imperiale lo fa dappertutto, non solo a Dahl. Non pu~ò
ricorrere alla forza per imporre la sua volontà, come
faceva in passato, quando governava in modo diretto e
brutale. Oggi, Trantor è diventato così complesso é così
instabile che le forze imperiali devono tenere le mani
alla larga da...«
«Una forma di degenerazione~- commentò Seldon, ri-
cordando le lamentele di Hummin.
«Cosa?« disse Davan.
«Nulla. Continuate.t~
«Le forze imperiali devono restarsene con le mani
tranquille e bene in vista... ma anche così riescono a fa~
re parecchio. Ogni settore è incoraggiato a diffidare dei
suoi vicini. In ogni settore, le classi sociali ed economi-
che vengono incoraggiate a combattere tra loro. Risul-
tato, su Trantor il popolo non ha la possibilità di intra-
prendere un'azione unitaria. Dappertutto, le persone
preferiscono lottare tra loro piuttosto che schierarsi
410 ~11 1
unite contro la tirannia centrale, e l'Impero governa
senza dover ricorrere alla forza.~
«E a vostro giudizio cosa si può fare?~- chiese Dors.
«Sono anni che cerco di creare un sentimento di soli-
darietà tra le genti di Trantor.«
«Un compito ingrato e difficilissimo, immagino« os-
servò Seldon, un po' ironico.
«Supposizione correttan annul Davan. aMa il nostro
gruppo sta rafforzandosi. Molti nostri "duri" comincia.
no a rendersi conto che i coltelli è meglio non usarli per
farsi del male a vicenda. Quelli che vi hanno attaccati a
Billibotton sono uomini che non si sono ancora conver-
titi. Comunque, le persone pronte a difendervi dall'a-
gente che voi credevate un giornalista fanno parte del
mio gruppo. Io vivo qui, tra loro. Non è una vita piace-
vole, però qui sono al sicuro. Abbiamo sostenitori an-
che nei Settori vicini, e ci espandiamo sempre più.
«Ma noi come c'entriamo?« chiese Dors.
«Innanzitutto, siete due stranieri, due studiosi. Ab-
biamo bisogno di persone come voi tra i nostri capi. Il
grosso delle forze di cui disponiamo è costituito dai po-
veri e dagli incolti, perché sono le categorie che soffro-
no di piùj però sono le persone meno capaci di guidare
gli altri. Uno di voi due vale cento di loro.«
«Strana valutazione, da parte di uno che vuole libe-
rare gli oppressi« osservò Seldon.
«Non mi riferisco al valore della persona« specificò
subito Davan. «Mi riferisco alle capacità di organizza-
zione e di comando. Il partito deve avere tra i suoi capi
uomini e donne di una certa levatura intellettuale.«
«Cioè, delle persone come noi sono necessarie per da-
re al vostro partito una facciata di rispettabilità.«
Davan disse: «Si può sempre esprimere qualcosa di
nobile in modo beffardo, volendo. Comunque, signor
Seldon, voi siete rispettabilissimo e di doti intellettuali
notevolissime. Anche se non ammettete di essere in
grado di penetrare le nebbie del futuro...«.
«Per favore, Davan, non siate poetico, e lasciate per
5~ dere le espressioni dubitative. Non è questione di am-
1~ mettere o meno. Io non posso prevedere il futuro. Non
sono nebbie quelle che ostacolano la mia visuale, sono
barriere di acciaio.~
« Lasciatemi finire. Anche se non siete in grado di fa-
re previsioni rigorose con precisione... com'è il termine
che usate?... ah, precisione psicostorica, avete studiato
la storia, quindi dovreste avere certe doti intuitive ri-
e guardo gli sviluppi possibili. Non è così?«
Seldon scosse la testa. aForse avrò una certa cono-
scenza intuitiva delle probabilità matematiche, ma
non so fino a che punto possa tradurla in elementi di ri-
~' levanza storica. In realtà, non ho studiato la storia.
E~ Magari l'avessi fatto. ~ una lacuna di cui mi rammari-
,~,,. co parecchio.~
. «Sono io l'esperta di storia~ intervenne Dors. «E se
volete, posso dire alcune cose.«
«Prego~ fece Davan, il tono garbato ma in parte di
sfida.
«Innanzitutto, nella storia galattica ci sono state
molte rivoluzioni che hanno rovesciato una tirannia, a
volte su singoli pianeti, a volte in gruppi di pianeti, di
~ tanto in tanto nell'Impero stesso o nei governi regiona-
Lr li pre-imperiali. Spesso, si è avuto soltanto un cambio
r di tirannia. In altre parole, una classe dirigente Yiene
sostituita da un'altra, a volte da una più efficiente e
quindi più capace di conservare il potere, e i poveri e
L gli oppressi rimangono poveri e oppressi o precipitano
~ in una sltuazlone anche peggiore.«
1~ Davan, ascoltando con estrema attenzione, disse:
~r «Lo so. Lo sappiamo tutti. Forse la lezione del passato
potrà insegnarci cosa evitare, E poi, la tirannia che c'è
~ adesso è reale. Quella che potrebbe esistere in futuro è
4 solarnente potenziale. Non possiamo sottrarci sempre
ai cambiamenti pensando che la situazione potrebbe
~` cambiare in peggio, altrimenti addio speranza di riu-
~; scire un giorno a sconfiggere l'ingiustizia«.
Dors dìsse: «Secondo punto da tenere presente... an-
che se siete nel giusto, anche se la voce della giustizia
grida veDdetta, di solito l'equilibrio delle forze pende
dalla parte della tirannia al potere. Con le dimostrazio-
ni e le rivolte dei vostri hduri" armati di coltello si può
ottenere ben poco, finché c'è un esercito dotato di armi
cinetiche, chimiche e neuroniche pronto ad usarle con-
tro la vostra gente in una situazione di emer~enza.
D'accordo avere dalla vostra parte tutti gli oppressi e
perfino tutte le persone rispettabili, ma in qualche mo-
do bisogna anche convertire alla causa le forze di sicu-
rezza e l'esercito imperiale... o almeno minare seri~-
mente la loro fedeltà verso i governantil-.
Davan disse: «Trantor è un mondo decentrato, con
molti apparati governativi. Ogni settore ha un appara~
to proprio, e alcuni governi locali sono anti-imperiali-
sti. Con un settore forte dalla nostra parte, la situazio-
ne cambierebbe, no? Non saremmo più straccioni che
combattono armati di coltelli e sassi".
«Avete davvero l'appoggio di un settore potente, o è
soltanto una vostra ambizione?«
Davan tacque.
Dors disse: «Immagino che stiate pensando al Sinda-
co di Wye... si, supponiamo che sia cosl. Se il Sindaco
vuole sfruttare il malcontento popolare per avere più
probabilità di rovesciare l'Imperatore, stando alla lo-
gica il suo obiettivo dovrebbe essere quello di salire al
trono imperiale, non vi pare? Perché il Sindaco do-
vrebbe rischiare di perdere la posizione che occupa at-
tualmente per un obiettivo minore? Solo per un ideale
di giustizia, solo perché viene trattata indecentemente
della gente che in fondo non può interessargli gran-
ché?«.
«In pratica state dicendo che un capo potente dispo-
sto ad aiutarci potrebbe tradirci« osservò Davàn.
«E una situazione fin troppo comune nella storia ga-
lattica.«
«Ma sapendo in anticipo una cosa del genere, po-
tl tremmo essere noi a tradirlo, no?«
«Cioè, vi servireste di lui fino a un certo punto per
poi intervenire e farlo assassinare, magari facendo
pressioni su qualche membro importante del suo grup-
po di potere?«
«Non proprio così, forse... però in caso di necessità
un modo per liberarci di lui ci sarebbe.«
«In tal caso, avremmo un movimento rivoluzionario
in cui i protagonisti principali dovrebbero essere pron-
E, ti a tradirsi l'un l'altro, ognuno aspettando semplice-
mente l'occasione giusta. Mi sembra la ricetta migliore
L per una situazione caotica.~-
«Non ci aiuterete, allora?« fece Davan.
E Seldon, che aveva seguito perplesso la conversazione
L tra Davan e Dors, disse: «Non è cosl semplice. Ci piace-
rebbe aiutarvi. Siamo dalla vostra parte. Nessun uomo
5~ sano di mente può appoggiare un sistema imperiale
che si regge stimolando l'odio e il sospetto reciproco.
Anche se sembra che funzioni, il sistema può essere de-
scritto solo come metastabile, cioè, troppo soggetto a
r~ scivolare nell'instabilità in una direzione o nell'altra.
Il problema è: come possiamo aiutarvi? Se avessi la
psicostoria, se potessi indicarvi gli sviluppi più proba-
bili, o se potessi indicarvi quale azione, tra un numero
di alternative possibili, avrebbe più probabilità di por-
F tare a esiti favorevoli, ebbene, mi metterei volentieri a
vostra disposizione... Purtroppo, non ho la psicostoria.
·~ L'aiuto maggiore che posso darvi è cercare di sviluppa-
" re la psicostoria)~.
«E quanto ci vorrà?)~
Seldon si strinse nelle spalle. «Non sono in grado di
dirlo.«
Non potete chiederci di aspettare indefinitamen-
te!«
«Che alternativa ho, dal momento che adesso non vi
t sarei di alcuna utilità? Ma vi dirò una cosa... Fino a
non molto tempo fa ero convinto che sviluppare la psi-
costoria fosse impossibile. Ora non sono più tanto con-
vinto.
aCioè~ avete in mente una soluzione?«
«No, ho solo una sensazione intuitiva che una solu-
zione sia forse possibile, Non sono riuscito a individua-
re da cosa sia stata provocata questa sensazione. Può
darsi che sia un'illusione, comunque ci sto provando.
Lasciatemi continuare a provare... Forse ci incontrere-
mo ancora.«
Davan disse: aO forse se ritornerete dove state ades-
so, alla fine vi ritroverete in trappola. Voi pensate che
l'Impero vi lascerà in pace finché lavorerete alla psico-
storia, ma io sono sicuro che l'Imperatore e il suo lec-
capiedi Demerzel non abbiano voglia di aspettare in
eterno, proprio come me«.
aLa fretta non gli servirà a nulla« replicò calmo Sel-
don «dal momento che non sono dalla loro parte, bensi
dalla vostra... Andiamo, Dors.«
Si voltarono e si allontanarono da Davan, lasciando-
lo solo nella squallida stanza, e all'esterno trovarono
Raych che li attendeva.
Raych stava mangiando, leccandosi le dita, appallotto-
lando il sacchetto che aveva contenuto il cibo. Nell'a-
ria ristagnava un forte odore di cipolle... diverso, in
qualche modo... forse dipendeva da qualche sostanza
fermentante.
Scostandosi leggermente per sottrarsi all'odore,
Dors chiese: «Dove hai preso la cena, Raych?«.
«I ragazzi di Davan. Me l'hanno portata loro. Davan
è un tipo a posto.«
«Allora non dobbiamo pagarti nessun pasto, vero?«
disse Seldon, pensando al proprio stomaco vuoto.
«Mi dovete qualcosa!« esclamò Raych, lanciando
un'occhiata avida in direzione di Dors. «Uno dei coltel-
li della signora, per esempio.«
«Niente coltello« fece Dors. «Riportaci indietro e ti
darò cinque crediti.«
«Con cinque crediti non ci compro nessun coltello.«
E~ «Avrai solo cinque crediti.«
F «Siete una signora disgustosa« sbottò Raych.
«Sono una signora disgustosa svelta di coltello,
Raych, quindi... cammina.«
«D'accordo, non scaldatevi.« Raych agitò una mano.
«Da questa parte.«
~' Ripercorsero i corridoi deserti ma Dors, guardandosi
attorno, a un certo punto si fermò. «Fermo, Raych. Ci
~, stanno seguendo.«
Raych sembrò esasperato. «Ma non dovreste sen-
L tirli!«
Seldon piegò la testa di lato. «Io non sento nulla.«
«Io, sì« disse Dors. aBene, Raych, niente sciocchezze.
Dimmi subito cosa sta succedendo, altrimenti prende-
rai tante bottè in testa che vedrai storto per una setti-
mana. Non scherzo!«
. Raych alzò un braccio, assumendo una posa difensi-
va. «Provateci. Provateci, signora... Sono i ragazzi di
Davan. Stanno solo proteggendoci, caso mai dovesse
arrivare qualche duro.«
«I ragazzi di Davan?«
~ «Già. Sono nei corridoi di servizio.«
,~ Dors, all'improvviso, afferrb Raych per la collottola
e lo sollevò da terra.
«Ehi, signora. Ehi!« sbraitò il ragazzo, penzolando.
~` «Dors! Non essere dura con lui« intervenne Seldon.
«Sarò ancora più dura se penserò che mente. Io devo
badare a te, Hari, non a lui.«
«Non sto mentendo« protestò Raych, dimenandosi.
«Sono certo che non mente« disse Seldon.
«Be', lo vedremo. Raych, di' a quei tipi di uscir fuori
in modo che possiamo vederli.« Dors lasciò andare il
ragazzo e si spolverò le mani.
«Siete un po' matta, signora« fece Raych offeso. Poi
alzò la voce. «Yay, Davan! Venite fuori... qualcuno ven-
ga qui!«
Una breve attesa, poi da un'apertura non illuminata
lungo il corridoio sbucarono due uomini dai baffi scu-
ri, uno con una cicatrice che gli attraversava tutta una
guancia. Entrambi brandivano un coltello.
«Quanti altri ce ne sono oltre a voi due?« chiese bru-
sca Dors.
«Un po'~ rispose uno. «Ordini. Vi stiamo scortando.
Davan vuole che non vi succeda niente.«
«Grazie. Cercate di essere ancor più silenziosi...
Raych, continua.« `
Raych disse imbronciato: «Mi avete maltrattato, e io
dicevo la verità«.
«Hai ragione« ammise Dors. «Almeno, penso che tu
abbia ragione... e mi scuso.«
«Non so se devo accettare le vostre scuse« fece im-
pettito il ragazzo. «Be', d'accordo... solo per questa vol-
ta.« E riprese a camminare.
Quando raggiunsero la strada, il drappello invisibile
di guardie svanì. Almeno, neppure Dors riusci più a
sentirle. Ormai, comunque, stavano entrando nella
parte rispettabile del settore.
Dors disse meditabonda: «Non credo che abbiamo
dei vestiti che ti vadano bene, Raych«.
Il ragazzo chiese: «Perché vi servono dei vestiti che
mi vadano bene, signora?«. (Raych sembrava più ri-
spettoso una volta fuori dai corridoi.) «Io li ho, i ve-
stiti.«
«Pensavo che ti sarebbe piaciuto venire nel nostro al-
loggio e fare un bagno.«
«E perché? Uno di questi giorni mi laverò. E metterò
l'altra maglietta.« Raych guardò Dors, l'espressione
scaltra. «Siete dispiaciuta per avermi maltrattato, ve-
ro? E state cercando di fare la pace, eh?~
Dors sorrise. «Sì. Più o meno.«
~ Raych agitò una mano con fare altezzoso. «Non è
g .,-llccesso nulla. Non mi avete fatto male. Ehi, siete forte
per essere una signora. Mi avete sollevato come se fossi
~ aria.«
L «Ero irritata, Raych. Devo preoccuparmi del signor
~ Seldon.«
E~ «Siete la sua guardia del corpo?« Il ragazzo lanciò
E un'occhiata interrogativa a Seldon. «Avete una signora
come guardia del corpo?«
F «Non posso farci nulla« si giustificò Seldon con un
~ sorriso forzato. «Lei insiste. E quel che è certo è che sa
F fare bene il suo lavoro.«
Dors disse: «Pensaci bene, Raych. Sicuro di non vo-
ler fare un bagno? Un bel bagno caldo?«.
Raych rispose: «Impossibile. Credete che quella don-
F na mi lascerà entrare ancora in casa?«.
Dors alzò lo sguardo e vide Casilia Tisalver di fronte
alla porta d'ingresso del complesso di appartamenti,
che fissava prima lei e poi il ragazzino dei bassifondi.
Era impossibile stabilire a chi dei due avesse rivolto
l'occhiata più rabbiosa.
Raych li salutò. «Be', ci vediamo, signore... signora.
Magari quella non farà entrare nemmeno voi.« Mise le
F mani in tasca e si allontanò ostentando un'aria disin-
volta e indifferente.
Seldon disse: «Buonasera, signora Tisalver. Piutto-
~ sto tardi, vero?«.
F «E molto tardi« replicò la donna. «Oggi di fronte a
questo complesso per poco non c'è stata una sommos-
l~ sa, a causa di quel giornalista contro cui avete aizzato
F la feccia.«
«Noi non abbiamo aizzato nessuno contro nessuno«
disse Dors.
«Ero presente« ribatté la Tisalver, intransigente.
«Ho visto tutto.« Si scostò per lasciarli entrare, ma in-
dugiò parecchi attimi per esprimere in modo inequivo-
cabile la propria riluttanza.
«Da come si comporta, si direbbe che l'episodio di
oggi sia stato la classica ultima goccia per lei« osservò
Dors mentre salivano nelle loro stanze. I
«E allora? Cosa può fare?« chiese Seldon.
«Chissà...«
Agenti
R~YCH... Secondo Hari Seldon, l'incontro iniziale con Raych
fu del tutto casuale. Raych era semplicemente un monello dì
strada al quale Seldon aveva chiesto indicazioni. Ma la sua
vita da quel momento, continuò a essere intrecciata con
queila del grande matematico fino...
ENCICLOPEDIA GALATIIC~
77
La mattina dopo, vestito dalla cintola in giù, dopo
essersi lavato e rasato, Seldon bussa alla porta della
stanza adiacente di Dors e disse sottovoce: «Apri,
~, Dors«.
Dors apri. I suoi riccioli corti rosso-oro erano ancora
E bagnati, e anche lei era vestita solo dalla cintola in giù.
Seldon arretrò imbarazzato. Dors si guardò indiffe-
rente il seno e avvolse un asciugamano attorno alla te-
~ sta. «Che c'è?« chiese.
L Guardando a destra, Seldon disse: «Volevo chiederti
di Wye)~.
«Di che? E per l'amore del cielo, non farmi parlare al
tuo orecchio. Sicuramente, non sei vergine.«
Seldon replicò offeso: «Cercavo solo di essere educa-
to. Se a te non dà fastidio, per me non c'è proprio nes-
sun problema. E stavo chiedendoti di Wye. Il settore...
Il Settore di Wye«.
«Perché ti interessa?«
«Perch~ ogni tanto sento parlare di Wye... del Sinda-
co di Wye, per la precisione. Hummin ne ha parlato, tu
anche, Davan pure. E io non so nulla, n~ del settore né
del Sindaco.«
«Sono straniera come te, Hari. So pochissime cose,
comunque te le dico volentieri. Wye è vicino al polo
sud... è un settore piuttosto grande, molto popoloso...«
«Molto popoloso al polo sud?«
«Hari, non siamo su Helicon. o su Cinna. Siamo su
l~antor. E tutto sotterraneo, e stare nel sottosuolo ai
poli o all'equatore più o meno è la stessa cosa. Certo,
immagíno che a Wye seguano una fase diurna e nottur-
na molto accentuata, giorni lunghi in estate, notti lun~
ghe d'inverno... Ia situazione esistente in superficie,
circa. Una semplice affettazione; quelli sono orgogliosi
della loro "polaritàn.«
«Sulla loro Faccia superiore, però, dev'esserci molto
freddo.~
«Oh, s~. I,a Faccia superiore di Wye è tutta neve e
ghiaccio, ma non è uno strato spesso come potresti
pensare. Se lo fosse, potrebbe spaccare le cupole, inve-
ce non è così... e questo fatto è alla base della potenza
di Wye.«
Dors si girò verso lo specchio, tolse la salvietta dalla
testa e posò la reticella asciugatrice sui capelli, che in
pochi secondi brillarono. «Non immagini quanto sia
contenta di non portare più una guaina cranica« disse,
e finì di vestirsi.
«Cosa c'entra lo strato di ghiaccio con la potenza di
Wye? ~
«Pensaci. Quaranta miliardi di persone usano parec-
chia energia, e ogni caloria alla fine degenera in calore
che deve essere scaricato. Viene convogliato ai poli, so-
prattutto al polo sud, che è il più sviluppato dei due, e
viene scaricato nello spazio. Scioglie gran parte del
ghiaccio, e secondo me si spiegano così le nubi e le
piogge di Trantor, anche se gli esperti di meteorologia
sostengono che la situazione non è così semplice.~-
E Wye impiega l'energia prima di scaricarla?«
«Può darsi. Tra parentesi, non ho la più pallida idea
della tecnologia impiegata per scaricare il calore, co-
munque non sto parlando di potenza in senso energeti-
co, sto parlando di potere politico. Se Dahl smettesse
di produrre energia, si creerebbe certamente una situa-
zione di disagio per Trantor, però ci sono altri settori
che producono energia e che potrebbero aumentare la
produzione, e naturalmente ci sono vari tipi di riserve
~ energetiche. Alla fine, il problema rappresentato da
k Dahl andrebbe risolto, però ci sarebbe tempo. Wye,
d'altra parte...l-
«Sì?~
«Be', Wye scarica almeno il novanta per cento di tut-
to il calore prodotto su Trantor, e nel suo ruolo è inso-
stituibile. Se Wye dovesse interrompere la sua emissio-
ne di calore, la temperatura comincerebbe a salire su
tutto Trantor.«
«Anche a Wye.~
«Ah, ma dato che è al polo sud, Wye può disporre di
~; un afflusso di aria fredda. Non servirebbe a molto, ma
Wye resisterebbe più a lungo del resto di Trantor. Con-
~' clusione, Wye è un problema molto delicato per l'Im-
peratore, e il Sindaco di Wye è... o almeno, può essere...
estremamente potente.~-
E «E che tipo di persona è l'attuale Sindaco di Wye?«
«Non lo so. Stando a quanto ho sentito, dovrebbe es-
sere un individuo molto vecchio che vive appartato,
ma duro come lo scafo di un'ipernave e tuttora impe-
gnato in abili manovre per la conquista del potere.J.
«Perché lo farebbe? Se è tanto vecchio, non potrebbe
~; detenerlo a lungo, il potere.~
E «Chissà, ~ari? Un'ossessione che dura da una vita,
suppongo. O il gioco stesso... manovrare per la conqui-
sta del potere, senza desiderarlo veramente. Probabil-
mente se lo conquistasse e prendesse il posto di Demer-
zel o salisse addirittura al trQno imperiale, si sentireb-
~ be deluso, perché il gioco sarebbe finito. Certo, se rima-
k nesse in vita, potrebbe iniziare il gioco successivo...
quello di conservare il poterej un gioco che potrebbe ri-
velarsi altrettanto difficile e gratificante..~
- Seldon scosse la testa. «Mi pare assurdo che si possa
desiderare il ruolo di Imperatore.~
«Una persona sana di mente non può desiderarlo, so-
no d'accordo. Ma la ~smania imperialen, come spesso
viene definita, è una specie di malattia, che una volta
presa sconvolge l'equilibrio mentale. E più si è in alto
sulla scala gerarchica, più aumentano le probabilità di
contrarre la malattia. Ad ogni promozione...«
«La malattia si aggrava. Sì, me ne rendo conto. Però
mi sembra anche che l'incapacità dell'Imperatore di
governare sia dovuta in gran parte al fatto che Trantor
è un mondo enorme, troppo interdipendente in quanto
a bisogni e troppo conflittuale in quanto ad ambizioni.
Perché l'Imperatore non lascia Trantor e si stabilisce
su un mondo meno complicato?«
Dors rise. «Non faresti una domanda del genere se
conoscessi la storia. Trantor è l'Impero attraverso mi-
gliaia di anni di tradizione. Un imperatore che non ri-
siede nel Palazzo Imperiale non è l'Imperatore. L'Im-
peratore è un luogo, ancor prima di essere una per-
sona.,-
Seldon rimase in silenzio, l'espressione assorta, e do-
po un po' Dors domandò: «Che c'è, Hari?J..
«Sto riflettendo... Da quando mi hai raccontato quel-
la storia della mano sulla coscia, mi è capitato di pen-
sare fugacemente che... Adesso, la tua osservazione sul
fatto che l'Imperatore sarebbe un luogo più che una
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