Oscar fantascienza Isaac Asimov



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Seldon insisté ostinato: «Non posso credere che sia

stato un avvenimento completamente innocuo«.


«Allora partiamo dalla peggiore delle ipotesi... sup-

poniamo che il vertijet vi stesse cercando davvero. Chi

ha inviato il velivolo come faceva a sapere che vi sare-

ste trovato in superficie?«


Dors intervenne. «Ho chiesto a Leggen se, nel suo an-

nuncio dei prossimi rilevamenti meteorologici, avesse

aggiunto che nel gruppo ci sarebbe stato anche Hari.

La prassi normale non prevede che si specifichino i

componenti del gruppo, e Leggen ha negato di averlo

fatto, mostrandosi molto sorpreso alla mia domanda.

Gli ho creduto.«
Hummin disse pensoso: «Non dovete credergli con

tanta facilità. Avrebbe negato in ogni caso, no? Ora

chiedetevi come mai ha permesso a Seldon di seguirlo.

Sappiamo che all'inizio era contrario, poi però ha ce-

duto senza tante proteste. Mi sembra un comporta-

mento insolito per Leggen«.


Dors corrugò la fronte. «In effetti, considerando que-

sto elemento, le probabilità che sia stato lui a organiz-

zare tutto quanto aumentano leggermente. Forse ha

permesso ad Hari di andare lassù solo per favorire la

sua cattura. Può darsi che abbia ricevuto ordini preci-
r~
~uò darsi che abbia incoraggiato la giovane tiroci-
~iite, Clowzia, ad attirare l'attenzione di Hari e ad al-
~tanarlo dal gruppo, isolandolo. Questo spieghereb-
~la strana mancanza di preoccupazione di Leggen
ø l'assenza di Hari quando è giunto il momento di
~ndere. Tutto calcolato, tutto predisposto con cura...
~ggen aveva spiegato ad Hari come fare per scendere

a solo, quindi Hari era sceso prima degli altri senza

ubbio... Questo spiegherebbe anche la sua riluttanza

~i tornare su in cerca di Hari... perché perdere tempo a

~ercarlo, dato che Leggen era convinto che non lo

~avremmo trovato?~


,~ Hummin, che aveva ascoltato attentamente, disse:

«Una tesi interessante che schiaccia Leggen, ma non

accettiamola con troppa fretta. In fin dei conti, Leggen

poi è salito con voi sulla Faccia superiore«.


«Perché erano stati rilevati dei passi. L'aveva atte-

stato il Capo Sismologo.«


«Be', quando è stato trovato Seldon, Leggen ha avu-

to una reazione di shock e di sorpresa? A parte lo stu-

pore per il ritrovamento di qualcuno che aveva rischia-

to la vita a causa della negligenza dello stesso Leggen,

voglio dire... Si è comportato come se Seldon non

avrebbe dovuto esserci? Come se stesse domandando-

si: "Perché non l'hanno catturato?".«
Dors rifletté. «E rimasto scioccato alla vista di Hari,

sì... però non ho potuto stabilire se provasse qualche

emozione particolare, a parte l'orrore, perfettamente

normale date le circostanze.«


«Già, impossibile stabilirlo, immagino.«
Seldon, che aveva seguito la discussione spostando

lo sguardo tra } due, disse: «Secondo me, non è stato

Leggen«.
Hummin gli rivolse subito la propria attenzione.

«Perché questa convinzione?«


«Innanzitutto, come avete osservato, Leggen era

chiaramente restio a lasciarmi salire. C'è voluto un

F-
giorno intero di discussioni, e a mio avviso alla fine ha

acconsentito solo perché ha avuto l'impressione che

fossi un bravo matematico in grado di dargli una mano

nei suoi studi meteorologici. Io ero ansioso di salire

lassù. Se aveva l'ordine di portarmi sulla Faccia supe-

riore, non vedo il motivo di tanta riluttanza da parte

sua.«
«Cosl, avrebbe accettato solo perché siete un mate-

matico. E credibile? Ha parlato di matematica con

voi? Ha cercato di spiegarvi le sue teorie?«
«No. Ha detto che ne avremmo parlato in seguito,

però. Era troppo preso dai suoi strumenti, allora. Ho

saputo che aveva previsto un periodo di sole che invece

non c'è stato, quindi sper~va che dipendesse da un er-

rore delle apparecchiature, ma a quanto pare gli stru-

menti funzionavano alla perfezione, una scoperta fru-

strante per lui. Secondo me, è stato questo sviluppo

inatteso a inasprirlo e a distogliere la sua attenzione da

me. Per quanto riguarda Clowzia, la ragazza che è sta-

ta con me per qualche minuto... ripensandoci, non mi

pare che mi abbia fatto allontanare volutamente dal

gruppo. L'iniziativa è stata mia. Mi incuriosiva la vege-

tazione della Faccia superiore, e se mai sono stato io a

trascinare Clowzia lontano dalla stazione. Leggen non

l'ha affatto incoraggiata, anzi l'ha chiamata perché

tornasse mentre ero ancora in vista, e io ho continuato

a camminare e sono sparito.«
«Eppure~ disse Hummin, che sembrava deciso a

obiettare in continuazione «se quel velivolo vi stava

cercando, quelli a bordo dovevano sapere che sareste

stato là. Chi poteva averli informati, se non Leggen?«


«Io sospetto di un giovane psicologo« disse Seldon.

«Si chiama Lisung Randa.«


«Randa?« fece Dors. «No, assurdo. Lo conosco. Non

lavorerebbe mai per l'Imperatore. E un anti-imperiali-

sta accanito.«
«Forse finge di esserlo« ribatté Seldon. «Infatti la
F
~miglior copertura per un agente imperiale è proprio un

~atteggiamento di anti-imperialismo aperto, violento,

estremistico.«
~ «Proprio l'opposto di quel che è Randa« insisté Dors.
F' «Non è violento né estremista in nulla. E un tipo tran-

quillo e pacifico. Le sue opinioni le esprime sempre con

moderazione, con timidezza quasi, e io sono convinta

che sia sincero.«


«Eppure, Dors, è stato lui il primo a parlarmi del
|~ progetto meteorologico« incalzò Seldon. «E stato lui a

~;,F spingermi ad andare sulla Faccia superiore, a convin-

F~ cere Leggen a prendermi nel gruppo, esagerando la

1~ mia bravura di matematico. Perché era cosl ansioso di

mandarmi lassù? Perché si è dato tanto da fare? E ine-
1~ vitabile chiederselo.«
«Per il tuo bene, forse. Gli interessavi, Hari... avrà
L~; pensato che la meteorologia potesse esserti utile per la

~ psicostoria. Non è possibile?«


!~ Hummin disse pacato: «Esaminiamo un altro punto.

C'è stato un intervallo di tempo considerevole tra il

momento in cui Randa vi ha parlato del progetto me-

teorologico e il momento in cui siete salito sulla Faccia

superiore. Se Randa non è coinvolto in nessuna opera-

zione clandestina, non aveva motivo di tenere segreta

la cosa. Se è un tipo cordiale e socievole...«.
«Lo è« fece Dors.
«...può darsi benissimo che ne abbia parlato con di-

versi amici. In tal caso, sarebbe impossibile stabilire


,~ l'identità dell'informatore. Ma andiamo avanti... sup-

poniamo che Randa sia in effetti anti-imperialista.

Potrebbe essere ugualmente un agente, no? Quindi

dovremmo chiederci: "E un agente di chi? Per chi la-

vora?".~
Seldon rimase stupefatto. «Per chi si può lavorare se

non per l'Impero, se non per Demerzel?«


Hummin alzò una mano. «Non afferrate minima-

mente la complessità della politica trantoriana, Sel-

don.« E si rivolse a Dors. «Quali erano i quattro settori

che Leggen ha citato come probabili basi di partenza

di un velivolo meteorologico?~3
·IHestelonia, Wye, Ziggoreth e Nord Damiano.«
«E voi non avete posto la domanda in modo tenden-

zioso? Non avete chiesto se un particolare settore po-

tesse essere il punto di provenienza del vertijet?«
«No. A Leggen ho chiesto semplicemente se avesse

qualche idea circa la provenienza del vertijet.))


«E voi~. Hummin si rivolse a Seldon «non avete nota-

to per caso una sigla, delle insegne, sul vertijet?«


Seldon avrebbe voluto replicare secco che il velivolo

si intravedeva appena tra le nubi, che sbucava fuori so-

lo per pochi attimi, che lui non aveva in mente nessuna

sigla, solo la fuga e la salvezza... ma si trattenne. Erano

cose che Hummin senza dubbio sapeva.
Si limitò a rispondere: «Purtroppo, no~.
Dors osservò: «Se il vertijet era impegnato in una

missione di rapimento, forse le insegne erano state ma-

scherate, no?~-.
«Può darsi~ convenne Hummin. «Stando alla logica,

dovrebbe essere cosl. Però in questa Galassia non sem-

pre la razionalità trionfa. Comunque, dato che Seldon

non ha notato alcun particolare del velivolo, non ci re-

sta che fare delle congetture. Io sto pensando a Wye.«
«Cosa?« fece Seldon.
«W-y-e. E il nome di un settore di Trantor. Un settore

molto particolare. Da circa tremila anni è governato

da una stirpe di Sindaci, una stirpe continua, un'unica

dinastia. Cinquecento anni fa, due imperatori e un'im-

peratrice della Casa di Wye hanno occupato il trono

imperiale. E stato un periodo relativamente breve, e

nessuno dei sovrani di Wye si è distinto o si è rivelato

particolarmente brillante, ma i Sindaci di Wye non

hanno mai dimenticato questo passato imperiale.
«Non sono stati apertamente ostili nei confronti dei

casati imperiali venuti in seguito, però non hanno nep-


pure offerto una grande collaborazione. Nei periodi di

guerra civile, sono rimasti più o meno neutrali, com-

piendo delle mosse che sembravano fatte apposta per

prolungare la guerra civile, in modo tale che il ricorso

a Wye come soluzione di compromesso apparisse indi-

spensabile. E un sistema che non ha mai funzionato,


_ I però loro non hanno mai smesso di tentare.
«L'attuale Sindaco di Wye è molto in gamba. Ormai è

vecchio, però la sua ambizione è sempre grande. Se suc-

cederà qualcosa a Cleon, anche in caso di morte natura-

le, il Sindaco potrà farsi avanti e puntare alla successio-

ne prevalendo sul figlio troppo giovane di Cleon. Il pub-

blico della Galassia sarà sempre leggermente parziale

verso un pretendente con un passato imperiale.

~` «Dunque, se il Sindaco di Wye ha sentito parlare di

voi, potrebbe usarvi come profeta scientifico e favorire

il suo casato. Rientrerebbe nella politica di Wye cerca-

re di provocare la scomparsa opportuna di Cleon, e poi

servirsi di voi per predire la successione inevitabile di

Wye e l'avvento di secoli e secoli di pace e prosperità.
E Naturalmente, quando il Sindaco di Wye sarà sul tro-

no e voi non gli sarete più utile, potreste benissimo rag-

giungere Cleon nella tomba.«
Seldon ruppe il silenzio sinistro che segui dicendo:

«Ma noi non sappiamo se sia questo Sindaco di Wye a

darmi la caccia~.
«No. Come non sappiamo se qualcuno vi stia dando

veramente la caccia, in questo momento. In fin dei con-

ti, forse il vertijet era solo un normale velivolo per ri-

levamenti meteorologici, come ha detto Leggen. Tutta-

via, man mano che le voci riguardo la psicostoria e il

suo potenziale si diffonderanno, il che è inevitabile, un

numero sempre maggiore di personaggi più o meno po-

tenti di Trantor e anche di altri posti vorrà sfruttare le

vostre doti.«
«Allora, cosa dobbiamo fare?« chiese Dors.
«Già, questò è il prQblema.~ Hummin meditò per un

po', poi disse: «Forse è stato un errore venire qui. I~at-

tandosi di un professore, è fin troppo probabile che il

nascondiglio sceltb sia un'università. Quella di Stree-

ling è una delle tante, però è tra le più importanti e le

più libere, quindi non trascorrerà molto tempo prima

che da diversi punti comincino ad arrivare fin qui dei

tentacoli a tastare con discrezione il terreno. Secondo

me, dovremmo trasferire Seldon in un nascondiglio

migliore, il più presto possibile... anche oggi. Ma...«.


«Ma?« chiese Seldon.
«Ma non so dove.~
«Fate comparire un dizionario geografico sullo

schermo del computer e scegliete un posto a caso« sug-

geri Seldon.
«Nemmeno per sogno. Forse troveremmo un posto

più sicuro della media, però avremmo pari probabilità

di trovarne uno meno sicuro. No, dev'essere una scelta

ragionata. Bisogna arrivarci con la logica... in qualche

modo.J-
Rimasero chiusi nell'alloggio di Seldon fino a dopo

pranzo. Hari e Dors di tanto in tanto parlarono sotto-

voce di argomenti banali, Hummin invece restò quasi

sempre in silenzio. Mangiò poco, sedendo ben eretto, e

la sua faccia seria (che secondo &Idon lo faceva appa-

rire più vecchio) aveva un'espressione calma e assor-

ta.
&ldon immaginò che stesse esaminando mental-

mente l'enorme geografia di Trantor, in cerca di una

località adatta. Non doveva essere un compi~o facile.
Helicon, il pianeta di Seldon, era leggermente più

grande di Trantor, e aveva un oceano più piccolo. La

superficie terrestre heliconiana superava forse del die-

ci per cento quella trantoriana. Però Helicon era scar-


~amente popolato, ospitando solamente qualche città

~sparsa qui e là; Trantor era un'unica città. Mentre He-


F licon era diviso in venti settori amministrativi, Trantor

ne aveva più di ottocento e ognuno di quei settori era a


~` sua volta un complesso di sottosezioni.
IF~ - Alla fine, esprimendo una certa disperazione, Sel-
1~ don disse: «Hummin, forse converrebbe scegliere, tra

i personaggi che aspirano a servirsi delle mie presun-

te doti, quello meno malvagio, consegnarmi a lui, e

fare assegnamento sulle sue forze perché mi difenda

dagli altri",
Hummin alzò lo sguardo e disse serissimo: «Non è

necessario. Conosco il personaggio meno malvagio, e

siete già in mano sual~.
Seldon sorrise. «Vi collocate sullo stesso piano del

~- Sindaco di Wye e dell'Imperatore della Galassia?«


«Come posizione, no. In quanto a desiderio di con-

trollarvi, certamente. Loro, però... Ioro e qualsiasi al-

tro concorrente, vi vogliono per rafforzare la loro ric-

chezza e il potere personale, io invece non ho ambizio-

ni. Mi preme soltanto il bene della Galassia~..
Seldon osservò sarcastico: «Ho l'impressione che

ognuno dei vostri rivali, se glielo chiedessero, giurereb-

be di avere in mente soltanto il bene della Galassia.«
«Senza dubbio. Finora, però, I'unico mio rivale che

avete incontrato è l'Imperatore, e lui voleva da voi del-

le predizioni false che stabilizzassero la sua dinastia.

Io non vi chiedo nulla del genere. Voglio solo che perfe-

zioniate la vostra tecnica psicostorica, in maniera tale

che sia possibile fare previsioni matematicamente va-

lide, anche se solo di tipo statistico.«
«E vero. Finora, almeno« disse Seldon con un mezzo

somso.
«E a questo punto, tanto vale che ve lo chieda... Co-

me procede il lavoro? Qualche progresso?)
Seldon nQn sapeva se ridere o infuriarsi. Attese un

istante, dopo di che riuscì a parlare con calma. «Pro-

gressi? In meno di due mesi? Hummin, è un'impresa

che potrebbe tranquillamente impegnarmi per tutta la

vita, e impegnare poi per chissà quanto tempo i miei

prossimi dieci successori. E nonostante gli sforzi, tutto

potrebbe concludersi in un insuccesso.«
aNon sto parlando di qualcosa di definitivo come

una soluzione, e nemmeno di qualcosa di promettente

come l'inizio di una soluzione. Avete detto chiaro e ton-

do diverse volte che una psicostoria applicata è possi-

bile ma è inattuabile. Vi sto solo chiedendo se adesso vi

sembra di intravedere qualche speranza riguardo l'at-

tuabilità della psicostoria.«
«Francamente, no.«
Dors disse: aScusate... non sono un'esperta di mate-

matica, quindi spero che la mia non sia una domanda

sciocca. Come fai a sapere che una cosa è nel medesimo

tempo possibile e inattuabile? Ti ho sentito dire che, in

teoria, potresti incontrare di persona e salutare tutti

gli abitanti dell'Impero, ma che non è un'impresa at-

tuabile perché non potresti vivere abbastanza a lungo

da completarla. Ma come fai a stabilire che questo vale

anche per la psicostoria?«.
Seldon guardò Dors piuttosto incredulo. «Vuoi che te

lo spieghi?«


« Sì. « Dors annuì energicamente, scuotendo i riccioli .
«Anch'io lo vorrei« fece Hummin.
«Senza matematica?« chiese Seldon, abbozzando un

sorrisetto.


«Sì, grazie« disse Hummin.
«Bene...« Seldon si concentrò per scegliere un meto-

do d'esposizione. Poi iniziò: «Se si vuole capire un

aspetto dell'Universo, è utile semplificarlo il più possi-

bile e occuparsi solo delle proprietà e delle caratteristi-

che essenziali alla comprensione. Se si vuole studiare

la caduta di un oggetto, non si sta a guardare se è nuo-

vo o vecchio, rosso o verde, se ha odore o è inodore. Si

eliminano queste cose, e cosi non si complica inutil-

~ mente il problema. La semplificazione, chiamata an-
L` che modello o simulazione, pub essere rappresentata

in modo reale sullo schermo di un computer oppure co-


pl me relazione matematica. Se prendiamo la teoria pri-

mitiva della gravitazione non-relativistica...«.


~ Dors l'interruppe subito. «Avevi promesso di lasciar

f stare la matematica. Non cercare di infilarla nel di-

scorso chiamandola "primitiva".«
«No, no. "Primitivan nel senso che è conosciuta da

tempo immemorabile, che la sua scoperta si perde nel-

le nebbie dell'antichità come quella del fuoco o della

ruota. Comunque, le equazioni di questa teoria gravi-

tazionale contengono una descrizione dei movimenti

di un sistema planetario, di una stella doppia, delle

maree, e di molte altre cose. Usando queste equazioni,

possiamo perfino allestire una simulazione visiva e os-

servare su uno schermo bidimensionale un pianeta che

orbita attorno a una stella o due stelle in orbita reci-

proca, oppure possiamo ricreare sistemi più complessi

con un ologramma tridimensionale. E molto più facile

capire un fenomeno mediante tali simulazioni sempli-

ficate che studiando il fenomeno stesso. Infatti, senza

le eqúazioni gravitazionali la nostra conoscenza del

moto planetario e della meccanica celeste in generale

sarebbe davvero scarsa.
«Ora, via via che si vuole conoscere sempre più a fon-

do un fenomeno o via via che la complessità di un feno-

meno aumenta, si ha bisogno di un numero sempre più

grande di equazioni elaborate, di una programmazio-

ne sempre più minuziosa, e alla fine ci si ritrova con

una simulazione computerizzata sempre più difficile

da comprendere.«
aNon Si può ricorrere a una simulazione della si-

mulazione?« chiese Hummin. «Si scenderebbe di un

livello.«
«In questo caso, bisognerebbe eliminare alcune ca-

ratteristiche basilari del fenomeno, e la simulazione

diventerebbe inutile. La MSP, cioè la "minima simula-

zione possibilen, acquista complessità più velocemente

dell'oggetto simulato, e alla fine arriva allo stesso livel-

lo del fenomeno. Così, migliaia di anni fa, è stato dimo-

strato che l'Universo globalmente, nella sua totale

complessità, non può essere rappresentato da una si-

mulazione più piccola dell'Universo stesso.
«In altre parole, non si può avere un quadro dell'U-

niverso considerato nel suo insieme se non studiando

l'intero Universo. E stato dimostrato inoltre che se in

sostituzione si cerca di usare delle simulazioni di una

piccola parte dell'Universo, poi di un'altra piccola

parte e cosl via, per poi metterle tutte assieme al fine

di formare un quadro globale dell'Universo, ci si ac

corge che esiste un numero infinito di queste simula-

zioni parziali. Quindi occorrerebbe un periodo di tem-

po infinito per capire pienamente l'Universo, il che

equivale a dire che è impossibile acquisire tutta la co-

noscenza che c'è.


«Finora ho capito« disse Dors, il tono leggermente

sorpreso.


«Bene, allora... sappiamo che alcune cose relativa-

mente semplici sono facili da simulare, che via via che

le cose si complicano è sempre più difficile simularle, e

che a un certo punto qualsiasi simulazione è impossi-

bile. Ma a quale livello di complessità la simulazione

diventa impossibile? Be', con una tecnica matematica

inventata in quest'ultimo secolo e utilizzabile a mala-

pena anche disponendo di un computer molto grande e

velocissimo, io ho dimostrato che la nostra società ga-

lattica non arriva a quel livello critico di complessità.

Può essere rappresentata da una simulazione più sem-

plice della società galattica stessa. E ho dimostrato che

di conseguenza è possibile predire gli eventi futuri sta-

tisticamente... cioè, determinando la probabilità di va-

rie serie di eventi, e non predicendo con certezza asso-

luta che una certa serie si verificher~.


186
«Quindi« disse Hummin «dal momento che potete

simulare in modo efficace la società galattica, si tratta

solo di farlo. Perché sarebbe inattuabile?,.
«Io ho dimostrato soltanto che per capire la società

galattica non è necessario un periodo di tempo infinito,

ma se è necessario un miliardo di anni ecco che resta

comunque un'impresa inattuabile. Per noi un miliardQ

di anni e l'eternità sono la stessa cosa.«
«Un miliardo di anni? Ci vorrebbe tanto?«
«Non sono stato in grado di calcolare quanto tempo

ci vorrebbe, però sono convinto che ci vorrebbe almeno

un miliardo di anni... ecco perché ho detto questa ci-

fra.«
«Ma non lo sapete con sicurezza.


«Ho provato a calcolarlo.~-
«Senza successo?«
«Senza successo.l.
«La biblioteca dell'Università non vi è di alcun aiu-

to?« domandò Hummin, lanciando un'occhiata a Dors.


Seldon scosse la testa lentamente. «No, nessuno.
«Dors non può aiutarvi?«
Dors sospirò. «E una materia di cui non so nulla,

Chetter. Posso solo suggerire dei metodi di ricerca. Se

Hari cerca e non trova, non so proprio cosa fare.«
Hummin si alzò. «In tal caso, non ha molto senso ri-

manere qui all'Università, e devo pensare a un altro

posto dove nascondervi.~
Seldon si sporse e gli toccò la manica. «Avrei un'i-

dea, comunque.~


Hummin lo fissò socchiudendo gli occhi... un'espres-

sione che avrebbe potuto esprimere sorpresa, o sospet-

to. «Quando vi è venuta questa idea? Adesso?«
«No. Mi ronzava in testa da qualche giorno, prima

che andassi sulla Faccia superiore. Quell'episodio me

l'ha fatta dimenticare per un po', ma quando avete

parlato della biblioteca il ricordo è riaffiorato.l-


Hummin tornò a sedere. «Ditemi la vostra idea...
- 187

lFF'`
sempre che non sia una cosa completamente infarcita

di matematica.«
«No, niente matematica. Ecco, leggendo storia nella

biblioteca mi è venuto in mente che la società galattica

era meno complessa in passato. Dodicimila anni fa,

quando l'Impero stava costituendosi, la Galassia con-


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