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CAPRIGLIO 3.3.1. Casa nativa di mamma Margherita



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3.3. CAPRIGLIO

3.3.1. Casa nativa di mamma Margherita


A due chilometri circa dai Becchi troviamo Capriglio (230 metri sul livello del mare), un piccolo paese composto da fra­zioni e borgate sparse tra il verde delle colline. Alla frazione Cecca (sulla destra per chi dai Becchi va verso il paese), esiste an­cora la casa ove Margherita, la mamma di don Bosco, nacque il 1 aprile 1788, sestogenita di Melchiorre Occhiena e Domenica Bos­sone.

Una costruzione molto semplice, di struttura rurale, oggi ben restaurata e nuovamente abitata. Sulla facciata una lapide ricorda l'evento. Nel cortile un pozzo, tutt'ora esistente, forniva l'acqua per il fabbisogno quotidiano.

Qui abitò Margherita fino al giorno delle nozze e qui, probabilmente, continuò ad abitare suo fratello, lo zio Michele (1795-1867), valido aiuto nei momenti diffici­li. Fu lui a condurre via dalla Cascina Moglia Giovanni, ad ap­poggiarlo nel suo desiderio di frequentare le scuole e a tro­vargli sistemazione in Chieri.

È interessante notare che il nonno materno di don Bosco, Melchiorre, morì l'11 gennaio 1844 all'età di 92 anni; ebbe co­sì la gioia di vedere il nipote sacerdote.



3.3.2. Chiesa parrocchiale e casa di don Giuseppe Lacqua


A un chilometro circa dalla casa degli Occhiena sorge la Parrocchiale di Capriglio. Margherita, che vi fu battezzata il giorno stesso in cui nacque, la frequentò assiduamente per tut­to il tempo che rimase al paese e vi celebrò il matrimonio con Francesco Bosco il 6 giugno 1812.

Sulla piazza di fianco alla chiesa s'affaccia la casa nel­la quale abitava il maestro del paese don Giuseppe Lacqua. Ora in questi ambienti è stato allestito un “Museo Mamma Margherita”. Al primo il maestro raccoglieva i bambini della scuola primaria comunale. Anche Giovannino fu suo allievo almeno per due inver­ni. Egli, pur appartenendo ad un altro comune, fu accolto gra­zie all'interessamento della zia Marianna Occhiena (1785-1857), domestica di don Lacqua. La data di questa frequenza scolastica è incerta, da collocarsi tra il 1824 e il 1827. Si tratta del primo incontro di don Bosco con la scuola. Durante questo periodo il fanciullo abitava con nonni e zii nella casa della frazione Cecca.

Scrive don Bosco nelle sue Memorie:
“Intanto io era giunto al nono anno di età; mia madre desiderava di mandarmi a scuola, ma era assai impacciata per la distanza, giacchè dal paese di Castelnuovo eravi la distanza di cinque chilometri. Recarmi in collegio si op­poneva il fratello Antonio. Si prese un temperamento. Il tempo d'inverno frequentava la scuola del vicino paesello di Capriglio, dove potei imparare gli elementi di lettura e scrittura. Il mio maestro era un sacerdote di molta pie­tà, a nome Giuseppe Delacqua (sic), il quale mi usò molti riguardi, occupandosi assai volentieri della mia istruzio­ne e più ancora della mia educazione cristiana. Nell'esta­te poi appagava mio fratello lavorando la campagna” (MO 34).

Egli rimase sempre affezionato al suo primo maestro. Nel 1841, sacerdote novello, andrà a visitarlo a Ponzano, dove don Lacqua si era trasferito come insegnante. Costui si spense a Godio (frazione di Castelletto Merli in provincia di Alessan­dria), il 3 gennaio 1847, a 83 anni d'età. La zia Marianna, in­vitata da don Bosco, passerà i suoi ultimi anni a Valdocco, in aiuto di mamma Margherita, morendovi il 21 giugno 1857.

Durante le vacanze, mentre studiava teologia a Chieri, il chierico Bosco fu invitato a Capriglio per tenere il panegirico nella festa della Natività di Maria:
“Predicai sopra il SS. Rosario nel paese di Alfiano, nelle vacanze di fisica; sopra S. Bartolomeo Apostolo, do­po il primo anno di teologia in Castelnuovo d'Asti; sopra la Natività di Maria, in Capriglio. Non so quale ne sia stato il frutto. Da tutte parti però era applaudito, sicché la vanagloria mi andò guidando finché ne fui di­singannato come segue. Un giorno, dopo la detta predica sulla Nascita di Maria, ho interrogato uno, che pareva dei più intelligenti, sopra la predica, di cui faceva elogii sperticati, e mi rispose: La sua predica fu sopra le po­vere anime del Purgatorio ed io aveva predicato sopra le glorie di Maria” (MO 96-97).

3.4. CASTELNUOVO DON BOSCO


Fertile centro agricolo della provincia di Asti, noto per le sue produzioni vinicole, si arrocca su un dosso collinare del basso Monferrato, a 240 metri di altitudine ed è lambito dal torrente Traversola. Dista dal capoluogo 30 chilometri, ma gravita preferenzialmente intorno a Torino, da cui è distante 20 chilometri circa. Oggi conta circa 2800 abitanti, mentre ai tempi di don Bosco ne aveva 3000. Comprendeva quattro "villate": Bar­della, Nevissano, Ranello (dova abitavano i nonni paterni di Domenico Savio) e Morialdo. Era capoluogo di mandamento con giurisdizione sui comuni di Albugnano, Berzano, Buttigliera, Moncucco, Mondonio, Pino e Primeglio.

Nell'Ottocento vi si teneva mercato il giovedì di ogni settimana e due fiere annuali, una il primo martedì dopo Pasqua e l'altra l'ultimo lunedì di novembre, dedicate soprattutto al commercio del bestiame, dei drappi e delle tele.

Patria di don Bosco, dal quale oggi prende nome, ha dato i natali anche ad altri insigni personaggi della Chiesa dell'Ot­tocento. Ricordiamo: san Giuseppe Cafasso (1811-1860), con­fessore e amico di don Bosco, grande direttore spirituale e formatore di sacerdoti; il beato canonico Giuseppe Allamano (1851-1926), nipote del Cafasso, allievo di don Bosco e fondatore dei Missionari e delle Missionarie della Consolata; il card. Giovanni Cagliero (1838-1926), uno dei primi discepoli di don Bosco e iniziatore delle opere salesiane in Sudamerica; mons. Giovanni Battista Bertagna (1828-1905), prima chierico convittore all'Oratorio, poi professore di teologia morale e rettore del Convitto Ecclesiastico, infine vescovo ausiliare e rettore del seminario di Torino.

Lo stesso Domenico Savio, durante il periodo della sua permanenza a Morialdo (1844-1853), frequenta le elementari su­periori di Castelnuovo (dal 21 giugno 1852 al febbraio 1853, quando con i genitori si trasferisce a Mondonio).

Il nonno di don Bosco, Filippo Antonio, che proveniva da Chieri, prima di trasferirsi definitivamente ai Becchi (1793) abitò per un certo periodo a Castelnuovo.

Sulla piazzetta (piazza don Bosco) alla base della salita che porta al municipio e alla chiesa parrocchiale si può ammi­rare un monumento in marmo rappresentante don Bosco tra due ra­gazzi: uno europeo e uno indio. Opera di Giovanni Antonio Stuardi (scultore di Poirino), fu eretto dai castelnovesi nel 1898, a dieci anni dal­la morte del Santo, primo monumento in sua memoria che sia sta­to costruito.





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