Fonte: Caritas 2004, p. 404
Tale intervento si basa sul presupposto di una collaborazione con il mondo del sociale, che qui trova integrazione e fondi. La politica cerca di agire tramite l’associazionismo, considerato un soggetto più idoneo a portare avanti interventi di integrazione.
Attraverso l’Usi vengono gestiti:
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15 centri di accoglienza, e 26 insediamenti per i Rom;
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sostegno all’infanzia straniera attraverso 24 centri affidati al privato sociale;
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promozione dell’attività lavorativa attraverso l’agenzia Chances;
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sviluppo della mediazione interculturale affidata al Centro informazione educazione allo sviluppo (CIES) che prevede la presenza dei mediatori culturali nelle attività gestite dall’USI, ed il Centro di Studi Emigrazione di Roma, rivolto ad operatori e studiosi del settore (Cser);
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sostegno all’immigrazione femminile attraverso il Centro di consulenza per le donne immigrate;
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un centro Informagiovani immigrati;
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sostegno ai rifugiati tramite il Servizio Rifugiati gestito dal Consiglio italiano per i rifugiati. (CIR).
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Le elezioni di Roma, primi passi.
La difficoltà che le città italiane ed europee hanno riscontrato nell’avviare un dibattito per la creazione di organi di consultazione per gli stranieri, è testimoniata a Roma dalla stessa storia della delibera che istituisce il voto.
Nel 1993 un gruppo di politici ed esponenti del mondo del volontariato, avanzarono l’idea di fare qualcosa di nuovo per favorire l’integrazione degli stranieri, andando oltre l’erogazione dei servizi sociali. L’idea sviluppava il concetto di rappresentanza degli stranieri. In quegli anni l’Amministrazione prese atto che il progetto migratorio di molti degli stranieri residenti a Roma prevedeva la stabilizzazione sul territorio, e non solo il soggiorno per il breve periodo sufficiente a mettere da parte il denaro per un investimento in patria. L’idea di rappresentanza fu ripresa dal sindaco Rutelli e, in una riunione con alcuni comuni di Italia, tra i quali Nonantola, prima città ad istituire il Consigliere aggiunto, si decise di andare proprio verso la figura del Consigliere aggiunto. Nel 1995 fu modificato lo Statuto della città. Nel febbraio del 1996 il TAR fugava ogni dubbio sulla legittimità della modifica: si era nel giusto nell’affermare la cittadinanza locale come una forma di partecipazione che interessa anche gli immigrati. Subito dopo si lavorò per istituire un regolamento elettorale: si era deciso per l’elezione a suffragio universale dei rappresentanti, per dare agli eletti uno status il più possibile uguale a quello dei Consiglieri italiani, come spiega il dott. Rossi (mia intervista del 25/01/2005). Ai Consiglieri stranieri veniva riconosciuto il diritto di partecipare alle sedute del Consiglio comunale o del Consiglio di Municipio, con diritto di parola ma non di voto. Veniva inoltre riconosciuto loro il diritto di partecipare ai lavori delle commissioni consiliari permanenti, sempre senza diritto di voto.
Nel 1998 la legge Turco Napolitano, che in una prima fase comprendeva una proposta di voto amministrativo, rallentatò il dibattito allora in atto in Comune, si pensava di aspettare l’eventuale evoluzione verso il voto amministrativo degli stranieri residenti. Come spiega ancora il dott. Rossi:
“Nel frattempo sia la politica sia il mondo del volontariato italiano si erano accontentati che ci fosse, poi si pensava di saltare addirittura al voto, mentre l’associazionismo straniero si disinteressò.” (Mia intervista del 25/01/2005).
Nel 2002, la figura del Consigliere aggiunto era contemplata negli obiettivi elettorali di Veltroni. Questa idea era, per la verità, sempre stata supportata dai Ds e soprattutto da Maurizio Bartolucci, poi messo a capo della Commissione che ha guidato le elezioni, e da lui è venuta la sollecitazione decisiva.
Per Roma è stato difficile portare avanti questa iniziativa dopo i progressi iniziali. Le principali divergenze tra le forze politiche, che hanno impedito un accordo su un testo comune, hanno riguardato la procedura di formazione delle liste di candidati: c’era chi riteneva necessario passare attraverso il filtro dei partiti, e chi lo riteneva un errore, sostenendo la necessità dell’indipendenza di questi ultimi. Una terza posizione, minoritaria, proponeva di far transitare le elezioni attraverso le associazioni. Altre posizioni, soprattutto a destra, erano contrarie alla proposta dell’elezione dei Consiglieri e ritenevano migliore lo strumento della Consulta eletta, all’interno della quale eleggere i Consiglieri, ma in un momento successivo, come si è verificato in alcuni comuni dove i Consiglieri aggiunti sono stati eletti tra il Presidente e il vice Presidente della Consulta.
Nel 2001, con la Giunta Veltroni, è stata istituita presso il Comune di Roma la funzione di Consigliere comunale con delega alle politiche della multietnicità, nella persona dell’On. Franca Eckert Coen. Nell’ambito di questa funzione si è diretto il dibattito nelle fasi finali e si è puntato sulla costituzione della Consulta, un’assemblea di rappresentanti degli immigrati, da istituire con l’aiuto di un gruppo di lavoro formato da mediatori culturali ed altri esponenti delle comunità straniere. L’idea della consulta era da alcuni appoggiata con più favore della figura dei Consiglieri, vista spesso con scetticismo nel mondo immigrato (si veda come il Forum delle Comunità straniere, associazione interetnica che comprende 18 associazioni romane, 30 dal resto d’Italia, abbia appoggiato la Consulta con più entusiasmo rispetto al favore accordato ai Consiglieri aggiunti).
La disciplina dell’elezione dei Consiglieri e della costituzione della Consulta degli stranieri ha trovato attuazione nelle delibere comunali 190 e 191 del 2003. Il rimborso spese per i Consiglieri è stato ratificato dalla delibera 211 del 2004 (successiva alle elezioni), le regole della candidatura sono quelle sancite dall’art. 58 del decreto legislativo 267 del 2000 (Testo Unico degli Enti Locali) vale a dire le stesse valide per la candidatura alle elezioni provinciali, comunali e circoscrizionali.
Le idee che sono alla base delle elezioni svoltesi a Roma, sono quelle contenute nella delibera n.66 del 2002, “Orientamenti e indirizzi per l’attuazione della politica riguardante la multietnicità nella città di Roma”. Tale programma per una politica della multietnicità si propone36:
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la realizzazione di iniziative di dialogo con le diverse Comunità, tali da rendere concreta la loro partecipazione alla predisposizione delle politiche che riguardano gli stranieri;
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l’elezione dei Consiglieri aggiunti e la loro assistenza nell’ambito della specifica attività loro attribuita;
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la realizzazione di un osservatorio sulla società multietnica a disposizione dell’Amministrazione, degli esperti e di tutta la cittadinanza;
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il coordinamento e la realizzazione di un programma di obiettivi e strategie unico per tutta l’Amministrazione;
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la realizzazione di attività comunicative a carattere continuativo in grado di mantenere il rapporto con le Comunità, e offrire loro visibilità e informare la cittadinanza degli interventi dell’Amministrazione.
L’idea di fondo sostenuta da questo progetto è che:
“non ci può essere sviluppo in una società multietnica senza coinvolgimento dei diretti interessati, perché senza di questa ogni politica, per quanto lungimirante, è destinata a non compiersi. Ma non esiste sviluppo senza innovazione, senza attenzione ad una qualità sociale e, soprattutto senza programmazione, unico processo in grado di assicurare fattibilità alle politiche” ( delibera n. 66/ 2002, p. 2).
La delibera 66 dichiara che lo sforzo di spingere il Governo centrale verso la concessione anche agli stranieri non comunitari del diritto di voto attivo e passivo nelle elezioni amministrative, deve rimanere massimo. Nel frattempo, però, non ci si può limitare ad aspettare e così su questo versante, con tutti i limiti che l’attuale Costituzione impone, ci si impegna attraverso l’istituzione dei Consiglieri aggiunti. La loro funzione è:
“quella di portare la loro voce nelle stanze di governo dove si disegna il futuro della città, nella quale sono proprio i figli di stranieri a continuare ad aumentare […] Questo primo passo, che considera la partecipazione un vero e proprio diritto/dovere e non un semplice atto di solidarietà da parte dell’Istituzione cittadina.” (Delibera n.66/2002, p. 5)
Le elezioni sono state sancite dalla deliberazione consiliare n° 11 dell’8 febbraio 1996, è stato così inserito nello Statuto del Comune di Roma l’art. 14 bis, allo scopo di consentire l’istituzione in seno al Consiglio comunale ed ai Consigli dei Municipi dei Consiglieri aggiunti, individuati dallo Statuto come “massima espressione di garanzia del carattere multietnico e delle diversità culturali presenti nella comunità cittadina e come veicolo fondamentale per il pieno esercizio dei diritti di partecipazione da parte degli stranieri e per la tutela dei diritti civici degli stessi”. A seguito delle modifiche ed integrazioni apportate, lo Statuto del Comune di Roma prevede che le elezioni di quattro Consiglieri comunali aggiunti (art. 20) e le elezioni dei Consiglieri aggiunti dei municipi, uno per ogni municipio (art. 28), siano disciplinate da apposito regolamento; ai sensi dell’art. 42 comma 2 lettera a, del T.U.E.L. approvato con D. Lgs. n. 267/2000, il Consiglio comunale deve procedere alla approvazione del regolamento.
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Cronaca delle elezioni, dichiarazioni, programmi.
Il giorno della presentazione dei 51 candidati alle elezioni per i Consiglieri aggiunti, 17 febbraio 2004, il sindaco Walter Veltroni dichiarava:
“la decisione di sperimentare il voto per gli stranieri è un messaggio a tutti i cittadini, perché bisogna aprire le porte e fare leva sulle responsabilità reciproche”. (www.stranierinitalia.it ).
Si aprivano così le elezioni che si sono tenute il 28 marzo 2004, quando i 33 mila stranieri, che si sono iscritti tra novembre 2003 e gennaio 2004 alle liste elettorali, si sono recati alle urne. Tra di loro 15.600 iscritte alle liste sono donne. Tra i candidati la loro presenza scende al 35%, anche se sono tutelate dalla decisione di riservare un posto alle donne in Comune.
Ci sono giornalisti, medici, ristoratori, commercianti, infermieri, molti laureati, tanti mediatori culturali, qualche cameriere e anche imprenditori e avvocati tra i 51 candidati che hanno concorso per i quattro posti di Consigliere comunale aggiunto, in rappresentanza dei 250 mila immigrati che vivono a Roma.
Le elezioni si sono tenute dopo una campagna elettorale fatta di piccoli comizi, di pranzi nelle case o al ristorante, di volantinaggi per strada, di feste. Una di queste si è svolta su un barcone sul Tevere, organizzata dalla colombiana Liliana Romero Jimenez, che ha invitato immigrati latino-americani. Alcune associazioni hanno spinto alla candidatura le persone di maggior peso delle rispettive comunità, come dimostra la candidatura di un funzionario della moschea di Roma, il marocchino Aziz Darif. E la stessa Irma Tobias Perez, poi eletta al Consiglio comunale, non aveva mai pensato di far politica prima che la sua associazione, Kampi, la spingesse. I cinesi, forse con la mediazione dell'ambasciata, per avere più possibilità di vittoria sono riusciti a presentare un solo aspirante consigliere, Yongchang Pan, ristoratore. Quest’ultimo non è stato poi eletto, anche a causa del meccanismo elettorale che favorisce la vittoria del candidato esponente della comunità più numerosa, però la sua candidatura è frutto di una strategia elettorale.
In realtà, solo alcune delle comunità presenti a Roma sono unite e rappresentate dall’associazionismo, filippini o cinesi sono apparsi più coesi rispetto alle comunità africane che si distinguono fortemente al loro interno e non sono raccordate tra di loro, come spiega Godwin Oyebuchukwu (mia intervista dell’11 gennaio 2005). Inoltre le comunità cattoliche mantengono più facilmente relazioni di rete attraverso punti di incontro cruciali quali le parrocchie.
51 persone hanno partecipato per il Comune, 18 sono donne. Quattordici sono africani, 7 sudamericani, 22 asiatici, 8 dell'est Europa. Il candidato più giovane un’infermiera di 28 anni, Elena Lechea, rumena, appoggiata dal Forum degli stranieri37. Il più anziano, 59 anni, è un marocchino, Mohamed Ghabat. Come spiega l’On. Maurizio Bartolucci, Presidente della commissione del diritto al voto:
“Rappresentano la parte più consapevole del popolo degli immigrati nel tessuto cittadino”. (www.stranierinitalia.it).
Ma in molti, hanno esercitato il diritto di voto per la prima volta, come spiega sullo stesso sito Ismaeli Corbanali, candidato di Genti di Pace nel primo municipio:
“In Afghanistan non ci sono mai state le elezioni. Ma anche molti immigrati di altre nazionalità non hanno mai visto una cabina elettorale”. (www.stranierinitalia.it ).
L’On. Silvio Di Francia, coordinatore della maggioranza sostiene:
“Magari dopo la competizione, ci saranno i delusi sconfitti, oppure le stesse polemiche che accompagnano le nostre elezioni. Ma anche questa è democrazia”. (www.stranierinitalia.it ).
Anche i partiti, come l’associazionismo italiano, hanno deciso di puntare su alcuni candidati. Emil Sorin Chean, giornalista rumeno, ha avuto il sostegno di Forza Italia, che ha organizzato un pranzo a Prima Porta per i suoi connazionali. Romulo Sabio Salvador, cameriere filippino, è il paladino della Margherita, Welly Marguerite Lottin, mediatrice culturale del Camerun, ha attirato le simpatie dei Ds (Mattone, la Repubblica, 9-3-2004). Ma anche le comunità di immigrati si sono organizzate per far valere, talvolta, gli interessi della propria etnia: specialmente filippini, cingalesi e immigrati del Bangladesh. C’è poi la scelta di Genti di Pace, un movimento di stranieri della Comunità di Sant' Egidio, che ha deciso di rappresentare gli extracomunitari di ogni nazionalità, religione, cultura. Il loro candidato si chiama Gabriel Ionut Rusu, rumeno di 30 anni, laureando in legge, mediatore culturale, volontario tra gli immigrati come insegnante di italiano. Nel suo programma dichiara di volere:
“Rendere semplice il rapporto col Comune e impegnarlo in una seria politica per la casa. Facilitare l'accesso agli asili ai figli degli immigrati, realizzare centri di accoglienza per persone in difficoltà e per chi chiede asilo politico. Spingere l'Amministrazione capitolina a rilasciare più licenze per gli ambulanti”. (www.meltingpot.org).
Elena Lechea è la candidata più giovane, ha ventinove anni. I candidati dell'est Europa sono risultati essere i più giovani, con una media di 34 anni. Elena lavora in un laboratorio di analisi, ha un diploma da infermiera. Vive in Italia da sette anni, è entrata con un visto turistico e poi si è fermata.
“Conosco molto bene i problemi degli immigrati. Ho fatto tanti lavori, prima di arrivare a un gradino un po' più alto. Ho iniziato come domestica, e ho visto i miei diritti calpestati. E' per questo che mi sono candidata. Non so se vincerò, ma comunque è stata una bella esperienza […]. Non so perché, non facevo politica in Romania, però la destra mi sembra più affidabile […] penso che la Bossi-Fini sia una legge giusta […]. Ringrazio la città di Roma per averci dato la possibilità di essere parte integrante del patrimonio culturale e sociale di questo grande e bellissimo paese” (www.meltingpot.org) 38.
Per prima cosa, dice, vuole che spariscano le file davanti alle questure, e propone la creazione di uno sportello unico che possa sbrigare tutti i documenti degli immigrati. E' appoggiata dal Forum delle comunità straniere, e afferma di condividere i valori della destra.
Arrivata 18 anni fa in Italia, Marguerite Lottin è una nota attivista per i diritti degli immigrati. Attualmente si occupa dell'inserimento dei bambini a scuola, ma ha anche lavorato per il sindacato della Uil e conosce bene, dunque, i problemi del mondo del lavoro.
“Mi sono candidata per portare avanti questa battaglia, perché spero di avere maggiori spazi di manovra. Mi sento rappresentante di tutte le nazionalità, ho sempre lavorato per tutti. E credo che riceverò voti non solo dagli africani […]. Non voglio diventare una leader, ma essere al servizio di tutti. […] E' vero non avremo diritto di voto. Ma attenzione, quando c'è diritto di parola, c'è tutto. Ora, e questa è la verità, siamo fuori dalla società, sempre secondi”. (www.meltingpot.org).
Il suo nome è appoggiato anche da alcuni filippini e rumeni, nel municipio di Ostia. Ha studiato statistica all'università e ha un diploma da programmatore, proviene da una famiglia nobile del suo paese.
Lo slogan di Edward Cuyuri recita: “Capacità esperienza e trasparenza”. E non è solo il suo, l'avvocato Edward Cuyuri fa infatti parte di un'alleanza che vede uniti candidati peruviani, nigeriani, rumeni e filippini che insieme hanno stilato un programma molto articolato, composto di un piano di azione immediata, come l'istituzione di un difensore civico per gli immigrati, e di un piano di azione mediata su come promuovere rapporti bilaterali tra l'Italia e i paesi di origine. Ciò che li unisce, oltre ad una stessa prospettiva politica, è che sono tutti professionisti. Cuyuri, parlando delle elezioni, spiega:
“Dopo 2.498 anni, Roma torna a dare diritto di voto ai non cittadini, cioè dal 494, anno di istituzione del Concilio tributas plebeis […] il diritto di cittadinanza deve essere esteso perché finché saremo stranieri resteremo tali […]. 33 mila iscritti che andranno a votare non sono abbastanza rappresentativi della popolazione immigrata romana. Si potevano fare le cose con più calma. Comunque, conclude, «per noi è un'opportunità che dobbiamo cogliere”, (www.meltingpot.org).
Per Lamine Dian Kaba, trentaquattrenne guineano questa esperienza sarà solo una tappa intermedia:
"Il traguardo da raggiungere è il 'vero' diritto di voto alle amministrative. Il Parlamento deve sbloccare la situazione e andare fino in fondo: gli uomini sono tutti uguali e non è giusto che gli immigrati votino separatamente dagli italiani. Io ci vedo una forma di segregazione, di apartheid. Solo chi vota conta qualcosa. È ovvio che i problemi sono tutti vogliamo l'accesso alla casa popolare, agevolazioni per il permesso di soggiorno e così via. Ma finchè non ci sarà un vero diritto di voto sarà difficile far valere altri diritti. […] Veltroni e il Consiglio comunale hanno fatto tutto quello che potevano fare. Adesso tocca al Parlamento votare la legge sul diritto di voto. Io non sono solo il candidato degli africani voglio rappresentare tutti gli immigrati e per questo cerco i voti di tutti. Abbiamo tutti lo stesso permesso di soggiorno, ci mettiamo tutti in fila alla Questura, e lì non siamo distinti per nazionalità. Alcuni candidati, come me, si muovono in modo trasversale. Altri invece cercano il 'voto etnico', ma credo che sia sbagliato. L'obiettivo di questa iniziativa è proprio favorire l'integrazione. Per la campagna elettorale si va casa per casa come si faceva una volta. Poi si frequentano phone center, punti Western Union, moschea, chiese, negozi e ristoranti etnici. Purtroppo, al contrario dei candidati alle elezioni italiane, non abbiamo nessuna sovvenzione. Ognuno pensa alla sua campagna, costruisce la sua immagine senza fare riferimenti ad altri candidati. Certo ci può essere qualche piccolo incidente. Io avevo messo il mio volantino nel negozio di un amico marocchino, lui però l'ha tolto mettendo quello del candidato del suo paese. Gli ho suggerito che poteva metterli tutti e due, ma non c'è stato verso di fargli cambiare idea…".(www.stranierinitalia.it).
In Italia da vent'anni, laureato in Scienze Politiche alla Sapienza, Kaba è stato Presidente dell'associazione degli immigrati guineani a Roma e nel Lazio e ha condotto un Tg multilingue su diverse emittenti locali. Dal 1999 lavora come consulente alla F.A.O. e, al contrario di molti colleghi, non ha incentrato il suo programma su casa, lavoro e soggiorno.
Il Forum delle Comunità straniere ha presentato candidati con un programma comune. Il Presidente del Forum, Loretta Caponi, ha illustrato il programma elettorale dei Candidati che operano all'interno del Forum. Caponi ha sottolineato questa particolarità:
“le diverse etnie aderenti al Forum hanno sottoscritto e presentano un unico programma elettorale. Gli eletti, infatti, dovranno dare voce a tutti gli stranieri residenti e non soltanto agli appartenenti alla propria etnia”. (www.stranierinitalia.it) .
L’elezione dei Consiglieri aggiunti comunali e municipali e del Comitato di rappresentanza degli stranieri a Roma si collocano in un complessivo percorso di preparazione dell’effettivo diritto di voto amministrativo degli immigrati che costituirà una tappa significativa del processo di integrazione degli immigrati nel circuito della partecipazione democratica.
Il Forum delle comunità straniere in Italia spiega di voler evitare che i limiti tecnici e politici della forma di rappresentanza degli immigrati e i limiti del meccanismo elettorale, possano deformare, circoscrivere o precludere la partecipazione democratica degli immigrati alle scelte della politica dell’immigrazione, ed è perciò attivamente impegnato ad assicurare la più estesa e consapevole partecipazione al voto (in www.forumcomunitastraniere.it).
Gli obiettivi dei candidati del Forum delle Comunità Straniere in Italia prevedono che la rappresentanza degli immigrati nel Consiglio comunale, nei Consigli municipali e nella Consulta per l’immigrazione, al fine di esercitare il diritto d’acceso alla documentazione amministrativa, verifichi l’effettiva parità di trattamento degli immigrati, in relazione all’attuazione del diritto alla casa, dei diritti dell’infanzia e, particolarmente, all’accesso agli asili nido ed alle scuole materne. Tali bisogni sono da adeguare alle esigenze delle madri lavoratrici, degli anziani, dei nuclei familiari. Il Forum prevede, inoltre, che si attuino i diritti garantiti dalla legge a difesa delle culture d’origine, attraverso la promozione di corsi di insegnamento della lingua e l’istituzione di biblioteche ed emeroteche per le varie comunità nazionali. Gli eletti hanno poi il compito di constatare l’effettiva parità di trattamento nell’accesso al pubblico impiego e tra associazionismo italiano e associazionismo immigrato, nelle iniziative sociali e culturali.
Il Forum pone, inoltre, l’accento sull’introduzione della consultazione obbligatoria della Consulta per l’immigrazione da parte della Giunta e del Consiglio comunale per tutte le questioni che riguardano l’immigrazione.
Poiché la selezione di una rappresentanza immigrata non esaurisce la partecipazione democratica, per assicurare un più esteso collegamento tra rappresentanti e rappresentati, che possa superare gli ostacoli determinati dalle differenze nazionali, culturali e linguistiche, il Forum delle Comunità Straniere in Italia costituirà un Comitato di controllo delle comunità da convocarsi periodicamente, con il compito di verificare l’operato dei rappresentanti , di formulare proposte operative e di assicurare un costante collegamento con le comunità immigrate.
Questo del Forum è un esempio interessante di associazionismo, perché crea un collegamento tra comunità diverse, pone l’accento sulla comunanza dei problemi che interessano le persone immigrate a prescindere dalla nazionalità ed è, infine, l’esempio di una strategia, di un organizzarsi politicamente in vista di una tornata elettorale, prova questa di una partecipazione positiva all’esperimento delle elezioni.
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