Translated by WordPort from ms word (Dos) document gi msw


I legami di Buttigliera con don Bosco e la Famiglia Salesiana



Yüklə 0,89 Mb.
səhifə17/56
tarix03.08.2018
ölçüsü0,89 Mb.
#66686
1   ...   13   14   15   16   17   18   19   20   ...   56

3.6.2. I legami di Buttigliera con don Bosco e la Famiglia Salesiana


A Buttigliera e ai suoi abitanti don Bosco rimane affezio­nato, per amicizia con il parroco teologo Vaccarino e con la madrina contessa Melyna, che diverrà sua benefattrice. Quan­do a piedi percorre la strada tra Torino e i Becchi egli fa lo­ro visita. Al ritorno dalle passeggiate autunnali, ogni anno, la contessa e il parroco ospitano i giovani di Valdocco ed of­frono loro un rinfresco. Don Bosco era amico di don Giuseppe Vaccarino, perché prete molto zelante e vicino al popolo: non soltanto aveva introdotto nel paese l'industria casalinga dei telai e fondato un piccolo ospedale, ma anche un oratorio, ispirato a quello di Valdocco, e l'asilo infantile.
Buttigliera ci ricorda anche una delle prime Figlie di Ma­ria Ausiliatrice, la beata Maddalena Morano (Chieri 1847 - Catania 1908). La sua famiglia si era qui trasferita quando Maddalena aveva due anni. Rimasta orfana di padre nel 1855, lavorando e studiando si diplomò maestra. Il parroco teologo Vaccarino, aperto un asilo infantile, l'aveva assunta co­me educatrice già all'età di quattordici anni. Dopo il diploma fu incaricata delle scuole femminili di Montaldo Torinese fin quando, per consiglio del padre gesuita Francesco Pellico, fra­tello di Silvio, entrò tra le suore di don Bosco. In Sicilia, prima come direttrice e poi, dal 1886, come ispettrice, fondò numerose opere per la gioventù femminile.


3.6.3. La cascina Càmpora


A circa 2 chilometri dal centro, sul dorso della collina, è situata la cascina Càmpora, che fa parte della frazione Serra. Mamma Margherita conosce il proprietario, un certo Turco di Ca­stelnuovo. Nell'autunno 1827, periodo di gravi ristrettezze e­conomiche aggravate dalla tensione col fratello Antonio, Gio­vanni è inviato dalla madre alla cascina come garzone. Vi rima­ne solo poche settimane perché, data la stagione, lavoro e pane scarseggiano anche per i proprietari.

3.6.4. Frazione Crivelle


A poca distanza da Buttigliera si trova la frazione Crivelle, indicata da don Bosco come Croveglia. Qui abitava uno zio materno di Giovanni. Un anno, nel corso delle vacanze estive, il chierico Bosco fu invitato ad u­na festa. Durante il pranzo avvenne il noto episodio del violi­no:
“Volendosi celebrare la festa di S. Bartolomeo, fui in­vitato da altro mio zio ad intervenire per aiutare nelle sacre funzioni, cantare ed anche suonare il violino, che era stato per me un istrumento prediletto, a cui aveva ri­nunciato. Ogni cosa andò benissimo in chiesa. Il pranzo e­ra a casa di quel mio zio, che era priore della festa, e fino allora niente era a biasimarsi. Finito il desinare i commensali mi invitarono a suonare qualche cosa a modo di ricreazione. Mi sono rifiutato. Almeno, disse un musi­cante, mi farà l'accompagnamento. Io farò la prima, ella farà la seconda parte. Miserabile! Non seppi rifiutarmi e mi posi a suonare e suonai per un tratto, quando si ode un bisbiglio ed un calpestio che segnava moltitudine di gente. Mi faccio allora alla finestra e miro una folla di persone che nel vicino cortile allegramente danzava al suono del mio violino. Non si può esprimere con parole la rabbia da cui fui invaso in quel momento. Come, dissi ai commensali, io che grido sempre contro ai pubblici spetta­coli, io ne son divenuto promotore? Ciò non sarà mai più. Feci in mille pezzi il violino e non me ne volli mai più servire, sebbene siansi presentate occasioni e convenienza nelle funzioni sacre” (MO 99).


3.7. MONCUCCO E FRAZIONE MOGLIA


Lungo la strada che da Castelnuovo porta a Chieri, poco dopo Moriondo, si incontra a destra la deviazione per Moncucco e Cinzano. Un chilometro circa prima del paese, si svolta a si­nistra per la frazione Moglia, che prende il nome dalla fami­glia che vi abitava.

3.7.1. La cascina Moglia


Nel febbraio 1828, in uno dei periodi più critici per i gravi problemi economici e le tensioni con il fratello Antonio (che essendo il maggiore si sente responsabile della gestione familiare), mamma Margherita ritiene opportuno allontanare mo­mentaneamente Giovannino da casa. Fallito il tentativo di col­locare il figlio alla cascina Càmpora di Buttigliera, lo invia nuovamente in cerca di un impiego verso Mondonio e Moncucco. Forse i Moglia, suoi conoscenti, che coltivano fertili terreni e abitano in una borgata ben esposta, ai confini tra Moncucco e Mombello, lo accoglieranno. Luigi, il capo famiglia, ha sposato Dorotea Filippello di Castelnuovo e ha già due figli: Caterina, di cinque anni e Giorgio di tre. Con lui abitano gli zii Gio­vanni e Giuseppe e le sorelle Anna e Teresa, rispettivamente di diciotto e quindici anni.

Quando verso sera il ragazzo, che in quella giornata inva­no ha già bussato a più cascine, si presenta a Luigi Moglia, questi gli risponde che nei mesi invernali il lavoro scarseggia anche per i suoi familiari e vuole rimandarlo. Sono i buoni uf­fici della moglie Dorotea e le insistenze della sorella Teresa, che preferisce lasciare la cura del bestiame, a convincere il padrone di accettarlo in prova. Giovannino si conquista subito la stima di tutti. Dopo pochi giorni Dorotea gli affida la guida del Rosario e delle preghiere della sera (che si reci­tavano di fronte ad un'immagine di Maria SS., conservata oggi ai Becchi nella casa del fratello Giuseppe. La settimana suc­cessiva Luigi contatta mamma Margherita per stabilire il sala­rio, fissato in quindici lire annuali più il manteimento. Quando un paio d'anni dopo (primi di novembre 1829) Giovanni tornerà a casa, sarà rimpianto come uno della famiglia.

D’autunno, alla Moglia viene anche lo zio don Nicola, maestro comunale. Nei momenti liberi fa a Giovanni un po' di ripetizione per completare le conoscenze da lui acquisite alla scuola di Capriglio. Tre anni dopo lo ritroverà allievo alle scuole di Castelnuovo, ma avrà un atteggiamento poco incoraggiante nei suoi confronti.

Giorgio, il figlio del padrone, gli si affeziona e lo se­gue ovunque. Don Bosco negli anni conserverà questa amicizia; lo inviterà più volte a pranzo all'Oratorio e, in autunno, gli porterà i suoi birichini a rallegrarlo. Sarà proprio lui - mor­to a Torino nel 1923 quasi centenario - a riferire tanti parti­colari di quel periodo e dell'amicizia dei Moglia per don Bo­sco.

Maria, figlia di Giorgio, andrà in sposa ad Ottavio Casa­legno. Carlo, loro figlio, è padre di Giovanni Casalegno, l'ultimo proprietario della cascina.
La cascina ha conservato l'antica stalla, il fie­nile e la vigna dietro casa, dove Giovannino versò i suoi sudo­ri. La grande cucina di un tempo è oggi dimezzata, ma la stanza in cui egli dormiva con il piccolo Giorgio è rimasta intatta. Nel cortile c'è un gelso centenario: è forse lo stesso all'ombra del quale il giovane garzone raccoglieva i fanciulli della borgata per il catechismo e i suoi fantastici racconti. Anche il pozzo e la cantina sono gli stessi.
Nei primi giorni del novembre 1829 passa dalla Moglia lo zio Michele Occhiena. Vede il nipote e, constatato il persistere del suo vivo desiderio di studiare, lo incoraggia a tornare ai Becchi assumendosi l'impegno di dirime­re le tensioni con Antonio e di aiutarlo. Giovanni lascia così la casa dei Moglia. Sarà proprio questo provvidenziale invito dello zio a permettere l'incontro, di lì a pochissimi giorni, con don Calosso sulla strada di Buttigliera.


Yüklə 0,89 Mb.

Dostları ilə paylaş:
1   ...   13   14   15   16   17   18   19   20   ...   56




Verilənlər bazası müəlliflik hüququ ilə müdafiə olunur ©muhaz.org 2024
rəhbərliyinə müraciət

gir | qeydiyyatdan keç
    Ana səhifə


yükləyin