L'idea della costruzione di una maestosa chiesa in onore di Maria Santissima, adatta a contenere con maggior comodo la grande popolazione giovanile di Valdocco, venne a don Bosco una sera del dicembre 1862, come testimonia don Paolo Albera:
“Un sabato del mese di dicembre, forse il giorno 6, D. Bosco avendo finito di confessare i giovani verso le 11 di notte, scese a cena nel refettorio vicino alla cucina. D. Bosco era soprapensiero. Il chierico Albera era solo con lui, quando D. Bosco prese a dirgli. - Io ho confessato tanto e per verità quasi non so che cosa abbia detto o fatto, tanto mi preoccupava un'idea, che distraendomi mi traeva irresistibilmente fuori di me. Io pensavo: La nostra chiesa è troppo piccola; non capisce tutti i giovani o pure vi stanno addossati l'uno all'altro. Quindi ne fabbricheremo un'altra più bella, più grande, che sia magnifica. Le daremo il titolo: Chiesa di Maria SS. Ausiliatrice. Io non ho un soldo, non so dove prenderò il denaro, ma ciò non importa. Se Dio la vuole si farà. Io tenterò la prova e se non si farà che la vergogna dell'insuccesso sia tutta per don Bosco. Dica pure la gente: Coepit aedificare et non potuit consummare” (MB 7, 333-334).
In verità già nel 1844, ai primordi delle sue riunioni giovanili domenicali, quando ancora non aveva trovato né un luogo né una formula chiara per il nascente Oratorio, durante un sogno profetico che in qualche modo completava quello dei nove anni, era stato accompagnato da una Signora attraverso le varie fasi di sviluppo della sua opera, fino ad “un campo, in cui era stata seminata meliga, patate, cavoli, barbabietole, lattughe, e molti altri erbaggi”:
“Guarda un'altra volta, mi disse, e guardai di nuovo. Allora vidi una stupenda ed alta chiesa. Un'orchestra, una musica istrumentale e vocale mi invitavano a cantar messa. Nell'interno di quella chiesa era una fascia bianca, in cui a caratteri cubitali era scritto: Hic domus mea, inde gloria mea” (MO 130).
Il sogno si era ripetuto l'anno successivo, con un particolare in più: la chiesa sarebbe sorta sul “luogo dove i gloriosi Martiri di Torino Avventore ed Ottavio soffrirono il loro martirio” (MB 2, 229). Ma questi sogni don Bosco li avrebbe compresi soltanto in seguito, vedendo lo sviluppo della sua opera, segno tangibile dell'assistenza divina e della presenza attiva e materna di Maria. Non sarà infatti la volontà di attuare a tutti i costi un progetto sognato, quanto piuttosto la necessità concreta dei suoi giovani e del popolo, unitamente alla sua accresciuta devozione alla Vergine Santissima, a spingerlo nell'impresa di costruire “una chiesa più grande”.
3.2.1. Le origini storiche del titolo "Ausiliatrice"
Il titolo di Ausiliatrice, presente fin dal sec. XVI nelle litanie lauretane, venerato anche in Torino dov'era operante una confraternita sotto questo nome presso la chiesa di san Francesco da Paola, era stato riportato in primo piano da Pio VII nel 1815. Questi, tornato dalla prigionia napoleonica, aveva voluto ringraziare Maria Aiuto della Chiesa e dei cristiani, istituendo la festa del 24 maggio.
Nel 1862 un nuovo evento divulgava rapidamente la devozione all'Ausiliatrice: nel marzo, da un'antica effige di una chiesa in rovina, a Fratta presso Spoleto, la Madonna aveva parlato ad un bambino di cinque anni e cominciava a concedere favori e grazie singolari. La notizia dilagò in un baleno, suscitando entusiasmo. I pellegrinaggi si moltiplicarono a dismisura nel giro di pochi giorni. L'arcivescovo di Spoleto mons. Giovanni Battista Arnaldi, colpito dalle folle che continuamente accorrevano e dalla pietà suscitata, decretò che alla sacra immagine fosse dato il titolo di Auxilum Christianorum e si fece entusiasta diffusore dei fatti e del culto dell'Ausiliatrice.
I fatti di Spoleto accadevano in un clima di tensioni tra Stato e Chiesa, mentre il potere temporale del papa appariva irrimediabilmente giunto al tramonto, gran parte dei suoi territori era già passata al nuovo regno d'Italia e lo stesso romano pontefice era fatto bersaglio di polemiche e disprezzo dai liberali e dagli anticlericali. Spoleto era stata sede vescovile di Pio IX e le apparizioni venivano ad incoraggiare i cattolici italiani: il Signore non abbandonava la sua Chiesa e attraverso la sua SS. Madre operava portenti e meraviglie.
L'Ausiliatrice - definita da mons. Arnaldi “astro fulgido che brilla nella caligine dei tempi, protettrice della Chiesa cattolica, consolatrice del Romano Pontefice, vilipeso ed osteggiato in ogni modo dai nemici della fede, battagliera fortissima, terrore dell'inferno, salvatrice del popolo fedele, rifugio dei tribolati, speranza di sollecito trionfo della Chiesa e dell'Augusto suo Capo” - avrebbe schiacciato il capo del serpente antico segnando la vittoria di Dio sui nemici del bene.
Sulle pagine dei giornali cattolici e nelle omelie il nome dell'Ausiliatrice e i fatti di Spoleto risuonarono rapidamente in tutta Italia, suscitando fervore ed entusiasmo in ambito cattolico, ma anche polemiche e canzonature presso gli avversari. A Torino l'Armonia diede ampio risalto ai fatti fin dal maggio 1862, pubblicando le relazioni di mons. Arnaldi, che destarono molto interesse.
3.2.2. I motivi ispiratori di don Bosco
Don Bosco, che già nell'opuscolo Il mese di maggio (1858) aveva utilizzato il titolo Auxilium Christianorum per indicare l'azione efficace di Maria, protettrice in vita, ma soprattutto in morte (quando “sarà un capitano terribile, che a guisa di un ordinato esercito reprimerà gli assalti del nemico infernale”), il 24 maggio 1862 annunciò nella “buona notte” “con sua grande contentezza la prodigiosa manifestazione di un'immagine di Maria avvenuta nelle vicinanze di Spoleto” (MB 7, 166).
Il progetto di dedicare la nuova chiesa a Maria Ausiliatrice si collocava quindi in un contesto carico di speranze ed attese, in cui la spiritualità mariana traeva dai fatti di Spoleto un notevole impulso in senso ecclesiale, sociale ed escatologico. Don Bosco, da parte sua, vive con piena consapevolezza questo momento e questo clima.
All'origine della sua volontà di intitolare la chiesa vagheggiata all'Ausiliatrice c'è dunque, prima di tutto una forte motivazione ecclesiologica accentuata dall'amara constatazione della "tristezza dei tempi". Ciò appare evidente da molti interventi del Santo: dal sogno delle "due colonne", raccontato ai suoi il 30 maggio 1862 (cf MB 7, 169-172), all'introduzione ad un opuscolo del 1868 dal titolo Maraviglie della Madre di Dio invocata sotto il titolo di Maria Ausiliatrice:
“Il bisogno oggi universalmente sentito di invocare Maria non è particolare, ma generale; non sono più tiepidi da infervorare, peccatori da convertire, innocenti da conservare. Queste cose sono sempre utili in ogni luogo, presso qualsiasi persona. Ma è la stessa Chiesa Cattolica che è assalita. È assalita nelle sue funzioni, nelle sacre sue istituzioni, nel suo Capo, nella sua dottrina, nella sua disciplina; è assalita come Chiesa Cattolica, come centro della verità, come maestra di tutti i fedeli.
Ed è appunto per meritarsi una speciale protezione del Cielo che si ricorre a Maria, come Madre comune, come speciale ausiliatrice dei Re, e dei popoli cattolici, come cattolici di tutto il mondo!”.
(G. Bosco, Maraviglie della Madre di Dio invocata sotto il titolo di Maria Ausiliatrice, Torino, Tip. dell’Oratorio di S. Francesco di Sales 1868, pp. 6-7).
Ma non sono soltanto contingenze storiche a determinare la scelta di don Bosco. Egli sente il titolo prescelto come il più adatto ad esprimere la sua riconoscenza alla Vergine per i tanti "aiuti" ricevuti e, insieme, per invocarne la protezione sulla nascente Congregazione. Testimonia il cardinal Giovanni Cagliero:
“Nel 1862 D. Bosco mi disse, che meditava l'erezione di una chiesa grandiosa e degna della Vergine SS. - Sinora, soggiungeva, abbiamo celebrato con solennità e pompa la festa dell'Immacolata, ed in questo giorno sonosi incominciate le prime nostre opere degli Oratorii festivi. Ma la Madonna vuole che la onoriamo sotto il titolo di Maria Ausiliatrice: i tempi corrono così tristi che abbiamo proprio bisogno che la Vergine SS. ci aiuti a conservare e difendere la fede cristiana. E sai tu un altro perché?
- Credo, risposi io, che sarà la Chiesa Madre della nostra futura Congregazione, ed il centro dal quale emaneranno tutte le altre opere nostre a favore della gioventù.
- Hai indovinato, mi disse: Maria SS. è la fondatrice e sarà la sostenitrice delle nostre opere” (MB 7, 334).
In don Bosco, poi, il titolo Ausiliatrice trova una risonanza immediata. L'esperienza personale e la riflessione lo hanno condotto ad una devozione mariana e ad una mariologia dai caratteri positivi e storici. Maria non è soltanto la Madre di Dio da venerare ed amare, la suscitatrice di teneri affetti ed entusiasmi spirituali: ella è coinvolta direttamente nella storia della salvezza, a livello personale, ecclesiale e sociale; la sua è una missione storica ed escatologica; è lei che ha guidato don Bosco fin dai suoi più teneri anni sostenendolo attraverso le tante difficoltà; a lei si devono gli sviluppi dell'Oratorio; è lei che guida i primi passi della nascente Congregazione Salesiana.
C'è inoltre in don Bosco una forte sottolineatura pastorale e pedagogica: Maria è aiuto nel cammino della vita per vincere gli assalti del peccato, per essere liberati da ogni forma di male (spirituale, morale e fisico) e soprattutto per attuare il bene. Tra le mura dell'Oratorio, tra le folle di popolani che accorrono al santuario di Valdocco, tra i benefattori di don Bosco la devozione all'Ausiliatrice assume un significato più intimo, meno determinato dagli avvenimenti politici e sociali. Egli sottolinea per i suoi giovani quanto può suscitare maggior fervore religioso e impegno di vita e di crescita spirituale; ai suoi Salesiani presenta Maria come ispiratrice, forza e modello nella missione educativa e nell'itinerario di santità; per i fedeli evidenzia la potente azione taumaturgica e protettiva della Madre di Dio, allo scopo di stimolare alla conversione e ad una vita cristianamente ispirata.
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