!
Sergente Bolilla! Non sarai mai!
Sergente Bolilla! Un buon militare!
Sergente Bolilla! A me non interessa!
Sergente Bolilla! Io me ne voglio andare!
Sergente Bolilla! Tornare a sognare!
Sergente Bolilla! Con la libertà!
Pancione, grasso pancione
Me la squaglio a casa mia, viva la renitenza.
Pancione, grasso pancione
Me la squaglio a casa mia, viva la renitenza.
(Non voglio fare il servizio militare).
Già lo sai, Sergente Bolilla
Sei molto uomo dentro la caserma
Ma quando esci diventi effemminato
Ti vesti di pelle nei locali gay.
Sergente Bolilla! Si metta sull'attenti!
Sergente Bolilla! Pezzo d'inutile!
Sergente Bolilla! Non sarai mai!
Sergente Bolilla! Un buon militare!
Sergente Bolilla! A me non interessa!
Sergente Bolilla! Io me ne voglio andare!
Sergente Bolilla! Tornare a sognare!
Sergente Bolilla! Con la libertà!
Pancione, grasso pancione
Me la squaglio a casa mia, viva la renitenza.
Pancione, grasso pancione
Me la squaglio a casa mia, viva la renitenza.
Pancione, grasso pancione
Me la squaglio a casa mia, viva la renitenza.
Pancione, grasso pancione
Me la squaglio a casa mia, viva la renitenza.
Chiripancipancipancipancipancipancipancipancione
Me la squaglio a casa mia, viva la renitenza.
Chiripancipancipancipancipancipancipancipancione
Me la squaglio a casa mia, viva la renitenza.
Me la squaglio.
184. POCA VOGLIA DI FARE IL SOLDATO
Ivano Fossati
Garbato amore mio
Ti voglio anch'io ma me ne devo andar
Che poca voglia di fare il soldato
Io sono nato per stare qui
Che poca voglia di fare il soldato
Io sono nato per stare qui
Se in questa guerra morissi anch'io
Amore mio non ti disperar
Che in ogni posto lontano dal cuore
C'è sempre un fiore che la guardia ci fa
Che in ogni posto lontano dal cuore
C'è sempre un fiore che la guardia ci fa
Garbato amore mio
Ti dico addio che me ne devo andar
Che poca voglia di fare il soldato
Io sono nato per stare con te
Che poca voglia di fare il soldato
Io sono nato per stare con te
Che poca voglia di fare il soldato
Io sono nato per stare qui
*
I DON’T WANT TO GO SOLDIER
Versione inglese di Riccardo Venturi
My gentle sweetheart
I want you, but I must leave
I don’t want to go soldier
I was born to stay here
I don’t want to go soldier
I was born to stay here
And if I should die in this war
Don’t weep and mourn, sweetheart,
Anyplace, even far-off,
A flower will watch us all
Anyplace, even far-off,
A flower will watch us all
My gentle sweetheart
I bid you farewell, I’m leaving now
I don’t want to go soldier
I was born to stay with you
I don’t want to go soldier
I was born to stay with you
I don’t want to go soldier
I was born to stay here.
185. CARNE DA CANNONE
Casa del Vento
Sulla strada di casa mia due nomi e due fiori hanno un desiderio
dimenticare la scia di ingiustizia fare nascere un nuovo pensiero
Carne da cannone siamo, l'esercito dei manipolati
sotto l'effetto della grandezza di plagiatori ben allenati
Per soddisfare la voglia dei grandi di conquistare senza ritegno
abbiamo sporcato il campo di rosso e consumato ogni compromesso
ci hanno venduto pane e promesse in prima linea col falso ideale
ogni volta lanciati nel fuoco, abbattuti a poco a poco.
Io non sarò all'appuntamento
possono forte chiamare il mio nome
non sarò complice di nessuno
non sarò carne da cannone
Ed i secoli sono passati
ragazzi uccisi senza ragione.
Per governanti senza coscienza
siamo carne da cannone.
La giustizia dei potenti ci ha rubato la primavera
incurante della mestizia, della paura e della miseria.
Ed il popolo di Dio ha stipulato un tacito accordo
che per ogni contratto di fede sia contemplato un soldato morto.
Benvenuti all'assurdo macello nella trincea come un animale
mi hanno descritto il nemico cattivo come un feticcio da trucidare.
Ma l'ho visto lottare nel fango per sopravvivere e disperare
aveva due occhi, due braccia, due gambe, la stessa bocca per parlare.
Io non sarò all'appuntamento
possono forte chiamare il mio nome
non sarò complice di nessuno
non sarò carne da cannone
Ed i secoli sono passati
ragazzi uccisi senza ragione.
Per governanti senza coscienza
siamo carne da cannone.
Ci puoi vedere volare in alto con poca voglia di perdonare
milioni di voci in un grande lamento, ci puoi sentire cantare nel vento.
Il fiume è grande, il fiume è rosso macchia la terra come l'inchiostro,
macchia la terra fino ad un mare pieno di voci da ascoltare.
Picchia la terra con un bastone, possono forte chiamare il mio nome
Picchia la terra con un bastone, carne da cannone.
186. PICCOLA GUERRA
Sulutumana
Sono, con Max, i Gang e pochi altri, i migliori che abbiamo, quindi non spariamogli addosso, ma attendiamo con pazienza il nuovo disco. Che non è questo. Questo è un mini-cd natalizio di sole tre canzoni. Che però non centra l’obiettivo. Eppure le canzoni non sono male. E l’ambientazione è accogliente e avvolgente, come si addice ai Sulutumana, ma il suono è appannato, timido e leggermente opaco. I Sulutumana sono esplosi un paio d’anni fa con un cd “La danza” che ancora ascoltato adesso non ha eguali come limpidezza di ispirazione, interesse dei testi, ampiezza della proposta musicale. Certo, minimalisti, ma dia lto profilo. Testi intimistici hce sanno di Milano e dintorni, di Lombardia e di nebbie, di neve sporche e spleen metropolitano. Tutte qualità che si ritrovano anche sul mini-cd .. che forse pecca solo di convinzione. Che “Danza” non sia stato un exploit isolato lo hanno dimostrato i concerti successivi, tutti molto seguiti, carichi, ricchi di partecipazione e di proposte da parte di questo ensemble di 7 musicisti di vaglia (violino, pianoforte, flauti e rumori, percussioni, fisarmonica, chitarra e basso acustico) con due bravissimi cantanti (Michele Bosisio e Giamba Galli) e un autore di testi di prima scelta (Giamba). Poi però qualcosa ha rallentato, quella che sembrava la rampa sicura per un successo di pubblico e di critica più ampio si è come inceppata. E dei Sulutumana ha iniziato a parlarsi meno. Meno male che è usciito a Natale questo mini cd che ci fa ricordare che, alle porte di Como, sull’altro ramo del lago rispetto a Van De Sfroos, esiste un altro gruppo in grado di fare musica d’autore. E lo dimostrano anche gli altri inediti che non hanno trovato posto nel cd, ma che vengono riproposti ai concerti: “La piccola veliera” in testa, poi “Il funerale”, “Maschere”, “Tentare la sorte”, poi la stessa “La canzone preferita” che dal vivo è assolutamente convincente e che in questo cd suona troppo debole. Ma il sospetto è che il problema sia in parte anche tecnico. Poco brillantezza nei suoni, voci appannate e in secondo piano, eccessivo amalgama dei suoni dove non spiccano i singoli strumenti. Se poi uno ha voglia di restare ad ascoltare meglio emergono linee armoniche originali e idee non banali. In dettaglio “I pess”, la prima canzone, che dà il titolo all’album è una sorta di tango senza tempo, in dialetto comasco (di Eupilio, per la precisione). Ha bisogno di qualche ascolto in più per emergere, ma poi arriva e non ti molla più. Sono “pesci”, in fondo .. hanno bisogno di un po’ più di tempo per farsi sentire! (“nuotano nuotano da cima fina in fondo/ i pesci nell’acqua chiara, contenti di essere al mondo). “E’ nato un bambino” è una graziosa canzoncina di Natale, cantata assieme a un coro di bambini. E mi piace pensare che ci sia ancora chi ha voglia di scrivere canzoni di Natale (e, vivaddio, contro la guerra!). Le cifre della musica dei “Sulu” ci sono tutte: delicatezza nel porgere, musica gentile per palati educati, con un piccolo campionario di micro-suoni da delizia. Proprio gli arrangiamenti credo siano una delle chiavi vincenti del gruppo. E fondamentale il lavoro, tra gli altri, di Angelo “Pitch” Galli. “La canzone preferita” è un delizioso canto “domenicale” che sa di festa, di campane, di campagna e di sole, splendidamente “vestita” da un canto saltellante tutto in controtempo. “Bambine splendide/escono sui balconi/ in braccio ai loro padri scendono nel cortile/ le chiama il sole d’aprile vestite d’altri mondi/ più grandi e popolati dell’America/ e parlano una musica che viene d’altrove”. Ma una canzone simile ha bisogno di un crescendo continuo verso il finale (“il sole ha promesso alle bambine che domani tornerà”) che su disco invece si appanna. Insomma, diciamo così: non un disco nuovo, ma un memo-tac per ricordarci che i Sulutumana esistono e sono i migliori che abbiamo. Un appunto per ricordarci di cercare in questa primavera … “fiori coglierò, nontiscordardi margherite e d’oro e neve/ Fiori coglierò, viole pensieri di dolcezza inanellati, sospiri…”
(Giorgio Maimone, dalla mailing list “Bielle”)
In un villaggio lontano lontano
a mezzanotte è nato un bambino
ed una stella si è accesa nel cielo
e più nessuno si sentiva solo.
Ed ha portato regali per tutti
mentre la neve cadeva sui tetti
libri. giocattoli, torte, biscotti
ed un'orchestra di milel angioletti.
A chi era triste ha donato un sorriso
a chi affamato un bel piatto di riso
a chi aveva freddo un bel fuoco accesso
a chi era stanco un dolce riposo.
E i bambini di tutto il mondo
fecero insieme un gran girotondo
festeggiarono natale cantando
noi non vogliamo più guerre nel mondo.
Festeggiamo Natale cantando
"Noi non vogliamo più guerre nel mondo,
noi non vogliamo più guerre nel mondo"
187. JIMMY’S ROAD
Willie Nelson
This is Jimmy’s road, where Jimmy likes to play
And this is Jimmy’s grass
Where Jimmy liked to lay around
This is Jimmy’s tree, that Jimmy likes to climb
Jimmy went to war
And something changed his mind around
Here’s the battleground
Where Jimmy learned to kill
Now Jimmy has a trade, and he does it well, so well
This is Jimmy’s grave, where Jimmy’s body lies
And when a soldier falls
Jimmy’s body dies and dies
*
LA STRADA DI JIMMY
Versione italiana di Marco Pandin
Ecco la strada di Jimmy, dove Jimmy giocava
Ed ecco il prato di Jimmy, dove Jimmy amava stendersi
Ecco l'albero di Jimmy dove gli piaceva arrampicarsi
Jimmy andò alla guerra
E qualche cosa gli fece cambiare idea
Ecco il campo di battaglia
Dove Jimmy ha imparato ad uccidere
Adesso Jimmy ha un lavoro, e lo fa bene, proprio bene
Ecco la tomba di Jimmy, ecco dove giace il suo corpo
E ogni volta che un soldato cade
Anche il corpo di Jimmy muore
188. LE LORO VOCI
Franti
Molti gruppi anarcopacifisti negli anni Ottanta contribuirono, in maniera
diversa, a quel caleidoscopio musicale che fu il "punk italiano".
Uno dei più rappresentativi era quello di nome Franti, torinesi, slegati
dalle formazioni fosse e dagli obblighi di genere espressivo.
Alcuni ex-membri di Franti sono tuttora attivi: di Lalli (voce) e di Stefano
Giaccone (voce e sax) sono in uscita in questi giorni due nuovi cd editi
rispettivamente dal Manifesto e da Santeria/Audioglobe.
(Marco Pandin dalla mailing list “Bielle”)
Poco sole, pochi i giochi, i bambini guardano su
Una scia graffia il cielo, occhi scuri cercano un sé
Inventa madre, tu che sei dolce, storie impaurite di felicità
Presto il sonno ci prenderà, suoni lievi la tua voce
Quattro di mattina, piove piano
Me li vedo i marciapiedi trasparenti, il buio e i neon
E? solo un altro giorno
Ti svegli e sei dentro un sogno, mi dici dormi, guardi l?ora
Una piega cancella il tuo viso
Suoni lievi la tua voce
Una mano conta i minuti, respira storie di gioia bruciata
Una mano tatuata sul palmo
E? fredda, è notte, è Beirut
Sembra una notte come tante, ruba ancora aria lì fuori
Occhi feroci uccidono il giorno, forse domani solo una foto
Mani, le mie, mani su Beirut
Taglio di luce spezza il sorriso
Mani, le mie, mani, Il cuscino, la fine del sonno è dentro
Sembra una notte come tante, quasi sento gridare qua sotto
Sì, lo so, è molto lontano, anche la strada è sempre uguale
189. LASCIATECI SENTIRE ORA
Franti
C’è una potenza nella parola
Parola, lingue
State sentendo, lasciateci sentire ora!
Se non ho una parola posso solo mostrarmi
Ma sono opaco, opaco, opaco, opaco, opaco, opaco, opaco, opaco, opaco, opaco,
opaco
Ma, fino a quando? Ma, fino a quando?
Scavate in fretta! Creusez!
Scavate in francese, in arabo
Scavate in russo, corso, giapponese, in laotiano, svedese
Scavate in tedesco, basco, in sardo
Armeno ed aramaico, scavate in ungherese, bahasa indonesia, in olandese
Serbo-croato e sloveno, catalano, in macedone
Scavate in turco e in spagnolo, tagalog, scavate in italiano e in greco
In curdo, moldavo, polacco, lituano e georgiano
Scavate in portoghese e in gaelico, norvegese e in ruanda, vietnamese
Scavate in bantu e mandingo wolof e friulano, scavate nella parlata di Pechino
Scavate
Sento la mia anima gridare da quelle macerie
Una scarpa
Una calza
Un servo
190. CANZONE URGENTE
Stefano Giaccone
Compagno, è col tuono delle onde che canto dentro le notti più nere
Sulle spiagge vendute al cemento: false parole, false chiese
Dentro il sonno di lavoro operaio, nelle marce barriere
Io canto la morte nei cessi in stazione
Canto le mille africane sui tram
Vestite con un destino comprato a poco da un signore nascosto dietro ad
un finestrino
Comandando un mercato da solo, porta cristo e il vaiolo
Io canto la pace portata a Baghdad
Compagno, canto degli occhi di Franti seduto in mezzo a due sbirri
Mirafiori, Bovisa, Rebibbia, San Paolo del Brasile
Lo porto via, lo prendo per mano
Accendere un fuoco e poi sparire
191. UNA BANDIERA DI CARTA
Orsi Lucille
Una bandiera di carta porterò alla festa dei pupazzi animati
Una bandiera di carta porterò al museo dei cavalli impagliati
Vieni, finiamo questo cerchio di pietre
Le nostre carte con cura archiviate
Chiudiamo quella porta coi sassi
E? la stagione delle feste mancate
Nel ruscello c?è una foglia di pietra
Sopra la foglia due gocce di cielo che bruciano le nostre guance
Per sempre, per sempre belli come nessuno ti potrà mai raccontare.
192. ESSI VENNERO
Howth Castle
Tre streghe volando di ritorno dal sabba
Ci chiesero, dall'oscurità del cielo: avete libri da mostrarci?
No, dicemmo, abbiamo bruciato tutte le nostre biblioteche
Tre streghe vennero per incontrarci...
Due contadini discesero dal loro rifugio irraggiungibile
Dissero, dal sentiero nebbioso: avete visto qualche capra, o qualche ariete?
No, dicemmo, li abbiamo mangiati tutti anni fa
Due contadini vennero per incontrarci...
Quattro saggi, dal loro invisibile altipiano
Soffiarono queste parole tuonanti nelle nostre teste:
Avete portato le vostre macchine per imprigionarci?
No, dicemmo, non possiamo vedervi, è inutile
Quattro saggi vennero per incontrarci...
Molti pellegrini ci passarono vicini ed ognuno chiese di scambiare qualche
cosa:
Abbiamo coperte calde, e scarpe
No, dicemmo, le nostre mani sono deboli e incapaci
Molti pellegrini vennero per incontrarci...
Sei vecchi soldati, dopo dieci anni, ci raggiunsero
Il suono di tutti i mari risuonava nelle loro voci:
Potete darci un po' del vostro silenzio?
No, dicemmo, non possiamo sentirvi, tutti stanno parlando
Sei vecchi soldati vennero per incontrarci...
Dieci pittori dalle valli più strette tutta la notte disegnarono su una
grande mappa
Qui sono i nostri villaggi, venite a trovarci
No, dicemmo, siete troppo lontani e strani
Dieci pittori vennero per incontrarci...
Un bambino, con occhi e capelli fiammeggianti
Corse attraverso la bruma della notte d'ombre
Ho imparato nuovi giochi, chiamate i vostri figli
No, dicemmo, li abbiamo tutti mandati a scuola
Un bambino venne per incontrarci...
Tutti i morti del passato e del futuro apparvero attraverso i rami degli
alberi
Perché non accendete la vostra torcia e iniziate a camminare?
No, dicemmo, siamo già arrivati: nulla è rimasto da vedere...
Essi vennero
Essi vennero
Essi andarono...
193. CONTRO LA PACE, CONTRO LA GUERRA
Raf Punk
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