Sociolinguistica sociolinguistics l-20



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indice


Gli indici (o sintomi) sono segni motivati naturalmente e non intenzionali. Il fumo è indice della presenza di fuoco acceso, lo starnuto è sintomo di raffreddore, lo sbadiglio involontario è segno di stanchezza, rosso di sera è pleludio di bel tempo, un'orma sul terreno è indice del passaggio di un animale. Nella diagnosi medica la sintomatologia è lo studio degli indizi di patologie.

indicatori (Indicators)

intercalari


Gli intercalari sono sequenze di suoni (parole, intere espressioni, interiezioni, esclamazioni) che vengono inserite nella frase e nel flusso comunicativo (soprattutto parlato, ma, in misura minore, anche scritto) spesso in maniera automatica e irriflessa. Tali elementi, in genere, non veicolano un particolare contenuto, da un punto di vista semantico (pur possedendone spesso uno specifico significato), né assolvono qualche specifica funzione nel determinare la strutturazione del testo. Essi, tuttavia, possono assolvere a funzioni espressive, punteggiando il procedere dell'eloquio o del discorso. La loro natura grammaticale può essere la più varia: si può trattare di nomi, di avverbi, aggettivi, interi enunciati o espressioni, sempre, però, svuotati dal loro significato originario e piegati a un diverso utilizzo. Per questo, da un punto di vista linguistico, non sembrano classificabili in una categoria propria. Raffaele Simone, ad esempio, ha proposto di classificarli sotto la dicitura di "frammenti di enunciato"[1].

Per la loro marcata caratteristica di emissione, quasi sempre irriflessa, gli intercalari sono spesso classificabili sotto la specie sociolinguistica del cosiddetto tic linguistico. Tuttavia, vi sono tic linguistici che non sono da considerare intercalari, dal momento che, pur essendo forme insistite e quasi irriflesse di alcuni parlanti, non sono svuotate di un significato ma, anzi, assumono una precisa e consapevole funzione semantica, anche se questa può apparire pleonastica, o, peggio, "deviata" o ambigua, come è il caso di alcune espressioni affermatesi nella lingua italiana di fine Novecento, come assolutamente sì/no, piuttosto che, ecc.

Sono forme tipiche del linguaggio parlato e, per questo, dell'eloquio orale riflettono la natura più spontanea e meno organizzata rispetto alle forme in genere più sorvegliate della produzione scritta. Tuttavia, gli intercalari compaiono spesso, in forma scritta, nella proposizione di forme dialogiche orali (ad esempio, nei romanzi). Anzi, questa forma viene spesso usata per connotare e caratterizzare il personaggio o per riprodurre, sulla pagina scritta, la naturalezza del linguaggio parlato.

interazione sociale


ipercorrettismo


Cf. cap. 8.2

ipotesi di Sapir-Whorf


cf. cap. 2.1.6

jingle


Il jingle (termine inglese con significato di "tintinnio"), è un breve motivo musicale che, generalmente, annuncia o accompagna uno spot pubblicitario trasmesso dai mezzi di comunicazione radio-televisivi. Solitamente allegro e dalla linea melodica semplice, ha lo scopo di attirare l'attenzione dello spettatore verso il collegato messaggio pubblicitario o di richiamare alla memoria il prodotto reclamizzato. Spesso vengono utilizzati come motivetti che preannunciano il periodo natalizio e vengono trasmessi soprattutto nei mesi di novembre e dicembre.
Nato nel secondo decennio del XX secolo, al tempo delle prime trasmissioni radiofoniche, il jingle era spesso unito ad un breve testo rimato e facilmente ricordabile. Con l'avvento della televisione, il messaggio affidato al testo è stato progressivamente sostituito con immagini commentate, mantenendo la sola parte musicale del jingle, spesso identificativa del prodotto o della marca.
In alcuni casi i Jingle sono frutto di invenzioni musicali ad hoc, in altri riprendono musiche o canzoni particolarmente note, come ad esempio il celebre Jingle degli anni sessanta e settanta, cantato da Marisa Del Frate, «Voglio la caramella che mi piace tanto e che fa du-du du-dù du-du du-dù Dufour», realizzato per le caramelle Dufour, modificando leggermente il testo della canzone Quel motivetto che mi piace tanto, creata da Michele Galdieri e Dan Caslar, nel 1932, per la rivista Strade.

lallazione


la produzione pre-linguistica dei neonati a partire dal settimo mese caratterizzata da coppie di vocali e consonanti ben definite e toni diversi (richiesta, comando...). L'inizio dell'attività espressiva con suoni varia molto da individuo a individuo e non deve preoccupare se inizia con ritardo o si prolunga per qualche mese più del dovuto. I disturbi della pronuncia possono essere individuati e analizzati da un foniatra.

Language Planning = politica linguistica
lealtà linguistica (language loyalty)
lessicalizzazione

Processo per cui un sintagma o una parola derivata o composta diventa una sola unità lessicale non riconoscibile a partire dai suoi costituenti. Arbitrarietà assoluta (mancanza di motivazione).

Es.: lat. avi-cap- > auceps; lat. inimicus, undecim, strutturalmente trasparenti (in-amicus; unus-decem) sono lessicalizzati in francese in forme non più immediatamente trasparenti: ennemi, onze.

«Processo per cui una costruzione diventa un solo elemento lessicale o si comporta come un elemento unico (alla bell'e meglio)» (Cardona).

Risorse per l'incremento del lessico (tipi di lessicalizzazione):

1. Concrezione di sintagma olofrastico (sp. sin embargo ‘tuttavia’, sp. aún ‘ancora’ < ad unum; it. adesso < ad ipsum; abracadabra ‘un abra (=spirito) dopo l’altro’, tout à fait ‘completamente’); però < per hoc per Meillet è un fatto di grammaticalizzazione, ma il risultato è la creazione di un nuovo lessema.

2. Trasformazione di un lessema in un morfema (grammaticalizzazione) e concrezione con l'iposema precedente (amara-mente);

3. Lessicalizzazione di affissi derivazionali: gli ismi (< it. –ismo), sen-ior-em > signor-e,

4. Lessicalizzazione di affissi valutativi: aur-icul-a > orecchi-a

5. Lessicalizzazione di articoli (agglutinazione): lat. hedera > ierre; fr. l'ierre > (la) lierre .


Fatti di transcategorizzazione:

6. Lessicalizzazione di aggettivi e forme verbali come sostantivi o prep.: i buoni, il presidente, il defunto; il fu; durante;

7. Lessicalizzazione di preposizioni: i pro e i contro, ingl. up > to up;

8. Lessicalizzazione di avverbi: il quondam, il tandem, il de cuius.

9. Lessicalizzazione di pronomi: fr. tutoyer: il pron. tu è lessicalizzato come verbo.

10. Lessicalizzazione di desinenze flessive: bus < omnibus (abl. pl.), segmentato omni-bus (donde si è estratto un suffisso –bus con cui si sono creati auto-bus, filo-bus)



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