Isaac Asimov. L'Orlo della fondazione



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momento in poi avrebbe dovuto anche tener d'occhio gli

impiegati che aveva intorno, gli umili di cui era facile

non accorgersi quando si era Oratori.)--Ci sono sale di

riunione libere?

F --L unica libera è la numero quattro, Oratore--disse

i~ l'imPiegato.--Lo sarà per tre ore.--Diede una breve oc-

~3 chiata alla hamiana, poi a Gendibal. Il suo sguardo era

privo di espressione.

--Useremo la numero quattro, supervisore, ma vi con-

siglio di controllare meglio i vostri pensieri.--Gendibal

colpì abbastanza rudemente e lo schermo dell'altro si

chiuse troppo piano. Sapeva bene che era poco dignitoso

da parte sua maltrattare una mente inferiore, ma una

persona che non era capace di schermare un'illazione an-

.....tipatica riguardante un superiore doveva imparare a

' comportarsi meglio. Il supervisore avrebbe avuto per

qualche ora un leggero mal di testa. Se lo meritava dav-

vero.
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Gendibal non si ricordava il nome della hamiana né ave-

va voglia di cercarlo nella propria mente; del résto, lei

non poteva pretendere che se lo ricordasse.
--Voi siete...--disse con tono seccato.
--Novi, Mastro Tedióso--disse lei, quasi trattenendo

il respiro.--Il primo nome sta Sura, ma mi chiamano

tutti Novi.
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--Sì. Novi. Ci siamo conosciuti ieri, mi ricordo bene di

voi. Siete accorsa in mi~ difesa. Ma come avete fatto a ve-

nire fin qui?


--Mastro Tedioso, tu avevi detto che potevo scrivere

lettere. Hai detto, metti Casa deu'Oratore, Appartamentò

ventisette. Ho portato io la lettera, e ci ho fatto vedere la

scritta, la mia scritta.--Novi parlava della sua impresa

con una sorta di timido orgoglio.--Loro dicono, Per chi

sta lettera? e io, che stavo a sentire quando tu rispondevi a

quel grosso fesso di Ruflrant, dico per Stor Gendibal, Ma-

stro Tedioso.


--E vi hanno lasciato passare, Novi? Non hanno prete-

so di leggere la lettera?


--Stavo assai spaventata. Penso che hanno provato pe-

na. Dico Tedioso Gendibal promise di mostrarmi il Posto

dei Tediosi, e loro sorridono. Uno di loro al cancello dice

all'altro Non le mostrerà solo quello. E mi mostrano dove

andare, e diconc di non andare da altre parti o mi butta-

no fuori che io non me ne accorgo.


Gendibal arrossì lievemente. Per Seldon, pensò, se aves-

se provato il desiderio di divertirsi con una hamiana non l'

avrebbe mai fatto cos~ davanti a tutti, e sarebbe stato più

esigente nella sua scelta. Guardò Novi e in cuor suo scosse

la testa.
Sembrava giovanissima; forse era più giovane di quan-

to il duro lavoro dei campi non la facesse apparire. Non

poteva avere più di venticinque anni, e a quell'età di soli-

to le hamiane erano già sposate. Lei però portava i capelli

neri a treccia, il che significava che non era sposata, anzi

era ancora vergine. Del che Gendibal non si stupiva affat-

to; il suo modo di comportarsi, il giorno prima, dimostra-

va che la ragazza aveva un bel caratterino, e non sarebbe

stato facile trovare un hamiano disposto a sopportare per

tutta la vita la sua lingua tagliente e la sua indole mane-

sca. D'altra parte, non si poteva nemmeno dire che Novi

fosse attraente. Benché avesse chiaramente fatto di tutto

per riuscire presentabile, la sua faccia restava brutta e

spigolosa, e le sue mani erano rosse e nodose. La figura

almeno per quello che si poteva intravedere oltre il vesti-

to, era più un monumento alla solidità e alla resistenza

che alla grazia.
Sotto lo sguardo critico di Gendibal, Novi si sentì a di-

sagio e spaventata, e il labbro inferiore comincib a trema-

re. Gendibal captò le sensazioni della hamiana e provò
~mpassione. In effetti, lei gli era stata di grande aiuto, il

Fgiorno prima, ed era questo solo che contava.


~ Cercando di essere cordiale e di metterlá a suo agio,

.~ ~disse:--Allora siete venuta a vedere il, ehm, il Posto de-

1~ gli Studiosi?
~'~ Spalancando i grandi occhi neri (che erano piuttosto

~ belli), lei disse:--Mastro, non stare arrabbiato con me,

F ma vengo qui per star tediosa io stessa.
~ --Tu vuoi diventare una studiosa?--fece Gendibal,

,~F stupefatto.--Ma, donnina mia...


S'interruppe. Come poteva mai spiegare a una contadi-

na ignorante ch'e livello di intelligenza, di educazione, di

energia mentale occorresse per diventare quello che gli

hamiani chiamavano tedioso?


r Ma Sura Novi proseguì imperterrita:--Io so leggere e

.~ scrivere. Ho letto interi libri dalla flne e anche dall'inizio.

E c'ho voglia.di stare tediosa. Non voglio fare la moglie

del contadino. Non sto adatta ai campi. Non sposerò un

contadino, non farò figli al contadino.--Drizzò la testa e
~; disse, con orgoglio:--Sono stati a chiedermi in moglie

tanti. Dico sempre no. Gentile lo dico, ma no.


Gendibal vide chiaramente che mentiva- nessuno l'ave-

va chiesta in moglie. Facendo finta di crederle, disse:--

Che cosa farete nella vita se non vi sposate?
Novi posò una mano súl tavolo.--Starò tediosa. Non

starò contadina.


--E se non posso farvi diventare una studiosa?
--Allora non sto niente e aspetto di morire. Non voglio

star niente nella vita, se non tediosa.


Per un attimo Gendibal ebbe la tentazione di esplorarle

la mente per vedere da che cosa derivasse quel suo desi-

derio. Ma non era giusto farlo. Un Oratore non poteva sol-

lazzare il proprio Io frugando nella mente inerme degli

altri. La mentalica, la scienza e la tecnica del controllo

mentale, aveva come tutte le altre discipline un suo codi-

ce morale. Almeno, così era in teoria. (E di colpo Gendi-

l bal si pentì di avere maltrattato il supervisore.)


Disse:--Perché non volete far la contadina, Novi?--

Con la manipolazione mentale avrebbe potuto renderla

contenta del suo stato, indurre uno zoticone hamiano a

chiederla in moglie e lei a dirgli di sì. Non ci sarebbe vo-

luto molto e sarebbe stata una buona azione. Ma era con-

tro la legge, e quindi irrealizzabile.


_ Non voglio--disse lei.--Il contadino sta zuccone.

Lavora con le zolle c diventa anche lui %olla. Se starò con-

tadina, starò zolla e zuccona pure io. Non c'avrò tempo di

leggere e scrivere e dimenticherò tutto. La mia testa--e

qui Novi portò una mano alla tempia--starà alla fine

secca, appassita. No, il t«dioso sta diverso. Pensieroso!--

(Con quella parola, capì Gendibal, intendeva non medita-

bondo, ma intelligente.)


--Il tedioso--continuò Novi--vive coi libri e con...

con quei cosi che non ricordo il nome.--Fece dei gesti

vaghi che non avrebbero detto niente a Gendibal sulla

natura degli oggetti che pretendevano di descrivere, se

lui stesso non avesse capito attraverso le radiazioni men-

tali della donna a che cosa si riferisse


--Microfilm--suggerì.--Come sapete dei microfilm?

Nei libri ho letto tante cose--disse lei, orgogliosa.


Gendibal bruciava dal desiderio di saperne di più su

quella strana contadina così desiderosa di imparare. Gli

hamiani non venivano mai reclutati, ma se Novi fosse

stata più giovane, se avesse avuto magari solo dieci an-

ni...
Che spreco di intelligenza! No, non avrebbe disturbato

quella ragazza, non avrebbe interferito in alcun modo,

ma a che serviva essere Oratori se non si potevano nem-

meno esaminare le menti insolite e imparare da esse?


--Novi--disse--sedetevi là un momento. State buo-

na, non dite niente e non pensate a niente. Pensate soltan-

to di stare per addormentarvi. Avete capito?
Lei di colpo tornò a essere spaventata.--Perché devo

fare questo, Mastro?


--Perché desidero riflettere sul modo in cui potreste

diventare una studiosa.


Dopotutto, per quanti libri avesse letto, la hamiana

non poteva assolutamente sapere che cosa significasse in

realtà essere studiosi. Era quindi necessario scoprire che

cosa pensava che uno studioso fosse.


Gendibal sondò la sua mente con estrema cautela e de-

licatezza; saggib senza toccare, come uno che posasse la

mano su una lustra superficie metallica senza lasciare al-

cuna impronta. Per Novi lo studioso era uno che leggeva

libri in continuazione, anche se lei non aveva la minima

idea del perché si leggessero i libri. Nella sua mente si

immaginava a compiere i lavori a lei noti - prendere cose

e trasportarle, cucinare, pulire, ubbidire a ordini - stando

all'interno del complesso universitario, dove c'erano tan-
~ti ìibri c dove avrebbe avuto il tempo di leggerli e di di-

wntare colta. In sostanza, ciò cui Novi aspirava era fare la


ìl'' serva, la sua serva.
,r~ Gendibal aggrottò la fronte. Una serva hámiana, per di

r' più brutta, sgraziata, ignorante, appena capace di leggere

.~ e scrivere. Era impensabilc.
Avrebbe dovuto semplicemente allontanarla dalla stra-

rl~ da che si era intestardita a percorrere. Doveva esserci un

~' modo per correggere i suoi desideri, per indurla ad aspi-

;~ rare alla vita di contadina. Un modo che non lasciasse se-

I'; gni e che remmeno la Delarmi potesse criticare.

ei E se l`lovi fosse stata mandata dalla Delarmi stessa?

Che si trattasse in realtà di un complicato piano volto a

i!i F farlo incriminare per intervento illecito su una hamiana?

i~ No, era ridicolo. Un'ipotesi del genere rasentava davve-

.i; ro la paranoia. Ora il compito di Gendibal era trovare nei

meandri della mente elementare di Novi quel filo di cor-

rente che andava deviato. Sarebbe occorsa una spinta ap-

pena percettibile. A rigor di termini fare ciò era contro la

legge, ma non avrebbe prodotto alcun male e nessuno

avrebbe notato niente.

D'un tratto Gendibal si rese conto di avere individuato

i~ qualcosa di strano nella mente di Novi, qualcosa su cui

,~ distrattamentc, ríon si era soffermato. Tornò indietro un

attimo. Indietro, e poi ancora indietro.

Per la Galassia! Era forse vittima di un'illusione? No,

non lo era. Adesso distingueva bene il minuscolo filo di

corrente fuori posto, riconosceva l'anomalia, che era però

lieve, priva di ramificazioni.

Emergendo dalla sua mente, disse:--Novi

Lei lo guardò.--Sì, Mastro?

t --Potete lavorare con me. Farò di voi una studiosa

Con gli occhi luccicanti di gioia, lei disse:--Mastro

F Gendibal captò subito che stava per buttarsi ai suoi

L piedi. Le posò le mani sulle spalle e la tenne forte.--Non

muovetevi, restate,dove siete. Restate così.--Era un po'

come parlare con un animale addestrato a rispondere

agli ordini umani. Quando vide che il comando era stato

assimilato, lasciò andare le spalle muscolose della donna.

--Se volete diventare una studiosa--le disse--biso-

gna che vi comportiate come tale. Ciò significa che dovrc-

te essere sempre calma, parlare a bassa voce, fare quello

che vi dico di fare. E dovrete sforzarvi di parlare come

parlo io. Sarà necessario anche che conosciate gli altri

studiosi. Vi fa paura questo?
--No, non mi fa paura, Mastro, se tu starai con me.
--Starò con voi. Ma adesso, prima di tutto, bisognerà

che vi trovi una stanza con bagno, che vi faccia avere un

posto in sala da pranzo e vi procuri dei vestiti. Dovrete

indossare abiti maggiormente adatti a uno studioso.


--Questi stanno gli unici che...--cominciò lei, con

aria afflitta.


--Ve ne procureremo altri.
Gendibal pensò che avrebbe dovuto cercare una donna

che procurasse a Novi il guardaroba necessario. Poi ci vo-

leva qualcuno che insegnasse alla hamiana i rudimenti

dell'igiene personale. In fondo, anche se aveva indossato

il suo vestito migliore e anche se a suo modo si era fatta

bella, non era riuscita a eliminare dal proprio corpo un

odore piuttosto pungente e sgradevole.
Poi bisognava mettere in chiaro davanti agli altri che il

loro rapporto era del tutto innocente. Sotto sotto si sape-

va benissimo che gli uomini (e anche le donne) della Se-

conda Fondazione facevano ogni tanto qualche incursio-

ne godereccia tra gli hamiani. Purché non si verificassero

interventi indebiti sulle menti dei contadini, nessuno si

sognava di criticare la cosa. Gendibal non aveva mai ef-

fettuato quel genere dì incursioni perché non sentiva al-

cun bisogno (o almeno così amava credere) di sperimen-

tare un sesso più rozzo, anche se magari più eccitante, di

quello che si poteva sperimentare lì all'Università. Le

donne della Seconda Fondazione erano forse pallide in

confronto alle hamiane, però erano pulite e avevano la

pelle hscia.


Ma anche se fossero nati malintesi, anche se qualcuno

avesse riso sotto i baffi davanti a quell'Oratore che non

solo passeggiava tra gli hamiani, ma portava addirittura

una donna hamiana nel suo appartamento, Gendibal

avrebbe dovuto.sopportare la situazione. Stando le cose

come stavano, quella contadina, Sura Novi, era la chiave

che gli avrebbe assicurato la vittoria nello scontro immi-

nente e inevitabile con l'Oratore Delarmi e il resto della

Tavola.
29
Gendibal rivide Novi solo dopo cena, quando la hamiana

fu condotta a lui dalla donna a cui l'aveva affidata. A


r~-
,!~uella donna Gendibal aveva spiegato lungamente come

stesse la situazione o per lo meno come non si trattasse


~ affatto di una faccenda sessuale. Lei aveva capito o, se
IF non altro, non aveva mostrato in alcun modo di non aver

capito, il che probabilmente era quasi lo stesso.


Novi adesso in piedi davanti a Gendibal, aveva un'aria

insieme timidá, orgogliosa, imbarazzata e trionfante.


--State molto bene, Novi--disse lui.
I vestiti che le avevano dato le stavano effettivamente a

pennello e la ragazza ora non era per niente ridicola.

Sembrava quasi che le avessero stretto la vita o alzato i

seni. Ma forse, semplicemente l'abito da contadina con

cui lui l'aveva vista in precedénza non metteva in parti-

colare risalto le forme...


Aveva il sedere sporgente, non sgradevole a vedersi; il

viso naturalmente restava brutto ma se Novi avesse per-

duto l'abbronzatura contadina é imparato a curare la

pelle, non sarebbe stato proprio bruttissimo.


Per l'lmpero, si disse Gendibal, 4uella donna in realtà

pensava che Novi fosse la sua amante! Aveva cercato di

renderla bella per lui.
Be', rifletté, perché no, in fondo? Novi avrebbe dovuto

presentarsi davanti alla Tavola degli Oratori e più fosse

apparsa attraente, più sarebbe stato facile per lui convin-

cere gli altri dell'esattezza delle sue opinioni.


Fu mentre pensava a questo che ricevette il messaggio

del Primo Oratore, un messaggio che poteva essere spedi-

to soltanto in una società mèntalica come quella della Se-

conda Fondazione e che era definito, in modo informale

effetto coincidenza. Quando una persona pensava a un'al-

tra persona e questa per caso pensava alla prima, si veri-

ficava una stimolazione reciproca grazie alla quale nel gi-

ro di pochi secondi i due pensieri prendevano forma net-

tamente, diventando chiari e, secondo ogni apparenza, si-
multanei.
Era un fenomeno che poteva apparire stupefacente an-

che a quelli che ne comprendevano la dinamica, specie se

i pensieri iniziali erano, per l'una o I'altra delle persone o

per entrambe, così vaghi da non essere stati notati dalla

coscienza.
--Non posso restare con voi stasera, Novi--disse Gen-

dibal.--Devo sbrigare del lavoro. Lavoro da studioso. Vi

accompagnerò fino alla vostra stanza. Lì troverete diversi

libri e potrete esercitarvi nella lettura. Vi mostrerò come

usare il bottone che serve a chiamare in caso di bisogno.

Vi rivedrò domattina.


30

Gendibal disse, con garbo:--Primo Oratore...


Shandess si limitò ad annuire. Aveva l'aria cupa e di-

mostrava tutti i suoi anni. Sembrava un astemio che

avesse un gran bisogno di una bella bevuta.
Alla fine disse:--Vi ho «chiamato«...
--Senza messaggeri, sì. Ho immaginato dalla «chia-

mata« diretta che si trattasse di qualcosa d'importante.


--Infatti. Il vostro uomo, quel Trevize membro della

Prima Fondazione...


--Sì?
--Non verrà su Trantor.
Gendibal non apparve sorpreso.--Perché dovrebbe?

Le informazioni che abbiamo ricevuto dicono che stava

per partire in compagnia di un professore di storia che è

alla ricerca della Terra.


--Sì, il Pianeta Originario delle leggende. Ed è proprio

per questo che Trevize sarebbe dovuto venire su Trantor.

Dopotutto, come può il professore sapere dov'è la Terra?

Né voi né io lo sappiamo. Non si può nemmeno essere si-

curi che esista o che sia mai esistita. Mi pareva logico

quindi che i due venissero qua a cercare le informazioni

necessarie nella nostra Biblioteca. Fino a questo momen-

to pensavo che la situazione non fosse ancora giunta a un

punto di crisi. Credevo che Trevize si sarebbe diretto qui

e che attraverso lui avremmo saputo ciò che abbiamo bi-

sogno di sapere.
--E sarà certo pe-r questa ragione che non gli è stato

permesso di venire qui.


--Ma dove si recherà, allora~
--Non l'abbiamo ancora scoperlo, a quanto pare
--Sembra che la cosa non vi preoccupi--disse il Pri-

mo Oratore, stizzito.


--Mi chiedo se non sia meglio così--disse Gendibal.

--Voi pensavate di tenere Trevize sotto controllo e di

usarlo come fonte di informazioni, ma non potrà rivelarsi

una fonte di informazioni ben più preziosa, capace di

condurci fino a persone ancora più importanti di lui, se

andrà dove vuole andare e farà quello che vuole fare?

Sempre che stiamo attenti a non perderlo di vista, natu-

ralmente.


F~ --No, non basta--disse Shandess.--Voi mi avete

convinto dell'esistenza di questo nuovo nemico e io ades-

so non mi do pace. Anzi, sono giunto a pensare che se non

',,r~ riusciremo a mettere Trevize sotto il nostro controllo, per

r~ noi sarà la fine. Ho la netta sensazione che lui, e soltanto

lui, sia la chiave di tutto.

~ Gendibal disse, con foga:--Qualunque cosa succeda,

í noi non saremo sconfitti, Primu Oratore. La sconfitta sa-

k~ rebbe stata un'ipotesi possibile se questi Anti-Muli, per

usare la vostra definizione, avessero continuato a scavar-

ci sotto la fossa senza essere notati. Ma adesso sappiamo

P che ci sono e non avanzeremo più alla cieca. Alla prossi-

ma riunione della Tavola, se noi due riusciremo a lavora-

re insieme, daremo inizio al contrattacco.

p --In realtà--disse il Primo Oratore--non è per la fac-

,~r cenda di Trevize che vi ho chiamato. Ho cominciato la

conversazione parlando di questo argomento solo perché

mi pareva una sconfitta personale. Non avevo analizzato

! bene quell'aspetto della situazione che mi avete fatto rile-

vare voi. Ho anteposto un risentimento personale all'esa-

me spassionato della questione, e ve ne chiedo scusa. E

un altro il motivo per cui desideravo incontrarvi.

--Un motivo più grave, Primo Oratore?

.~ --Sì, Oratore Gendibal.--Shandess sospirò e tambu-

rellò con le dita sul tavolo, mentre Gendibal, in piedi da-

E vanti a lui, aspettava pazientemente.

3 Alla fine Shandess disse in tono gentile, come per indo-

rare la pillola:--A una riunione di emergenza della Ta-

vola indetta dall'Oratore Delarmi

' ~ Senza il vostro consenso, Primo Oratore?

--Per quello che si proponeva, aveva bisogno solo del

consenso di altri tre Oratori, tra i quali non ero natural-

~` mente compreso io. Alla riunione di emergenza dicevo,

voi siete stato incriminato, Oratore Gendibal. Siéte stato

accusato di non meritare la carica di Oratore e verrete

processato. E la prima volta in più di tre secoli che si pro-

cede all'incriminazione di un Oratore

Sforzandosi di dominare ogni minimo segno di rabbia,

Gendibal disse:--Certo non avrete votato anche voi per

l'incriminazione.

--No, ma sono stato l'unico. Gli altri dieci membri

hanno votato all'unanimità contro di voi. Per l'incrimina-

zione occorrono, come ben sapete, otto voti compreso

quello del Primo Oratore, oppure dieci senza il suo.

--Ma io non ero presente. --
--Non avreste potuto votare.

--Avrei potuto parlare in mia difesa. ~ .


--Non a quello stadio. Non più. I precedenti sono po-

chi, ma chiari. Vi potrete difendere al processo, che natu-

ralmente verrà istruito al più presto.
Gendibal chinò la testa, pensieroso. Poi disse:--La fac-

cenda non mi preoccupa eccessivamente, Primo Oratore.

Credo che il vostro istinto vi abbia detto la verità: la que-

stione di Trevize è la più importante di tutte. Posso sug-

gerirvi di rinviare il processo sulla base di queste consi-

derazioni?


Shandess sollevò una mano.--Voi non capite la situa-

zione, Oratore, ma non posso farvene una colpa. L'incri-

minazione è talmente rara, che io stesso ho dovuto esami-

nare attentamente le procedure legali del caso. Non c'è

assolutamente nulla che possa avere la precedenza; sia-

mo costretti ad andare direttamente al processo, antepo-

nendolo a qualsiasi altra cosa. I
Gendibal poggiò sul tavolo le mani a pugno e si protese

verso Shandess.--Non direte mica sul serio?


--E la legge.
--La legge non deve essere di alcun intralcio quando si

è davanti a un pericolo indubbio e incombente.


--Per la Tavola siete voi il pericolo indubbio e incom-

bente, Oratore Gendibal. No, statemi a sentire. La legge

che scatta in questo caso è basata sulla convinzione che

niente sia più grave della possibile corruzione o del possi-

bile abuso di potere da parte di un Oratore.
--Ma io non sono colpevole né di corruzione, né di abu-

so di potere, e voi lo sapete bene, Primo Oratore. Qui sia-

mo davanti a una vendetta personale della Delarmi. Se

abuso c'è stato, è tutto da parte sua. Io ho solo la colpa di

essermene sempre infischiato troppo di quegli stupidi

che sono abbastanza vecchi da essere arteriosclerotici ma

abbastanza giovani da detenere il potere.
--Quelli come me, Oratore Gendibal?
Gendibal sospirò.--Ecco, vedete, ancora una volta ho

mancato di diplomazia. Non mi riferivo a voi, Primo Ora-

tore. Va bene allora, che si faccia subito questo processo.

Domani stesso. Anzi stasera, meglio ancora. Fuori il den-

te, fuori il dolore; poi passeremo alla faccenda di Trevize.

Aspettare è un rischio che non possiamo correre. I


--Oratore Gendibal--disse Shandess--credo che non
~abbiate afferrato bene la situazione. Prima d'ora ci sono

stati solo due casi di incriminazione e nessuno dei due ha


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