Isaac Asimov. L'Orlo della fondazione



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fatto il Mulo, considerando il fatto che era da solo.
--Che Gaia sia un pianela di Muli, ripeto, me lo dicono

solo le vostre parole.


--Finché rimaniamo qui non posso fornirvi prove. Pro-

pongo quindi una tregua, durante la quale, se non vi fida-

te, potete continuare a tenere lo schermo attivo. Vi do-

mando però di collaborare minimamente con me; avvici-

niamoci insieme al pianeta e quando vi sarete resa conto

che è pericoloso, io neutralizzerò il suo campo mentalico

e voi ordinerete alle vostre navi di prendere possesso di

esso.
--E dopo?


--Dopo, se non altro, avremo una lotta tra la Prima

Fondazione é la Seconda, senza interferenze dall'esterno.

Il confronto sarà senza ombre, mentre adesso sarebbe ri-

schioso combattere fra di noi, visto chè entrambe le Fon-

dazioni sono sotto il tiro di un nemico comune.
--Perché non l'avete detto prima, questo?
--Speravo di convincervi che noi non siamo vostri ne-

mici, e di ottenere la vostra collaborazione. Poiché, a

quanto pare, non sono riuscito nel mio intento, tanto vale

che vi spieghi perché in questo momento dobbiamo esse-

re uniti comunque.
La Branno rimase zitta un attimo. Inclinò la testa con

aria pensierosa, poi disse:--State cercando di incantar-

mi con le vostre storie. Come potreste mai, da solo, neu-

tralizzare il campo mentalico di un intero pianeta di Mu-

li? L'idea è talmente ridicola che non posso credere che

siate in buona fede.


--Non sono solo--disse Gendibal.--Dietro di me c'è

tutta la forza della Seconda Fondazione. Sarebbe questa

forza a occuparsi di Gaia usando me come canale. Tra l'

altro potrebbe tranquillamente spazzar via il vostrv

schermo come se si trattasse di una nebbiolina sottile.
--Se le cose stanno così, a che vi serve il mio aiuto?
--Mi serve innanzitutto perché neutralizzare il campo

non basta. La Seconda Fondazione non può dedicarsi per

l'eternità a un tale compito, proprio come io non posso

dedicarmi per il resto della vita a questa lotta verbale

con voi. Ci occorre l'aiuto materiale delle vostre navi. In

secondo luogo, se non sono riuscito con argomentazioni

ragionevoli a convincervi di come le due Fondazioni deb-

bano considerarsi alleate e non nemiche, forse un'impre-


sa delicatissima condotta insieme potrebbe riuscirci. I

fatti possono conseguire un successo là dove le parole

hanno fallito.
La Branno rimase un attimo in silenzio, poi disse:--

t Sono disposta ad avvicinarmi di più al pianeta, assieme a

E VOi. Di là da questo non posso promettervi niente.
--Mi basta--disse Gendibal, chinandosi sopra il com-

puter.
~ - Novi disse:--No, Maestro, fino a questo punto non

r aveva importanza, ma adesso per favore non fate altre
, mosse. Dobbiamo aspettare il consigliere Trevize di Ter-

minuS,
I)ICIANNOVESIMA PARTE


Decisione

81
Janov Pelorat disse, con una punta di irritazione:--Sen-

tite, Golan, tutti si meravigliano che questa sia la prima

volta nella mia vita abbastanza lunga, non troppo lunga

E in ogni caso, Bliss, ve l'assicuro, che viaggio per la Galas-

sia. Però, appena arrivo su un mondo, mi portano subito

via prima ancora che abbia avuto il tempo di studiarlo. E

già la seconda volta che mi succede.


--Sì--disse Bliss--ma se non foste andato via in fret-

ta da quell'altro pianeta, non mi avreste conosciuto, op-

pure mi avreste conosciuto chissà quando. Non è stato

meglio che ve ne siate andato, dunque?


--Oh, sì, mia... mia cara. Si, certo.
--Quanto a questa volta, Pel, anche se vi siete allonta-

nato dal pianeta, avete me con voi, e io sono Gaia. Lo so-

no quanto ogni altra particella e ogni altra creatura del
--Sicuro, e preferisco di gran lunga voi a tutte le altre

particelle e ereature.


Trevize, che aveva ascoltato quel dialogo con la fronte

corrugata, disse:--Che schifo di situazione. Perché Dom

non è venuto con noi? Perché non è venuto lui, assieme a

tutte le sue duecentocinquanta sillabe? Per lo spazio, che

assurdità questa di usare una sola sillaba quando uno ha

un nome chilometrico! A che serve allora avere un nome

chilometrico? Insomma, se la faccenda è così importante

se è in gioco l'esistenza stessa di Gaia, perché Dom non è

qyq

venuto con noi a darci direttive?


--Ci sono io, Trev--disse Bliss--e io sono Gaia quan-

to lo e Dom.--Gli lanciò un'occhiata di sbieco con i suoi

occhi neri e soggiunse:--Allora, se vi secca che usiamo i

monosillabi per i nomi di persona, vi secca che vi chiami

Trev?
--Sì che mi secca. Ho diritto a seguire-le usanze del

mio pianeta quanto voi a seguire quelle del vostro. Io mi

chiamo Trevize, nome di tre sillabe. Tre-vi-ze.
--Per me va benissimo--disse Bliss.--Non voglio far-

vi arrabbiare, Trevize.


--Non sono arrabbiato, sono seccato--disse lui. Si al-

zò di scatto e cominciò a camminare in su e in giù per la

stanza, scavalcando le gambe tese di Pelora~. Pelorat le

ritrasse prontamente. Alla fine Trevize si fermò, si girò

verso Bliss e puntandole un dito contro disse:--Sentite,

non mi va di non essere l'unico arbitro delle mie azioni.

Con una manovra sotterranea sono stato indotto a venire

fin qui, e quando anche ho cominciato a rendermene con-

to, non ho potuto íare niente per liberarmi dal condizio-

namento. Poi, quando arrivo su Gaia, mi si dice che tutto

quello che si vuole è che salvi il pianeta. Perché? E in che

modo~ E poi che cos'è Gaia per me, e che cosa sono io per

Gaia? Per quale motivo dovrei salvarla? Ci sono quinti-

lioni di esseri umani nella Galassia. Non potreste asse-

gnare questo compito a un altro?
--Vi prego, Trevize--disse Bliss, con un'aria improv-

visamente scoraggiata dove non si scorgeva più l'atteg-

giamento da monella.--Non arrabbiatevi. Vedete, vi

chiamo come volete essere chiamato e da questo momen-

to non scherzo più. Dom vi ha chiesto di portare pazien-
--Per tutti i pianeti abitabili della Galassia! Non ho

nessuna voglia di portare pazienza! Se sono così impor-

tante non ho for-se diritto a una spiegazione? Tanto per

cominciare, vi chiedo di nuovo perché Dom non è venuto

con noi. Non gli pareva abbastanza importante la missio-

ne?
--Ma lui è qui, Trevize--disse Bliss.--E qui presente,

assieme a tutte le creature viventi di Gaia.
--Quexto ragionamento potrà andare bene per voi, non

per me. Io non sono un gaiano. Per me, sulla Far Star non

si pub r iuscire a f`ar stare tutto un pianeta, ma solo una

persona. In questo caso la persona siete voi. Dom, come

dite, è parte di voi. D'accordo. Ma non era meglio se veni-

va lui e voi eravate parte di lui?


--Innanzitutto--disse Bliss--Pel, cioè Pelorat ha

chiesto che venissi a bordo io.


--L'ha detto per fare il galante. Nessuno mai l'avrebbe

preso sul serio.


_ Ehi, un attimo, amico mio--disse Pelorat, alzando-

Sl in piedl col viso tutto IvSSO.--L'invito l'ho fatto seria-

mente; non mi va che liquidiate la cosa con tanta ~;dCilo-

neria. Sono convinto che non importi quale componente

della struttura gaiana sia a bordo, e per me è assai più

bello avere a bordo Bliss che Dom. Dovrebbe essere così

anche per voi. Su, Golan, vi state comportando come un
bambino.
--Ah sì, eh?--disse Trevize corrugando la fronte con

gran cipiglio.--Ammettiamo pure che sia così. Ugual-

mente--e qui puntò di nuovo il dito contro Bliss--qual-

siasi cosa vogliate che faccia vi assicuro che non la farò se

non mi trattate come si deve trattare un essere umano.

Tanto per cominciare rispondete a due domande. Che

azione dovrei compiere? E perché proprio io e non un al-
Bliss indietreggiò, con gli occhi sgranati.--Vi prego--

disse--non posso dirvelo adesso. Gaia non può dirvelo

adesso. Dovete arrivare sul posto stabilito senza sapere

nulla. Dove~e apprendere lì tutto ciò che c'è da apprende-

re. Poi bisognerà che passiate all'azione, ma dovrete esse-

re calmo e sereno. Se sarete nervoso come ora, le cose non

andranno per il verso giusto e Gaia scomparirà. E neces-

sario che cambiate atteggiamento, però io non so come

farvelo cambiare.
--Dom saprebbe invece come farmelo cambiare, se fos-

se qui?--disse Trevize con una punta di sadismo.


--Dom è qui--disse Bliss.--Lui-io non sappiamo co-

me persuadervi o calmarvi. Non comprendiamo gli esseri

umani che non riescono ad afferrare quale sia il loro po-

sto nello schema delle cose e che non si sentono parte di

un insieme più grande.
--Non è vero quello che dite--replicò Trevize.--Ave-

te assunto il controllo della mia nave alla distanza di più

di un milione di chilometri e ci avete tenuti calmi duran-

te la fase di avvicinamento. Bene, che aspettate a influen-

zarm~ anche adesso per tenermi calmo? Non vorrete mica

fingere di non esserne capaci?

--Ma non dobbiamo farlo. Non a~esso. Se intervenissi-

mo su di voi ora, condizionandovi in qualche modo, per

noi diventereste come qualsiasi altra persona della Ga-

lassia: non ci servireste più. Ci siete prezioso perché siete

come siete, non possiamo alterare la vostra natura. Se vi

influenzassimo anche minimamente, in questo momento,

saremmo perduti. Vi prego, cercate di calmarvi di vostra

spontanea volontà.


--Neanche per idea, signorina, a meno che non mi di-

ciate almeno in parte quello che voglio sapere.


` Bliss, lasciate che ci provi io--disse Pelorat.--An-

date nell'altra stanza, per favore.


Bliss uscì titubante e Pelorat chiuse la porta.
Trevize disse:--E in grado di sentire e vedere tutto con

le sue particolari facoltà percettiVe. Che senso ha chiude-

re~
--Ha senso per me--disse Pelorat.--Voglio avere l'

impressione di esse~e qui da solo con voi, anche se so che

si tratta di un'illusione. Sentite, Golan, voi avete paura...
--Non dite sciocchezze.
--Però è evidente che avete paura. Non sapete dove

siete diretto, che cosa vi toccherà affrontare, che cosa si

vuole da voi. Avete buoni motivi per avere paura.
--Non ho affatto paura.
--Sì, invece. Forse non è il pericolo fisico che temete,

mentre io è di quello che ho paura. All'inizio ero timoroso

di avventurarmi nello spazio, ero timoroso quando sono

arrivato su pianeti ignoti e mi sono imbattuto in cose

completamente nuove per me. In fin dei conti, per mezzo

secolo avevo vissuto la vita di una persona tranquilla

chiusa nel suo studio tra i suòi libri, mentre voi venivate

da un'esperienza completamente diversa; avevate presta-

to servizio in Marina, viaggiando ripetutamente nello

spazio, e ,poi vi eravate immerso nel mondo tumultuoso

della politica. In ogni modo ho cercato di vincere la mia

paura, e voi mi avete aiutato. Nel tempo che abbiamo

trascorso insieme siete stato sempre paziente con me.

Siete stato gentile e comprensivo, e grazie a voi sono riu-

scito a dominare tutti i miei timori e a essere all'altezza

della situazione. Lasciate dunque che adesso ricambi il

favore e vi aiuti io.
--Vi ripeto che non ho paura.
--E io vi ripeto che ne avete. Se non altro, temete la re-

sponsabilità che dovrete affrontare fra pO£0. A quanto pa-

,~ re un intero pianeta dipende da voi, e nel caso venisse di-

strutto, vi portereste dietro per tutta la vita il rimorso di


l~ non essere riuscito a salvarlo. Perché, vi dite, dovreste ri-

schiare di vivere con un tale senso di colpa quando tale

pianeta non significa niente per voi? Che diritto hanno i

gaiani, pensate, di gravarvi di una simile responsabilità?


t Non solo avete paura di fallire, cosa di cui chiunque fosse

al posto vostro avrebbe paura, ma non sopportate l'idea

che vi abbiano messo in questa condizione.
--Vi sbagliate di grosso.
E --No, non credo proprio. Perciò permettetemi di .sosti-

tuirvi; qualunque cosa vogliano da voi, la farò io al vostro


E posto. Mi offro volontario. Immagino che non occorra

una particolare forza fisica o particolare energia giovani-

le per svolgere la missione, visto che qualsiasi congegno

meccanico potrebbe in questo caso servire meglio di un

uomo Immagino anche che non si richiedano particolari

capacltà mentaliche, perché i gaiani ne hanno a sufficien-

za. Non so naturalmente che cosa sia che cercano da voi

ma se non hanno bisogno né dei vostri muscoli, né del vo-

stro cervello, allora penso di potervi sostituire tranquilla-

mente.
--Come mai siete così disposto a gravarvi di questo pe-


Pelorat abbassò gli occhi e fissò il pavimento, come se

E incontrare lo sguardo dell'altro lo mettesse in imbarazzo.

--Io ho avuto una moglie, Golan. Ho conosciuto donne.

Tuttavia esse non sono mai state molto importanti nella

mia vita. Mi interessavano, questo sì, giudicavo la loro

compagnia gradevole. Ma non sono mai state molto im-


_ Chi.~ Bliss?
--In qualche modo lei mi pare diversa...
--Per Terminus, Janov, sente tutto quello che state di-
I cendo!
--Non importa, Golan, tanto sa comunque. Desidero

accontentarla. Mi sobbarcherò a questo compito di qual-

siasi compito si tratti. Correrò i rischi che ci sonó da cor-

rere e mi assumerò le responsabilità che bisognerà assu-

mersi sperando che co~ì lei... Iei pensi bene di me.
--Ma e una bambina, Janov.
--Non è una bambina, e poi non m'importa niente co-

t sa pensate di lei.


--~lon vi rendete conto di come vi vede?

--Come un vecchio, intendete? E allora? Bliss fa parte

di Gaia, di un insieme più grande, e già questo costituisce

una barriera insuperabile tra noi. Credete che non lo sap-

pia? Ma a me interessa solo una cosa: che lei

--Pensi bene di voi?

--Sì. E che senta per me cos'altro può spingersi a sen-

tire


--E per questo motivo sareste disposto a sostituirmi, è

così? Ma non avete ascoltato bene quanto ci hanno detto,

Janov. Non vogliono voi: vogliono me per qualche miste-

' rios~ ragione che non riesco ad afferrare.

--Se non possono avere voi e se devono per ~orza di-

sporre dell'aiuto di qualcuno, io sarò sicuramente meglio

di nessuno.

Trevize scosse la testa.--Non credo ai miei occhi.

Adesso che siete ormai vecchio state scoprendo la gioven-

3 tù. Volete fare l'eroe, volete rischiare di morire per quel

corpo là.

--Non parlate così, Golan. Non è proprio il caso di fare

dello spirito.

Trevize avrebbe voluto ridere, ma incontrando lo

sguardo serio di Pelorát si trattenne e invece di ridere Si

` schiari la voce.

--Avete ragione--disse.--Scusatemi. Fatela pure en-

~: trare, Janov. Chiamatela dentro.

Bliss entrò, piuttosto riluttante. Con una vocina llebile

disse:--Mi dispiace, Pel, ma non potete sostituire Trevi-

ze. Solo lui può salvare Gaia, nessun altro.

--Benissimo--disse Trevize.--Sarò calmo. Qualun-

que cosa debba fare, cercherò di farla. Mi presterb a tut-

to, pur di evitare che Janov si metta a recitare il ruolo

~ dell'eroe romantico alla sua età.

Ll --sO perfettamente di non essere giovane--mormorò


Bliss gli si avvicinò piano, gli posò una mano sulla

3 spalla e disse:--Pel, io..io penso bene di VOi.


Pelorat distolse lo sguardo.--Sì, sì, Bliss. Non c'è biso-

gno che facciate la gentile.


--Non sto ~acendo la gentile. E che penso... molto bene

di voi.
82

Sura Novi si ricordò, dapprima vagamente, poi con chia-
rezza, di essere stata un tempo Suranoviremblastiran, e

che da bambina i suoi genitori la chiamavano Su, e i suoi

amici Vi.
Naturalmente non aveva mai dimenticato del tutto, ma
J, ogni tanto i fatti del passato sprofondavano nei recessi

più segreti della sua mente, e per un certo tempo non a~-

fioravano più. Mai come in quell'ultimo mese essi erano

rimasti sepolti senza affiorare per nulla, e questo era suc-

cesso perché mai le era capitato di stare così a lungo vici-
E no a una mente tanto potente.
Ma adesso era giunto il momento. Non l'aveva deciso

lei personalmente: non erano state necessarie decisioni


E personali. Il resto di lei, ossia la vasta ~c scienza di Gaia

aveva fatto affiorare le verità dimenticate perché ora ri-


E portarle in superficie serviva al bene di tutti.
Un vago senso di disagio accompagnò quel processo un

lieve tormento che ben presto fu neutralizzato dalla gioia

che Novi prov'ava sentendo il proprio io tornare alla luce.

Da anni non era così vicina a Gaia. Le tornò in mente una

delle forme di vita che aveva amato da bambina su quel

pianeta. Come allora aveva capito che i sentimenti della

creatura amata erano in certo modo parte dei suoi stessi

così adesso capiva ciò che le stava succedendo nell'inti-

mo: la sua sensazione, netta e precisa, era di essere una

farfalla che emergesse da un bozzolo.


Stor Gendibal lanciò un'occhiata acuta e penetrante a

Novi. Era così sorpreso che per un pelo non perse il con~

trollo della mente di Harla Branno, e forse non lo perse

solo perché d'un tratto gli giunse un aiuto esterno, un

aiuto di cui al momento non si rese conto.
--Che cosa sapete del consigliere Trevize, Novi?--dis-

se. Poi, profondamente seccato di dover constatare che la

mente di lei si era fatta di colpo assai più complessa, gri-

dò:--Chi siete?


E Cercb di assumere il controllo di quella mente e la sco-

prì impenetrabile. In quell'attimo si accorse che la sua

presa sulla Branno era sorretta da una presa ancora più
i; forte, e allora ripeté:--Chi siete?
Con una punta di drammaticità nell'espressione, Novi

disse:--Maestro, Oratore Gendibal. Il mio vero nome è

Suranoviremblastiran, e sono Gaia.

Queste furono le uniche parole che disse, ma Gendibal

nel frattempo, preso da furia imprQvvisa, aveva intensifi-

cato la propria aura mentale e con grande abilità, aiutato

L dalla rabbia, aveva, evitando l'apporto esterno, mantenu-

to da solo il controllo sulla mente della Branno e inga~-

giato nel contempo una lotta silenziosa e serrata con la

mente di Novi.

Novi lo rintuzzò con abilità pari alla sua, ma non poté,

o forse non volle, tenergli nascosto chi fosse.

Gendibal parlò alla hamiana come avrebbe parlato a

un Oratore.--La vostra era tutta una recita--disse.--

Mi avete ingannato e attirato apposta lin qui. Siete della

stessa razza del Mulo.

--Il Mulo fu un caso anomalo, Oratore. Io-noi non sia-

mo Muli. Io-noi siamo Gaia.

Novi descrisse mentalmente quale fosse la reale essen-

za di Gaia e lo fece con ben maggiore complessità di quel-

1 la che avrebbe potuto ottenere col più lungo dei discorsi.

--Un intero pianeta vivo--disse Gendibal.

--E con un campo mentalico che nel suo complesso è

più grande di queLlo che sviluppate voi come individuo.

Vi prego di non opporre resistenza a esso. Ho paura di po

~ ~ tervi fare del male e non vorrei proprio che questo succe-

f desse.

--Anche se siete un pianeta vivo, non siete più forti di

l; tutti i miei colleghi di Trantor messi assieme. Anche noi

in un certo senso siamo un in~ero mondo vivente.

--Si tratta solo di poche migliaia di persone unite da

collaborazione mentalica, Oratore, e in ogni caso non po-

~: tete contare sul loro aiuto perché li ho neutralizzati. Veri-

.~ ficate e capirete che non mento.

--Che cos'è che intendete fare, Gaia?

--Potete chiamarmi Novi, Oratore. In questo momento

agisco come Gaia, ma sono anche Novi, e per voi, soprat-

tutto, vorrei essere soltanto Novi.

--Che cosa intendete fare Gaia?

Dopo l'equivalente mentálico di un tremulo sospiro,

Novi disse:--Rimarremo in triplo stallo. Voi manterrete

il controllo sul sindaco Branno come avete fatto finora e

io vi aiuterò, sicché non ci,stancheremo. Voi, immagino,

1~ manterrete la vostra presa mentalica su di me e io man-

terrò la mia su di voi, e nessuno dei due si stancherà in

questa lotta reciproca. Le cose, come ho detto, resteranno

in posizione di stallo.
--A che scopo?
--Allo scopo, come vi ho spiegato, di aspettare il consi-

rliere Trevize di Terminus. Sarà lui a porre fine allo stal-

o... nel modo che sceglierà.
84
Il computer della Far St~r localizzò le due navi, e Golan

Trevize le studiò tutt'e due sullo schermo di osservazione.


Erano entrambe della Fondazione. rn particolare, una

era molto simile alla Far Star; si trattava indubbiamente

~j della nave di Compor. L'altra era più grande e assai me-

glio equipaggiata.


Golan si rivolse a Bliss e disse:--Voi lo sapete che cosa

sta succedendo? Mi potete dire qualcosa, adesso?


--Sì. Non allarmatevi. Non vi faranno alcun male. .
--Perché tutti pensano che sia tutto tremante di pau-

ra?--disse Trevize, irritato.


--Lasciatela parlare, Golan--si affrettò a dire Pelorat.

--Non siate cos~ brusco con lei


Trevize alzò le braccia in un gesto di resa spazientita e

disse:--E va bene, non sarò brusco. Parlate pure, signo-

rma.
Bliss disse:--Sulla nave grande c'è il capo della vostra

L Fondazione. Con lei...


--Il capo?--~ece Trevize, sbalordito.--Intendete dire

la Branno, la vecchiarda?


--Vecchiarda non è certo il suo titolo--disse Bliss con

~` un accenno di sorriso.--Ma effettivamente è una donna.

t --Fece una breve pausa, come ascoltando attentamente

quanto le diceva il resto dell'organismo di cui era parte

integrante, poi soggiunse:--Si chiama Harlabranno. Pa-

re strano che una persona così importante debba avere

un nome di sole quattro sillabe, ma evidentemente i non

gaiani hanno usi diversi dai nostri.


--Già--disse Trevize, secco.--Voi la chiamereste

Bran, credo. Ma che cosa ci fa qui? Perché non è su... Oh

capisco. Con una manovra siete riusciti a portare anché

lei qua. Perché l'avete fatto?


Bliss non rispose a quella domanda. Disse invece:--

Con lei c'è Lionokodell. Ha un nome di cinque sillabe, no-

nostante sia gerarchicamente inferiore al sindaco. Mi pa-

re una mancanza di rispetto. In ogni modo, sul vostro

mondo ricopre una carica importante. Con loro due ci so-
~no altre quattro persone, che hanno il controllo delle ar-

mi della nave. Volete saperne il nome?


--No. Immagino che sull'altra nave ci sia un uomo di

~` nome Munn Li Compor, un uomo che rappresenta la Se-

conda Fondazione. Perché avete portato la Prima e la Se-

conda Fondazione una di fronte all'altra?


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