3.8.2. Basilica di Superga
Meta affascinante, particolarmente adatta per passeggiate di una giornata, era la Basilica di Superga, che domina la città dalla cima di un colle (m. 669), distante una decina di chilometri dal centro di Torino.
La maestosa Basilica, dedicata alla Natività di Maria, fu edificata tra 1717 e 1731 su disegno di Filippo Juvarra, in adempimento di un voto fatto da Vittorio Amedeo II durante l'assedio franco-spagnolo di Torino (1706).
La costruzione di pianta circolare, che anticipa elementi neoclassici, è affiancata da due eleganti campanili barocchi tra i più notevoli del Piemonte. La cupola, luminosa e slanciata raggiunge i 65 metri di altezza.
Tre scalinate conducono ad un alto e spazioso pronao sorretto da otto monumentali colonne, che introduce nell'edificio.
All'interno vediamo: nella prima cappella a destra san Maurizio, di Sebastiano Ricci da Belluno (1659-1734); nella seconda Natività di Maria, altorilievo di Agostino Cornacchini da Pescia (1685-1740); nella terza la Beata Margherita di Savoia, di Claudio F. Beaumont da Torino (1694-1766).
Sovrasta l'altar maggiore un grande altorilievo in marmo di Bernardino Cametti da Gattinara (1682-1736) rappresentante la Vergine, il beato Amedeo di Savoia e la battaglia di Torino del 1706.
Dal presbitero una porta a sinistra immette nella cappella della Madonna delle Grazie, o cappella del Voto, simile nelle dimensioni ad una chiesetta esistente sul luogo prima del 1715. Vi è conservata la statua della Madonna di fronte alla quale Vittorio Amedeo II formulò il voto di erigere la Basilica.
Ritornando nella chiesa, si incontra nella terza cappella a sinistra un buon quadro del Beaumont rappresentante san Carlo; nella seconda l'Annunciazione, altorilievo del Cametti; nella terza san Luigi di Francia, di S. Ricci.
Il vasto edificio situato dietro la chiesa fu costruito dal Juvarra per la Congregazione di sacerdoti regolari voluta da Vittorio Amedeo II (1730) per la formazione dell'alto clero. Qui dal 1835 al 1855 ebbe sede un'Accademia Ecclesiastica, sostenuta dal re Carlo Alberto per la ricerca scientifica e l'ulteriore qualificazione culturale dei migliori studenti laureati in teologia all'Università di Torino. La ricca biblioteca dell'Accademia si trova ora nella Biblioteca Reale di Torino. In una sala a piano terra sono esposti i ritratti dei papi, da san Pietro a Giovanni Paolo II.
Per mezzo di uno scalone si scende nei sotterranei costruiti nel 1777 per accogliere le tombe dei Savoia. Vi sono sepolti i re sabaudi da Vittorio Amedeo II a Carlo Alberto.
Oggi edificio e chiesa sono custoditi ed officiati dai Servi di Maria.
Sul lato posteriore della collina una lapide ricorda il tragico incidente aereo avvenuto il 4 maggio 1949, nel quale perirono 31 persone tra cui i giocatori della squadra di calcio del Torino.
La prima passeggiata a Superga effettuata da don Bosco con i giovani dell'Oratorio è da lui ricordata con ricchezza di dettagli:
“Poco dopo le 9 partimmo alla volta di Superga. Chi portava canestri di pane, chi di cacio o salame o frutta od altre cose necessarie per quella giornata. Si osservava silenzio sin fuori delle abitazioni della città, di poi cominciavano gli schiamazzi, canti e grida, ma sempre in fila e ordinati.
Giunti a’ piedi della salita, che conduce a quella basilica, trovai uno stupendo cavallino che, bardato a dovere, il Sac. Anselmetti, Curato di quella Chiesa, mi aveva mandato. Là pure riceveva una letterina del T. Borrelli, che ci aveva preceduti, nella quale diceva: "Venga tranquillo coi cari nostri giovani; la minestra, la pietanza, il vino sono preparati". Io montai sopra quel cavallo e poi lessi ad alta voce quella lettera. Tutti si raccolsero intorno al cavallo, e, udita quella lettura unanimi si posero a fare applausi (...). In mezzo a que' trambusti avevamo la nostra musica che consisteva in un tamburo, in una tromba ed in una chitarra. Era tutto disaccordo, ma servendo a fare rumore colle voci dei giovani bastava per fare una maravigliosa armonia.
Stanchi dal ridere, scherzare, cantare e direi di urlare, giungemmo al luogo stabilito. I giovanetti, perché sudati, si raccolsero nel cortile del santuario e furono tosto provveduti di quanto era necessario pel vorace loro appetito. Dopo alquanto riposo li radunai tutti e loro raccontai minutamente la storia maravigliosa di quella Basilica, delle tombe reali che esistono sotto alla medesima, e dell'Accademia Ecclesiastica ivi eretta da Carlo Alberto e promossa dai Vescovi degli Stati Sardi.
Il T. Guglielmo Audisio, che ne era preside, fece la graziosa spesa di una minestra colla pietanza a tutti gli ospitati. Il parroco donò vino e frutta. Si concedette lo spazio di un paio d'ore per visitare i locali, di poi ci siamo radunati in Chiesa, dove era pure intervenuto molto popolo. Alle 3 pomeridiane ho fatto un breve discorso dal pulpito, dopo cui alcuni più favoriti dalla voce cantarono un Tantum ergo in musica, che per la novità delle voci bianche trasse tutti in ammirazione. Alle sei si fecero salire alcuni globi areostatici, di poi tra vivi ringraziamenti a chi ci aveva beneficati partimmo alla volta di Torino. Il medesimo cantare, ridere, correre, e talvolta pregare occupò la nostra via. Giunti in città, di mano in mano che alcuno giungeva al sito più vicino alla propria casa, cessava dalle file e si ritirava in famiglia. Quand'io giunsi al Rifugio, aveva ancora con me 7 od 8 giovani dei più robusti, che portavano gli attrezzi usati nella giornata” (MO 144-146).
3.8.3. Monte dei Cappuccini
Su un rilievo boscoso, proteso dalla collina verso il Po, detto Monte dei Cappuccini, si eleva una bella chiesa dedicata a santa Maria del Monte, costruita a partire dal 1683 da Ascanio Vittozzi da Orvieto (1539-1615). L'edificio, a forma di croce greca sormontato da cupola su alto tamburo ottagonale, venne aperto al culto nel 1611. Nell'interno sono notevoli i quattro altari angolari disegnati da Benedetto Alfieri nel 1746, con statue lignee di Stefano Maria Clemente (1719-1794) rappresentanti quattro santi Cappuccini. Il san Francesco con Madonna e Bambino sull'altare destro è copia di una tela di G.B. Crespi detto Cerano (1575-1632), esposta nella Galleria Sabauda; il san Maurizio sull'altare sinistro è del Moncalvo.
Accanto alla chiesa c'è il convento dei Cappuccini, edificato dal Vittozzi ma più volte rimaneggiato. In una parte del convento è collocato il Museo Nazionale della Montagna.
Dalla balconata antistante la chiesa si gode uno splendido panorama della città. Per la sua posizione strategica, sull’altura, fin dal sec. XIII furono edificate fortificazioni legate alle battaglie più importanti nella storia di Torino.
Don Bosco più volte, per la vicinanza alla città e la bellezza del luogo, vi condusse i suoi birichini, sempre ben accolto dai buoni padri Cappuccini.
Una di quelle gite, fatta nel periodo in cui l'Oratorio si raccoglieva sul prato Filippi (marzo 1846), ci viene raccontata da un ragazzo del tempo:
“Avevamo terminato la partita, quando il suono di una tromba impose silenzio a tutti. Ognuno lasciando i trastulli, si raccolse intorno al prete, che poi seppi essere D. Bosco: - Giovani cari, disse questi ad alta voce, è ora della santa Messa: questa mattina andremo ad ascoltarla al Monte dei cappuccini; dopo la Messa avremo una piccola colezione. Quelli a cui mancò tempo di confessarsi oggi, potranno confessarsi altra domenica; non dimenticate che ogni domenica vi è comodità di confessarvi.
Detto questo, suonò di nuovo la tromba e tutti si posero ordinatamante in cammino. Uno dei più adulti cominciò la recita del Rosario, a cui tutti gli altri rispondevano. La camminata era quasi di tre chilometri (...). Quando eravamo per intraprendere la salita che conduce a quel Convento, si cominciarono le litanie della B. V. Questo mi ricreò assai, perciocchè le piante, gli stradali, il boschetto che coprono le falde del monte risuonavano del nostro canto e rendevano veramente romantica la nostra passeggiata.
Venne celebrata la Messa, in cui parecchi giovani si accostarono alla santa Comunione. Dopo breve predica e sufficiente ringraziamento, andarono tutti nel cortile del Convento per fare la colezione” (MB 2, 386-387).
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