Liber chronicus parr. Ia di vedeseta


S.E. il Cardinal Tosi in visita pastorale



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S.E. il Cardinal Tosi in visita pastorale

La S. Visita pastorale, già annunciata da S. Eminenza in una sua lettera al Clero e al popolo, dallo scorso anno e differita poi per la grave malattia che ha colpito il Cardinale, ha avuto inizio sabato scorso dal paesello alpino di Vedeseta.

Il soggiorno a S. Pietro Colmine ha suggerito a S. Eminenza il pensiero di iniziare questo atto importante del suo sacro ministero in quella valle dove la venuta del Vescovo è desideratissima e costituisce l’avvenimento principale della vita paesana per una serie non breve di anni. Sua Eminenza compirà la S. Visita nella Pieve di Primaluna che è una delle più importanti della Diocesi, per il numero di paesi che comprende, per la sua vastità, e per la natura montana del suolo. La Visita si conchiuderà poi come di solito colla congregazione del Clero che si terrà alla Prepositura di Primaluna.

La buona popolazione di Vedeseta aveva accolto con grande trasporto la notizia, comunicata nei termini canonici da S. Eminenza al R. Parroco, e subito furono iniziati i preparativi per una solenne accoglienza all’Arcivescovo. In preparazione alla S. Visita nei giorni antecedenti fu tenuto un triduo di predicazione dal M. R. D. Carlo Elli Prevosto di Greco Milanese, coll’intervento di tutta la popolazione.

La Visita fu iniziata sabato.

S. Eminenza partì da Colmine seguendo il modo tradizionale di trasporto tornato in vigore per la insolita circostanza: la portantina portata dalle principali notabilità del paese, che si recano ad onore di prestare a questa bisogna l’opera propria. Alcuni degli attuali portatori ricordavano la stessa funzione compiuta per la medesima circostanza con S. Eminenza il Card. Ferrari.

Così la comitiva proseguì fino alla località detta "Al Ponte" ove il Cardinale discese per continuare il cammino a piedi, usando per qualche tratto più impervio l’automobile. Accompagnava S. Eminenza come convisitatore il Rev.mo Provicario della Diocesi Mons. Cavezzali, chiamato appositamente a Colmine perché seguisse l’Arcivescovo nella S. Visita.

A Vedeseta S. Eminenza fu accolto dal Parroco locale don Carlo Pensa, dai parroci dei paesi circonvicini e dalla popolazione festante. Il paesello montanino aveva subito una meravigliosa trasformazione per gli addobbi e gli ornamenti alle case, pei festoni di verde e di fiori lungo le vie. Anche la Chiesa era addobbata con ricchezza e con gusto.

Il Cardinale, benedetto il popolo, ricevette il primo saluto dal maestro comunale che in nome di tutta la popolazione esprimeva i sentimenti di figliale devozione verso l’Arcivescovo. Quindi in processione tra la folla del popolo acclamante accompagnato dalla banda degli Orfani dei RR. PP. Olivetani di Seregno, sotto il ricco baldacchino S. Eminenza col corteo si porta alla Chiesa Parrocchiale, ove hanno luogo le cerimonie rituali della S. Visita, le quali terminano con un discorso che l’Arcivescovo dirige alla popolazione. E’ la parola del padre che visita i propri figli per conoscerne le necessità, per congratularsi del bene compiuto, per spronarli ad una vita sempre più cristiana. S. Eminenza nel paterno discorso rileva che questo paese, così lontano dal tumulto di vita del resto della Diocesi, è il primo che ha la fortuna di essere visitato dal Vescovo, nella sua qualità di Pastore del gregge a lui affidato.

Nel pomeriggio il Cardinale visitò il paese e si portò anche nei dintorni, accompagnato da Mons. Cavezzali, dal Parroco locale e da altri del clero, fino alla Chiesa di S. Giovanni Bianco, ove si venera quale preziosa reliquia una spina della corona di Gesù. S. Eminenza che visitava la Chiesetta privatamente, essendo questa in territorio della diocesi di Bergamo, sostò alquanto in preghiera davanti alla sacra reliquia. Da S. Giovanni Bianco si portò a Sottochiesa, sempre accolto con segni della massima deferenza da quel clero e da quelle popolazioni.

Alla mattina seguente il Cardinale celebrò alle 6 nella Chiesa di Vedeseta gremita di popolo, e distribuì la S. Comunione a numerosi fedeli ai quali ha nuovamente diretto la sua parola. Più tardi assistette alla S. Messa solenne, parlando di nuovo alla popolazione.

Nel pomeriggio ha amministrato la S. Cresima a cento bambini e bambine e tenne al popolo la spiegazione della Dottrina Cristiana. Le funzioni si chiusero con una solenne processione eucaristica per il paese, alla quale parteciparono oltre il clero dei paesi vicini anche le autorità locali, la banda dei giovani degli Olivetani di Seregno e una squadra ginnastica dell’Opera Card. Ferrari, venuta ad ossequiare il Cardinale.

Il lunedì mattina, ossequiato dal clero, dalle autorità, dai ginnasti della Card. Ferrari e acclamato dalla popolazione il Cardinale con mons. Cavezzali partì da Vedeseta per ritornare al suo soggiorno di Colmine.

La S. Visita compiuta a Vedeseta è il segno più eloquente delle ottime condizioni di salute di S. Eminenza. Il soggiorno nella purezza montana di Colmine, le attenzioni e le cure che con tanta gentilezza ed affetto prodigano attorno a lui Don Paolo Ratti e gli altri superiori dell’Opera Cardinal Ferrari, hanno ridonato all’Eminentissimo tutta l’antica vigoria, che permette a Lui non solo il lavoro quotidiano del governo della Diocesi, ma anche quello straordinario e faticoso della Visita Pastorale.


[306] Degno di nota si è che questa visita pastorale del Card. Tosi fu la prima compiuta da Lui in Diocesi, derogando alla tradizione che vuole si incominci la visita pastorale dal Duomo. E Vedeseta grata per questo onore lo accolse col più vivo entusiasmo, ricevendone lode dall’amato Pastore.
[foto con dida]


S. E. Card. Tosi in portantina al passo della Colmine in viaggio verso Vedeseta
Come conseguenza della Visita pastorale si venne ai restauri della Chiesa di S. Bartolomeo, perché S. E. proibì si tenesse funzioni di culto in detta Chiesa fino a tanto che non fosse riparata. E con ragione.
[307] Difatti questa antica Chiesa si presentava cadente in modo da costituire un pericolo serio per chi vi entrava. Due grandi fenditure dividevano dall’alto in basso tutta la facciata; il lato verso Sottochiesa era tutto inclinato con un strapiombo di 80 cm; il pavimento si abbassava fino a cm. 40 verso i lati; il tetto minacciava rovina; gli altari cadenti; tutto manifestava una ben antica trascuratezza, in contrasto colla divozione sempre viva della popolazione per questo Santuario. Però anche prima della Visita pastorale si era pensato a restauri. A tal uopo si era fatto un sopraluogo con due ingigneri per averne un parere competente. In base a questo il capo mastro Gervasoni Sebastiano di Brembilla fece un progetto di restauro. Propose la demolizione della facciata, il rafforzamento delle fondamenta del lato inclinato a oriente, il ricambio del tetto a tegole, soffitto a cassettoni, nuovo pavimento, ricambio dell’intonaco dei muri; il tutto per una spesa di £. 78000. La Commissione, eletta a tale scopo, sulle prime accolse tale progetto, ma poi andò modificandolo man mano che si presentavano difficoltà. La più grave di queste si presentò [308] nel rafforzamento delle fondamenta del lato cadente verso Sottochiesa. Era opera difficile e pericolosa e costosa senza togliere la cadenza troppo visibile. Quindi si venne alla conclusione di demolire anche questo lato. Restava il lato del campanile, che si presentava ancora in discrete condizioni di statica; ma ancor esso si abbassava col fondamento, e quindi, conservandolo avrebbe forse in breve tempo rese inutili tutte le altre riparazioni. E perciò, per fare opera duratura, si venne, con unanime consenso di tutta la popolazione, alla conclusione di demolire tutta la vecchia Chiesa, e ricostruirla di nuovo sopra più solidi fondamenta.

Da notare che nell’antica costruzione non vi era niente di artistico e di armonico, e ciò secondo il giudizio di competenti.245


Anno 1925
I lavori furono affidati al muratore Arrigoni Serafino di Serafino di Vedeseta. Si cominciò la domenica dopo la Pasqua del 1925. Tutta la popolazione dopo le funzioni del mattino si portò a S. Bartolomeo; si fece lo spoglio di quanto vi era nella Chiesa, e fu tolto il tetto e il soffitto. Quindi per parecchie settimane mentre i muratori demolivano i [309] muri la popolazione, per turno delle varie frazioni, attendeva a preparare sabbia e ghiaia, e a portare sul posto cemento e calce. Così alla fine di maggio tutto era pronto per porre le fondamenta. Lo scavo di queste venne fatto al posto delle antiche, più profondo e più largo. In facciata e specialmente sull’angolo a oriente venne anche palificato, perché là era il punto più debole. Inoltre si scavarono anche due linee trasversali all’interno della Chiesa per unire i due lati e costituire così un collegamento e un rinforzo per tutte le fondamenta. Il 6 giugno più di 100 persone lavorarono indefessamente per porre in un blocco solo di cemento armato il vasto fondamento. Furono impiegati più di 100 m3 di ghiaia e più di q. 200 di cemento con varii quintali di ferro. Così l’opera era ben incominciata con entusiasmo di tutti. Progredì lentamente per mancanza di operai; però si riuscì a porre il tetto per la fine di ottobre, e per il giorno dei morti si poté celebrare la S. Messa nella nuova Chiesa. Lodevole è stato per questa prima parte il concorso gratuito della popolazione che procurò e legnami e sabbia e gran parte dei trasporti.
[310] Anno 1926
Si ripresero i lavori di abbellimento sulla primavera. Si cominciò dalla volta tracciandone l’armatura in legno e rivestendola uso plafone. Si fece l’intonaco con sabbia parte di Avolasio e parte del Brembo. Per il cornicione e l’altare fu chiamato sul posto lo stuccatore Bonaiti di S. Giovanni Bianco. E si compirono poi e la facciata e il portico e tutto il muro di cinta, e le altre opere accessorie. L’imbiancatura e la pittura fu fatta dal Prof. Arturo Galli di Milano. Il tutto venne terminato per la fine di ottobre 1926. L’inaugurazione però venne fatta il giorno di S. Bartolomeo 24 agosto. Premesso un triduo di predicazione si aprì la nuova Chiesa con una comunione generale. Quindi alla S. Messa solenne fu fatta la benedizione della Chiesa dal Vicario D. Bonasio di Sottochiesa, e poi la solenne processione colla nuova statua di S. Bartolomeo. Grande fu l’entusiasmo e la soddisfazione di Vedeseta nel veder compita quest’opera che tanto gli stava a cuore. E quanti accorsero in quel giorno a S. Bartolomeo, tutti ebbero parole di lode per l’opera compiuta.

[311] Il costo di tutta l’opera fu complessivamente di £ 106.255,15 senza valutare il lavoro e le offerte di materiali della popolazione, che potrebbero essere valutate circa £ 25.000. Quindi effettivamente la Chiesa nuova sarebbe costata £ 130.000.

Questa somma venne raccolta tutta da offerte spontanee della popolazione, registrate tutte in apposito libretto che conservasi nell’archivio, e così distinto per anni:

Anno 1925 raccolto £ 44.157,70

“ 1926 “ “ 29.169,30

“ 1927 “ “ 9.063,60

“ 1928 “ “ 8.415,75

“ 1929 “ “ 6.007,30

“ 1930 “ “
[312] Anno 1929SS. Missioni 12-20 gennaio

Furono predicate dai R.R. Padri Oblati di Rho, P. Polvara e P. Caccia dal giorno 12 di gennaio al 20. Essendo in riparazione la strada di S. Giov. Bianco i missionari vennero in auto da Brembilla accolti in paese da tutta la popolazione con la banda verso le ore 16. Si tenne il seguente orario:

ore 6 Ave Maria

“ 6,30 1a Messa e confessioni fino alle 10

“ 10 colazione e messa (cioè mentre un prete diceva la messa per la popolazione i Padri facevano breve colazione)

“ 10,30 prima predica

“ 11,15 breve respiro

“ 11,45 Rosario – seconda predica – canto delle litanie – terza predica – benedizione. Confessioni

“ 17 Pranzo

Orario indovinatissimo – concorso alle prediche mirabile, nonostante il freddo intenso – grande entusiasmo – frutto non disprezzabile. Infatti furono distribuite più di 2000 SS. Comunioni, sbocciarono quattro vocazioni religiose, e si raccolsero £ 1500 per la fondazione del Legato per le S.S. Missioni. Per questo legato va ricordato e lodato Pesenti Rossi Battista che ha dato £ 1000.


[313] Anno 1930

Costituzione del Circolo fem. Madonna della neve

In seguito alla lettera pastorale del Card. Schuster per la Quaresima, nella quale S. E. diceva: "Noi stenteremmo a credere ad una vita Parrocchiale adatta ai bisogni speciali della odierna società, dove si trascurasse di organizzare le forze cattoliche entro le forme ed i quadri di azione prescritti dal Vicario di G. C." per aderire all’autorevole invito, si pensò di iniziare quest’opera di organizzazione cominciando dalla gioventù femminile. Dopo alcune conferenze del Parroco sul tema generale dell’Azione cattolica, la divina Provvidenza mandò qui in villeggiatura la Sig. Carla Restelli di Milano, apprezzata propagandista della Giov. Femm. Questa per due mesi, luglio e agosto, prestò volenterosamente l’opera sua; raccolse ogni festa le figliuole nell’Oratorio, dissipò nubi, vinse retrosie e gettò le basi del nuovo circolo. Alcune volonterose cominciarono a capire qualche cosa, che cioè vi era bisogno di un impulso nuovo nella Parrocchia, che un po’ in ritardo, ma già troppo risentiva dell’aria che veniva dal piano, e quindi si dichiararono pronte a seguire i desideri dei superiori. Così alla fine di agosto si poté costituire provvi[314]soriamente il Circolo femm. intitolato “Madonna della neve”.

Da quel giorno il circolo cominciò a funzionare. Tutte le socie si radunarono ogni festa nell’Oratorio scelto per loro sede e adattato allo scopo. Il numero andò aumentando. Il Parroco spiegò ad uno ad uno i varii articoli del regolamento nelle tre parti, religioso morale e sociale, facendo ben intendere quale deve esser la vita della nuova organizzazione. Si cominciò a frequentare maggiormente la S. Comunione, a curare il decoro della Chiesa, ad aiutare le opere missionarie ed ogni iniziativa del Parroco. Intanto si fecero le pratiche per la costituzione ufficiale del Circolo, che venne inaugurato solennemente il 28 dicembre 1930 con 60 socie, presente la delegata del centro diocesano Sig.na Carla Restelli.

I primi mesi del 1931 si distinsero per fervore di iniziative sante che facevano sperare in un lieto avvenire. Ma venne la bufera di giugno. Qui però giunse appena l’eco. Nessuno comparve, neppure per notificare il decreto di scioglimento. Le autorità locali incoraggiarono a continuare quest’opera buona sotto altro nome.

E così si fa.
[315] Anno 1931
Questo anno va segnalato per opere importanti fatte in tutta la Parrocchia in preparazione alla visita pastorale del Card. Schuster.
Restauri alla Chiesa Parrocchiale

Prima di tutte richiedeva opere urgenti di riparazioni la Chiesa Parrocchiale. Le due capelle per infiltrazioni d’acqua avevano tutto l’intonaco rovinato colla conseguente deturpazione della decorazione di cui erano adorne. Notare però che questa decorazione, quantunque bella nella fattura, non era assolutamente adatta allo stile della Chiesa. Quindi presto o tardi si avrebbe dovuto toglierla o cambiarla, e perciò si può dire che tutto il male non venne per nuocere. Si provvide quindi a rifare il tetto delle due Capelle, a togliere tutto l’intonaco vecchio e a rifarlo di nuovo. Nel medesimo tempo in dette Capelle si fecero le due nicchie laterali, dove furono collocate le statue di S. Carlo e S. Ambrogio che si trovavano dapprima al di sopra delle balaustre, e quelle di S. Giuseppe e S. Anna che erano agli angoli dell’altare maggiore. Così anche la statua di S. Antonio di Padova fu levata da una lesena di fianco alla porta, per essere posta nella porta che conduce alla cantoria, restringendola e adattandola allo scopo. Intorno poi a [316] tutte le statue vi erano appesi innumerevoli voti a quadretti, che deturpavano visibilmente la linea architettonica della Chiesa, e tutti vennero tolti. Così pure vi era di fianco alla porta laterale destra un pulpito che serviva per la dottrina una volta. Ma ora più non si usava per questo scopo, essendo al di sotto della metà della Chiesa, di maniera che la maggior parte della gente doveva volgersi indietro e voltar le spalle all’altare. Quindi detto pulpito fu rimosso e ritirato in sacristia, lasciando così libera la Chiesa, in modo da poter meglio disporre anche i quadri della Via Crucis.

Fatte queste riparazioni e cambiamenti era necessaria una imbiancatura generale. Non si poté pensare alla volta perché mancavano i mezzi, bisognò accontentarsi di dare una tinta al di sotto del cornicione, come venne fatto per mano del decoratore Gervasoni di Zogno. Per seguire poi gli ordini superiori vennero in questa occasione fatti anche i cancelli alle balaustre dei tre altari, opera non disprezzabile di un fabbro di Zogno. Così rimodernata la bella Chiesa piacque a tutti e speriamo accontenti anche il gusto finemente artistico dell’amato Card. Schuster.
[317] Opere compiute in Sacristia

Contemporaneamente ai lavori della Chiesa si pensò di rovistare un po’ in fondo agli armadi della sacristia, e insieme a tanta roba bella fu trovato anche quella sciupata dal tempo e bisognevole di riparazione e di sostituzione. E a tutto si provvide.

Di nuovo furono fatte

10 pianete usuali da ripartirsi anche negli Oratorii

2 piviali, rosso e nero

2 conopei

5 veli per ostensorio e pissidi

1 velo omerale

1 stola rossa solenne

Gli altri paramenti furono tutti riveduti. In quest’opera di mendamento, di pulizia e di riparazione prestarono con amore mano e borsa le R. R. Suore Marcelline di Milano, che provvidenzialmente si trovavano qui in villeggiatura in casa Caserino. Rimesso così tutto in ordine si sentì la mancanza di armadii adatti per la buona conservazione degli arredi. Quindi si ingrandì l’armadio grande posto sulla parete verso la strada, e se ne fabbricò uno nuovo di fronte all’altro, posto a destra di chi entra in sacristia, capace di contenere tutti i paramenti.


[318] Anche la biancheria non fu dimenticata; provvedendo che tutto fosse secondo le prescrizioni canoniche. Molte cose furono fatte di nuovo, tra cui da notare una tovaglia per l’altare maggiore con calici e croci, intorno alla quale lavorarono per parecchi mesi donne e figliuole.

Iddio ricompensi quanti hanno lavorato pel decoro della sua casa.


Restauri all’Oratorio di S. Giov. Batt. e S. Catterina

L’Oratorio di S. Giovanni Batt. e S. Catterina246 era da parecchi anni un po’ abbandonato. Si era già provvisto fin dal 1929 a rifare il tetto, ma per mancanza di mezzi non si era allora potuto compiere l’opera di sistemazione interna.

A questo si provvide quest’anno. Furono rinnovati in parte gli stucchi dell’altare corrosi dall’umidità, rifatto quasi totalmente l’altare, rimesso in varie parti l’intonaco del muro, fatto di nuovo il plafone alla sacristia al posto della volta bassa e cadente, e poi dato un’imbiancatura generale. Fu inaugurato colla celebrazione della S. Messa il 24 giugno giorno di S. Giovanni Batt. con soddisfazione di tutti. Ora questo Oratorio serve molto bene per le figliuole, che hanno qui la loro sede per preghiere e canti, per lavori e divertimenti.
[319] Restauri dell’Oratorio Regetto

Più importanti furono i lavori compiuti nell’Oratorio del Regetto. L’acqua, si può dire, aveva rovinato ogni cosa. I muri si presentavano mezzo scrostati e appariva qualche cedimento in modo da minacciare la caduta della volta, visibilmente già abbassata nel mezzo. Così pure il soffitto a plafone della capella della Madonna era già in parte caduto. Il pavimento poi era ancora di un lastrico di antica data che presentava valli e monti. Tutto l’insieme reclamava un’opera radicale. Il VII centenario di S. Antonio di Padova presentò l’occasione buona. Si cominciò col fare lo scavo dietro la Chiesa per isolarla e difenderla dall’umidità, e col riparare e rifare i tetti specialmente quello della Capella. Poi si scrostò a fondo tutto il muro interno e l’esterno della facciata, rifacendo l’intonaco con cimento e sabbia di Avolasio. Fu demolita e rifatta la volta, e sostituito il plafone della Capella col soffitto a cassettoni. Sul muro di facciata vennero aperte due nuove finestre di fianco alla porta per dare maggior aria e luce, coeficienti importanti di sanità a tutto l’ambiente. Si pose il nuovo pavimento a piastrelle [320] fornito dalla Ditta Giovanni Oberti di Lenna a £. 22 al metro quadrato. Si fecero le nuove balaustre in cemento, sostituendo quelle di legno vecchie e cadenti, opera del muratore Arrigoni Serafino di Serafino. Da ultimo si diede un’imbiancatura generale all’interno e al di fuori per mano del decoratore Gervasoni di Zogno. Nella sacristia fu sostituito il vecchio armadio col nuovo preso dalla sacristia della Parrocchia, che a sua volta fu sostituito da un nuovo armadio più grande.

A quest’opera concorsero con lodevole slancio quelli della frazione del Regetto colla preparazione e il trasporto gratuito di tutto il materiale. I lavori iniziarono il mese di marzo, e terminarono in giugno colla festa solenne di S. Antonio. Vi fu un solo rincrescimento, quello di non poter portare processionalmente in quel giorno la venerata effigie del Santo, perché per ordine della superiore autorità ecclesiastica erano allora247 proibite tutte le funzioni esterne per la lotta scatenata contro l’azione cattolica.
[321] Erezione della nuova Chiesa di Avolasio

Saliamo da ultimo ad Avolasio. Da secoli quell’Oratorio, dedicato a S. Maria della neve, non veniva fatto oggetto di alcuna spesa, eccetto un’imbiancatura fatta per nascondere delle pitture che dovevano essere discrete, come appaiono ancor oggi sul coro conservato a capella. Era lungo 9 metri e largo 3 e alto meno di 4. Un vero corridoio fatto a volta con davanti un portichetto rustico. Il muro poi a nord era ormai sfasciato per la umidità e faceva minacciare la caduta della volta. Si studiò il modo di poter riparare a tanto disordine, si domandò parere a persone competenti; ma nessuna soluzione soddisfacente si trovò nell’adattare la Chiesina vecchia. Si prese quindi la decisione di abbattere la vecchia e fabbricarne una nuova di fianco alla prima, colla facciata volta a mezzogiorno. Si incaricò l’ingegnere Silvio Mosconi, fratello di Mons. Amilcare Mosconi, direttore della Colonia Cremasca di Avolasio, di preparare un disegno semplice e artistico, adatto all’ambiente. E presentò il disegno che piacque, e che subito si cominciò a porre in opera. Si fece però una variante [322] per riguardo al soffitto, che doveva esser a capriata scoperta, e invece si sostituì col soffitto a cassettoni. I lavori furono affidati al muratore Arrigoni Serafino di Serafino. Si cominciò in aprile e tutto procedette alacremente e con entusiasmo. Ma una disgrazia venne a turbare la gioia dal veder sorgere la bella Chiesina. Sul posto si era fatta venire una macchina da Peghera per macinare i sassi e preparare ghiaia e sabbia occorrenti alla fabbrica. Un fanciullo, Arrigoni Ecclesio di Giovanni Cechinet, di anni 6, non si sa come, venne preso nell’ingranaggio della macchina. Si ebbe una gamba asportata fino al ginocchio, e contusioni gravi allo stomaco. Fu trasportato subito all’ospedale di Bergamo dove moriva il giorno dopo. La disgrazia non ebbe seguito di causa penale perché le parti vennero ad una composizione amichevole. L’impresario della macchina diede alla famiglia del fanciullo la somma di £. 4500 e questa si dichiarò soddisfatta. L’infortunio impressionò vivamente la piccola frazione, e lasciò sincero rimpianto del piccolo Ecclesio, che portava il nome del segretario del Card. Schuster, dal quale era stato battezzato.

[323] Qui si allegano i progetti dell’ingegnere che danno tutti i dettagli della nuova Chiesa. I lavori furono compiuti in principio di agosto cosiché il giorno 5, festa della Madonna della neve, si poté solennemente benedire. La benedizione fu data da Mons. Bonalumi, cancelliere della Ven. Curia di Milano, espressamente delegato dall’Arcivescovo, come appare dal qui unito biglietto.248 In tale occasione si fece un solenne pontificale con discorso del R. R. Prevosto di Melzo D. Orsenigo, servito dai R. R. Chierici di Milano, che in buon numero si trovavano ad Avolasio nella casa della Colonia, luogo di cura molto adatto ai chierici per l’ambiente e per la salubrità dell’aria. A pochi giorni di distanza dall’inaugurazione, compiuti anche gli ultimi lavori non del tutto terminati prima, si ebbe nel nuovo Oratorio la visita di S. E. il Card. Schuster, e precisamente nel giorno 27 agosto.

All’erezione di questo Oratorio contribuì molto Mons. Mosconi, che diede £. 5000 e fornì l’altare di marmo e fu largo di consigli. Di ciò gli serberanno perenne gratitudine quelli di Avolasio.



Vidimus in S. Visitatione pastorali 29 augusti 1931

+A. Hildephonsus Card. Archiepisc.249


[324] Visita pastorale di Sua Eminenza il Card. Schuster 27-28 agosto 1931

Proveniente da Lezzeno sopra Bellano dopo breve sosta a Taceno per terminare la visita a quella Parrocchia, percorrendo la via Lecco-Bergamo-S. Giov. Bianco, S. E. giungeva a Vedeseta alle 11,30 ricevuto festosamente alla Capella dei morti. Compiute le prime funzioni della visita pastorale e preso un po’ di ristoro, verso le 15 a piedi iniziava la visita agli Oratorii della Lavina – S. Bartolomeo – Regetto, ovunque manifestando piena soddisfazione per le opere compiute. Verso le 17 appena giunto di ritorno in paese saliva in automobile ad Avolasio ove ammirava la chiese nuova, e di là proseguiva per Culmine di S. Pietro. Compiuta anche là brevemente la visita e fatta una buona cena, verso le 22 ritornava a Vedeseta in mezzo alla fiaccolata di quelli della Colmine, e alla luminaria grandiosa di tutta Vedeseta, giungendo qui verso le 23. Breve riposo. Alle 4 era in piedi e compiva il rimanente della Visita pastorale e partiva alle 10 per Milano, pienamente soddisfatto dello stato morale e materiale della Parrocchia.


[325] Anno 1932
Giardino di fronte alla Chiesa

Di fronte alla Chiesa si distendeva un prato di proprietà dapprima della casa Caserino, e poi del Comune, al quale era stato regalato perché ivi si erigessero le scuole comunali. Ma avendo in seguito il Comune acquistato il locale della posta, cedette l’usufrutto del prato sopradetto al Parroco, il quale pensò a sistemarlo a modo di giardino.



Vidimus in Visitatione vicar. 9 Aug. 1932

D. Samuele Cislaghi Vic. For.250


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