Sociolinguistica sociolinguistics l-20


Ecolinguistica (Language ecology, ecolinguistics)



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Ecolinguistica (Language ecology, ecolinguistics)


L’ecologia della lingua o ecolinguistica è una prospettiva di studio intrapresa all’inizio degli anni ’70 dal sociolinguista americano di origine norvegese Einar Haugen. Secondo tale linea di ricerca, il comportamento linguistico non può essere compreso pienamente senza l’investigazione della totalità delle relazioni tra la lingua e il suo ambiente, l’ecologia appunto. Vedi RIVISTA DI ECOLINGUISTICA: http://www.ecoling.net/journal.html

embodiment


Postulato della linguistica cognitiva, che ipotizza un diretto collegamento tra mente e mondo tramite il corpo. Predominante è il ruolo del significato, unica matrice della comunicazione e quindi del significante. A sua volta il significato deriva dal mondo esterno mediato dal filtro del corpo umano. Per il cognitivismo il processo di significazione ha “basi corporee”.

equivocità


La lingua è un codice “equivoco” in quanto il significante non presenta quasi mai corrispondenza biunivoca con il significato, ma una serie, a volte complessa, di corrispondenze plurivoche. A un significante corrispondono di regola più significati (> omonimia e polisemia); a un significato corrispondono di regola più significanti (cf. sinonimia, onomasiologia). Lat. aequivocus è la traduzione di gr. [homonumos].

L'equivocità non è un handicap, ma un vantaggio, perché rende la lingua onnipotente. L'incertezza è sempre disambiguata dal contesto.


età


Variabile sociolinguistica

eteroglossia


Per eteroglossia s’intende una peculiare tipologia di idiomi praticati in genere da comunità ridislocate lontano dalle proprie sedi originarie a seguito di processi di migrazione interna: ogni qual volta tale ridislocazione determini la formazione di una enclave la cui parlata diverga dalla compagine linguistica circostante e i cui locutori siano animati dalla volontà di salvaguardare la loro identità, si vengono a creare le condizioni di una alterità funzionalmente parificabile ad una minoranza. Esempi: i Galloitalici della Sicilia, i Tabarchini della Sardegna). Diversa dall’alloglossia, che riguarda una lingua completamente diversa da quella dominante.

etnografia della comunicazione

etnolinguistica

etnometodologia

etnoscienza

evento linguistico

fattori di differenziazione


1. età: 2. sesso; 3. gruppo etnico; 4. classe socio-economica; 5. livello d'istruzione

Folklinguistics > Linguistica popolare (§ 8.2)

gergo

gibberish


Gibberish (qualche volta anche Jibberish) (“borbottio”, senza senso), in italiano Grammelot, è un termine generico che in inglese indica il parlare usando suoni simili a parole, ma che non hanno alcun significato reale. Questo significato è stato esteso anche al testo senza senso o incomprensibile (es. supercazzola). Il tema comune nelle istruzioni senza senso è una mancanza di senso letterale, che può essere descritto come una presenza di sciocchezze o nonsense. Uno degli esempi più famosi di utilizzo del "gibberish" (senza senso) in letteratura è la poesia "Jabberwocky" di Lewis Carroll.

glottofagia

gruppo sociale

icona


L'icona (gr. eikón ‘immagine’) è un segno intenzionale e motivato su base analogica; fornisce una riproduzione visiva, uditiva o altrimenti percettiva della cosa. Un segno iconico è un “modello” ampiamente convenzionale e sempre intuitivo della cosa che rappresenta. Icone sono le fotografie, i diagrammi, le carte geografiche, gran parte dei segnali stradali. Il segnale stradale che avverte gli automobilisti della presenza di bambini vicino a una scuola, omino e donnina nella porta del WC, icone informatiche.

Icone


    
Word Messenger
Le lingue naturali contengono una parte iconica (onomatopee e fonosimboli); si è pensato anche a un'origine iconica di tutto il linguaggio.

iconicità


 diagrammaticità, naturalezza, indessicalità.

idioletto


l'insieme degli usi linguistici caratteristici e propri di un singolo individuo o di un piccolo gruppo di parlanti in un determinato momento.

indessicalità


anche esoforicità (Hasan); cf. deissi, indice.

Principio dell'etnometodologia del linguaggio è che il linguaggio è indessicale. Alcuni segni sono chiamati indessicali, o indici (parole-indice o deittiche), in quanto si riferiscono a qualcosa che si trova nelle immediate vicinanze (il termine lat. index designa il ‘dito che indica’). Indici sono i cartelli stradali, i gesti come certe espressioni facciali che denunciano gli stati emotivi di una persona, come gli emoticons o faccine dell'informatichese [ :-) Allegro, :-( Triste, ecc.].

Le espressioni indessicali non possono essere comprese senza informazioni sulla biografia e i compiti di chi usa l'espressione. Per gli etnometodologi tutte le produzioni linguistiche sono indessicali (contestualità del significato).

Crocco Galèas, Ramat (1995:120, n.8): «Per indessicalità intendiamo il parametro in base al quale all'interno di una parola polimorfica le determinazioni morfologiche agiscono come indici espliciti nei confronti del morfema lessicale. In puer-orum la desinenza –orum ha un grado di indessicalità, a causa della vicinanza di affissazione rispetto a puer-, superiore a quello di –de locativo rispetto alla base ev- nel turco ev-ler-in-de ‘nelle nostre case’ (Dressler 1985). Nel caso di βῆ, data l'impossibilità di una segmentazione morfotattica, morfema grammaticale e morfema lessicale coincidono in un unico signans, quindi in βῆ si realizza il massimo grado di indessicalità».



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