Per completezza diamo un cenno sommario delle opere salesiane attualmente ospitate nella "cittadella" di Valdocco.
3.5.1. Centro di Formazione Professionale (CFP)
Si trova a sinistra della facciata della Basilica, sviluppatosi in continuazione della tipografia e dell'officina dei fabbri meccanici voluti da don Bosco.
Don Rua tra 1892 e 1904 fece costruire nuovi laboratori ad angolo tra le attuali via Maria Ausiliatrice e via Salerno. Negli edifici, più ampi e razionali, furono collocati i fabbri meccanici, i falegnami, i legatori, i sarti, le aule e i dormitori per gli artigiani. Si venne così ad attuare una rigorosa divisione di ambienti e di comunità tra gli artigiani e gli studenti, che già don Bosco aveva iniziato e suggerito.
Con lo sviluppo del settore professionale don Rinaldi, tra 1925 e 1927, fece edificare un nuovo ampio complesso dietro l'ex casa Pinardi, destinato ai laboratori di falegnameria, sartoria e calzoleria, con aule e infermeria ai piani superiori.
Dopo la seconda guerra mondiale i vecchi edifici vennero restaurati e completati a cura di don Fedele Giraudi con la costruzione di un grande palazzo (1952-1955) per i laboratori di meccanica ed elettrotecnica, le aule della scuola professionale e la Scuola di Applicazioni Fotografiche (SAF).
Col passare dei decenni il settore professionale si è evoluto; dalla fase artigianale si è passati a quella tecnica e industriale. Sono scomparsi i laboratori di calzoleria, sartoria e falegnameria.
Oggi il Centro cura corsi di formazione professionale e riqualificazione in vari settori delle moderne tecnologie.
3.5.2. Scuola Media "S. Domenico Savio"
Degli antichi locali, in parte di fortuna, fatti erigere da don Bosco per le scuole ginnasiali, non esiste più nulla. Nel grande orto che si estendeva dietro casa don Bosco e casa Filippi andò progressivamente sviluppandosi il complesso edilizio che oggi vediamo attorno al secondo grande cortile di Valdocco.
Don Rua, sull'asse di prolungamento di casa Audisio, costruì un primo fabbricato (1908-1909) per le aule e un nuovo studio capace di 400 alunni. In questa sala si svolsero alcuni Capitoli generali della Società Salesiana.
Don Paolo Albera continuò la costruzione con l'aggiunta di un salone ad uso palestra per la ricreazione al coperto e fece innalzare lungo piazza Sassari un secondo edificio con aule e dormitori. Costruì anche, ad angolo tra via Sassari e via Salerno, una casa destinata alla lavanderia e alla guardaroba (1920-1921), con alloggio per le suore addette.
Don Filippo Rinaldi completò l'insieme con una grande cucina e nuovi refettori (1925-1927).
Durante la seconda guerra mondiale un bombardamento distrusse completamente l'edificio su piazza Sassari. Don Giraudi lo ricostruì nel 1951 e vi ricavò un grande salone teatro, tuttora in uso, e delle camerate.
Oggi l’antica “sezione studenti” di Valdocco continua la sua attività come Scuola media S. Domenico Savio.
3.5.3. L'Oratorio quotidiano e festivo
L'Oratorio festivo, nucleo dal quale si è sviluppata tutta l'opera di don Bosco, per un certo numero di anni fu una cosa sola con la Casa annessa. Durante la costruzione della Basilica, sia per il poco spazio a disposizione, congestionato dall'ingente numero dei giovani interni, sia per la mutata situazione socio-economica del quartiere, i giovani oratoriani esterni diminuirono notevolmente.
Don Bosco cercò di ovviare riservando il terreno a fianco e dietro la Basilica all'Oratorio festivo e destinandogli come cappella la sacrestia a ponente del santuario. La situazione rimase precaria per un decennio, finché nel 1880, si acquistò per gli oratoriani esterni la casa e il terreno Nelva.
L'Oratorio festivo vide una nuova primavera e un deciso rilancio sotto il rettorato di don Rua, che gli riservò un ampio spazio verso via Salerno (1899; terreno già proprietà Carosso), costruì un teatrino e ricavò in casa Carosso aule per il catechismo e le classi serali.
Sotto la direzione di don Giuseppe Pavia (1852-1915) l'Oratorio crebbe e si consolidò tanto che don Albera, abbattuta casa Carosso, ampliò il cortile e fece erigere lungo via Salerno, sul prolungamento del teatrino, una palestra con aule al piano superiore. Infine, sotto il rettorato di don Pietro Ricaldone, i poveri edifici su via Salerno vennero abbattuti e si costruì (1934-1935), su progetto del Valotti, l'attuale Oratorio.
Da don Bosco ad oggi il borgo di Valdocco, sempre ricco di popolazione giovanile, ha assicurato e continua ad assicurare un ampio afflusso di giovani che mantiene la prima opera di don Bosco ancora attuale e viva.
3.5.4. Centro Mariano Salesiano
La comunità del Centro Mariano Salesiano che attende alla Basilica, alle opere pastorali e ad altri servizi, utilizza gli edifici che si affacciano sul primo grande cortile, sul fianco destro della Basilica.
Scopo del Centro Mariano Salesiano è l'animazione liturgica nella Basilica, la diffusione del culto all'Ausiliatrice (particolarmente attraverso la rivista Maria Ausiliatrice e l’azione dell’Associazione di Maria Ausiliatrice [ADMA]), il servizio di accoglienza dei pellegrini e la custodia delle memorie legate a don Bosco.
3.5.5. Circoscrizione Salesiana di Piemonte e Valle d’Aosta
Nell'ex casa Pinardi e in casa don Bosco, al primo piano, ha sede la direzione di tutte le opere salesiane del Piemonte e della Valle d’Aosta con gli uffici del superiore e dei collaboratori, nonché quelli della delegazione regionale del CNOS-FAP, centro di coordinamento delle attività scolastiche, professionali e ricreativo-culturali dell'Opera salesiana in Italia.
3.6. Piazza Maria Ausiliatrice
Don Bosco, tra 1868 e 1869 comperava vari appezzamenti di terreno di fronte al santuario, completandoli con l'acquisto di casa Moretta (1875) e di casa Audagnotto (1878).
In casa Moretta venne aperto il primo Oratorio femminile delle Figlie di Maria Ausiliatrice (1876), diretto da suor Elisa Roncallo, mentre casa Audagnotto fu assegnata all'ospitalità.
Fin dal 1870 don Bosco aveva pensato ad un progetto di nuove costruzioni che facessero degna corona alla chiesa dell'Ausiliatrice. Lo studio, affidato all'ingegner Spezia, venne approvato dal Municipio, ma per diverse difficoltà si realizzarono soltanto i due edifici a fianco della Basilica (portineria e tipografia).
Le costruzioni che attualmente delimitano la piazza sorsero tra la fine dell’Ottocento e il 1935: sul lato sinistro, uscendo dalla Basilica, abbiamo la casa delle opere parrocchiali, con il Centro di Pastorale Giovanile che coordina l’azione educativa e pastorale dei Salesiani nella regione; la chiesa "succursale", costruita da don Rua per l'antico Oratorio femminile; gli edifici della Società Editrice Internazionale (SEI). Sul lato destro sorgono invece l'ex casa generalizia delle Figlie di Maria Ausiliatrice e varie loro opere scolastiche ed educative.
Il monumento a don Bosco
Si decise di edificarlo il 10 settembre 1911, durante il Congresso Internazionale degli ex-allievi, in vista del primo centenario della nascita di don Bosco.
Tra i 59 artisti che parteciparono al concorso bandito dal comitato promotore venne scelto lo scultore Gaetano Cellini di Bologna.
Lo scoppio della prima guerra mondiale ritardò l'inaugurazione del monumento, avvenuta con grande solennità solo il 3 maggio 1920.
Su una base di porfido campeggia la statua bronzea di don Bosco abbracciata da un gruppetto di ragazzi. La donna velata ai piedi del Santo, rappresentante la Fede, offre una croce alla venerazione di un uomo ricurvo, simbolo dell'umanità.
Nell'altorilievo a destra vi è una madre con bimbo che manda baci a don Bosco, simbolo dell'educazione familiare; in quello a sinistra un lebbroso guarda invocante il santo fondatore delle missioni salesiane.
Ai lati, appoggiati alle due stele, i gruppi di figure indicano le due grandi devozioni insegnate da don Bosco: l'Eucarestia e l'Ausiliatrice. A destra un robusto operaio curva il capo di fronte al SS. Sacramento, innanzi al quale una donna prega ed una madre bacia il figlioletto. A sinistra un fiero indio, convertito dai missionari salesiani, è prostrato dinnanzi all'Ausiliatrice, alla quale due vergini offrono fiori.
Sul retro del monumento tre bassorilievi alludono all'assistenza dei Salesiani agli emigrati, alle scuole professionali e a quelle agricole.
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