Sociolinguistica sociolinguistics l-20


BIBLIOGRAFIA SOCIOLINGUISTICA STORICA



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12BIBLIOGRAFIA SOCIOLINGUISTICA STORICA

Belardi Walter. 1991. Storia sociolinguistica della lingua ladina («Studi ladini» XV, B.R.L.F, 30), Roma.

Homeyer Helen. 1957. Some Observations on Bilingualism and Language Shift in Italy from the Sixth to the Third Century B.C., «Word» 13, 415446. *fot.

Martino Paolo. 1991. L'"area Lausberg". Isolamento e arcaicità, Roma, Biblioteca di Studi glottoantropologici dell'Università «La Sapienza».

Romaine S. 1987. Historical Sociolinguistics: Problems and Methodology, in Ammon, U., Dittmar, N., Tatheier, K.J., Sociolinguistics - Soziolinguistik, Berlin - New York 1987-88, II, 1452-69.

Schuchardt, Hugo. 1979. The ethnography of variation: selected writings on pidgins and creoles, ed. and translated by T. L. Markey. Ann Arbor: Karoma


http://it.wikipedia.org/wiki/Categoria:Sociolinguistica

13GLOSSARIO DELLA SOCIOLINGUISTICA


(in costruzione)

abilità


linguistiche ed extralinguistiche; semiotica, comunicativa ecc.

Abstand


ABSTABDSPRACHE ("lingua per distanziazione"), più o meno consapevole, a volte voluta. Una Nebensprache registra una regressione (Dialektisierung) che la distanzia dalla lingua standard (es. provenzale, gallego). Il tedesco Abstand è calco del latino distantia, ed è passato al russo otstojanie. È riconosciuta automaticamente come lingua a sé, diversa dalle altre lingue, anche se non ha tradizione scritta.

Berruto enuncia 5 criteri:

1. parentela genealogica

2. reciproca comprensibilità

3. coscienza linguistica dei parlanti (Selbstbewusstsein)

4. autonomia del lessico fondamentale (in termini di lessicostatistica: Swadesh): Se la comunione tra due varietà nel lessico di base supera l'81%, si tratta di due dialetti della stessa lingua.

5. differenza strutturale in tutti i livelli del sistema


AUSBAUSPRACHE


(“lingua per elaborazione”), sviluppata, standardizzata, caratterizzata da usi scritti formali e tecnologici, sovraregionale, con alto grado di invarianza. Una Nebensprache (nel senso di Kloss) registra un avanzamento di status verso la lingua standard.

Abstandsprache e Ausbausprache sono concetti opposti per Kloss.

Žarko Muljačić elabora una Ausbaukomparatistik

Berruto: tre tipi possibili:

a) lingue sia per distanziazione che per elaborazione: italiano, francese, tedesco, ecc.;

b) lingue solo per distanziazione: zingaresco;

c) lingue solo per elaborazione: slovacco rispetto al ceco, gallego rispetto al portoghese, corso rispetto all'italiano.
Difficile definire lo status di una lingua in base a un solo criterio, occorre combinarli tutti, unitamente alla nozione di Abstand/Ausbau.

I dialetti italiani hanno di solito un minimo di Abstand e scarsa Ausbau (il sardo ha un discreto Abstand).



Acculturazione


Vedi § 8.3.

acroletto


Acroletto è la lingua più elevata all'interno di un sistema sociale e culturale.

Un esempio tipico di acroletto è il latino medievale: in epoca medievale infatti le lingue romanze venivano usate per la comunicazione giornaliera ed a scopi prevalentemente pratici (ossia in funzione di basiletto), mentre il latino era la lingua della cultura e della Chiesa, e veniva adoperato nei contesti più prestigiosi.

Analogamente in Italia la lingua italiana svolge ancora funzioni di acroletto rispetto ai dialetti.

Certamente fino alla diffusione della scuola dell'obbligo e della televisione, e prima della migrazione interna degli anni '50-'70, l'italiano era prevalentemente un acroletto, poco utilizzato nei contesti pratici. Cf. basiletto.

allocuzione


Uno dei sistemi più diffusi per stabilire la relazione di ruolo tra parlante e ascoltatore nei rapporti interpersonali è il ricorso agli allocutivi.

Austin (1962) definì l’atto allocutivo come “unità minima della comunicazione linguistica”. Ogni enunciato ha un contenuto proposizionale e una forza allocutiva (dichiarazione, promessa, insulto, ordine ecc.).

L’allocuzione è il riferimento linguistico del parlante al suo interlocutore; tutte le forme (parole o sintagmi nominali) impiegate dal parlante per denotare l’interlocutore sono chiamate allocutivi; il parlante viene definito come allocutore, mentre l’interlocutore è l’allocutario. Non rientrano nella definizione di allocutivo le forme generiche usate per attirare l’attenzione o per stabilire un canale di comunicazione (funzione fatica), ma solo i termini che denotano l’allocutario; per esempio: pronomi personali, titoli, termini di parentela, termini di stima o affetto, insulti. Soprattutto, nella lingua italiana, hanno grande rilievo il tu ed il lei con il loro rapporto di opposizione (rispettivamente confidenziale e formale):

Piera Molinelli, “Lei non sa chi sono io!”: potere, solidarietà, rispetto e distanza nella comunicazione. In Linguistica e Filologia 14, 2002: .



In ogni scambio conversazionale i partecipanti utilizzano un sistema allocutivo, che consiste in segnali di tipo non verbale (stretta di mano, inchino..) e in elementi linguistici (pronomi, titoli, saluti..); i partecipanti utilizzano questo sistema principalmente basandosi sul proprio status in riferimento sia al contesto sociale sia alla situazione di discorso. Questo sistema (politeness o “cortesia”) sembra avere tratti universali, che vengono realizzati in modo diverso nelle lingue e, da un punto di vista diacronico, in modo diverso durante la storia di ogni lingua. Diversi studi hanno basato il sistema allocutivo sull’interazione tra potere e solidarietà. Ma due soli criteri (potere e solidarietà) non sono sufficienti a spiegare diverse situazioni; altri parametri: potere, solidarietà, rispetto e distanza; essi possono essere applicati sia singolarmente, come principi prototipici, sia come tratti interazionali. In effetti, nella maggior parte delle situazioni osservate questi quattro tratti interazionali entrano in azione secondo modalità e proporzioni diverse nelle interazioni verbali.

E Lei, come sta?

Suo marito tutto bene?

Nei fenomeni di allocuzione rientra l’espressione della “cortesia”: si parla, nel linguaggio comune, di “formule di cortesia” o “pronomi di cortesia” per indicare tutte quelle modalità di allocuzione scelte nelle interazioni con persone verso le quali il parlante intende mostrare il proprio rispetto.

Parte dell'atto di allocuzione è l'uso di appellativi come signora, avvocato, dottoressa, professore; sono di particolare importanza in lingue che non conoscono la distinzione tra il tu ed il lei. Nell'esempio in inglese che segue, l'uso del lei è sostituito da quello dell'appellativo sir:

Did you have a nice trip, sir? ('Ha fatto buon viaggio?')

Formule di cortesia (Politeness)

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