Oscar fantascienza Isaac Asimov



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<~Hanno commesso un reato che...«
«Lo sappiamo, Sommo Anziano, ma è un reato solo

perché voi volete chiamarlo reato. Non è stato fatto al-

cun danno, in realtà.«
«Sì, è stata lesa la nostra fiducia, la cosa più...«
«Ma pensa a quali saranno i danni se la psicostoria

cadrà in mano a Demerzel. D'accordo, forse dalla psi-

costoria non verrà fuori nulla, ma supponiamo per un

attimo che dia qualche frutto e che il governo impe-

riale possa servirsene... possa prevedere il futuro, pos-

sa prendere provvedimenti grazie a questa precogni-

zione esclusiva... provvedimenti destinati a determi-

nare un futuro alternativo più gradito all'apparato

imperiale.
«E allora?«
«Mi pare ovvio che il futuro alternativo pi~ gradito

all'apparato imperiale sarebbe un ~uturo di rigida cen-

tralizzazione, no? Da secoli ormai, come sai benissimo

anche tu, nell'Impero si sta verificando un decentra-

mento costante. Molti mondi ormai sono fedeli all'Im-

peratore solo a parole, e in pratica si governano da soli.

Perfino qui su Trantor c'è una decentralizzazione. Mi-

cogeno, tanto per fare un esempio, è in gran parte libe-

ro da qualsiasi ingérenza imperiale. Tu governi in qua-

lità di Sommo Anziano, e non ci sono funzionari impe-

riali al tuo fianco a controllare le tue azioni e le tue de-

cisioni. Secondo te, quanto durerà questa situazione se

uomini come Demerzel potranno modificare il futuro a

loro piacimento?«


«E sempre una congettura molto esile« disse Caposo-

le Quattordici «però è preoccupante, lo ammetto.«


« D'altra parte, se questi studiosi potranno completa-

re il loro compito... ipotesi improbabile, certo, ma non

del tutto... sicuramente ricorderanno di essere stati ri-
~parmiati da te, anche se avresti potuto decidere diver-

~amente. In tal caso, mi pare lecito aspettarselo, cer-

rcheranno di favorire un futuro, per esempio, che con-

Lsenta a Micogeno di avere un mondo proprio, un mon-

,~do che potrebbe essere trasformato a somiglianza del

EMondo Perduto. E se per caso dovessero dimenticare la

~tua magnanimità, ci sarò io a ricordargliela.«
«Ebbene...« fece Caposole.
«Via« disse Hummin «è facile capire cosa stai pen-

sando. Tra tutti i tribali, Demerzel deve essere quello

~ di cui ti fidi di meno. E anche se le probabilità di appli-

E~care la psicostoria sono scarse... se non fossi onesto con

~ te, non te lo direi... non sono zero. Quindi è possibile

L~ che la psicostoria vi permetta di ricreare il vostro Mon-

do Perduto, la cosa che desiderate maggiormente, no?

Non sareste disposti a correre qualsiasi rischio di fron-

~ te a una prospettiva del genere? Via... è una promessa,

r e io non faccio promesse alla leggera. Libera questi

due, e scegli una piccola probabilità contro nessuna

probabilità... una piccola probabilità che si realizzi il

~I tuo sogno più grande.«
Ci furono alcuni attimi di silenzio, poi Caposole so-

spirò. « Non so come, tribale Hummin, ma tutte le volte


,~ che ci incontriamo mi convinci a fare a~ualcosa che io

in fondo non vorrei fare.«


«Ti ho mai indotto in errore, Sommo Anziano?«
«Non mi hai mai offerto una possibilità cosi esigua.«
«Né una ricompensa possibile cosi grande. Le due

cose Si compensano.«


E Caposole Quattordici annui.
Hai ragione. Prendi questi due e portali fuori da Mi-

cogeno. Non voglio più rivederli, a meno che non arrivi

davvero il giorno in cui... Ma sicuramente non arriverà

nel corso della mia vita.«


«Forse no, Sommo Anziano. Ma la tua gente sta

aspettando paziente da quasi ventimila anni. Ti sem-

bra troppo aspettare ancora, chissà, duecento anni?«

~Io preferirei non aspettare un solo istante, ma lai

mia gente aspetterà per tutto il tempo necessario.« n

vecchio micogeniano si alzò. «Vi sgombrerò la strada.

Portali via!«
60
Erano di nuovo in un tunnel. Hummin e Seldon ne ave-

vano percorso uno quando erano andati dal Settore`

Imperiale all'Università di Streeling a bordo dell'aero-,

taxi. Ora si trovavano in un altro tunnel, che da Mic~

geno conduceva a... Seldon non lo sapeva, ed esitava a

chiederlo. La faccia di Hummin sembrava una ma-

schera di granito e non incoraggiava la conversazione.
Hummin era seduto nella parte anteriore del veicolo

a quattro posti; alla sua destra non c'era nessuno. Sel-

don e Dors occupavano i sedili dietro.
Seldon provò a sorridere a Dors, che aveva un'aria

tetra. «E bello indossare di nuovo dei vestiti veri, non

trovi?~
Dors rispose sincera: «Non porterò né guarderò mai

più qualsiasi cosa che assomigli a una toga. E non met-

terò mai più una guaina in testa, in nessun caso. Anzi,

mi sentirò a disagio se vedrò un uomo calvo... parlo di

calvizie naturale«.
E fu Dors infine a fare la domanda di fronte alla qua-

le Seldon aveva esitato. «Chetter« chiese piuttosto spa-

zientita «perché non ci dite dove stiamo andando?~-
Hummin si spostò su un fianco e si voltò, fissando se-

rissimo Dors e Seldon. aIn un posto dove forse non sarà

facile per voi cacciarvi nei guai... anche se non sono si-

curo che un posto del genere esista.~-


Di colpo Dors parve avvilita. «A dire il vero, Chetter,

la colpa è mia. A Streeling ho lasciato che Hari salisse

sulla Faccia superiore senza accompagnarlo. A Micoge-

no, almeno l'ho seguito, però immagino che avrei do-

vuto impedirgli di entrare nel Sacratorium.~
~Ero deciso a farlo« intervenne Seldon con fervore.
~on è stata assolutamente colpa di Dors.~
,~ummin non si sforzò di ripartire le responsabilità.
I limitò a dire: aSe ho ben capito, volevate vedere il
,~ibot. C'era una ragione particolare? E possibile cono-
~erla?«.
~ Seldon arrossì. «Mi sono sbagliato, Hummin. Non ho

psto quel che mi aspettavo di vedere, o che speravo di

~edere. Se avessi saputo cosa c'era nella guglia, non mi

,larei certo disturbato ad andare là. E stato un fiasco

|!ompleto.«
~ «Ma cosa speravate di vedere, Seldon? Ditemelo.

SRiegatevi pure con comodo. Sarà un viaggio lungo e

~ono pronto ad ascoltare.«
~ ~Be', Hummin, credevo che esistessero robot uma-

iioidi, molto longevi... e che almeno uno fosse ancora

vivo, forse, e si trovasse nella guglia. Infatti c'era un r~

bot, là, ma era di metallo, morto, un semplice simbolo.

Se solo avessi saputo...~
«Già. Se solo sapessimo, qualsiasi domanda e qual-

siasi ricerca sarebbero superflue. Dove avete trovato

~ queste informazioni riguardo i robot umanoidi? Dato

F che è impossibile che un Micogeniano vi abbia parlato

,~ di un argomento del genere, mi viene in mente un'uni-

31 ca fonte. Il Libro micogeniano... un libro stampato au-

tomaticamente in auroriano antico e in galattico mo-

derno Giusto?~


«Sì.«

~` aE come avete fatto a procurarvene una copia?~-


Seldon esitò, poi borbottò: ffE una storia un po' im-

barazzaiite«.


«Non m'imbarazzo facilmente, Seldon.«
P Seldon gli raccontò l'episodio, e un sorrisetto con-

trasse per un attimo i lineamenti di Hummin.


Hummin disse: «Non avete pensato che doveva trat-

tarsi di una messinscena? Nessuna Sorella farebbe mai

una cosa simile... se non per obbedire a degli ordini e

dopo un'opera di persuasione notevole«.


328 1 32

I'
~, Seldon aggrottò le sopracciglia e sbottò aspro: «Non

era affatto evidente. La gente è perversa, ogni tanto.

Comodo per voi sogghignare. Io non disponevo delle~,

vostre informazioni, e nemmeno Dors. Se volevate evi-l

tare che cadessi in qualche tranello, avreste dovuto av-,

~, visarmi che c'erano dei tranelli«.

i «Avete ragione. Ritiro quel che ho detto. Comunque,~

il Libro non lo avete più, suppongo.«

«No. Lo ha preso Caposole Quattordici.~-

«Ne avete letto molto?~-

~l « Solo una piccola parte. Mi è mancato il tempo. E un

libro enorme, Hummin, e anche terribilmente noioso.«

~ «Sì, lo so, perché credo di averne letto più di voi. E,

i noioso, e del tutto inattendibile. E una visione micoge-

niana unilaterale della storia, e mira più a presentare

quella versione che a compiere un'analisi obiettiva. In

certi punti è addirittura volutamente oscuro per impe-

dire una chiara comprensione ai non Micogeniani, caso

mai qualche straniero dovesse leggerlo~ Per esempio,

t cos'è che vi ha interessato di quello che avete letto sui

robot?«


«Ve l'ho già detto. Parlano di robot umanoidi, robot

identici agli esseri umani esteriormente.«

«E quanti sarebbero?«
«Non lo dicono... Almeno, non ho incontrato nessun

punto dove fornissero delle cifre. Può darsi che ce ne

fossero pochissimi... però nel Libro uno di loro è chia-

mato "Rinnegato«. Mi è parso un nome dal significato

sgradevole, ostile, ma non sono riuscito a capire altro.«
«Questo non me l'hai detto« intervenne Dors. «Se me

l'avessi detto, ti avrei spiegato ch~ non si tratta di un

nome proprio. E un'altra parola arcaica, e significa

grosso modo "traditoren. Il termine arcaico ha una

maggiore connotazione di paura, però. Un traditore

agisce furtivamente, mentre un rinnegato si vanta del

proprio tradimento.«
Hummin disse: «Le precisazioni sulla lingua arcaica
~lascio volentieri a voi, Dors. Comunque, se il Rinne-

~to è esistito davvero ed era un robot umanoide, trat-

~ndosi di un traditore e di un nemico, non vedo perché

I~rrebbe dovuto essere conservato e venerato nella gu-

tlia degli Anziani«.
.-~ Seldon fece: «Non conoscevo il significato di "Rinne-

~ato", però, come ho detto, ho avuto l'impressione che

~sse un nemico. Ho pensato che fosse stato sconfitto e
~oi conservato per ricordare il trionfo micogeniano«.

«Il Libro accennava a una sconfitta del Rinnegato?«


«No, però poteva darsi che quella parte mi fosse

~sfuggita...«


!~ «Difficile. Le vittorie micogeniane sono riportate in

~modo chiarissimo nel Libro, e con continui riferi-

menti.«
«Il Libro diceva un'altra cosa a proposito del Rinne-
~ gato.« Seldon esitò. «Ma non sono affatto sicuro di ave-

,1 re afferrato bene.«


7f «Appunto... A volte sono volutamente oscuri« gli

rammentò Hummin.


«Be', mi è parso di capire che il Rinnegato, non so co-

me, potesse intercettare i sentimenti umani... percepir-

li, influenzarli...«
«Tutti gli uomini politici ne sono capaci.« Hummin

'' si strinse nelle spalle. «Si chiama carisma, quando fun-


ziona.«
Seldon sospirò. «Be', un pio desiderio. Ecco cos'era.

Avrei dato non so cosa pur di trovare un antico robot

umanoide ancora vivo a cui rivolgere delle domande.«
«A che scopo?« chiese Hummin.
«Per scoprire i particolari della società galattica pri-

mordiale, nel periodo in cui comprendeva ancora solo

pochi mondi. Da una Galassia cosl ridotta si potrebbe

ricavare pi;l facilmente la psicostoria.«


«E vi fidereste di certe informazioni?« domandò

Hummin. «Dopo tante migliaia di anni, riterreste at-

tendibili i primi ricordi di un robot del genere? E le di-

storsioni subentrate?«

«Giusto!« esclamò di colpo Dors. «Vale quanto ti ho

detto riguardo i documenti computerizzati, Hari. An-

che nel caso dei ricordi del robot ci sarebbero fenomeni

di eliminazione, perdita, cancellazione, distorsione. Si

può risalire nel tempo fino a un dato punto, e più si va

indietro, meno le informazioni sono attendibili... non

c'è niente da fare.«
Hummin annuì. «Una specie di principio di inde-

terminazione dell'informazione... I'ho sentito definire

cosl .~>
«Ma può darsi che alcune informazioni, per motivi

speciali, vengano conservate, no?« fece Seldon penso-

so. aCerte parti del Libro micogeniano possono benis-

simo riguardare eventi di ventimila anni fa e riportarli

comunque fedelmente. Se una particolare informazio-

ne è considerata preziosa e conservata con cura, può

darsi che sia più duratura e pi~ precisa, non trovate?«
«La parola chiave è Nparticolare". Può darsi che il Li-

bro voglia conservare dati che a voi non interessano...

può darsi che i dati che un robot ricorda meglio non

abbiano nessun valore per voi.«


Seldon sbottò disperato: ~Qualsiasi strada imbocchi

per cercare un modo di elaborare la psicostoria, viene

a crearsi una situazione tale da rendere impossibile il

mio compito. Perché prendersi la briga di tentare?«.


«Può sembrare un'impresa disperata, adesso« osser-

vò Hummin impassibile. «Ma col talento necessario

forse si scoprirà la strada giusta per arrivare alla psico-

storia, una strada di cui adesso non sospettiamo nem-

meno l'esistenza. Non abbiate fretta... Ah, siamo vicini

a un'arca di sosta. Fermiamoci per un pasto.«


Mentre mangiavano pasticcio d'agnéllo e pane piut-

tosto insipido (cibo decisamente scadente dopo i piatti

micogeniani), Seldon disse: «Hummin, mi sembra che

diate per scontato che sia io a possedere il "talento ne-

cessarion. Be' può darsi che non lo possieda, invece«.
«E vero. Può darsi di no. Comunque, non conosco

éssun altro candidato a questo ruolo, quindi devo in-

istere con voi."

~ Seldon sospirò. «D'accordo, proverò, ma ho esaurito

l~nche l'ultimo barlume di speranza. Possibile ma ir-

~ali~zabile... l'ho detto all'inizio, e ne sono sempre pi~

t~nvinto.

1-`
I


~M~RYL, YUGO... Un matematico che, dopo Hari Seldon stesso,

;: può essere considerato il maggiore artefice dell'elaborazione

~ della psicostoria. Fu lui a...
I ..Eppure la situazione che conobbe venendo al mondo è qua-

~3 si più impressionante delle sue realizzazioni matematiche.

P Nato nella atroce povertà delle classi inferiori di Dahl, un

settore dell'antico Trantor, forse avrebbe condotto un'esi-

stenza completamente oscura se Seldon, casualmente, non lo

Fi avesse incontrato durante...

ENCICLOPEDIA G~LAl~lCA

~'Tmperatore della Galassia era stanco... stanco fisica-

~ente. Gli facevano male le labbra, perché aveva do-

~uto sorridere benevolo a intervalli regolari. Aveva il

l~orcicollo, perché aveva dovuto piegare la testa a de-

~tra e a sinistra fingendosi interessato. Le orecchie gli

~fischiavano, perché aveva dovuto ascoltare tutto. Era

~ndolenzito da capo a piedi, perché aveva dovuto al-

~iarsi, sedersi, voltarsi, tendere la mano annuire.
~' Una semplice cerimonia di stato, dové bisognava in-

~contrare i Sindaci, i Vicerè, i Ministri, e le loro mogli o

~mariti, di ogni parte di Trantor e (peggio) di ogni parte

della Galassia. Quasi mille presenti, tutti in tenute che

andavano dall'eccessivamente adorno al bizzarro più

appariscente, e l'Imperatore aveva dovuto ascoltare un

farfugliare di accenti diversi resi ancor pi~ sgradevoli

dallo sforzo di parlare il galattico dell'Imperatore che


,, si parlava all'Università Imperiale. E soprattutto, cosa

più stressante, I'Imperatore aveva dovuto ricordare di

astenersi da qualsiasi impegno concreto e di riversare

invece fiumi di parole vuote senza sostanza.


Tutto era stato registrato, immagini e suoni... con

~ estrema discrezione... ed Eto Demerzel avrebbe esami-

i nato la registrazione per vedere se Cleon, Primo del

It Nome, si fosse comportato bene. Naturalmente, questa

era la versione dei fatti solo secondo l'Imperatore. De-

merzel avrebbe insistito certamente che stava soltanto

raccogliendo dei dati per scoprire eventuali rivelazioni

involontarie da Parte de~li osPiti. E forse era così.

Fortunato, Demerzel!
L'Imperatore non poteva lasciare il Palazzo e l'area

circostante, mentre Demerzel poteva attraversare la

Galassia in lungo e in largo, volendo. L'Tmperatore era

sempre in mostra, sempre accessibile, sempre costret-~

to a occuparsi dei visitatori, sia quelli importanti sia i

semplici seccatori. Demerzel rimaneva nell'anonima-

to, non si faceva mai vedere all'interno dei terreni del

Palazzo. Era solo un nome temuto, una presenza invisi- `

bile (e quindi ancor più spaventosa).
L'Imperatore era la Figura Pubblica, con tutte le in-

segne e gli emolumenti del potere. Demerzel era la Fi-

gura Ombra, senza nulla di evidente, nemmeno un ti-

tolo ufficiale, ma con le dita e la mente che sondavano

ovunque, senza chiedere che una ricompensa per quel-

l'opera instancabile... il potere reale.


L'Imperatore si divertiva a pensare (un divertimento

macabro) che in qualsiasi momento, con una scusa in-

ventata o senza alcun pretesto, avrebbe potuto fare ar-

restare Demerzel, avrebbe potuto farlo imprigionare,

esiliare, torturare o giustiziare. Certo, in quei secoli ir-

ritanti di continui fermenti l'Imperatore faticava a im-

porre la propria volontà ai vari pianeti dell'Impero,

perfino ai vari settori di Trantor... con la loro massa di

funzionari e legislature locali che lo costringevano a

muoversi in un labirinto di decreti, impegni, trattati,

protocolli, e norme legali interstellari in genere... però,

almeno, i poteri dell'Imperatore rimanevano assoluti

per quanto riguardava il Palázzo e la sua area.
Tuttavia, Cleon sapeva che i suoi sogni di potere era-

no inutili. Demerzel aveva servito suo padre, e se ben

ricordava, Cleon si era sempre rivolto a Demerzel per

qualsiasi cosa. Era Demerzel che sapeva tutto, ideava

tutto, faceva tutto. E soprattutto, era su Demerzel che

si poteva scaricare la colpa se qualcosa andava storto.

L'Imperatore restava al di sopra delle critiche, non

aveva nulla da temere... certo, a parte le congiure di


~lazzo e l'assassinio a opera delle persone più care e

vicine a lui. Era per impedire che accadesse questo,


~particolar modo, che Cleon faceva assegnamento su

emerzel.
~'CleQn provò un lieve brivido al pensiero di fare a me-

~ di Demerzel. C'erano stati degli imperatori che ave-

ano governato personalmente, che avevano avuto una

~rie di capi di gabinetto privi di talento, che avevano

~fidato quell'incarico a degli incompetenti e non li

vevano sostituiti... e in qualche modo, per un po', era-

o riusciti a tirare avanti.


Ma Cleon non poteva. Aveva bisogno di Demerzel.

nfatti, ora che aveva pensato all'assassinio (conoscen-

o la storia recente dell'Impero era inevitabile pensar-
i) si rendeva conto che era impossibile sbarazzarsi di

emerzel. Per quanto Cleon potesse organizzare tutto

. on la massima meticolosità, Demerzel in qualche mo-

~o avrebbe sicuramente previsto la mossa, avrebbe ca-

E~pito che era imminente, e con abilità molto maggiore

~avrebbe organizzato un colpo di Palazzo. Prima che

L'IDemerzel fosse portato via in catene, dunque, Cleon sa-

rebbe morto, sarebbe stato sostituito da un altro impe-

ratore... che Demerzel avrebbe servito, e dominato.
E se Demerzel, stanco del gioco, si fosse nominato

Imperatore?


No! Mai! L'abitudine all'anonimato era troppo forte

F in lui. Se Demerzel si fosse esposto al mondo, i suoi po-

teri, la sua saggezza, la sua fortuna (qualunque cosa

fosse), certamente l'avrebbero abbandonato. Cleon ne

era convinto. Assolutamente convinto.
Quindi, finché si comportava bene, Cleon era al sicu-

ro. Non avendo ambizioni proprie, Demerzel l'avrebbe

servito fedelmente.
Ed eccolo, Demerzel... aveva un abbigliamento cosi

semplice e austero che Cleon provò un certo imbarazzo

per i futili ornamenti dei suoi abiti da cerimonia che

. ~ fortunatamente si era tolto aiutato da due valletti. Na-

turalmente, soltanto quando Cleon era solo e svestito,

Demerzel compariva all'improvviso.

, «Demerzel, sono stanco!« esordì l'Imperatore della

Galassia.


«Le cerimonie di stato sono faticose, sire« mormorò

1~ Demerzel.

Ii «Allora deve proprio essercene una ogni sera?))

L aNon ogni sera..ma sono importanti. Per gli altri è

gratificante vedervi ed essere notati da voi. Contribui-

sce al buon funzionamento dell'Impero.«


Una volta per il buon funzionamento dell'Impero si

usava il potere« fece cupo Cleon. «Adesso bisogna usa-

re un sorriso, un cenno della mano, una parola sussur-

rata, e una medaglia o un'insegna.«


«Se tutte queste cose servono a mantenere la pace,

sire, non si può che apprezzarle... E il vostro regno pro-

cede bene.«
aLo sai perché?... Perché ho te al mio fianco. La mia

unica vera dote è quella di essere consapevole della tua

importanza.~ Il sovrano guardò Demerzel con un'e-

spressione scaltra. aMio figlio non deve essere necessa-

riamente il mio erede. Non ha talento. E se nominassi

te mio erede?«


Demerzel rispose glaciale: «Sire, questo è impensa-

bile. Non usurperei mai il trono. Non lo ruberei al vo-

stro legittimo erede. E poi, se vi ho contrariato, punite-

mi giustamente. Quello che posso aver fatto, o che po-

trei fare, non merita certo una punizione come quella

di essere nominato imperatore«.


Cleon rise. aPer questa esatta valutazione del valore

del trono imperiale, Demerzel, rinuncio a qualunque

proposito di punizione. Bene, parliamo di qualcosa.

Dormirei, ma non sono ancora pronto per le cerimonie

necessarie per mettermi a letto. Parliamo.«
«Di che, sire?«
«Di qualsiasi cosa... Di quel matematico e della sua

psicostoria. Sai, penso a lui ogni tanto. Questa sera a


.~ena ho pensato a lui. Mi sono chiesto: ~E se un'analisi

~sicostorica indicasse un metodo che consentisse di es-

$ere imperatore senza queste interminabili cerimo-

~ie?''. "


«Sire, a mio avviso nemmeno il più abile psicostori-

~o riuscirebbe in un compito simile.~-


,,P~ «Be', sentiamo le ultime notizie. Il matematico è an-

~cora nascosto tra quelle strambe teste pelate di Mico-

~geno? Avevi promesso di portarlo via da quel posto.«

E aInfatti, sir.e, e ho agito in tal senso ma, mi rincresce

~omunicarvelo, ho fallito.«
«Fallito?« L'Imperatore aggrottò le sopracciglia.

~`~Non mi piace questa storia. «


«Nemmeno a me, sire. Ho fatto in modo che il mate-

~matico venisse incoraggiato a compiere qualche atto

~ blasfemo... è facile commettere atti blasfemi a Micoge-

F no, soprattutto per uno straniero... una trasgressione

~ che richiedesse una punizione severa. Così il matema-

F tico sarebbe stato costretto ad appellarsi all'Imperato-

F re e, di conseguenza, l'avremmo preso. Per organizzare

tutto sarebbe bastata qualche concessione insi~nifi-


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