Isaac Asimov. L'Orlo della fondazione



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dibal avesse impiegato tanto tempo ad arrivare fino a

L' Sayshell


Non era nemmeno fornita del congegno unidock, che

permetteva a due navi di diventare una sola quando si ri-

chiedeva lo scambio generale del personale. L'unidock l'

aveva anche la miserabile flotta di Sayshell. L'Oratore in-

vece era costretto a regolare la propria nave sulla stessa

~~ velocità di quella di Gendibal, ad agganciarsi a quest'ul-

rj tima con un cavo e a dondolarsi lungo esso, come all'epo-
L ca imperiale
E, pensò Compor senza riuscire a reprimere un senso di
delusione, proprio questo era: una nave da epoca impe-

riale, per di più piccola.


Lungo il cavo si stavano muovendo due persone, una

~; delle quali era così impacciata, che era chiaro che si ci-

- mentava in quel tipo di manovra per la prima volta.
Finalmente i due arrivarono a bordo e si tolsero la tuta

spaziale. L'Oratore Stor Gendibal era un uomo di statura

media e di aspetto poco appariscente. Non era né robusto

~` né imponente e non aveva nemmeno l'aria della persona

dotta. Solo gli occhi, scuri e infossati, denunciavano sag-

gezza interiore. L'Oratore si guardò intorno e dalla sua

espressione risultò evidente che provava ammirazione e

L meraviglia~


Con lui c'era una donna brutta, di statura uguale alla

sua. Guardando l'astronave, rimase a bocca aperta per lo

stupore.
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Spostarsi lungo il cavo non era stata un'esperienza spia-

cevole per Gendibal. Lui non era uno spaziale (nessuno su

Trantor lo era), ma non era neppure un verme di terra; a

nessun membro della Seconda Fondazione era concesso

esserlo.
Dopotutto, I'eventualità che si rendesse necessario un

viaggio nello spazio era sempre presente, anche se tutti

speravano di non doversi sottoporre di frequente a quell'

esperienza. (Preem Palver, di cui si raccontava che aveva

viaggiato moltissimo, aveva detto una volta, con tristez-

za, che più un Oratore era bravo, meno aveva bisogno di

intraprendere viaggi spaziali per assicurare il successo

del Piano.)


Gendibal aveva già usato il cavo tre volte. Questa volta,

la quarta, la sua preoccupazione personale era stata su-

perata completamente dalla preoccupazione per Novi.

Non occorreva la mentalica per capire che l'idea di attra-

versare il nulla aveva sconvolto la hamiana.
--Ho paura, Maestro--aveva detto quando lui le ave-

va spiegato che cosa dovevano fare.--Sto impaurita a

dover metter piede nel niente.--Il suo improvviso rica-

dere nel dialetto hamiano era stato la spia del suo profon-

do turbamento.
Gendibal le aveva detto, con garbo:--Non posso la-

sciarvi a bordo di questa nave, Novi, perché devo salire a

bordo di quell'altra e ho bisogno di avervi con me. Non

c'è pericolo, perché siete protetta dalla tuta spaziale e

perché non ci sono baratri in cui possiate cadere. Anche

se vi sfuggisse la presa rimarreste vicina al cavo, e in ogni

caso io sarò a due passi da voi e potrò riafferrarvi. Forza,

mi avete già dimostrato di essere abbastanza intelligente

da poter diventare una studiosa. Ora dimostratemi che

ne siete all'altezza anche quanto a coraggio.


Lei non aveva più sollevato obiezioni e Gendibal, pur

guardandosi bene dall'alterare il suo assetto mentale se-

reno, era riuscito lo stesso a inserirvi una nota ulterior-

mente tranquillizzante.


--Potete parlarmi, sapete--le aveva detto dopo che si

erano infilati la tuta.--Vi sento se pensate con intensità.

Formulate mentalmente le parole una a una, con chiarez-

za e con forza. Mi sentite adesso, vero?


--Sì, Maestro--aveva detto lei.
--Non occorre che moviate le labbra, Novi--le aveva

spiegato Gendibal vedendo, attraverso' la visiera traspa-

rente, la bocca della hamiana aprirsi e chiudersi.--Non

c'è radio nelle tute spaziali degli studiosi. Ogni scambio

avviene attraverso la mente.
Lei aveva smesso di muovere le labbra, e con espressio-

ne ansiosa aveva perisato Mi se71títe, Maestro?


Perfettame~te, le aveva risposto Gendibal. Voi mi se.utt-

te?
Sì.


Allora seguitemi e fàte quelto che faccio io.
Avevano cominciato a muoversi nel vuoto. Gendibal in

teoria conosceva la tecnica perfettamente, ma in pratica

la sua abilità era moderata. Il segreto stava nel tenere le

gambe unite e tese e nel farle oscillare dandosi la spinta

solo con i fianchi. Così il centro di gravità si spostava se-

~ nflf~ llna lin~a f_~iritta. mentre le braccia n~rocedevan


una alla volta, a un ritmo costante. Gendibal aveva illu-

strato accuratamente la tecnica a ~lovi e durante l'attra-


- versamento aveva studiato 1,'assetto della hamiana senza

voltarsi indietro, analizzando semplicemente le zone del

suo cervello che presiedevano ai movimenti del corpo.
Per essere una novellina Novi se l'era cavata benissi-

mo, quasi quanto Gendibai. Aveva dominato la paura e

seguito scrupolosamente le istruzioni. Ancora una volta

l'Oratore fu assai soddisfatto .li lei.


Era chiaro che era contenta di essere arrivata a bordo

' della nave. D'altra parte, Gendibal stesso era lieto di ave-

re terminato la traversata. Togliendosi la tuta si guardò

intorno e si stupì di vedere un ambiente e apparecchiatu-

re estremamente raffinati. Non riconobbe quasi nessuno

strumento e si scoraggiò al pensiero di dover imparare a

usare i vari congegni in pochissimo tempo. Se le circo-

stanze l'avessero richiesto, sarebbe stato costretto ad ap-

prendere le tècniche necessarie direttamente da Compor

il che significava una conoscenza molto meno soddisfa-

cente di quella diretta.
Osservb Compor attentamente. Era di qualche anno

più vecchio di lui, alto e magro, si poteva dire quasi di

bell'aspetto. I capelli, di un bizzarro colore gialliccio, era-

no ricci. Quello che appariva evidente era che l'Osserva-

tore era rimasto deluso vedendo Gendibal, per il quale

sembrava provare quasi disprezzo. Per di più non riusci-

va minimamente a nascondere la propria reazione emoti-

va.
Gendibal in genere era indifferente a quel tipo di rea-

zioni. Compor non era un trantoriano, non era nemmeno

un vero e proprio membro della Seconda Fondazione e

aveva quindi le sue illusioni; lo si capiva subito anche a

un'analisi superficiale della sua mente. Tra le convinzio-

ni illusorie, c'era quella che potere~ veró e potere apparen-

te fossero un tandem indissolubile. Naturalmente Com-

por poteva tenersi le sue illusioni finché voleva ove que-

ste non avessero interferito con le necessità di Gendibal

ma poiché al momento l'interferenza c'era, Gendibal fu

costretto a intervenire.


Il suo intervento fu l'equivalente mentalico di una bac-

chettata sulle dita. Compor sobbalzò leggermente dietro


L la sensazione di dolore acuto, ma passeggero. La superfi-

cie esterna della sua mente fu come increspata da un flus-

so di potente concentrazione, che lo lasciò cosciente del
2 ,~

fatto che Gendibal poteva disporre all'occorrenza di armi

di straordinaria efficacia.
L'esperienza produsse in Compor un senso di grande ri-

spetto per l'Oratore.


Gendibal disse, amabilmente:--Sto solo cercando di

attrarre la vostra attenzione, Compor, amico mio. Vi pre-

go di dirmi dove si trovano attualmente il vostro amico

Golan Trevize e il suo compagno Janov Pelorat.


Compor disse, esitante:--Devo parlare in presenza

della donna, Oratore?


--Questa donna, Compor, è un'estensione di me stesso.

Non c'è quindi ragione per cui non dobbiate parlare in

sua presenza.
--Come volete, Oratore. Trevize e Pelorat al momento

stanno avvicinandosi a un pianeta chiamato Gaia.


--Questo me l'avevate già comunicato l'altro giorno.

Ormai saranno certo già atterrati, e magari saranno an-

che ripartiti, visti i precedenti; su Sayshell sono rimasti

pochissimo.


--Finché li ho seguiti io l'atterraggio non è avvenuto.

Si sono avvicinati al pianeta con grande prudenza, rima-

nendo fermi per parecchio tempo tra un micro-Balzo e l'

altro. E chiaro che non sono informati su Gaia; per que-

sto esitano.
--E voi ne siete informato?
--No, OFatore--disse Compor.--Il computer della

mia nave non ha dati sul pianeta Gaia.


--Questo computer?--Gendibal posb gli occhi sul

quadro comandi e, d'un tratto, speranzoso, chiese:--

Questo computer può aiutare il pilota a governare la na-

ve?
--La può governare benissimo da solo--disse Com-

por.--Basta collegarsi a esso col pensiero.
Gendibal provò di colpo un senso di disagio.--La Fon-

dazione è dunque così avanti nella tecnologia?


--Sì, ma la perfezione è più apparente che sostanziale.

Il computer non funziona bene. Sono costretto a ripetere

i miei pensieri parecchie volte, per ottenere alla fine in-

formazioni insufficienti.


--Forse riuscirò a f`are meglio di voi--disse Gendibal.
--Ne sono certo--disse Compor con deferenza.
--Ma lasciamo stare questo, per il momento. Come

mai il computer non ha dati su Gaia?


--Non lo so, Oratore. E dire che afferma, se si può usa-
re questo termine per un computer, di avere dati infor

E mativi su tutti i pianø~ti abitati della Galassia.


--Non può avere più informazioni~di quelle che gli so-

no state fornite, e se chi l'ha programmato pensava di

avere dati su tutti i pianeti abitati dall'uomo, ma si sba-

gliava, è logico che il computer abbia lo stesso convinci-

L mento errato. Non è così?
--Certo.
--Non avete fatto indagini, su Sayshell?
--Oratore--disse Compor, a disagio--su Sayshell si

trovano persone disposte a parlare di Gaia, ma è chiaro

che ciò che dicono è inattendibile, pura superstizione.

Raccontano che Gaia è un pianeta assai potente, che a

~ suo tempo riuscì a respingere perflno il Mulo.
E` --Davvero dicono questo?--disse Gendibal, repri-

~mendo l'eccitazione.--E siete così sicuro che si tratti di

superstizione, che non vi siete informato maggiormente

sui particolari della storia?


--Al contrario, non mi sono stancato di fare domande.

Ma ho appreso solo quanto vi ho detto. I sayshelliani sono

capaci di discorrere di questo argomento all'infinito, ma

in sostanza non si riesce a sapere più di tanto.


--A quanto pare, Trevize ha avuto le stesse informazio-

ni che avete avuto voi e ha deciso di andare su Gaia per

via di ciò che ha appreso. Forse intende sco'prire da dove

derivi questo presunto grande potere. E la sua prudenza è

dovuta probabilmente al fatto che di tale potere ha una

certa paura.


--Sì, è possibile, Oratore.
--E tuttavia non l'avete seguito?
--L'ho seguito eccome. Abbastanza da assicurarmi che

si stesse dirigendo sul serio verso Gaia. Poi sono tornato

qui, alla periferia del sistema gaiano.
--Come mai?
--Per tre motivi. Il primo è che stavate per arrivare e

volevo venirvi incontro almeno in parte e prendervi a

~ bordo il prima possibile, come stabilito da voi. Poiché

E nella mia nave c'è un iper-relé, non potevo allontanarmi

troppo da Trevize e Pelorat senza destare i sospetti di

Terminus, ma ho ritenuto che questa distanza fosse suffl-

t ciente. E ora vengo al secondo motivo. Quando ho visto

che Trevize si avvicinava per gradi al pianeta Gaia, ho ca-

pito di avere tempo e ho pensato che fosse il caso di anti-

cipare il nostro incontro, c.osì da non essere sopraffatti

dagli eventi. Tanto più che voi siete più competente di

me, più adatto a seguire i movimenti di Trevize e ad af-

frontare una eventuale situazione di emergenza.
--Verissimo. E il terzo motivo?
-- Dopo l'ultima nostra comunicazione è successo

qualcosa che non mi aspettavo e che non capisco, Orato-

re. Ho pensato che anche per questo fosse opportuno anti-

cipare l'incontro.


--Di che cosa si tratta, Compor?
--Navi della Fondazione si stanno avvicinando alla

frontiera dell'Unione Sayshell. Il mio computer ha rac-

colto queste informazioni dal notiziario sayshelliano. Le

navi sono almeno cinque, e così avanzate dal punto di vi-

sta tecnologico, da poter sopraftare Sayshell.
Gendibal non rispose subito, perché sarebbe stato con-

troproducénte far vedere che nemmeno lui si aspettava o

capiva una mossa simile. Così, dopo qualche secondo

disse con noncuranza:--Pensate che questo fatto abbia

qualcosa a che vedere con la decisione di Trevize di recar-

si su Gaia?


--Certo, le navi sono comparse subito dopo che Trevi-

ze ha scelto la sua nuova meta, e se B segue A, c'è almeno

una possibilità che A abbia causato B.
--Bene, sembra che convergiamo tutti quanti su Gaia:

Trevize, io e la Prima Fondazione. Devo dire che avete

agito con criterio, Compor. Ora mi mostrerete come fun-

ziona il computer e come, attraverso esso, si governi la

nave. Sono sicuro che non mi ci vorrà molto a imparare.

Dopo, salirete a bordo della mia nave, dato che nel frat-

tempo vi avrò comunicato mentalmente in che modo la si

piloti. Vedrete che non avrete difficoltà a governarla, an-

che se, come avrete capito dal suo aspetto, è un modello

piuttosto antiquato. Una volta che ne sarete al comando

resterete qui e mi aspetterete.
--Per quanto tempo, Oratore?
--Fino a che non verrò a cercarvi. Non credo che starò

lontano a lungo, per cui è difficile che corriate il rischio

di finire le provviste, ma nel caso fossi trattenuto oltre il

previsto potrete atterrare su un pianeta abitato dell'

Unione Sayshell e aspettarmi lì. Dovunque sarete, vi tro-

verò.
--Come credete voi, Oratore.


--E non preoccupatevi. Sono perfettamente in grado

di affrontare la misteriosa Gaia e, ove fosse necessario,


anche le cinque navi derla Fondazione.
,1~ 67
Littoral Thoobing era ambasciatore della Fondazione su

Sayshell da sette anni, ed era piuttosto contento della sua

carica.
Alto e abbastanza robusto, sfoggiava folti baffl neri no-

nostante la moda, sia su Sayshell sia nei mondi della Fon-


'r dazione, incoraggiasse la rasatura completa. Benché

avesse solo cinquantaquattro anni, aveva il viso segnato

da fitte rughe. E si compiaceva di atteggiarsi a uomo in-
E differente e impassibile.
Non era facile, quindi, capire che cosa pensasse in real-

tà del proprio lavoro. In cuor suo però, Thoobing era sod-


` disfatto della sua situazione, che gli permetteva di tenersi

alla larga dalle mene politiche di Terminus (un grosso

vantaggio!) e di vivere come un sibarita sayshelliano, ga-

rantendo alla moglie e alla figlia un lusso cui ormai non


avrebbero mai potuto rinunciare.
Se Thoobing apprezzava dunque la propria condizione,

non apprezzava invece la persona che rispondeva al no-


J me di Liono Kodell. Forse perché anche Kodell sfoggiava

un paio di baffi, sebbene si trattasse di baffi più strimin-

ziti, più corti e più brizzolati dei suoi.
Un tempo erano stati gli unici uomini in vista sulla sce-

na pubblica a portare i baffi, e si era verificata tra lóro

una sorta di gara su quel punto. Ora (pensò Thoobing) ga-

ra non poteva pi~ esserci; i baffl di Kodell erano decisa-

mente orribili.
Kodell era diventato capo della Sicurezza quando Tho-

obing viveva ancora su Terminus e sognava di superare


F~ Harla Branno nella corsa alla carica di sindaco. Poi la
~' Branno, per liberarsi della sua concorrenza, gli aveva of-

ferto il posto di ambasciatore. Lo aveva fatto per il pro-

prio interesse, naturalmente, ma alla fine lúi le era stato

riconoscente.


Per Kodell invece non riusciva a provare alcuna simpa-

tia, forse per quella sua smania di voler apparire sempre

cordiale, sempre affabile, anche quando magari aveva

appena deciso in che modo tagliarti fuori.


Ora Kodell stava davanti a Thoobing in immagine iper-
·r spaziale e appariva gioviale come sempre, addirittura
~- traboccante benevolenza. Il suo corpo, naturalmente, era

su Terminus, il che risparmiava a Thoobing la seccante

incombenza di fare gli onori di casa e di stringergli la ma-

no.
--Kodell, vorrei che ritiraste subito quelle navi--dis-

se l'ambascialore.
Kodell sorrise allegramente.--Anch'io lo vorrei, ma la

decisione è venuta dalla vecchia signora.


--Si sa che sie~e capace di persuaderla a recedere da

una declslone.


--A volte sì, può essere, soprattutto quando vuole esse-

re persuasa a farlo. Ma questa volta non vuole. Fate il vo-

stro dovere, Thoobing. Tranquillizzate Sayshell.
--Non mi sta a cuore Sayshell, Kodell, ma la Fonda-

zione.
--Sta a cuore a tutti.


--Non nascondetevi dietro le parole. Pretendo che mi

ascoltiate.


--Volentieri, ma c'è fermento su Terminus, adesso, e

non posso stare ad ascoltarvi per l'eternità.


--Sarò più breve che posso, ma non dimenticate che

non si può essere troppo brevi, quando si discute della so-

pravvivenza della Fondazione. Se questa linea iperspa-

ziale è libera da controllo, parlerò apertamente.


--Non è controllata.
--Bene. Allora, alcuni giorni fa ho ricevuto un messag-

gio da un certo Golan Trevize. Ai tempi in cui facevo poli-

tica su Terminus c'era un Trevize, ricordo, un Sovrinten-

dente ai Trasporti...


--E lo zio del giovane.
--Allora voi conoscete la persona che mi ha inviato il

messaggio. Secondo le informazioni che ho raccolto in se-

guito questo Golan sarebbe un consigliere che, dopo la

recenie soluzione della Crisi di Seldon, sarebbe stato ar-

restato e mandato in esilio.
--Infatti.
--Non ci credo.
--A che cosa non credete?
--Non credo che sia stato mandato in esilio.
--Perché?
--Quando mai è successo che un cittadino della Fonda-

zione sia s~ato mandato in esilio?--disse Thoobing.--O

viene arrestato, o la f`a franca. Se viene arrestato può es-

sere processato oppúre no. Se viene processato, può esse-

re condannato oppure assolto. Se viene condannato, può

essere multato, retrocesso dalla sua carica, disonorato,

incarceralo o giustiziato. Nessuno mai è stato mandato in
esilio.
--C'è sempre una prima volta.
~` --Sciocchezze. E un esiliato lo si spedisce via su una

nave ultimo modello? Anche uno stupido capirebbe che

Trevize è in missione speciale per conto della vecchia si-

gnora. Chi crede di ingannare, la Branno?


--E che missione sarebbe?
E --Probabilmente trovare il pianeta Gaia.
Kodell perse in parte la sua bonomia e assunse un'

espressione insolitamente dura.--So che non siete parti-


r colarmente propenso a credere alle mie dichiarazioni, si-

gnor ambasciatore--disse--ma vi prego ardentemente

di credermi almeno su questo punto. Né il sindaco né io
E avevamo mai sentito parlare di Gaia, quando Trevize è
E stato mandato in esilio. Di questo pianeta abbiamo senti-

to parlare per la prima volta l'altro giorno. Solo se crede-

te a questo possiamo continuare la conversazione.
--Congelerò la mia tendenza allo scetticismo quel tan-

to da potervi credere, anche se mi riesce difflcilé farlo.


--Vi assicuro che quanto vi ho detto risponde in pieno

a verità, e se di colpo il tono delle mie dichiarazioni è di-

ventato formale è perché quando questa vicenda sarà
L conclusa voi dovrete rispondere ufficialmente a una serie

di domande che penso troverete piuttosto imbarazzanti.

Da come parlate, sembra che conosciate perfettamente
E Gaia. Come mai conoscete un pianeta di cui noi ignorava-

mo l'esistenza? Non è vostro dovere fare in modo che ve-

niamo messi al corrente di tutto quello che riguarda l'
F unità politica cui siete stato assegnato?
Thoobing disse, pacato:--Gaia non fa parte dell'Unio-

ne Sayshell. Anzi, probabilmente non esiste nemmeno.

Non dovrò mica venirvi a raccontare tutte le favole che il

popolino di Sayshell racconta, vero? Certuni sostengono


E che Gaia si trova nell'iperspazio, altri che è un pianeta

che, con mezzi soprannaturali, protegge Sayshell. Altri


~: ancora affermano che fu Gaia a mandare il Mulo iG giro a

saccheggiare la Galassia. Se intendete dire al governo di

Sayshell che cinque navi deìla Marina della Fondazione

si trovano qui per aiutare Trevize a trovare Gaia, nessuno

vi pr~sterà fede. La gente comune potrà anche credere al-

le favole, ma il governo di Sayshell non ci crede sicuro, e

non ammetterà che ci creda la Fondazione. Penserà che

vi proponiate di costringere Sayshell ad aderire alla Fe-

derazione.
--E se ci proponessimo proprio questo?
--Sarebbe fatale per noi. Via, Kodell, quando mai ab-

biamo combattuto una guerra di conquista, nei nostri

cinque secoli di storia? Abbiamo combattuto guerre di di-

fesa, perdendo anche, una volta, ma non è mai successo

che alla fine ci siamo trovati con annessi nuovi territori.

Chi si è unito alla Federazione l'ha sempre fatto attraver-

so un accordo pacifico, perché considerava suo tornacon-

to aggregarsi a noi.


--E se Sayshell cominciasse ad accorgersi dei vantaggi

di una possibile annessione?


--Non li vedrà mai, finché le nostre navi rimarranno

vicine ai-suoi confini. Ritiratele.


--Non possiamo.
--Kodell, Sayshell fa una magnifica pubblicità alla Fe-

derazione della Fondazione, con la sua esistenza dimo-

stra quanto siamo buoni e rispettosi delle libertà altrui.

L'Unione è tutta circondata dal nostro territorio, si trova

in una posizione vulnerabilissima e tuttavia flno a oggi

non è stata mai disturbata, ha proseguito per la sua stra-

da, è riuscita perfino a delineare una politica estera lungo

una linea anti-Fondazione. Non è questo un modo di di-

mostrare alla Galassia che non forziamo nessuno, che ci

presentiamo a tutti in pace e in amicizia? Se conquistas-

simo Sayshell conquisteremmo quello che in sostanza ab-

biamo già. In fondo anche se non ne parla nessuno, eco-

nomicamente l'Unióne dipende del tutto da noi. Ma se la

conquistassimo con mezzi militari dimostreremmo alla

Galassia che siamo diventati espansionisti.
--E se vi dicessi che in realtà siamo interessati soltan-

to a Gaia?


--Non vi crederei così come non vi crederebbe l'Unio-

ne Sayshell. Quell'uómo, quel Trevize mi ha inviato un

messaggio dicendo che era diretto versó Gaia. Mi ha chie-

sto di trasmettere la notizia a Terminus e io, nonostante

mi sembrasse una cosa assurda, I'ho fatto perché era mio

dovere farlo. Ed ecco che, quasi prima che la linea iper-

spaziale si raffreddi, mi vedo arrivare qui la Marina della


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